"THE END"

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giovedì 6 giugno 2013

Stefano Cucchi si è picchiato da solo: Se ad uno dei miei figli.....


Se ad uno dei miei figli, fosse accaduta una cosa del genere, con quelle modalità, e con il disprezzo della vita e dei diritti individuali, di cui si sono macchiate le forze dell’ordine, non avrei di certo perso tempo a rilasciare retoriche e indegne dichiarazioni alla stampa ed altro, ma avrei fatto una vera strage. Sangue e brandelli di carne!!!
La perversa degenerazione morale, etica e deontologica in atto, non si coniuga con una società che insistiamo col definire civile, libera e democratica.
Questo é’ il potere dell'oppressione, della coercizione, dell'impostura e dell'infamia.
Chi non condivide questo mio pensiero, o non ha figli, non conosce la profondità dell'amore, e un autentico sentimento di giustizia.
Se nei cuori della gente, oggi, in questo mondo alla deriva, marcio, corrotto e criminale, non c'é più rabbia, orgoglio, sete di verità e perché no, di una salutare, dovuta e liberatoria vendetta, significa che siamo tutti già morti, e il povero Stefano sarà morto, non per nulla, ma per nostra colpa.

G.J.Tirelli

fonte
http://caneliberonline.blogspot.it


 Stefano Cucchi si è picchiato da solo
di Pierpaolo Farina
Non si sanno le motivazioni, ma una cosa è certa: Stefano Cucchi si è picchiato da solo. Questa la sentenza pronunciata in nome del popolo italiano. Quindi anche mio. Chiedo ai giudici, al prossimo giro, di astenersi dal parlare a nome di tutto il popolo italiano. Non so come la pensino gli altri, ma mi indigna profondamente che per la magistratura Stefano Cucchi si sia ridotto in queste condizioni da solo.




Fortuna che la storia non si scrive con le sentenze, perché altrimenti a Piazza Fontana nessuno avrebbe messo la bomba e via discorrendo. Una cosa è certa: Stefano Cucchi non si è picchiato da solo. Le sentenze per fortuna possono essere ribaltate fino in Cassazione. Aspettiamo fiduciosi. Di certo lo Stato non ha dato grande prova di sé per l’ennesima volta.
Fonte

Processo Cucchi: agenti assolti, pene sospese per i medici. Rivolta in aula

di Redazione FQ


Sei medici condannati a due anni di reclusione per omicidio colposo e, in un caso, falso ideologico; sei assolti tra infermieri e guardie penitenziarie, ma pene sospese per tutti. E’ la sentenza di primo grado del processo per la morte di Stefano Cucchi, il giovane arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo al Reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. La lettura del dipositivo, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia dov’era riunita la III Corte d’Assise del tribunale della capitale, è stata accompagnato dalle grida del pubblico, che hanno urlato “vergogna” e “assassini” all’indirizzo degli imputati.

Le pene sono state notevolmente ridotte rispetto alla richiesta dell’accusa di condanna per tutti e 12 gli imputati. Il pm aveva contestato ai sei medici e ai tre infermieri tra l’altro il grave reato diabbandono di incapace. Tant’è che aveva chiesto per i medici pene tra i 6 anni e 8 mesi e i cinque anni e mezzo mentre per gli infermieri 4 anni ciascuno. Per gli agenti penitenziari aveva chiesto due anni di reclusione. La sentenza sulla morte di Stefano Cucchi è arrivata dopo sette ore e mezza di camera di consiglio.

Ilaria Cucchi, sorella della vittima, impegnata negli ultimi anni di un’intensa campagna pubblica per ottenere giustizia, è scoppiata in lacrime: “‘Io non mi arrendo”, si è sfogata. “Giustizia ingiusta. Mio fratello è morto di ingiustizia. I medici dovranno fare i conti con la loro coscienza, mio fratello non sarebbe morto senza quel pestaggio”. Giovanni e Rita, i genitori del ragazzo ucciso, hanno aggiunto: “Andremo avanti fino in fondo, scopriremo la verità. E’ lo Stato che deve trovarla. Chi è stato, un fantasma a farlo morire?”. Poi la madre Rita ha aggiunto; “Me l’hanno ucciso un’altra volta”.

Cinque medici su sei sono stati condannati per omicidio colposo: il primario Aldo Fierro a due anni, i medici Stefania Cordi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo a un anno e 4 mesi. Rosita Caponetti a otto mesi per il reato di falso ideologico. I tre agenti penitenziari sono stati assolti per insufficienza di prove mentre i tre infermieri sono stati assolti con formula piena.

Al processo erano imputati i sei medici del ‘Pertini’, tre infermieri della stessa struttura sanitaria (Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe) e tre agenti della Polizia penitenziaria (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici). A vario titolo e a seconda delle posizioni, erano accusati di abbandono di incapace, abuso d’ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni e abuso di autorità. Per l’accusa, che aveva chiesto pene comprese tra i sei anni e otto mesi di reclusione e i due anni, Stefano Cucchi fu picchiato nelle camere di sicurezza del tribunale in attesa dell’udienza di convalida. Caddero nel nulla le sue richieste di farmaci, e in ospedale praticamente fu reso incapace di provvedere a se stesso e lasciato senza assistenza, tanto da portarlo alla morte.

“Tre anni fa avevo previsto questo momento”, ha detto Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. “Questo è un fallimento dello Stato, perché considerare che Stefano Cucchi è morto per colpa medica è un insulto alla sua memoria e a questa famiglia che ha sopportato tanto. E’ un insulto alla stessa giustizia”. Il legale ha sottolineato di aver “sempre detto fin dall’inizio che questo processo ci avrebbe portato al massacro. Abbiamo tentato di salvare il salvabile, ma la mia angoscia nata tre anni fa è terminata oggi. I medici sono stati condannati con pene lievissime. Stefano Cucchi è morto per colpa sua”.

Opposta la reazione di uno degli agenti penitenziari assolti, Nicola Minichini. “E’ la fine di un incubo. La giustizia ha trionfato”. Il processo, ha aggiunto il suo avvocato Diego Perugini, “non aveva detto niente di diverso da quanto è accaduto oggi. L’unico vero problema era quello di valutare se la Corte avrebbe resistito alle straordinarie pressioni. La soddisfazione primaria che ho avuto è quella del Minichini che per queste accuse ha passato quattro anni di inferno”.

Le proteste sono proseguite anche all’esterno del carcere di Rebibbia. “Siete tutti complici”, ha gridato la piccola folla che ha atteso la sentenza ai carabinieri a presidio dell’aula bunker. Tra loro, c’è anche Lucia Uva, la sorella di Giuseppe, un uomo morto dopo essere stato fermato dai carabinieri a Varese e successivamente portato al pronto soccorso. “Oggi non è morto nessuno”, ha detto la donna in lacrime rivolgendosi alle forze dell’ordine.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/05/processo-cucchi-agenti-assolti-pene-sospese-per-medici-rivolta-in-aula/617284/

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