A vivere in strada, o peggio come l'articolo sotto descrive, abbandonare i figli. Siamo ritornati al medioevo in poco più di vent'anni.
ATENE - Boom di bambini abbandonati– Articolo letto qui
È allarme abbandono nella Grecia del post-crac finanziario. L’emittente televisiva BBC racconta il dramma della nuova ondata degli abbandonati: i bambini che madri anonime e disperate lasciano davanti ai portoni delle chiese o salutano per sempre davanti all’ingresso delle scuole. Sono i trovatelli del Duemila questi piccoli che portano i nomi di Natasha, 2 anni, di Anastasia, 8 anni, o della piccola Anna, affidata alla fortuna davanti casa di una maestra d’asilo con la sola compagnia di un biglietto: “Oggi non verrò a prendere Anna. Non posso più prendermi cura di lei. Abbiatene cura voi. Sua madre”.
Il reportage della BBC propone l’intervista a un giovane sacerdote della chiesa Ortodossa, padre Antonios. Alle sue cure è stato affidato un centro di accoglienza giovanile ed è responsabile dell’associazione Kivotos. Padre Antonios racconta di avere trovato dietro la porta di casa quattro neonati negli ultimi 60 giorni. In più, una madre affamata gli ha lasciato in custodia due gemellini. Un’altra madre– la madre di Natasha – gli ha lasciato in braccio la figlia per poi dileguarsi.
I casi di genitori che hanno abbandonato i figli a una sorte migliore sono centinaia, secondo le dichiarazioni di padre Antonios. Le cause dell’abbandono sono i soldi e la mancanza di un riparo. Non ci sono più alle spalle «storie di droga, di alcool o di degrado; semplicemente non ci sono più i soldi per occuparsi dei figli», dice il religioso. Ci sono storie di madri che arrivano a perdere 25 kg e che, per ritrovare un impiego, trascorrono ore al giorno fuori casa alla ricerca di un datore di lavoro, senza poter accudire con continuità la figlia. Così l’affidano a un centro per l’infanzia. «Ogni notte piango da sola, il mio cuore sanguina, ma non ho scelta. Avrei potuto tenerla con me, ma perché farla soffrire?», protesta Maria, mamma della piccola Anastasia, che lavora in un bar ma ancora non può mantenerla.
Chiuso un negozio su 4 e disoccupazione in aumento dal 2009 del 25% (dati Klimaka/Centrimetri). Sono le cifre della crisi in Grecia. Saranno capaci di mobilitare la solidarietà e le iniziative del mondo dell’adozione? O resteranno chiusi nel cassetto dell’indifferenza?
Enzo Picco per nocensura.com
Il famoso discorso, fatto da uno che è senatore a vita, non è un posto fisso il senatore a "VITA"? Più fisso di questo. Caro monti, mettiti in gioco e dai le dimissioni, e magari vai in strada a vedere il mondo reale.
È allarme abbandono nella Grecia del post-crac finanziario. L’emittente televisiva BBC racconta il dramma della nuova ondata degli abbandonati: i bambini che madri anonime e disperate lasciano davanti ai portoni delle chiese o salutano per sempre davanti all’ingresso delle scuole. Sono i trovatelli del Duemila questi piccoli che portano i nomi di Natasha, 2 anni, di Anastasia, 8 anni, o della piccola Anna, affidata alla fortuna davanti casa di una maestra d’asilo con la sola compagnia di un biglietto: “Oggi non verrò a prendere Anna. Non posso più prendermi cura di lei. Abbiatene cura voi. Sua madre”.
Il reportage della BBC propone l’intervista a un giovane sacerdote della chiesa Ortodossa, padre Antonios. Alle sue cure è stato affidato un centro di accoglienza giovanile ed è responsabile dell’associazione Kivotos. Padre Antonios racconta di avere trovato dietro la porta di casa quattro neonati negli ultimi 60 giorni. In più, una madre affamata gli ha lasciato in custodia due gemellini. Un’altra madre– la madre di Natasha – gli ha lasciato in braccio la figlia per poi dileguarsi.
I casi di genitori che hanno abbandonato i figli a una sorte migliore sono centinaia, secondo le dichiarazioni di padre Antonios. Le cause dell’abbandono sono i soldi e la mancanza di un riparo. Non ci sono più alle spalle «storie di droga, di alcool o di degrado; semplicemente non ci sono più i soldi per occuparsi dei figli», dice il religioso. Ci sono storie di madri che arrivano a perdere 25 kg e che, per ritrovare un impiego, trascorrono ore al giorno fuori casa alla ricerca di un datore di lavoro, senza poter accudire con continuità la figlia. Così l’affidano a un centro per l’infanzia. «Ogni notte piango da sola, il mio cuore sanguina, ma non ho scelta. Avrei potuto tenerla con me, ma perché farla soffrire?», protesta Maria, mamma della piccola Anastasia, che lavora in un bar ma ancora non può mantenerla.
Chiuso un negozio su 4 e disoccupazione in aumento dal 2009 del 25% (dati Klimaka/Centrimetri). Sono le cifre della crisi in Grecia. Saranno capaci di mobilitare la solidarietà e le iniziative del mondo dell’adozione? O resteranno chiusi nel cassetto dell’indifferenza?
Enzo Picco per nocensura.com
La crisi in Grecia ha colpito per prima la vasta e
prospera classe media; sono colpiti numerosi quartieri, sorgono zone fantasma e
migliaia di greci passano, di punto in bianco, alla categoria dei senzatetto,
che la crisi del capitalismo ha cacciato nelle strade, nella disperazione,
mentre i governi europei preferiscono salvare le banche.
In una strada polverosa di una ex zona industriale nel
centro di Atene, convertita recentemente in un quartiere alla moda per la
classe media, Lambros ci indica con vergogna la vecchia automobile che è la sua
casa da vari mesi.
Lambros, che non vuole apparire col suo nome completo,
credeva che il peggio lo avesse vissuto con la morte di sua moglie per il
cancro. Ma poi è arrivata la crisi economica e il progettista di interni perse
nel 2010 il suo lavoro con il collasso del settore edilizio.
Quindi dovette lasciare il suo appartamento, perché non
riusciva a pagarlo, e si vide costretto a girovagare per un periodo nelle
strade prima di trovare posto in un rifugio per i senza tetto della capitale
greca.
“È difficile immaginarsi che una vita facevo una vita completamente
differente da questa”, dice il greco cinquantacinquenne. “Prima avevo un
lavoro, potevo pagare il mio affitto, e da un giorno all’altro ho iniziato a
vivere mia automobile”. La sua storia è simile a quella del numero sempre
maggiore dei senza tetto in tutta la Grecia.
L'aumento della disoccupazione causato dalla recessione
negli ultimi tre anni e la pressione delle riforme fiscali per il riscatto
greco fanno strage nella vita di molti, specialmente nella "classe
media", che un tempo era ampia e benestante.
Numerosi quartieri sembrano oggi paesi fantasma. Un
negozio su quattro ha chiuso, e sta diventando una cosa sempre più
"normale" vedere i pensionati senza risorse che raccolgono i resti
dei mercati ambulanti dove si vende frutta e verdura. Ci sono famiglie intere
che frugano anche nei cumuli di spazzatura durante la notte.
Il problema dell'abitazione non è nuovo. Anche venti anni
fa, quando la Grecia viveva un'epoca di relativa prosperità, non era
infrequente vedere gente senza tetto nelle principali città e porti. Ma
oggi il numero non solo è esploso, ma il profilo di questa popolazione è
cambiato in modo sostanziale.
Mentre prima il problema della casa colpiva ceti sociali
bassi, spesso con problemi di alcool e droga, oggi i senza tetto provengono
spesso dalla classe media e dalla popolazione più giovane.
I rappresentanti di Klimaka, un’organizzazione non
governativa che offre sostegno a queste persone, dicono che in Grecia il
numero dei senza lavoro è cresciuto del 25 per cento negli ultimi due anni, un
dato dal forte impatto su un paese con una marcata tradizione familiare.
Antae Alamanou, coordinatore del programma di Klimaka,
riporta che ogni settimana circa duecento persone arrivano da loro per lavarsi
e ricevere cibo, un primo aiuto e vestiti puliti. In una vicina sala da pranzo,
circa trecento persone fanno la fila tutti i giorni per ricevere un piatto di
cibo caldo. All’inaugurazione, circa dieci anni fa, aveva circa 75 visitatori
giornalieri.
“Il numero di persone senza casa è cresciuto a causa
della crisi economica dell'anno scorso, ma anche il profilo è cambiato. Si
tratta di persone che avevano una vita normale ma, siccome la crisi che ha
colpito tutti i professionisti, ora si trovano in questa situazione”, spiega
Alamanou.
Con un tasso di disoccupazione pari a quasi il 17 per
cento, i nuovi senza tetto provengono da tutti gli strati della società, anche
da quelli che lavorano in occupazioni stagionali vincolate al turismo.
“Di solito sono uomini di mezza età ancora efficienti, ma
anche di quelli che stanno per andare in pensione tra i 60 e i 70 anni”,
dettaglia Alamanou.
Le persone in difficoltà di solito ricevevano appoggio
dalle proprie famiglie, ma la situazione economica è diventata talmente dura
che genitori, figli, fratelli o cugini hanno sempre di più difficoltà per
aiutare i parenti disoccupati. E in paragone ad altri paesi europei, la Grecia
non ha alloggi per persone senza tetto e non ha sostegno dallo Stato, né una
politica ufficiale per contribuire al reinserimento sociale dei disoccupati.
Gli effetti della crisi si vedono oggi soprattutto per
strada.
Leónidas, poco più di 50 anni, due anni fa si è trovato
per strada, senza denaro, famiglia né un soffitto per ripararsi dopo aver perso
il suo lavoro di imbianchino. Ha dormito per un periodo sui cartoni assieme ad
altri senza tetto e mangiava nelle mense, prima di aver trovato un alloggio.
“Ogni politico in questo paese si è preoccupato solo di
riempire le sue tasche”, dice, “e lasciano soli i disoccupati che vivono nelle
strade”.
Qualche rimedio: lettera a Monti
Questa lettera che segue l’ho inviata
al presidente Monti sul suo spazio facebook
ora giace tra i 2.200 commenti.
Giorni addietro si è sollevato un
vespaio su una sua frase sul posto fisso. Poi lei ha voluto meglio precisare
che parlava della forzata condizione di flessibilità a cui i giovani debbono
abituarsi. Intanto il suo ministro del lavoro insieme ai sindacati e alla
Confindustria continua a consultarsi e a studiare.
Eppure la soluzione esiste:
se la flessibilità è un bene, allora
in quanto bene va pagata.
2 commenti:
Queste storie che hai raccolto dalla Grecia gelano la già gelata aria di oggi.
Ti ringrazio per l'attenzione alla lettera.
ciao
Già, è proprio gelata la situazione, in tutti i sensi.
Ciao e stammi bene
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