Restando in tema...http://fintatolleranza.blogspot.com/2011/12/restando-in-tema.html sul post precedente.
Bella la chiusura dell'articolo: Scegliere consapevolmente di risvegliarla non è possibile, per ora, nemmeno nel privato del proprio foro interiore. Il salto è accessibile solo a una condizione, oggi impraticabile a livello di massa: il ritorno a un sistema di vita più semplice e scandito dai ritmi naturali. Eppure, se tu che mi leggi non cominci almeno a porti il problema, l’impossibile resterà impossibile per sempre. (a.m.)
Il Natale non fa tutti più buoni: fa tutti più vuoti. Il cristiano che fa shopping di regali e strenne natalizie rappresenta un caso di sdoppiamento della personalità: in tutta buona fede crede che Gesù nacque figlio di Dio a Betlemme, segnando in una stalla lo spartiacque decisivo della storia umana; contemporaneamente, è perfettamente cosciente che tale evento non condiziona la sua vita reale, in quanto l’epoca moderna, disincantata e secolarizzata, è scristianizzata. Siccome l’economia tende a inglobare ogni forma di espressione umana, quegli appuntamenti che nonostante tutto mantengono in vita una sia pur debole fiammella di fede ultraterrena si trasformano in orge di bancomat e scontrini. Babbo Natale e l’albero dei doni, americanizzazioni di antichi miti pagani europei, vincono sul Bambinello e sulla Vergine, perché più adatti a innescare la corsa agli acquisti commerciali.
Bella la chiusura dell'articolo: Scegliere consapevolmente di risvegliarla non è possibile, per ora, nemmeno nel privato del proprio foro interiore. Il salto è accessibile solo a una condizione, oggi impraticabile a livello di massa: il ritorno a un sistema di vita più semplice e scandito dai ritmi naturali. Eppure, se tu che mi leggi non cominci almeno a porti il problema, l’impossibile resterà impossibile per sempre. (a.m.)
Questo lo sa benissimo anche il devoto che va alla messa notturna del 25 dicembre, e lo accetta di buon grado. Per quieto vivere, perché così fanno gli altri, per abitudine. Ma soprattutto perché, dopo due secoli di sistematica estirpazione del sacro dall’esistenza quotidiana, non riesce a percepire il divino. E lo sostituisce malamente con una fedeltà a riti di massa che non sono morti solo perché una parvenza di tradizione spirituale serve ad appagare il bisogno innato di trascendenza e di comunità. È la sensazione di una notte, sia chiaro. Per il resto c’è la carta di credito.
Eppure quel bisogno preme, non si dà pace, è insoddisfatto. Non è umanamente sostenibile una religiosità circoscritta a qualche giornata di contrizione ipocrita, o, bene che vada, alla particola domenicale. È nelle difficoltà di ogni giorno che al comune ateo travestito da credente manca la forza rassicurante e rigenerante del divino, del numinoso. L’aura sacra che un tempo avvolgeva ogni momento del nostro passaggio sulla terra si è eclissata, scacciata con ignominia dalla spasmodica ricerca di ritrovare in tutto una causa dimostrabile.
La morte di Dio ci ha lasciati soli con una tecnica scientifica che ha razionalizzato la natura mortificandola, e con una logica economica che va per conto suo, incontrollata e disanimata, rubandoci la libertà di cambiare il corso della storia. Siamo soli col denaro, vero nostro Signore. Dice bene Sergio Sermonti, scienziato anti-scientista – un apparente ossimoro che gli è costato l’ostracismo pubblico: «Come insegnava Goethe, non dovremmo chiederci il perché ma il come delle cose. Nel chiedere il perché c’è un tacito presupposto che dietro ogni cosa ci sia un’intenzione, un proposito (appunto, un “perché”) e quindi che ogni cosa sia scomposta o scomponibile in fini e strumenti, o mezzi di produzione, come un’azienda umana. Sotto tutto questo c’è una sottile mentalità ottimistica, economicistica, produttivistica. No. Il mondo opera su un’altra dimensione, galleggia nell’eterno, è sospeso nell’infinito, ed è per l’appunto questo spostarci nelle sue dimensioni incantate il più raffinato e prezioso risultato della conoscenza, e non, al contrario, quello di rovesciare il mondo ai nostri piedi» (“L’anima scientifica”, La Finestra, Trento, 2003).
Continui qui http://www.ecplanet.com/node/2924
3 commenti:
Caro Dionisio
siamo di fronte, credo, ad una resa dei conti, ad un'esplosione del sistema che, così com'è strutturato, corre velocissimo verso la sua distruzione.
Io rilevo che la gran parte degli umani, seppur incolpevole, sta eseguendo un programma dettato da altri, un software con cui è stato programmato alla stregua di un robot e di cui non sa liberarsene, schiavo com'è di algoritmi imposti dai modelli culturali straziantemente ripetitivi ed abitudinari.
Rilevo anche che si stanno toccando le vette più alte di follia per effetto del disfacimento di quei "valori" di cui tutti dicono di sentire la mancanza ma che altro non erano che ordini impartiti ed a cui obbedire.
La politica, la religione, il lavoro, le ideologie.
Tutte cose a cui bisognava cieccamente obbedire.
Ora tali "impalcature" sociali e mentali stanno crollando sotto la vorace fame di schiavi degli illuminati che dominano su tutto e che non hanno, però, fatto bene i conti.
Il mondo, per effetto del vuoto che si è creato per la mancanza di "guide" (valori) sta andando alla deriva, sta naufragando.
Ma era ed è un passaggio obbligato prima di ricominciare, se ci si riuscirà, a riflettere con la propria testa e con il proprio cuore.
Abbandonare l'esterno e rivolgersi al proprio interno. Smetterla di girare in tondo ma fare un salto nel centro del cerchio, stare fermi e mettersi a guardare.
Pur con una lentezza che fa paura molti stanno iniziando a riconsiderare se stessi, la propria vita e le proprie schiavitù. Spero solo che ci sia un'accelerata violenta, uno sprint finale all'ultimo momento per non finire disperatamente incatenati a questo sistema che, prima di morire, è intenzionato a far morire sansone con tutti i filistei.
Ciao Gianni, vado di fretta, mi sono salvato i word il tuo commento e prima possibile rispondo, certo che siamo in un periodo epocale, vorrei esserci, ma non ci sarò, tra 30 anni per vedere cosa rimane di questa nostra civiltà, tutte le civiltà fondate sulla guerra sono implose, e più veloci si sono create e altrettanto velocemente sono sparite, la storia insegna, vedi i Romani!
Sai cosa dico Gianni? MAGARI ne avessimo di valori, il nostro unico valore è volere, conquistare e di conseguenza lottare tra do noi e far guerre con gli altri, a devastare ed uccidere ecco cosa ci insegnano sin da bambini, ESSERE i PRIMI della classe, che significa molte cose, ma non belle purtroppo. Uno sprint finale vorrei vederlo anch'io, mi piacerebbe essere ad osservare quando tutto questo implode sul suo stesso peso, perché come le stelle implodono se agisce solo la gravità, anche i popoli implodono se agisce solo l'odio.
Ciao Gianni, stammi bene,a presto
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