"THE END"

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lunedì 13 dicembre 2010

Troverete il coraggio di cambiare stile di vita ?

Riflessioni del 13 12 2010, oggi voglio parlare di lavoro, televisione e benessere
Iniziamo a chiederci cosa non funziona.
Perché le cose non funzionano in un sistema che cresce, ma le persone non sanno più cosa voglia dire star bene: strano perché il nostro è definito il tempo del benessere. Ho molti dubbi su questo e penso che li abbiate anche voi, se non fosse così, non continuate a leggere.
Sono dubbioso del fatto che benessere sia vivere una buona percentuale del proprio tempo chiusi in auto incolonnate, per recarsi al lavoro…lo chiamano lavoro, ma a me hanno insegnato che se lavori nella vita hai delle comodità, la casa per esempio: oggi chiamano lavoro un comportamento che ruba il nostro tempo per darci in cambio pochi euro, coi quali non ci permettiamo neppure un affitto, pensate un po’ il resto, ma allora perché non lo chiamano schiavismo come facevano qualche secolo fa ? Lo chiamano lavoro, la nostra è una democrazia fondata sul lavoro, articolo uno della costituzione. Peccato che esci dall’università e nessuno ti vuole per quello che sei, ma al massimo ti sbattono in un call center per 400 euro al mese. Ho trovato lavoro facilmente sino al 2000, avevo ventisette anni ed ero richiesto, costavo poco, si poteva stipulare il contratto d’apprendistato oppure di formazione, le imprese erano agevolate insomma, ed io ero pagato poco in attesa d’essere adulto e di guadagnare bene. Sono cresciuto, ora di anni ne ho trentasette e il risultato è che il lavoro non si trova più, cercano sempre gli apprendisti. E’ la crisi dicono.
La crisi, ma come mai se nel 1960 avevamo venti milioni di lavoratori oggi, dopo cinquanta anni con il PIL cresciuto di oltre il 300% abbiamo ancora gli stessi lavoratori di mezzo secolo fa? Allora non è la crisi, è che il sistema su cui siamo stati cresciuti e educati non è realmente buono e giusto, anzi diciamo pure che siamo stati presi in giro sin dall’inizio. Non è nemmeno giusto che un operaio sia pagato trecento volte di meno del suo padrone che la vita sulle linee di produzione non la passerà mai, il manager. Vedete la tabella delle paghe dei vari manager delle aziende, l’ha pubblicata l’espresso la settimana scorsa, in rete si trova facilmente. Così ci ritroviamo con gli stessi lavoratori del ’60, ma la popolazione è aumentata, ha inizio la disoccupazione.  I media ci raccontano che gli extracomunitari sono venuti in Italia a svolgere i lavori che gli italiani non volevano più eseguire, non dicono che “forse” gli italiani hanno lottato molto per avere dei diritti, per primo la sicurezza, cosa che i poveri venuti da lontano non pretendono, è risaputo che lavorano in situazioni a rischio di vita per massimo mille e rotti euro al mese, basta andare a vedere i dati in Italia sui caduti nel mondo del lavoro ogni anno, chiaro che non sono solo extracomunitari ma anche italiani, perché oggi se vuoi lavorare con tutti i disoccupati che ci sono o rischi la vita per non pagarti nemmeno un mese di esistenza in questa società o te ne stai a casa che il mondo va avanti anche senza di te: “In poche parole si traduce in questo modo: o sarai uno schiavo oppure un numero inutile che nessuno userà mai”. Ci sono arrivato alla mia età a cosa sia il mondo del lavoro. Da anni, esattamente da dopo la legge Biagi, regolamento che avrebbe dato inizio al precariato, l’unico lavoro che ho trovato consisteva in un “cocopro”, collaboratore a progetto per sei mesi, retribuzione ottocento euro al mese, un contratto con il quale si può iniziare a programmarsi una vita, per sei mesi naturalmente, dopo inizieremo anche noi a essere dinamici, cioè avere la residenza in veneto e viaggiare per l’Italia in cerca di lavoro, tanto pagare un affitto in qualsiasi città del mio paese è  simile ovunque, cioè impossibile. Questa a me sa di elemosina, non di lavoro.
Inizi a chiederti alla fine per cosa hai lavorato e le risposte non ci sono, salvo che non voglia ammettere che lo hai fatto per arricchire chi agiato lo era già, perché è dimostrato che ricchi con il lavoro non si diventa, anzi facile che ti apri dei debiti e divieni ancora più povero di prima.
Io cambierei l’articolo uno della costituzione, basandomi sulla realtà e non sui sogni, e scriverei:” La nostra è una dittatura fondata sullo sfruttamento dell’uomo, chi è più furbo e privo di un’etica si troverà a suo agio”.Immediatamente si dovevano sapere queste realtà, fin da quando eravamo bambini, ce le dovevano insegnare.

 Poi dopo una giornata passata a svolgere mansioni socialmente inutili, si ritorna a casa e comincia il bombardamento televisivo: pubblicità, tale è divenuta la nostra scatola magica. Guardando le reti private, non che le pubbliche siano meglio, ma nelle private arrivano a quindici sponsor ogni sette minuti di programma! Vediamo donne seducenti, finte ma attraenti (chi attraggono poi donne imbottite di botulino devo ancora capirlo), ci propongono ogni sorta d’inutile aggeggio per essere felici come loro si mostrano a noi. Poi vediamo ragazzi spensierati, sempre contenti nella nostra nazione, sembra che l’uomo serioso abbia dei problemi, si deve sempre ridere come dei bambocci inebetiti, continuamente con il ghigno stampato in fronte. Devo sorridere anche quando mi viene proposto di bere alcolici dalla pubblicità, mostrano ragazzi e ragazze felici in feste organizzate a puntino per dar l’idea di divertimento a chi sul divano non si sta divertendo per nulla. Lo dovrei fare anch’io, magari per integrarmi nell’orgia collettiva che ogni anno fa quattromila vittime sull’asfalto, ripeto quattromila morti solo sulle strade italiane: ma poi ci fanno scandalizzare per i soldati morti nelle missioni di pace, che bel nome innocente, per definire una guerra, ci dovremo stupire dei morti in guerra, quando il conflitto che fa più vittime sta attorno alla nostra vita quotidiana.
Le televisioni di Berlusconi, lo psiconano, sono rivolte a un pubblico che come disse lui ai suoi collaboratori:”Ricordatevi che il nostro pubblico ha fatto la seconda media e non era neanche tra i primi della classe”. Persone che già sono ignoranti di suo le hanno rese ancora più stupide con un immaginario collettivo da grande fratello, la grande farsa delle donne di gomma al capezzale di uomini ricchi, la risposta del nostro amato presidente del consiglio a una ragazza su come impostare il proprio futuro fu:”Cercati un uomo ricco”, alla faccia dell’emancipazione tanto cercata dalle donne italiane.
Eppure ancora le televisioni non volano dalle finestre, significa che rappresentano sempre un passatempo. Dobbiamo essere schiavi senza diritti, senza una famiglia con figli, poiché anche i figli sono una cosa da ricchi, senza una casa (i mutui vanno anche lunghi trenta anni, quando la casa sarà nostra e non della banca?), senza una pensione, senza benessere e serenità, ma dobbiamo sorridere. J Che bello, sono povero, devo ammirare e invidiare , magari , i benestanti, ma dentro mi sento felice, lo dobbiamo essere perché lo sono tutte le persone che vediamo nell’arco di una giornata, se non sorridiamo almeno, abbiamo dei grossi problemi. Io NON RIDO, sono incavolato e mi vergogno che un popolo come quello italiano abbia fatto una fine simile.
La mia non vuole essere una protesta, ma un esame accurato del modo di andare avanti di questa nostra civiltà, che non ha progredito per nulla, ma siamo andati indietro di qualche secolo, sul benessere di sicuro, ma anche sull’intelligenza. Quanto è difficile trovare persone che affrontino discorsi impegnati, dove il cervello si deve usare. E’ naturale, dopo tutti questi anni passati a guardare una scatola magica che toglie il dialogo tra gli individui e li fa stare muti ad osservare stupidaggini, cosa ti vuoi aspettare di parlare del simposio di Platone ? No di certo, parleranno di calcio , di politica, del caso scazzi oppure del telefonino nuovo che hanno appena comperato, a rate magari.
Il problema è questo di sicuro, la gente non è più abituata a parlare delle cose fondamentali nell’esistenza umana, arriviamo alle superiori e mai un professore ci ha letto Platone. Cito Platone per semplicità, ma in verità nessuno a quindici anni conosce i grandi pensatori dell’umanità, ma tutti conoscono il grande fratello.
Cosa ci si può aspettare da simili esemplari di esseri umani ?
Quello che fa la televisione sulle menti fragili lo abbiamo visto con il delitto di Avetrana, dove una ragazza cresciuta non in mezzo alla cultura di certo è diventata la protagonista del suo reality, che nella sua piccola ignoranza l’ha portata ( a torto o a ragione non sta a me dirlo), dietro le sbarre. Un omicidio che ha rilasciato le notizie più macabre con il contagocce pur di fare ascolto, i particolari più inutili e vergognosi sono stati raccontati all’Italia intera come fosse una realtà della quale nella vita non si può fare a meno. Questo è il bello, delle più grandi idiozie si passa ore ed ore a discuterne, ma delle realtà oggettive che governano il nostro modo di vivere non se ne deve mai parlare, non si deve parlare,se non quei pochi minuti al Tg, delle migliaia di morti ogni anno per incidenti stradali, delle morti per tumore offerte come premio a chi vive in luoghi tanto inquinati da essere definiti “imbonificabili”, non si deve parlare dei soldi che spendiamo per uccidere con le missioni di pace quando il reddito medio degli italiani non supera i mille euro. Non spendono serate intere sulla disuguaglianza tra i redditi dei lavoratori di una stessa azienda.

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