"THE END"

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lunedì 7 maggio 2012

Dalla Spagna: come risolvere all'ITALIANA. La crisi? Ma se il nostro paese è SEMPRE stato in crisi!

A.S: Che sta per ante-scriptumio lo dico sempre che il mondo ci copia ... il Vaticano dove si trova? Quanti sono i "cristiani"? Lo stato più grande al mondo ... e poi mani pulite, vediamo oggi come siamo messi, la malavita? Stessa cosa ... italiani come esempio, oggi propongo, dopo aver parlato di scie "di condensa", :-), e del primo medico che guadagnò infestando un corpo con prodotti malsani e fu pagato per farlo, vaccini, ecco questo articolo, che mi ha strappato delle profonde  e sincere risate, la crisi? Il nostro è un paese che è cresciuto a colpi di crisi, da cosa dovremo uscire adesso? Dall'essere italiani? Il mondo ci copia ...

DI 
JOSÉ ANTONIO MARTINEZ ABARCA
 – 7 MAGGIO 2012, SPAGNA
[La Opinion de Murcia]

L’Italia uscirà dalla crisi prima della Spagna per due motivi: perché è un paese che si è sempre sentito in crisi (ragion per cui non ha bisogno di uscire da alcunché per andare avanti) e perché è un paese efficacemente pessimista.
Le crisi vanno affrontate all’italiana. 
Lamentandosi, con disgusto, invocando la mamma o la Madonna. E non con quel modo ottimista che continuiamo ad avere in Spagna, quel vedere le cose in positivo che ormai è completamente superato. Ad essere positivi si finisce – che Dio mi perdoni – come quel giornalista sportivo de La Sexta, Andrés Montes, l’inventore del “tiki taka”, che ripeteva «Salinas, la vita può essere meravigliosa» e che fu trovato senza vita in circostanze misteriose. Credendo sul serio che la vita è meravigliosa e ripetendo che l’unico calcio di qualità è il “tiki taka”, è normale che poi uno rimanga talmente deluso dalla vita reale e dal gioco noioso del Barcellona da finire come il commentatore.
«La vita è sempre molto divertente», mi diceva a proposito dei miei dolori l’eminente dottor Toledo, dell’Arrixaca murciana [un ospedale della città di Murcia in Spagna, NdT]. Ma è uno psichiatra e suppongo che lo paghino per sostenere questa teoria con una certa serietà.
No. L’italiano è probabilmente il popolo più negativo del pianeta. Con un talento per la creatività, ma soprattutto con una rara abilità nel lamentarsi. L’insoddisfazione permanente obbliga a migliorare, e così si arriva a stare meglio per poi lamentarsi ancor di più. Il pessimismo italiano ti dà energia, non te la toglie: pensando al peggio, trai piacere dalla vita quando ciò che accade alla fine è meno disastroso.
L’atteggiamento buono è quello negativo. Al contrario, in Spagna, per essere positivi, preferiamo che seguitino ad ingannarci come quelle vedove fuori di testa che continuano sorridenti, ogni pomeriggio, a mettere una zolletta di zucchero nel tè del marito, non volendosi rendere conto che lo sposo è morto da trent’anni. L’Italia si lamenta per abitudine, e poi staremo a vedere.
Quando chiedi a un italiano il segreto del suo successo, inizia a cantare e congiunge le dita di entrambe le mani in quel caratteristico gesto, come se desse da mangiare alle galline, e ti dà l’impressione che invece di avere successo pare piuttosto che gli abbiano rubato moglie e portafoglio. “Piove, governo ladro”, se piove è colpa del governo, è un detto italiano che il mio concittadino Jaime Campmany ha lanciato di moda qui. Se un italiano guadagna e la vita gli sorride, fa la faccia da dispeptico e dà la colpa a qualsiasi cosa.
Il vicepresidente e responsabile dell’Economia della regione  di Murcia Juan Bernal, ha optato per l’atteggiamento italiano. Non ha detto, facile facile, che a Murcia bisogna vedere la crisi «in positivo». Quando qualche volta gli ho rivolto domande sulla situazione economica gli mancava soltanto di fare spallucce e riunire le dita come per dare da mangiare alle galline. Credo che quella sia la strada migliore per uscirne. Dobbiamo cominciare a lamentarci, fino alla vittoria finale. C’è da sentirsi più sicuri in mano ad un negativista come Bernal che in quelle di un eterno adolescente.

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