La DEMOCRAZIA si muove inesorabile verso i paesi del "terrorismo" Che bello esportare i diritti con bombe e morte!!! Cliccate sulle immagini per ingrandire. |
Poi aggiungiamo quest'altro articolo: [...] il presidente Barack Obama ha firmato il 16 marzo 2012 un nuovo Ordine esecutivo per la Preparazione anti Disastri emesso da Harry Truman nl 1950. Link
Il presidente degli Stati Uniti, “Nobel per la pace”, ha chiesto un inasprimento delle sanzioni contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Lo rende noto la Casa Bianca. Obama chiede misure drastiche per le banche che continuano a trattare con l’Iran e un aumento dell’isolamento finanziario della Banca Centrale dell’Iran che cura la maggior parte degli affari legati alla vendita del petrolio.
Anche questo ennesimo inasprimento è dettato dal timore, infondato, che l’Iran stia procedendo alla
costruzione di armi nucleari, di cui non vi è alcuna prova, ma che come insegna la guerra contro l’Iraq
fa parte di un
disegno ben più ampio teso a colpire chi non si allinea al “volere di
Washington”, dove altri sono gli obiettivi in gioco, e non quelli
dati in pasto quotidianamente alla cosiddetta “opinione pubblica mondiale”.
L’obiettivo di Obama è impedire a tutti di acquistare
petrolio dall’Iran; una vecchia storia quella delle sanzioni economiche
che hanno caratterizzato da sempre la politica estera delle democrazie
anglosassoni contro chi gli sbarrava il passo, alternata a quella delle
cannoniere. Ora l’Amministrazione Usa, che non può certo colpire duramente gli
“alleati- sudditi”, ha recentemente condonato il Giappone e dieci Stati dell’Ue
perché hanno deciso di tagliare le forniture dall’Iran. E mentre Obama “tranquillizza il mondo” circa una possibile
crescita del prezzo del petrolio, con i problemi che ne deriverebbero
dal blocco della circolazione di quello iraniano, c’è chi viene esentato dalle
sanzioni come la Turchia fedele alleato nella Nato, la Cina e l’India, il Sud
Africa e la Corea del Sud, anche se non mancano progetti in corso per indurli a
diminuire le proprie importazioni petrolifere. Vedremo se queste nuove mosse volte anche a costringere
Teheran a recedere dal suo pacifico programma nucleare calmeranno il “cane da
guardia sionista”, che da mesi inneggia alla guerra preventiva, e se poi tutti
alla fine si allineeranno alle direttive totalizzanti di Washington.
Ben sappiamo la fame di energia che caratterizza i colossi asiatici, e per Cina e India rinunciare alle importazioni iraniane non sarà facile, neppure conveniente, e tantomeno scontato; è in gioco la loro stessa credibilità come potenze nucleari regionali, tanto più che l’Iran ha già annunciato che a breve non venderà più petrolio in Europa, ma i clienti non mancano come abbiamo visto. “La Cina ha nell’Iran il principale fornitore e nel dicembre 2006 i due Paesi hanno firmato un’intesa con la quale la compagnia petrolifera China National Off Shore Oil Corp avrebbe investito 16 miliardi di dollari per sfruttare con la National Iranian Oil Company un nuovo giacimento di gas naturale situato a 85 chilometri dal grande giacimento South Pars”.(1)
Proprio in queste
ultime ore la Cina ha annunciato che non aderirà alle richieste del presidente
Obama attraverso il suo ministro degli esteri, che ha ribadito con forza “il diritto cinese ad acquistare il
petrolio da qualsiasi nazione”. La defezione cinese potrebbe essere presto
seguita da altri membri del Brics (Russia-India-Sud Africa-Brasile) che sono
sempre più insofferenti alla politica aggressiva e unipolare degli Stati Uniti.
Ma già questa prima defezione nello schieramento che si vorrebbe contro l’Iran
è un segnale importante sia sotto il profilo economico, sia sotto quello
geopolitico. La posta è sempre il
controllo dell’Eurasia o la sua indipendenza da attori esterni.
Per Teheran si potrebbero ora aprire scenari interessanti
se altre crepe si allargheranno nel fronte voluto da Us - Israel.
La partita però va
ben oltre a quella dettata dalla propaganda Occidentale, la fantomatica
bomba atomica iraniana, perché la vera arma nucleare, che potrebbe
destabilizzare la potenza economica statunitense, è il passaggio nella vendita
del petrolio dal dollaro all’euro, così
come prospettato da tempo dall’Iran e anche dall’Opec, che non ha mai
nascosto la volontà di diversificare le proprie riserve valutarie, senza contare che anche la Russia, il
Venezuela e la Cina vorrebbero sganciarsi dalla dittatura della banconota
verde. Un progetto pare accarezzato dallo stesso Gheddafi che sognava una valuta africana, il dinaro oro, per regolare
la vendita del greggio. Poi sappiamo come andò a finire.
Tutto dovrebbe ruotare attorno all’isola di Kish,
situata a diciotto chilometri dalla costa iraniana, a Ovest dello Stretto di Hormuz, dove transitano ogni giorno le
petroliere dirette in ogni parte del mondo. Attualmente i prezzi del petrolio sono decisi a New York, alla Borsa Americana
dell’Energia Nymex e all’ICE-Intercontinental Exchange a Londra e Atlanta.
Tutto questo spiega le tensioni crescenti nell’intera
Regione, non solo attribuibili alla mai sopita voglia di guerra d’Israele, ma a
fattori non trascurabili legati al controllo monetario degli idrocarburi, lo
stesso motivo che portò alla fine gli Stati Uniti in guerra con l’Iraq che
stava sostituendo la valuta americana con gli euro.
Si va intanto
rafforzando l’apparato militare della Nato e della V Flotta dell’Us Navy,
nello stretto di Hormuz, con le portaerei USS Lincoln, USS Vinson e l’USS
Enterprise, più la francese De Gaulle, con dragamine ed elicotteri attrezzati
per lo sminamento, secondo le dichiarazioni dell'Ammiraglio Jonathan Greenert e
come riferiscono fonti israeliane di Debka
L’Us Navy in particolare si sta addestrando a una “guerra
asimmetrica”, per contrastare attacchi di natanti veloci iraniani nel Golfo
Persico; le navi saranno dotate di mitragliatrici di grosso calibro e
cannoncini da 25 mm. Il progetto addestrativo è denominato SCAT- Small Craft
Action Team ed è curato dall’Us Naval Forces Central Command-Us Fifth Fleet e
Combined Maritme Forces(2).
Una presenza
quindi massiccia di aerei e navi da guerra che testimoniano come la
temperatura si stia alzando in questo settore, dove l’Occidente teme che la
Repubblica Islamica dell’Iran in caso di una aggressione militare contro il
proprio territorio, possa ostruire lo stretto con mine e attaccare con barchini
veloci le navi Alleate. Una misura che non suona più tanto propagandistica per
chi ha orecchie per sentire, alla luce delle nuove sanzioni economiche volute
da Obama.
1) “La Terza Guerra Mondiale? La verità sulle banche, Monti e l’euro”, Fazi Editore
2) “Geopolitical Center”
1 commento:
Ahhhhhh siamo fuori davvero!!!
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