ciao a tutti, voglio ricordare un articolo della legge italiana oggi, e voglio ricordare che E LORO
con i nostri soldi “Uccidono”, e a questo punto gli assassini siamo anche noi, questa è
disciplinata dall'art. 40 ultimo comma, del Codice penale italiano. Tale norma
precisa che "non impedire un evento
che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo".
Uno schiavo deve essere produttivo, economico, ignorante, specializzato, preciso ed efficiente. Deve essere inoltre spietato con i suoi simili e obbediente per accattivarsi gli elogi e le grazie del padrone.
Ieri ho scovato un sito nuovo, nuovo per me ovviamente, tale sito non è neanche molto visitato, peccato perché scrive cose bellissime, posto qui sotto due suoi articoli.
Essere efficienti
(Deficienti!) e competitivi o . . .
Vivere in relax,
chiamato ozio dai pastori moderni?
"Il
non fare nulla è la cosa più difficile del mondo." Oscar Wilde
Meglio essere inefficientemente liberi che produttivamente schiavi.
Ci sono ottimi motivi per rivendicare l'importanza di sospendere il fare per lasciare spazio all'Essere ed aprirsi alla Conoscenza.
I latini elogiavano l'OTIUM che non era il padre dei vizi (come oggi lo si intende ndr) ma il dedicare spazio a se stessi, all'interiorità, alla Conoscenza. L'otium si contrapponeva al NEGOTIUM, ovvero il dedicarsi agli affari che ha come funzione il semplice sostentamento, l'avere, l'acquisire. L'otium invece si riferiva alla sfera dell'Essere, ponendosi come necessaria compensazione alla sfera dell'agire mondano. [...]Dietro alla mania di fare non si cela altro che la paura di fermarsi un attimo e vedere il carcere nel quale ci si è rinchiusi. E le sbarre non sono mai una bella vista per i reclusi.Meglio continuare febbrilmente ad arricchire, decorare e dotare di ogni comfort l'interno di una prigione a cui è stato dato sarcasticamente il nome di "liberismo", forse in implicito omaggio alla scritta "Arbeit macht frei - il lavoro rende liberi", che accoglieva i nuovi detenuti di Auschwitz. Mi sembra sempre meno una semplice coincidenza. Continua http://tuttouno.splinder.com/archive/2011-08
Meglio essere inefficientemente liberi che produttivamente schiavi.
Ci sono ottimi motivi per rivendicare l'importanza di sospendere il fare per lasciare spazio all'Essere ed aprirsi alla Conoscenza.
I latini elogiavano l'OTIUM che non era il padre dei vizi (come oggi lo si intende ndr) ma il dedicare spazio a se stessi, all'interiorità, alla Conoscenza. L'otium si contrapponeva al NEGOTIUM, ovvero il dedicarsi agli affari che ha come funzione il semplice sostentamento, l'avere, l'acquisire. L'otium invece si riferiva alla sfera dell'Essere, ponendosi come necessaria compensazione alla sfera dell'agire mondano. [...]Dietro alla mania di fare non si cela altro che la paura di fermarsi un attimo e vedere il carcere nel quale ci si è rinchiusi. E le sbarre non sono mai una bella vista per i reclusi.Meglio continuare febbrilmente ad arricchire, decorare e dotare di ogni comfort l'interno di una prigione a cui è stato dato sarcasticamente il nome di "liberismo", forse in implicito omaggio alla scritta "Arbeit macht frei - il lavoro rende liberi", che accoglieva i nuovi detenuti di Auschwitz. Mi sembra sempre meno una semplice coincidenza. Continua http://tuttouno.splinder.com/archive/2011-08
Uno schiavo deve essere produttivo, economico, ignorante, specializzato, preciso ed efficiente. Deve essere inoltre spietato con i suoi simili e obbediente per accattivarsi gli elogi e le grazie del padrone.
Un essere umano libero invece non
può che esser saggio, olistico, compassionevole e
solidale. Avendo smascherato la frode mentale che si nasconde dietro a
concetti da schiavo come "efficienza" e "produttività" vive
nella armonia e nella quiete.
Lo schiavo sopporta le vessazioni
a cui è soggetto in nome di un poco d'evasione, talvolta terrena o più spesso
ultraterrena.
L'uomo libero invece vive celebrando l'esistenza e l'esistenza celebra la vita in lui, in ogni istante.
L'uomo libero invece vive celebrando l'esistenza e l'esistenza celebra la vita in lui, in ogni istante.
Lo schiavo è un dio indotto a
credersi un povero derelitto, un peccatore, una fedele pecorella, un
precario che ringrazia chi gli da un posto in cui farsi sfruttare, umiliare e
rapinare della vita.
L'uomo libero è invece un dio
consapevole del proprio potenziale, della propria vera natura non-nata e
impersonale. L'uomo libero è cosciente di essere un creatore e vive
di conseguenza.
Uno schiavo vive nella
paura, si pensa come debole, carente e limitato e dunque vive nel debito e
nella penuria. Pensandosi
povero ha bisogno continuamente di circondarsi di beni per colmare la povertà
interiore in cui vive. E
pensandosi debole concorre a dare potere a chi lo sfrutta. Possono infatti
esistere tiranni e sfruttatori solo in relazione a uomini che si pensano come
sottomessi.
Un uomo libero invece, essendo
cosciente della propria vera natura illimitata, vive nella ricchezza
interiore e per questo dimora nella abbondanza e nella celebrazione. Può vivere in una grotta con quasi nulla senza per questo
sentirsi povero o limitato. O può vivere
in una reggia senza per questo sentirsi sostanzialmente diverso da chiunque
altro. Questo perché è consapevole che la vera ricchezza dell'essere umano
non sta in ciò che "ha", ma in ciò che "è"; nella
propria vera natura.
Utilizza dunque ciò che la vita
gli dà per sostenere il corpo, ma non lega a questo la sua felicità.
Lo schiavo prega Dio e i
padroni per ottenere sempre qualcosa di più e si lamenta continuamente della
propria sventura, pochezza e povertà. Lo schiavo pensa di vivere in una "valle di lacrime" e
spera di passare "a miglior vita".
L'uomo libero celebra
l'abbondanza dell'Esistenza e si meraviglia come un bambino di fronte alla
bellezza del mondo. L'uomo libero è cosciente che questo istante
è tutto ciò che è.
Lo
schiavo mercanteggia e lotta per qualche briciola di sesso e di
affetto.
L'uomo libero Ama, e per questo dimora nella Pienezza.
L'uomo libero Ama, e per questo dimora nella Pienezza.
Lo schiavo teme la morte e per
questo vive continuamente nella paura del tempo, dei potenti, delle malattie,
dei 2012 di turno, ecc. La paura lo rende ricattabile e per
questo si costringe a una vita da vile, ipocrita e sottomesso.
L'uomo libero ha invece
realizzato di essere una Realtà non-nata e che ciò che muore è
solo il corpo, un veicolo transitorio. Questo gli permette
di vincere la paura primigenia, quella della morte, del
dissolvimento, dell'estinzione che è alla base di tutte le paure che
costringono l'uomo in schiavitù. L'uomo
libero non è più ricattabile perchè ha vinto la paura. Per questo
gli uomini liberi hanno sempre fatto paura agli schiavi: la loro esistenza è
confutazione continua delle loro ridicole illusioni e tragiche paure.
Una società di schiavi è
gerarchica, corrotta, competitiva, repressiva, fondata sulla paura, sulla
scarsità, sull'homo homini lupus, sul contratto-ricatto sociale, sulla
alternanza fatica/evasione (= bastone/carota), sul sistema monetario.
Una società di uomini
liberi invece non può che essere non-gerarchica e solidale, fondata
sull'Amore, sull'abbondanza, sul Bene comune, sulla celebrazione della Vita e
della natura, in cui non si commercia povertà ma si condivide abbondanza di
risorse.
Lo schiavo è tale perchè si
pensa come tale. Per questo ha bisogno di governanti, pastori e banchieri che
crea e sostiene in relazione all'illusoria immagine di sè in cui vive
confortevolmente imprigionato.
L'uomo libero, invece, è tale
perchè, avendo realizzato di essere il Supremo, ha cessato di pensare di essere
qualcuno in particolare. In
quanto dimora nella coscienza di essere la Totalità non ha più bisogno di
nulla. Tutto ciò che arriva non è più un'elemosina, un salario o un
soddisfacimento di un bisogno: è un lusso, qualcosa di gradito ma non
necessario.
Schiavi o uomini liberi? A noi la
scelta... Non possiamo infatti sperare in una società differente se non
realizziamo in noi stessi, innanzitutto a livello mentale, il cambiamento che
vorremmo. Siamo infatti dei creatori, non delle vittime sacrificali.
Articolo pubblicato sul sito Tutto E' Uno
Link diretto all'articolo:
Articolo pubblicato sul sito Tutto E' Uno
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Testo della canzone di De Andrè, Il Fannullone
Senza pretesa di voler strafare
io dormo al giorno quattordici ore
anche per questo nel mio rione
godo la fama di fannullone
ma non si sdegni la brava gente
se nella vita non riesco a far niente.
Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte
sognando mille favole di gloria e di vendette
racconti le tue storie a pochi uomini ormai stanchi
che ridono fissandoti con vuoti sguardi bianchi
tu reciti una parte fastidiosa alla gente
facendo della vita una commedia divertente.
-Ho anche provato a lavorare
senza risparmio mi diedi da fare
ma il sol risultato dell'esperimento
fu della fame un tragico aumento
non si risenta la gente per bene
se non mi adatto a portar le catene.
Ti diedero lavoro in un grande ristorante
a lavare gli avanzi della gente elegante
ma tu dicevi -il cielo è la mia unica fortuna
e l'acqua dei piatti non rispecchia la luna
tornasti a cantar storie lungo strade di notte
sfidando il buon umore delle tue scarpe rotte.
-Non sono poi quel cagnaccio malvagio
senza morale straccione e randagio
che si accontenta di un osso bucato
con affettuoso disprezzo gettato
al fannullone sa battere il cuore
il cane randagio ha trovato il suo amore.
Pensasti al matrimonio come al giro di una danza
amasti la tua donna come un giorno di vacanza
hai preso la tua casa per rifugio alla tua fiacca
per un attaccapanni a cui appendere la giacca
e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza
cercando tra la gente chi le offrisse tenerezza.
È andata via senza fare rumore
forse cantando una storia d'amore
la raccontava ad un mondo ormai stanco
che camminava distratto al suo fianco
lei tornerà in una notte d'estate
l'applaudiranno le stelle incantate
rischiareranno dall'alto i lampioni
la strana danza di due fannulloni
la luna avrà dell'argento il colore
sopra la schiena dei gatti in amore.
Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_fabrizio_de_andre_1059/testo_canzone_il_fannullone_33057.html
Tutto su Fabrizio De+Andre: http://www.musictory.it/musica/Fabrizio+De+Andre
io dormo al giorno quattordici ore
anche per questo nel mio rione
godo la fama di fannullone
ma non si sdegni la brava gente
se nella vita non riesco a far niente.
Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte
sognando mille favole di gloria e di vendette
racconti le tue storie a pochi uomini ormai stanchi
che ridono fissandoti con vuoti sguardi bianchi
tu reciti una parte fastidiosa alla gente
facendo della vita una commedia divertente.
-Ho anche provato a lavorare
senza risparmio mi diedi da fare
ma il sol risultato dell'esperimento
fu della fame un tragico aumento
non si risenta la gente per bene
se non mi adatto a portar le catene.
Ti diedero lavoro in un grande ristorante
a lavare gli avanzi della gente elegante
ma tu dicevi -il cielo è la mia unica fortuna
e l'acqua dei piatti non rispecchia la luna
tornasti a cantar storie lungo strade di notte
sfidando il buon umore delle tue scarpe rotte.
-Non sono poi quel cagnaccio malvagio
senza morale straccione e randagio
che si accontenta di un osso bucato
con affettuoso disprezzo gettato
al fannullone sa battere il cuore
il cane randagio ha trovato il suo amore.
Pensasti al matrimonio come al giro di una danza
amasti la tua donna come un giorno di vacanza
hai preso la tua casa per rifugio alla tua fiacca
per un attaccapanni a cui appendere la giacca
e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza
cercando tra la gente chi le offrisse tenerezza.
È andata via senza fare rumore
forse cantando una storia d'amore
la raccontava ad un mondo ormai stanco
che camminava distratto al suo fianco
lei tornerà in una notte d'estate
l'applaudiranno le stelle incantate
rischiareranno dall'alto i lampioni
la strana danza di due fannulloni
la luna avrà dell'argento il colore
sopra la schiena dei gatti in amore.
Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_fabrizio_de_andre_1059/testo_canzone_il_fannullone_33057.html
Tutto su Fabrizio De+Andre: http://www.musictory.it/musica/Fabrizio+De+Andre
8 commenti:
Sai, magari potessi farlo. Smettere di lavorare.
Ma perlomeno sono consapevole e cerco di comunicare a tutti, in termini anche scientifici, il disastro ambientale e sociale verso cui ci stiamo incamminando.
E speriamo che a tutti venga in mente che oltre alle ingiustizie e all'inquinamento abbiamo costruito ARTE E MUSICA.
ROBE DA SALVARE NON CREDI?
mi sembra d'aver letto da qualche parte che l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro .
forse i costituzionalisti italiani ci nascondono ataviche origini bibliche .
dobbiamo sudarcelo il pane .
Jo
Ciao.
Daniela, se noi smettessimo domani di lavorare e cominciassimo a vivere del necessario? Intendo cibo e un luogo dove dormire, non credi che l'ambiente ne risentirebbe in bene? AMbiente che in effetti non è messo bene. L'uomo è artista di natura e una vita fatta di "non esperienze" che senso ha? Se gli artisti fossero stati impegnati dieci ore al giorno per i fatti altrui credi avrebbero prodotto qualcosa?
Jo ti sbagli di brutto, la nostra non è una repubblica fondata sul lavoro, ma sulla corruzione e sullo sfruttamento di chi lavora. A proposito, una volta ho sentito un cardinale dire che chi lavora è benedetto dal signore. Non mi sembra che il cardinale risulti tra i lavori!
La bibbia è piena di storie di schiavi e padroni, i primi lavorano e sono miseri ed i secondi comandano e hanno tutto. Io sono convinto che se vivessimo del necessario servirebbe molto, ma molto poco lavoro al giorno.
Ma tanto, hanno lavato il cervello a tutti, è in atto uno sterminio di massa e nessuno fa niente, tutto procede, in fin dei conti hanno ragione gli "Illuminati" a farlo, mica potrebbero mantenere uno stile di vita come il nostro anche solo un miliardo di Cinesi, siamo già troppi noi, non vedete come abbiamo ridotto Gaia?
PS: Jo guarda come la nostra è una repubblica fondata sul lavoro http://www.stopcensura.com/2011/09/senatori-hanno-lavorato-appena-62.html
E non parliamo del pretame maledetto poi!
Una repubblica si fonda su diritti e doveri, qui si hanno solo doveri nei confronti di chi vive con 500 mila euro all'anno, ma se c'è un governo perché dovrebbe pensare a voi e venir pagato? Mai letta la fattoria degli animali?
L'Anarchia è fondata sulla collettività, e per questo sono Anarchico e Anticlericale se non si fosse capito :-)
Carissimo Dionisio smettendo di lavorare mi ridurrei sul lastrico ecco cosa succederebbe.
Sono NEL SISTEMA E QUINDI DEVO BALLARE.
Ma anche così si possono fare eccellenti cose a favore della giustizia e dell'ambiente.
Tu sei a modo tuo un fortunato, perchè vivi con poco e accetti quel poco.
Non tutti sono in grado di farlo.
Io non ho molto, ma quel poco l'ho sudato sette camice. Non spreco, non consumo male, non sono energivora e pago TUTTE LE TASSE.
Sono onesta e gentile.
Sarei un cittadino modello, ma non in questo modello di Stato.
Lo combatto da dentro, faccio quello che posso e spesso ciò che dici mi serve per stare attenta.
Ma è probabile che ciò che tu propugni, non lavorare per non mantenerli, sia veramente la cosa giusta.
Io, a differenza di te, credo fermamente nell'idea di Stato democratico e laico, e sono disperata dall'averlo visto scomparire sotto i miei occhi.
Quello Stato che per un po' ha dato a tutti la possibilità di studiare e di crescere, la sanità pubblica e una giustizia abbastanza corretta. Dove i sindacati facevano il loro mestiere e non si mettevano a concertare.
Ci stavamo avvicinando negli anni settanta a quello Stato ma hanno fatto saltare tutto. Loro, i governatori del libero mercato. Ci han convinto che lo Stato creava debito, ci han convinto a buttare via la lira per prendere quella carta straccia che è l'euro e ora ci vogliono convinvere del pareggio di bilancio. Politici di governo e di opposizione stupidi e ignoranti hanno permesso tutto questo.
caro Dionisio ,
la mia era una battuta , il lavoro , come LORO lo intendono scorre nella storia sotto varie forme .
è il lavoro causato dal PECCATO ORIGINALE , è il lavoro scritto nei campi di sterminio , è la beatifica dicitura della costituzione italiana di cui tutti i politici si riempiono la bocca .
io son convinto che l'attuale cultura sociale e mentale del lavoro , così come l'occidente lo concepisce , abbia la sua radice nella letteratura talmudica e quindi cristiana .
leggo nel Talmud
" è cosa eccellente lo studio della Torah associato con una qualsiasi attività , poichè la fatica che ambedue richiedono , fa dimenticare il peccato .
ogni studio della Torah , non accompagnato dal lavoro , finisce necessariamente col riuscire futile e diviene causa di peccato ."
ABOTH II,2
è una traslazione dell'ORA ET LABORA o del triste ARBEIT MACHT FREI .
per noi LAVORA CHE TI PASSA !
Jo
Ciao e grazie per aver condiviso ed apprezzato i miei articoli. :-)
Noto con gioia il fatto che ci siano sempre più umani che riescono a intuire quanto poco umano sia il sistema attuale. Non dimentichiamo comunque che questo sistema è diretta proiezione di ciò che coltiviamo (e ci fanno coltivare) a livello mentale. Dunque siamo tutti consapevoli o inconsapevoli co-creatori.
Faccio presente che, in quanto splinder ha chiuso, il blog TuttoUno è migrato su nonduale.wordpress.com.
Un caro saluto a tutti!
Il sistema attuale è disumano alla massima potenza, più che può insomma ... e fino a che stiamo tutti zitti e collaboriamo a tenerlo in piedi, non possiamo che attendere di peggio: Fosse per me domani si ferma tutto e non scherzo, boicotto praticamente tutto tranne internet e tabacco di superfluo
Ho visto che è migrato temevo che avevi chiuso, nel rivederti sono contento perchè vale il tuo blog e che sparisse era un peccato
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