"THE END"

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martedì 22 febbraio 2011

Il contratto sociale...un testo molto attuale

LO SCHIAVISMO
Tratto dai primi capitoli del “contratto sociale di Jean Jacques Rosseau”
Questo libro, uscito nel 1762 a Ginevra, e  fu giudicato SCANDALOSO ed EMPIO. Diedero anche la colpa al libro di essere stato ispirazione per la rivoluzione francese.Ai giorni nostri, nel 2011 nel pieno della civilizzazione (come vogliono farcela passare la schiavitù del terzo millennio…) è un libro dimenticato nonostante i temi trattati non siano stati per niente risolti con la rivoluzione.
VEDIAMO nei primi capitoli cosa affronta…e si potrà notare come le cose in più di due secoli quanto non siano cambiate. Anzi direi che per alcuni versi stiamo pure peggiorando.
Inizia con la famosa frase:”L’uomo è nato libero ma si trova in catene ovunque”. Cosa rende legittimo questo? …poi prosegue, un popolo finché è costretto ad obbedire, e obbedisce, fa bene, appena può scuotere il giogo e lo fa, è ancora meglio, giacchè recupera la sua libertà per mezzo dello stesso diritto con cui gli è stata sottratta. Con la forza. Allora o è autorizzato a riprendersi la libertà, oppure nessuno aveva il diritto di togliergliela. E se tanto ci riempiamo la bocca con parole come giustizia, uguaglianza, legalità, diritti, doveri….dove stanno tutte queste belle parole se alla fine questo “contratto sociale” viene tenuto in piedi solo dalla forza? Ripeto, dal fatto di essere il più forte ne deriva che possiamo applicare le nostre opinioni, le nostre idee alle masse. Questo diritto non è una cosa naturale, avviene per convenzioni. E queste convenzioni sono tenute in piedi dalla forza, sempre: “mi chiedo allora dove stà l’evoluzione dell’essere umano se ogni sua azione che compie la compie sotto la minaccia del bastone proprio come ai tempi delle caverne?”
Andiamo indietro nel tempo e vediamo che già Aristotele aveva detto che gli uomini non sono affatto tutti uguali per natura, ma che gli uni nascono per la schiavitù ed altri per il comando. Ecco così la specie umana suddivisa in branchi di bestiame, di cui ciascuno ha il suo capo che lo custodisce per divorarlo. Anche l’imperatore Caligola conclude brevemente che i regnanti sono Dei e che gli uomini bestie. Ma, cito Rosseau, Aristotele confondeva l’’effetto con la causa. La forza ha creato i primi schiavi e la viltà li ha conservati tali”. IL DIRITTO DEL PIU FORTE, il quale non è mai abbastanza forte da essere sempre il padrone se non trasforma la sua forza in diritto e l’obbedienza in dovere. Ma credere alla forza non è un atto di volontà, ma di prudenza piuttosto. In quale senso potrà essere un dovere?
Ogni forza che sormonti la precedente le subentra nel suo diritto, e poiché il più forte ha sempre ragione, si tratta solo di essere sempre il più forte.
 PASSIAMO ORA AL CAPITOLO 4, SULLA SCHIAVITU.
Se un individuo può alienare la sua libertà e ridursi schiavo di un padrone, perché un popolo intero non dovrebbe alienarsi e ridursi schiavo di un re? Ma vediamo cosa si intende qui per alienazione. Alienare significa un trasferimento di proprietà, insomma donare o vendere. Ora un uomo che si fa schiavo di un altro, non dona proprio nulla, casomai si vende, almeno per il proprio sostentamento; ma un popolo per che cosa si vende?
Un re è ben lontano dal fornire sostentamento al popolo, ne ricava solamente il proprio di sostentamento dai suoi sudditi, e come sappiamo, un re non vive di poco. I sudditi devono quindi donare la loro persona a condizione che verranno presi anche i loro beni? Non vedo cosa rimanga da conservare…
Si dirà che il despota assicura ai suoi sudditi la tranquillità. Sia pure, ma che cosa ci guadagna il popolo se la vita diventa insostenibile, invivibile per le ambizioni di chi gode del ruolo governativo (siamo lontani dai tempi descritti nella Repubblica di Platone, in cui avrebbero governato i filosofi per il bene del popolo e non per il proprio, non per scopo di lucro: togliere il denaro dalla politica è il primo passo, andrei io a governare il paese in cambio di vito e alloggio, impegnandomi per la giustizia ed il benessere….) ,e poi se la sua inappagabile avidità ci priva delle manifestazioni indispensabili dell’essere uomini, se le oppressioni dei suoi ministri creano più desolazione  ,vergogna, rabbia e dolore di quanto non farebbero i contrasti naturali della nostra specie…che ci guadagnano se questa tranquillità è una delle loro miserie? Si vive tranquilli anche nelle prigioni, è sufficiente per dire che si vive bene?
…alienare un uomo, è un atto illegittimo e nullo per il solo fatto che chi lo compie non è nel pieno delle sue facoltà mentali. DIRLO DI UN POPOLO INTERO VUOL DIRE SUPPORRE UN POPOLO DI PAZZI: LA PAZZIA NON CREA DIRITTO. Mettiamo anche che ciascuno, essendo pazzo, possa alienare se stesso, non può comunque alienare i figli; questi nascono uomini liberi, la loro libertà gli appartiene e nessuno ha il diritto di disporne se non essi.
RINUNCIARE ALLA PROPRIA LIBERTA’ VUOL DIRE RINUNCIARE ALLA PROPRIA QUALITA’ DI UOMO, AI DIRITTI DELL’UMANITA’ ED ANCHE AI DOVERI QUINDI. NON ESISTE NESSUN RISARCIMENTO POSSIBILE PER CHI RINUNCIA A TUTTO. Togliere ogni libertà alla nostra volontà significa togliere ogni moralità alle nostre azioni. Non dobbiamo rimanere poi stupiti se l’andamento del mondo va verso una totale mancanza di etica, giustizia, morale…..
Non è evidente che i nostri “imperatori” non sono impegnati a nulla nei confronti di coloro ai quali tolgono tutto? E questa condizione, in cui mancano equivalenza e reciprocità, non comporta che l’atto su cui su basa il nostro contratto sociale sia nullo?
Per non parlare poi delle guerre. Gli uomini non sono nemici per natura, è il rapporto delle cose e non quello degli uomini che costituisce la guerra. La guerra privata di un uomo contro un uomo non può esistere nello stato di natura, dove non vi è prprietà stabile, né nello stato sociale, dove tutto è sottoposto all’autorità delle leggi. La guerra non è dunque affatto una relazione tra uomo e uomo, ma tra STATO e STATO, nella quale i singolo sono nemici solo accidentalmente.
…così la nostra conquista, il nostro diritto di conquista, non ha altro fondamneto che la legge del più forte.
E così amaramente dobbiamo ammettere che la rivoluzione francese non ha risolto niente dei problemi che a quel tempo minavano la tranquillità del vivere, sono gli stessi ad oltre due secoli di distanza.

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