Dicono che quando s’invecchia si perde la memoria recente ma non quella lontana. Io non credo di essere ancora arrivata a questo punto, ma da un po’ di tempo a questa parte ho una tremenda nostalgia della mia infanzia. Ma non della situazione in sè stessa, che era sicuramente difficile e disagiata perché vivevo in campagna, quella vera, quella con i campi da coltivare e le mucche da pascolare, i miei genitori erano a mezzadria, quindi tutto tranne che benestanti e sicuramente costretti a un duro lavoro dall’alba al tramonto (si parla di quasi sessant’anni fa!!).
Ho nostalgia delle sensazioni, di quelle porte sempre aperte, di quelle corse in lungo e in largo senza ostacoli, senza pericoli apparenti. Ho nostalgia della libertà che si respirava inconsapevolmente, con le giornate scandite dai ritmi della natura e degli animali, senza bisogno di orologi. Ho nostalgia degli odori: il latte appena munto (chi si sognerebbe al giorno d’oggi di berne mentre si munge la mucca? Eppure io ci sono cresciuta!), il pane che cuoceva nel forno grande nel cortile, la marmellata, la salsa di pomodoro, tutto si faceva nel cortile, prima che arrivasse l’autunno, e tutti insieme, mentre i grandi scherzavano o raccontavano storie passate e noi piccoli potevamo sporcarci. Anche quell’odore strano che non ho più sentito che preannunciava la pioggia, o quel silenzio che svegliava alla prima nevicata, o il cuculo insistente foriero della bella stagione.
Di tutto questo ho nostalgia, del sentirmi parte di un mondo in cui, pur con delle regole ben precise ma naturali, ci si sentiva avvolti in un abbraccio fatto di comunione d’intenti fra esseri umani (compresi gli animali) e natura.
Non lo sento più questo abbraccio….e ne ho nostalgia.
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