Riflessioni.it è il luogo ideale per fermarsi e riflettere sul senso della vita e lo faremo attraverso le risposte che persone di cultura hanno dato a dieci domande da me formulate.
Intervista ad Alberto Giovanni Biuso settembre 2012
Alberto Giovanni Biuso insegna Filosofia della mente e Sociologia della cultura nel Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania.
Collabora con numerose riviste. Ha pubblicato libri su Nietzsche, sull'antropologia filosofica, sulle nuove tecnologie e sulla questione della temporalità.
Il suo sito web è www.biuso.eu
1) Normalmente le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos'è per lei la felicità?
Una condizione nella quale all'assenza di gravi problemi di salute e di sopravvivenza economica si accompagnano un lavoro gratificante e degli affetti sicuri.
2) Professore Biuso cos'è per lei l'amore?
Il sentimento del quale parla Proust: l'amore che pensiamo venga dall'altro è in realtà il riflesso della tenerezza che proviamo verso di lui.
3) Come spiega l'esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
In due modi assai diversi, tra i quali cerco di capire quale sia il più plausibile.
Il primo interpreta la sofferenza come un punto di vista soggettivo degli individui e delle specie: la sofferenza della preda è condizione di soddisfazione e di sopravvivenza per il predatore. Questo implica la necessità di andare oltre il provincialismo antropocentrico e di ammettere che la sofferenza degli esseri umani non implica alcuna imperfezione nell'universo.
La seconda spiegazione parte dal fatto che la sofferenza è un dato veramente universale che coinvolge tutti gli esseri senzienti. E questo implica un qualche limite di fondo nella struttura dell'essere.
4) Cos'è per lei la morte?
Un evento biologico assolutamente necessario (non solo inevitabile) nell'ordine naturale e una condizione che accompagna gli esseri umani in ogni istante della loro vita. In questo caso è più corretto definirla mortalità, vale a dire l'identità di un ente consapevole della propria finitudine.
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
Comprendere la struttura del mondo, e questo è il senso del mio lavoro. Evitare di moltiplicare il dolore, e questo è il senso dei miei rapporti personali e delle mie scelte etiche (come il vegetarianismo). Sorridere alla luce, e questo è il senso della mia vita.
6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
No, non credo. A meno che con questa espressione non si intende dire che ciascuno cerca di trovare e dare un significato a ciò che fa.
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un'epoca dove l'individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Penso che come tutti i grandi fenomeni culturali e antropologici anche l'individualismo abbia un significato almeno duplice. Esso è infatti una garanzia di autonomia e di libertà per ciascuno di noi. E la libertà è elemento essenziale di una vita soddisfacente.
L'individualismo può però anche diventare una condizione di anomia sociale, di perseguimento degli scopi più abietti - soprattutto economici - come se non si dovesse morire mai, di distruzione dei legami nei quali la vita del singolo prende significato. La complessità della vita umana credo consista anche nella difficoltà di trovare un equilibrio sempre provvisorio tra queste opposte tendenze e situazioni.
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
Cominciando ad ammettere che non sono degli assoluti ma delle prospettive. Sono dei punti di vista che mutano nella vita individuale e storica, negli stili di vita come nello sviluppo delle civiltà. Credo che sia necessario andare “al di là del bene e del male” per comprendere la necessità che intride le cose.
9) L'uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall'ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
La filosofia.
10) Qual è per lei il senso della vita?
Cercare di essere felice, vale a dire - ancora - la filosofia.
Intervista ad Alberto Giovanni Biuso settembre 2012
Alberto Giovanni Biuso insegna Filosofia della mente e Sociologia della cultura nel Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania.
Collabora con numerose riviste. Ha pubblicato libri su Nietzsche, sull'antropologia filosofica, sulle nuove tecnologie e sulla questione della temporalità.
Il suo sito web è www.biuso.eu
1) Normalmente le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos'è per lei la felicità?
Una condizione nella quale all'assenza di gravi problemi di salute e di sopravvivenza economica si accompagnano un lavoro gratificante e degli affetti sicuri.
2) Professore Biuso cos'è per lei l'amore?
Il sentimento del quale parla Proust: l'amore che pensiamo venga dall'altro è in realtà il riflesso della tenerezza che proviamo verso di lui.
3) Come spiega l'esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
In due modi assai diversi, tra i quali cerco di capire quale sia il più plausibile.
Il primo interpreta la sofferenza come un punto di vista soggettivo degli individui e delle specie: la sofferenza della preda è condizione di soddisfazione e di sopravvivenza per il predatore. Questo implica la necessità di andare oltre il provincialismo antropocentrico e di ammettere che la sofferenza degli esseri umani non implica alcuna imperfezione nell'universo.
La seconda spiegazione parte dal fatto che la sofferenza è un dato veramente universale che coinvolge tutti gli esseri senzienti. E questo implica un qualche limite di fondo nella struttura dell'essere.
4) Cos'è per lei la morte?
Un evento biologico assolutamente necessario (non solo inevitabile) nell'ordine naturale e una condizione che accompagna gli esseri umani in ogni istante della loro vita. In questo caso è più corretto definirla mortalità, vale a dire l'identità di un ente consapevole della propria finitudine.
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
Comprendere la struttura del mondo, e questo è il senso del mio lavoro. Evitare di moltiplicare il dolore, e questo è il senso dei miei rapporti personali e delle mie scelte etiche (come il vegetarianismo). Sorridere alla luce, e questo è il senso della mia vita.
6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
No, non credo. A meno che con questa espressione non si intende dire che ciascuno cerca di trovare e dare un significato a ciò che fa.
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un'epoca dove l'individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Penso che come tutti i grandi fenomeni culturali e antropologici anche l'individualismo abbia un significato almeno duplice. Esso è infatti una garanzia di autonomia e di libertà per ciascuno di noi. E la libertà è elemento essenziale di una vita soddisfacente.
L'individualismo può però anche diventare una condizione di anomia sociale, di perseguimento degli scopi più abietti - soprattutto economici - come se non si dovesse morire mai, di distruzione dei legami nei quali la vita del singolo prende significato. La complessità della vita umana credo consista anche nella difficoltà di trovare un equilibrio sempre provvisorio tra queste opposte tendenze e situazioni.
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
Cominciando ad ammettere che non sono degli assoluti ma delle prospettive. Sono dei punti di vista che mutano nella vita individuale e storica, negli stili di vita come nello sviluppo delle civiltà. Credo che sia necessario andare “al di là del bene e del male” per comprendere la necessità che intride le cose.
9) L'uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall'ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
La filosofia.
10) Qual è per lei il senso della vita?
Cercare di essere felice, vale a dire - ancora - la filosofia.
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