... ritengo fondamentale tenere in considerazione che la realtà materiale non sia altro che una manifestazione energetica di piani dell’esistenza che risultano invisibili alla comune percezione. Se si vuole andare veramente a fondo nella propria conoscenza, occorre tenere a mente che è sul piano della manipolazione dell’energia che effettivamente avvengono i veri giochi dietro le quinte, sia riguardo i condizionamenti negativi subiti dall’umanità, sia riguardo quelli positivi. A questo livello di discussione però i resoconti sui rettiliani non risultano poi così stravaganti. Tanto più che si ritrovano anche in molte interpretazioni di altri studiosi della cospirazione globale del tutto indipendenti tra loro, come è vero anche che serpenti, draghi e gargolle rettiloidi rappresentano una costante nei racconti tradizionali e mitologici di molti popoli, come vengono citati anche nelle relazioni delle sedute ipnotiche che l’esimio professor Corrado Malanga ho condotto per decine di anni sulle migliaia di vittime dei rapimenti alieni, i cosiddetti addotti.
Ma pure l’altro aspetto balzano delle conclusioni di Icke, quello di dover amare i propri manipolatori, non è così peregrino. Ed è soprattutto qui che volevo arrivare, dal momento che sempre più persone in questo momento stanno accorgendosi di quanto esteso sia il grado del malaffare politico e della profonda manipolazione mediatica in atto. E’ comprensibile che il livello del risentimento e della disperazione collettiva crescano ogni giorno di più. Non per questo tuttavia ritengo condivisibile questo tipo di reazione. Ci terrei dunque a sottolineare quanto sia invece opportuno una risposta diversa dalla reazione comune della gente e quindi è il caso esporre meglio le ragioni che sono alla base dello strano invito di Icke.
Ci sono due ordini di motivi e così concludo per ora il discorso. Il primo è che queste strane entità rettiliane dominano il pianeta attraverso il pieno controllo, per non dire la totale possessione, delle persone che occupano i vertici piramidali delle strutture di potere. Con questo intendo dire che queste persone sono in realtà delle vittime e umanamente sono degli esseri distrutti, malati, profondamente corrotti. Impossessati, appunto. Le entità che li posseggono provengono da un’evoluzione genetica diversa dalla nostra. Perciò seguono coerentemente dei modelli di comportamento che non hanno niente a che vedere con i nostri. In questo senso non è proprio corretto attribuirgli tutta quella cattiveria, malvagità, crudeltà di cui li accusiamo quando parliamo di loro, come se questo comportamento fosse fine a se stesso.
Ma pure l’altro aspetto balzano delle conclusioni di Icke, quello di dover amare i propri manipolatori, non è così peregrino. Ed è soprattutto qui che volevo arrivare, dal momento che sempre più persone in questo momento stanno accorgendosi di quanto esteso sia il grado del malaffare politico e della profonda manipolazione mediatica in atto. E’ comprensibile che il livello del risentimento e della disperazione collettiva crescano ogni giorno di più. Non per questo tuttavia ritengo condivisibile questo tipo di reazione. Ci terrei dunque a sottolineare quanto sia invece opportuno una risposta diversa dalla reazione comune della gente e quindi è il caso esporre meglio le ragioni che sono alla base dello strano invito di Icke.
Ci sono due ordini di motivi e così concludo per ora il discorso. Il primo è che queste strane entità rettiliane dominano il pianeta attraverso il pieno controllo, per non dire la totale possessione, delle persone che occupano i vertici piramidali delle strutture di potere. Con questo intendo dire che queste persone sono in realtà delle vittime e umanamente sono degli esseri distrutti, malati, profondamente corrotti. Impossessati, appunto. Le entità che li posseggono provengono da un’evoluzione genetica diversa dalla nostra. Perciò seguono coerentemente dei modelli di comportamento che non hanno niente a che vedere con i nostri. In questo senso non è proprio corretto attribuirgli tutta quella cattiveria, malvagità, crudeltà di cui li accusiamo quando parliamo di loro, come se questo comportamento fosse fine a se stesso.