«Corollario: se si esce dall’esclusivo club euro si finisce come il Nord Africa».
Qui non c’è di mezzo solo il classico auto-razzismo degli italiani, sostiene Martini in un intervento su “Il-main-stream”, ripreso da “Come DonChisciotte”.
«Qui gioca un ruolo la mancata consapevolezza dell’incredibile divario che separa i paesi ricchi da quelli poveri».
Prendiamo il Marocco: secondo dati ufficiali Fmi aggiornati al 2012, il reddito nazionale lordo del Marocco è di 97 miliardi e mezzo di dollari, mentre quello italiano assomma a 2.014 miliardi. «Avete letto bene: il Pil marocchino è meno di un ventesimo di quello italiano. E non pesa qui il divario di popolazione, visto che i residenti in Marocco sono grosso modo i 3/5 di quelli in Italia (38 milioni contro 59)».
E l’Egitto? Inserire questo paese nel novero di quelli “che crescono” sembra davvero improprio, visto l’attuale caos politico-economico. «In ogni caso, il Pil egiziano nel 2012 era di 256 miliardi di dollari: grossomodo un decimo del Regno Unito, e un ottavo dell’Italia – con una popolazione che, secondo stime recenti, supera i 90 milioni».
Il divario resta abissale, continua Martini, non solo tra le due sponde del Mediterraneo
E l’Egitto? Inserire questo paese nel novero di quelli “che crescono” sembra davvero improprio, visto l’attuale caos politico-economico. «In ogni caso, il Pil egiziano nel 2012 era di 256 miliardi di dollari: grossomodo un decimo del Regno Unito, e un ottavo dell’Italia – con una popolazione che, secondo stime recenti, supera i 90 milioni».
Il divario resta abissale, continua Martini, non solo tra le due sponde del Mediterraneo
- La Francia, con 65 milioni di abitanti, gode di un reddito pari a 2.600 miliardi di dollari, mentre l’intera area ex-sovietica, comprensiva di tutte le repubbliche, incluse quelle del Baltico, ha un Pil complessivo di appena 2.550 miliardi, pur contando più di 270 milioni di abitanti.
- Si parla molto, per ragioni diverse, di due rampantissimi paesi emergenti, Turchia e Iran – quest’ultimo potenza petrolifera, e presto nucleare. «Ebbene, questi due paesi, la cui popolazione complessiva supera i 155 milioni, hanno in due un Pil non superiore ai 1.300 miliardi, non distante da quello dei paesi del Benelux (1.270 e spiccioli; però questi di abitanti ne hanno 28 milioni)».
- E i vituperati Piigs (più Cipro e Malta) insieme fanno 130 milioni di residenti, ma – nonostante tutto – ancora oggi presentano un Pil complessivo che supera i 4.000 miliardi di dollari. Cifra di poco inferiore (4.100) a quella di cui gode l’insieme dei paesi del continente sudamericano, dalla Colombia all’Uruguay. Sia tra i Piigs che tra i sudamericani, metà del reddito è detenuta da un singolo paese: da noi l’Italia, da loro il Brasile. Eppure, il Sudamerica ha più di 360 milioni di abitanti.
- Infine, i due confronti più impressionanti: se si somma il totale dei redditi complessivi dei paesi dell’Africa nera – escludendo quindi l’intero Nordafrica arabo – si arriva a poco più di mille miliardi di dollari, esattamente 1.030: cifra che equivale alla somma dei Pil di Norvegia e Svezia. Solo che, mentre i due paesi scandinavi contano appena 13 milioni di residenti, le stime degli abitanti dell’Africa nera variano tra i 700 e gli 800 milioni. «E questo – sottolinea Martini – nonostante la “potenza emergente” rappresentata dal Sudafrica, o una potenza petrolifera come la Nigeria».
- Ma il gran finale lo riserva la Germania: insieme alla Svizzera e all’Austria (totale popolazione: 97,5 milioni) il reddito dei paesi germanofoni supera la somma dei Pil di India, Indonesia, Thailandia, Malesia, Singapore, Filippine, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Vietnam, Laos, Bhutan e Cambogia, cioè tutta l’Asia meridionale e sud-orientale. Le cifre: 4.620 miliardi, contro una cifra compresa tra i 4.550 e i 4.600. «Giova ricordare che i paesi sopra considerati rappresentano un terzo della popolazione mondiale», vale a dire quasi due miliardi e mezzo di persone.
Non ci credete? Vi invito a verificare, calcolatrice alla mano. E non ho nemmeno contato il Regno Unito...
«In buona sostanza, se restiamo attaccati ai dati – conclude Martini – Floris e Scalfari ci hanno detto che, uscendo dall’euro, perderemmo il 95% del nostro peso economico», fino a “finire come il Marocco”, o tuttalpiù l’88% (cioè diventando come l’Egitto). «Affermazioni enormi, paragonabili a quelle di un medico che asserisca che trascurare l’acne porta inevitabilmente al cancro alla pelle». Vere e proprie assurdità, riconosciute però come tali «solo da chi ha una minima cognizione di geografia economica: chi ce l’ha sa che l’Italia, come del resto gli altri paesi europei di grandi dimensioni, è un vero gigante economico; un gigante che non ha avuto bisogno dell’euro per formarsi, e che non scomparirebbe tornando alla propria valuta». Naturalmente, «si può comunque continuare ad affermare che fuori dall’euro conteremmo quanto le Tuvalu». Questa, chiosa Martini, è una tipica profezia che si auto-avvera: «Alla lunga, rimanendo nella moneta unica, potremmo davvero perdere quote di reddito e di ricchezza tali da farci escludere dal novero dei paesi ricchi».
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