fonte: Alle farfalle, non piace dominare...
Non c'è pericolo che mi stanchi di trattare questo
argomento.
Tutti giocano a fare i potenti. Tutti vogliono "essere"potenti". Ma nessuno, generalmente, possiede più che una vaga e nebulosa idea, su ciò che questo veramente significhi...
Essere "famosi", avere "successo"....parole talismaniche, oppurtunamente trattate per le masse, dagli ingegneri e gli architetti oscuri del pensiero, per tappare un buco in fondo al cuore dell'individuo. Quel buco, quella carenza di ego, che non gli permette mai di sentirsi ancorato a terra, centrato.
Tutti giocano a fare i potenti. Tutti vogliono "essere"potenti". Ma nessuno, generalmente, possiede più che una vaga e nebulosa idea, su ciò che questo veramente significhi...
Essere "famosi", avere "successo"....parole talismaniche, oppurtunamente trattate per le masse, dagli ingegneri e gli architetti oscuri del pensiero, per tappare un buco in fondo al cuore dell'individuo. Quel buco, quella carenza di ego, che non gli permette mai di sentirsi ancorato a terra, centrato.
A ben riflettere, cosa significa, veramente, essere
potenti? In realtà, non c'è niente di male a sentirsi tali. Ma come in ogni
campo, è il "come", a fare puntualmente la differenza...
Lo specchietto per allodole del "potere", non indica infatti in alcun modo la maturazione di un sano rapporto mentale, spirituale, emozionale e fisico, con se stessi. Non ci viene insegnato che il primo potere, è quella sensazione meravigliosa che proviamo allorché ci sentiamo i padroni delle nostre, solo delle nostre, preziose esistenze.
Il miraggio indistinto di un "potere" che invece si esercita sugli altri, malgrado gli altri, a discapito di altri, poggiando sulle loro spalle per sentirci a loro superiori, il feticcio che sostituisce nell'educazione ricevuta la ricerca individuale del divino Sé, è quello che oggi, a reti e case editrici unificate, offre il mercato...
Lo specchietto per allodole del "potere", non indica infatti in alcun modo la maturazione di un sano rapporto mentale, spirituale, emozionale e fisico, con se stessi. Non ci viene insegnato che il primo potere, è quella sensazione meravigliosa che proviamo allorché ci sentiamo i padroni delle nostre, solo delle nostre, preziose esistenze.
Il miraggio indistinto di un "potere" che invece si esercita sugli altri, malgrado gli altri, a discapito di altri, poggiando sulle loro spalle per sentirci a loro superiori, il feticcio che sostituisce nell'educazione ricevuta la ricerca individuale del divino Sé, è quello che oggi, a reti e case editrici unificate, offre il mercato...
In questo mondo, è ormai inveterata abitudine curare una
pianta dalle foglie; non dalle radici. Ma così, non se ne può uscire. Il
problema, è che l'umanità è ancora schiava di una percezione di sè, e della
realtà, tanto perfettamente distorta da sembrare perfettamente "normale".
Una forma mentis, per così dire, che la vuole basare il proprio equilibrio su
rapporti disfunzionali di prevaricazione sugli altri e su ogni ente che la
circonda e con il quale entra in rapporto; invece che su conoscenza,
rispetto, solidarietà e collaborazione. La vittima e il carnefice, la
preda e il predatore; il parassita e l'ospite. La dobbiamo fare finita, una
buona volta di lasciarci guidare da impulsi inconsci alla ricerca di un
equilibrio perennemente dipendente e de-centrato.
In altre parole il potere, quello vero, deriva e non può
essere altrimenti, da una sorgente interiore all'individuo. PUNTO.
Che gli studi di una persona lo conducano lungo sentieri razionali, logici, mistici, magici o di qualsiasi altro tipo, fatto sta che è da "dentro", dal conoscere, ricordare o scoprire una ricchezza che è nelle profondità dell'individuo, e non nello sguardo di consenso o di ammirazione o di paura di qualcun altro...la vera fonte del potere di una persona...
Che gli studi di una persona lo conducano lungo sentieri razionali, logici, mistici, magici o di qualsiasi altro tipo, fatto sta che è da "dentro", dal conoscere, ricordare o scoprire una ricchezza che è nelle profondità dell'individuo, e non nello sguardo di consenso o di ammirazione o di paura di qualcun altro...la vera fonte del potere di una persona...
Mi spiego meglio. Non è il potere del pittore che
realizza attraverso la tela ciò che appare nello specchio della propria anima,
ciò che ha in mente la persona "media", il mediocre, la "pecora
da armento", allorché si perde in sogni preconfezionati di potere e gloria
personali. Non fantastica di attingere alle profondità del proprio essere, a
diventare il proprio Cristo, o il proprio Buddha, il proprio "sé
superiore", il proprio "daimon", o il proprio "qualsiasi
cosa valga la pena perseguire l'intento di diventare".
E neppure certo il sovrano del proprio regno interiore, il "Divino" nel proprio cerchio, sogna nei sui vagheggiamenti, il "tiepido" di spirito.
E neppure certo il sovrano del proprio regno interiore, il "Divino" nel proprio cerchio, sogna nei sui vagheggiamenti, il "tiepido" di spirito.
Nella sua mente ottenebrata e confusa, perennemente, dai
pensieri, i giudizi e le passioni di altri, una mente il cui cervello si
illumina sempre degli stessi, ripetitivi e stagnanti, percorsi neuronici
preconfezionati, è un organo dell'anima dal quale è stato bandita ogni sana
spinta evoluzionistica individuale. Egli, il mediocre orgoglioso della
propria avversione per la vita vera, scimmiotta le movenze e i sorrisi di
burattini politici e personaggi famosi del momento. Imita. Imita come può.
Povero Platone, quanto giusto aveva visto in questo senso!
Vuole diventare un vip, oppure una qualsiasi altra fuga dall'angoscia di essere separato, scisso individuo, il burattino. E non un "se stesso" al massimo delle proprie capacità di espansione. E per la pace dei più funambolici acrobati del pensiero collettivista, la ragione principale di questo degenero....è semplicemente che questa è per loro la strada più facile da percorrere.
Vuole diventare un vip, oppure una qualsiasi altra fuga dall'angoscia di essere separato, scisso individuo, il burattino. E non un "se stesso" al massimo delle proprie capacità di espansione. E per la pace dei più funambolici acrobati del pensiero collettivista, la ragione principale di questo degenero....è semplicemente che questa è per loro la strada più facile da percorrere.
Viviamo in un'epoca strana. Strana, e che sta trapassando
impercettibilmente, giorno dopo giorno,in un'altra più evoluta. E' in atto una
sorta di "upgrade", tra l'Universo e la psiche umana, a livello tanto
individuale quanto colletivo. Tra Macrocosmo e microcosmo....concetti, se così
li si può chiamare, che l'idiota materialismo che ci compenetra e
condiziona da millenni, non ci permette, astutamente, di decodificare
minimamente...
E di certo un aggiornamento e un serio cambiamento di
parametri per giudicare l'esistenza è più che necessario, se non vogliamo
finire come civiltà. Se non vogliamo lasciare il passo, definitivamente, a una
"normalità" fatta di depressi sorridenti pronti ad obbedire ad ogni
ordine, e a sopprimere come il massimo dei piaceri ogni sentimento e disagio a
furia di pasticchine o iniezioni.
E allora occorre riprendere in mano tutto quello che
fin'oggi abbiamo semplicemente trattato per ovvio, normale, vero.
Non fa certo eccezione la percezione del "potere"
che si è sedimentata, ormai, sui fondali della coscienza collettiva. E' una
questione di tremenda importanza, non un vezzo. Che lo si subisca a livello di
reazioni sub-consce, o che se ne faccia coscientemente il cruccio principale
delle proprie giornate, una percezione come quella che collettivamente patiamo
del "potere", se mai messa seriamente in discussione, può veramente
tradursi come uno dei principali interpreti della rovina della nostra civiltà.
E allora: "Che cos'è,questo potere che perseguiamo?"....Ma
soprattutto: "Perchè le gente insegue continuamente QUESTO tipo di potere,
e non altri?". E' quello infatti che io chiamo "il potere
estorsivo", il potere ottenuto "per mani di altri", attraverso
gli altri e malgrado gli altri.
Stare su un palco e ricevere applausi per la propria
bella canzone, per il cantante, è certo una nobile e legittima aspirazione.
Anche farci un sacco di soldi, è per me perfettamente spirituale. Non è questo
il punto.
Il punto è che troppa, troppa gente è interessata unicamente a ricevere plauso e ammirazione e ricchezza, indipendentemente e totalmente a prescindere, anzi spesso in contrapposizione, rispetto al proprio contributo espressivo ed artistico all'Umanità.
Il punto è che troppa, troppa gente è interessata unicamente a ricevere plauso e ammirazione e ricchezza, indipendentemente e totalmente a prescindere, anzi spesso in contrapposizione, rispetto al proprio contributo espressivo ed artistico all'Umanità.
Essere "famosi", come essere
"potenti", si traduce oggi puntualmente con qualcosa che è una
vergogna per la dignità e la reale potenza dell'uomo. "Si" vuole
"il potere per il potere", il "successo per il successo";
non certo il sano riconscimento o l'incentivo e la soddisfazione di un ritorno
economico per i propri sforzi; per la propria arte. Infatti, che diavolo di
arte pensate mai persegua, la maggior parte delle persone che seguono il
pifferaio magico?
Vi pare che i più siano costantemente avvinti, interiormente, dall'angoscia per il non sapere tradurre in realtà e "carne", quello che si agita sui fondali della loro anima? Ma non fatemi ridere, per favore!!!!:-)
Vi pare che i più siano costantemente avvinti, interiormente, dall'angoscia per il non sapere tradurre in realtà e "carne", quello che si agita sui fondali della loro anima? Ma non fatemi ridere, per favore!!!!:-)
Uno status non significa niente, preso di per sé. Ma per
il mediocre, invece, sì. Chi raggiunge una posizione elevata per proprio
merito, in qualsiasi campo giochi la sua partita, si merita certo tutto il
riconoscimento, l'ammirazione, e la ricchezza, certo anche materiale,
economica, per la sua impresa.
Ma i personaggi che abbondano in questa società di fumo e
maschere, non cercano affatto un incentivo o il tributo e riconoscimento
legittimo, per un lavoro ben fatto. Piuttosto, scimmiottano, perfettamente
ignoranti e tronfi della propria "attitudine avversa al pensiero",
l'ideale più squallido e conformista di un potere, di un successo, non meritati
e assolutamente di facciata, inconsistenti.
Mi viene in mente Ayn Ran,d che contrapponeva l'uomo
"creativo", produttivo, individualista e "vero",
all'onnipervasivo "parassita". Ecco, credo potrebbero appellarsi come
"parassiti" tutte quelle forme di vita a due gambe, che pullulano
nella nostra società, alle spalle e ai danni di ogni creativo ancora rimasto in
circolazione; personaggi, più che persone, che inseguono una posizione, uno
status, una vetta, fregandosene "alla grande" di portare un
contributo a questo mondo, ovvero di portare ad espressione la propria anima.
Potere, in senso sano e pienamente umano, è qualcosa che
non oso provare a definire in un singolo post. Troppo vasto l'universo dei
meravigliosi significati. Ma certamente, intanto, si tratta di qualcosa che ha
a che fare con il potere dell'individuo SULLA e PER LA sua stessa vita. Nessuno
può essere felice della propria vita, se non può esprimere la sua propria volontà
diventandone l'architetto. Non così funziona per il mediocre, che non avendo
nulla da esprimere, scimmiotta, imita; ma nulla crea. Nulla produce. Di sicuro
è portato ad ammirare il potere, l'uomo scimmia. Ma che tipo di potere?
Il potere parassitario che si esercita sugli altri e
malgrado gli altri. L'idea, trasformata "ai piani alti" abilmente in
ideologia, di poter raggiungere stabilità e felicità, semplicemente
guardare gli altri dall'alto in basso.
Ma questo è l'ideale adatto a chi si sente impotente; non
certamente qualcosa che possa affascinare chi è in cerca di vero ( interiore e
proprio ) potere.
Mi spiego meglio. Solo un narcisista, uno psicopatico,
uno dei tanti insetti malati di complessi di superiorità, metterebbe la sua
vita in mano al sogno di essere servito e riverito. PUNTO. Solo chi si
sente mortalmente impotente, il sadomasochista che "schiaccia i gatti
quando è al volante di un automobile, per mandarli a far compagnia alla sua
anima dimenticata", può provare piacere da una cosa tanto priva di virtù,
quanto uno status e una posizione ottenuti non per merito o per riconoscimento,
bensì "a prescindere da ogni perché" che non sia l'illusione di far
compagnia agli dei.
L'idea di potere deve essere riveduta e discussa da
genuini, veri, autentici esseri umani. L'idea di "potere", come una
sacco di altre idee, delle quali purtoppo la maggior parte delle persone, oggi,
non si fa ancora minimamente carico.
Chi ha seguito il mio ragionamento fino a questo punto,
avrà compreso alla perfezione che non inneggio affatto al caos nel rapporto
dell'uomo con se stesso, gli altri, il mondo. Ma qualcosa deve pur essere
decostruito, qualcosa deve pur essere lasciato da parte, e qualcosa deve pur
essere bandito, se non vogliamo proseguire verso le medesime derive che hanno
portato alla fine di civiltà ben più auto-consapevoli della nostra.
La mia, per chi ha compreso, non è affatto una critica di
parte, faziosa, ideologia. Allo stesso modo, non è il grande statista, che
merita il suo potere personale, il riconoscimento e il suo successo, il mio
bersaglio polemico; bensì lo scaltro, astuto, totalmente privo di scrupoli
politicante, che persegue il sogno guardare gli altri dall'alto in basso, di
vivere "di loro" e occupare posizioni privilegiate "alla
faccia" di ogni merito; e di ordinare a tutti cosa fare, e cosa non
fare, per compensare l'assoluta mancanza di padronanza di se stesso.
Non è il grande cantante, a preoccuparmi quale esempio
per le nuove generazioni. Un grande interprete, può solo regalare grandi
aspirazioni e sogni, e merita tutto quello che di bello e confortevole pertenga
alla sua personale idea di potere e successo. Il fatto, è che invece sono dei perfetti
idioti, privi di qualsiasi dote canora e incapaci di buttare giù due righe in
rima, a finire per fungere OGGI da esempio a generazioni via via più
inconsapevoli di se stesse e senza capirlo disperate.
E gli esempi e le distinzioni potrebbero proseguire a non
finire.
Uno dei fraintendimenti peggiori di questo mondo, è che
chi insegue e detiene il potere "sugli altri", il potere fine a se
stesso, sia dotato di una "forte personalità", di un robusto ego.
Niente di più lontano dalla verità.
Chi guarda alla via sempre e solo come a una scala,
ha sempre l'obbligo di chinare la testa verso qualcuno più in alto, mentre
esige la genoflessione di quelli sotto di lui. Il suo sguardo, a saperlo
decodificare, presenta così sempre qualcosa di "perso", di vuoto, di
vacuo, dietro la maschera e le tonanti affermazioni. Il "potente",
allorché di potenza, si parli, che derivi unicamente dall'energia estorta per
via di truffa o paura agli altri, è in realtà un punto interrogativo a se
stesso. Una persona dotata di un ego forte e salubre, non riuscirebbe mai
a trarre soddisfazione da quel continuo gioco di specchi e paragoni, con il
quale il primo coltiva l'illusione di sentirsi vivo "per via di
altri"...
Ma la questione del vero potere, della vera potenza , è
naturalmente troppo vasta per poter essere adeguatamente trattata in un post.
Comunque, a mio avviso vi sono concetti chiave, evocativi sul piano
dell'immaginazione, e capaci di fornire spunti di meditazione per una
riflessione privata da parte di chiunque ne abbia la volontà. Ad esempio, la
questione del potere individuale si lega a doppio filo con concetti come
"arte", "espressione", "manifestazione". La
metafora della crisalide che lotta per diventare farfalla calza a
pennello.
Più in generale, bisogna riconoscere che siamo immersi in una cultura di morte, prima di vaneggiare frettolosamente su cosa significhi al parola "esistenza". E abbiamo un terribile bisogno di destarci, perché questo mondo ha uno spasmodico bisogno di persone dotate di vero potere personale, realmente capaci e primariamente mosse dalla vocazione di esprimere loro stesse, in ogni campo della vita umana. Non è solo una questione di spiritualità. Non si tratta solo di spiritualità, perlomeno, per come generalmente si allude al termine.
Più in generale, bisogna riconoscere che siamo immersi in una cultura di morte, prima di vaneggiare frettolosamente su cosa significhi al parola "esistenza". E abbiamo un terribile bisogno di destarci, perché questo mondo ha uno spasmodico bisogno di persone dotate di vero potere personale, realmente capaci e primariamente mosse dalla vocazione di esprimere loro stesse, in ogni campo della vita umana. Non è solo una questione di spiritualità. Non si tratta solo di spiritualità, perlomeno, per come generalmente si allude al termine.
In realtà, perseguire una via spirituale significa
innanzitutto radicarsi a terra, alla Madre Terra, e perciò quando parlo di
gente capace di esprimere potere personale, mi riferisco tanto al meditabondo
ricercatore di verità metafisiche celesti, quanto al vero imprenditore, al vero
statista, al vero politico, al vero storico, al vero FILOSOFO: al vero
artista, seppellito dentro molti di voi, in attesa di fiorire e dire la sua al
mondo.
Il potere, quello vero, ha tutto a che fare con la
libertà di pensare con la propria testa, di discriminare con il proprio
giudizio. Di imparare ad amare se stessi, e gli altri, in maniera che non si
dia più spazio e possibilità, all'istaurarsi di rapporti parassitari e
debilitanti. Tanto in "amicizia", quanto in "amore", quanto
in politica, in economia, sul lavoro etc.etc.
Il potere personale, quello vero, ha tutto a che fare con
la realizzazione economica, il successo e il riconoscimento da parte degli
altri, di tutti coloro che possiedono idee creative proprie e il coraggio di
portarle avanti ad ogni costo. Non è questione di ritirarsi in preghiera su un
monte. Ma la fonte di tutto, è e resta qualcosa di INTERIORE, una fonte
interiore che invano, i confusi e i parassiti cercano negli altri. Una fonte,
che per così dire possediamo personalmente e indelegabilmente, e che portata ad
espressione ci consente al contempo di cambiare in meglio il mondo...
Immersi ad oggi in una realtà che, dietro i vari
specchietti per le allodole, si pone quale principale obiettivo sedare e
sopprimere le spinte propulsive spirituali individuali CREATIVE, ad ogni
livello ( intellettuale, spirituale, politico, economico e così via ), ci viene
invece data in pasto l'illusione irrazionale che la parola "potere"
si traduca puntualmente e UNICAMENTE per come il parassita tipo riesce a
percepire il proprio sogno di esistenza. Me nessuna parola, nessun significato,
va demonizzato a questo mondo. Meno che mai, la parola "potere".
Potere non deve tradursi nella folle , decentrata corsa dell'uomo che cerca di "compensare" con gli altri, mentre fugge e stesso. Ma è appunto quello che continua ad accadere di questi tempi. Una concezione parassitaria. Più che una traccia una prova, di quella che è la mentalità dominante oggi tra le sfere alte; tra coloro che patiscono la dipendenza dal premere bottoni, bottoni che condizionano ad ogni istante le condotte e i destini di innumerevoli altri, annaspando nel tentativo di dare un senso, pur psicopatico, alla propria vita.
Potere non deve tradursi nella folle , decentrata corsa dell'uomo che cerca di "compensare" con gli altri, mentre fugge e stesso. Ma è appunto quello che continua ad accadere di questi tempi. Una concezione parassitaria. Più che una traccia una prova, di quella che è la mentalità dominante oggi tra le sfere alte; tra coloro che patiscono la dipendenza dal premere bottoni, bottoni che condizionano ad ogni istante le condotte e i destini di innumerevoli altri, annaspando nel tentativo di dare un senso, pur psicopatico, alla propria vita.
Ma un mondo migliore, necessita di una visione più
nobile, creativa e soprattutto indipendente, di ciò che PUO' ancora significare
la parola "potere". Una visione che da qualche parte, dentro di noi,
state pure certi ESISTE.
Una abbraccio controcorrente
Da
David The Hurricane Di Bella
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