Che luoghi tristi le librerie, piene di polvere e di libri che non saranno mai letti. A che scopo continuare a produrre nuovi romanzi quando a stento si leggono i fogli delle offerte ai supermercati? Fermatevi, branco di pennivendoli. Se conosceste davvero tutto ciò che già si è scritto, la smettereste di pubblicizzare la vostra “nuova fatica”.
E voi, asseriti divoratori di carta, smettetela di entrare in libreria con quell’area intellettualoide in cerca di figa d’autore. Non è certo lì che la troverete.
“Uh, vedo che stai leggendo ‘Tredici storie per tredici epitaffi’ di Vollmann…è un libro pazzesco, l’ho finito di leggere proprio l’altro ieri! Non ti anticipo nulla ma ti consiglio vivamente di acquistarlo. La parte sulla riflessione della morte della prostituta è la mia preferita. Io sono indeciso se acquistare ‘Il volo del calabrone’ di Follett o ‘Il birraio di Preston’ di Camilleri. Su questo comodo divanetto mi sono divorato il primo capitolo del birraio, ti confido che presto si aggiungerà anche questo alla mia nutrita libreria! Che ne dici, ti andrebbe di vederla? Ho anche la prima versione di ‘Pasque di sangue’ di Toaff, praticamente introvabile!”
“Sei un tipo interessante e divertente, sì ci sto! Però prima scopiamo?”
Lui si alza con la faccia schifata e se ne va.
E i critici letterari? Oddio, ma chi l’ha inventato questo lavoro? Chi non scrive libri non dovrebbe arrogarsi il diritto di recensire e mettere le stelline prezzolate ai lavori degli altri. E poi, non vi siete mai chiesti come diavolo facciano a recensire quotidianamente almeno un nuovo libro? Pensate davvero che passino accaventiquattro delle loro giornate infognati a leccarsi la parola scritta una ad una? (Avvicinatevi, vi svelo il segreto: c’è un preciso accordo mondiale tra tutte le case editrici e gli autori secondo il quale alle pagg.56 e 57 di qualunque romanzo bisogna inserire con precisione il filo della narrazione, il modus scrivendi, i protagonisti principali e un sotteso finale. Che storia, eh?).
“Hai letto ‘La casta’ di Rizzo&Stella?”
“Certo, chi non l’ha letto. Un’indagine giornalistica seria e puntuale che smaschera alcuni dei più odiosi ed inaccettabili malcostumi italiani: gli sprechi e i priviliegi ingiustificati della politica italiana”
“Già. Forte l’incipit, quando cita proprio la tua città, Taranto”
“Davvero??”.
Ipocriti. Siate almeno onesti quando vi chiedono se hai letto questo o quell’altro libro: Sam Riley di On the Road non può pararvi sempre il culo.
Dicevo, che luoghi orrendi i bookshop: libri divisi meticolosamente per i più disparati generi, abbiamo accettato una subdola forma di razzismo e abbiamo smarrito per sempre l’ebbrezza di poter trovare un porno giapponese tra i libri di fiabe musicali per bambini.
E poi chi ci lavora all’interno, ridicoli: ragazze inespressive che battono cassa e ti chiedono roboticamente se hai la tessera di fidelizzazione e giovani dalla capigliatura incomprensibile e dalla faccetta onnisciente (“Mi scusi, dove posso trovare l’ultimo di Banana Yoshimoto, oltre che a casa sua?”. Non rinuncio mai a chiederglielo) che aprono e chiudono scatoli di libri secondo un’alchimia massonica.
Quindi, miei cari librai, se fossi io a governarvi provvederei a chiudere d’imperio tutte le vostre miserevoli attività, sostituendole con tanti smartshop. Fumo eccentrico e tisane psichedeliche, dopo i primi tiri sai le storie gratuite ed incredibili che escono. E che non troverete scritte in nessun libro.
D’altronde, come credete che Stephen King continui a sfornare i suoi capolavori?
Ps: Qualora non l’aveste capito, mi sono appena aperto una libreria.
fonte
E voi, asseriti divoratori di carta, smettetela di entrare in libreria con quell’area intellettualoide in cerca di figa d’autore. Non è certo lì che la troverete.
“Uh, vedo che stai leggendo ‘Tredici storie per tredici epitaffi’ di Vollmann…è un libro pazzesco, l’ho finito di leggere proprio l’altro ieri! Non ti anticipo nulla ma ti consiglio vivamente di acquistarlo. La parte sulla riflessione della morte della prostituta è la mia preferita. Io sono indeciso se acquistare ‘Il volo del calabrone’ di Follett o ‘Il birraio di Preston’ di Camilleri. Su questo comodo divanetto mi sono divorato il primo capitolo del birraio, ti confido che presto si aggiungerà anche questo alla mia nutrita libreria! Che ne dici, ti andrebbe di vederla? Ho anche la prima versione di ‘Pasque di sangue’ di Toaff, praticamente introvabile!”
“Sei un tipo interessante e divertente, sì ci sto! Però prima scopiamo?”
Lui si alza con la faccia schifata e se ne va.
E i critici letterari? Oddio, ma chi l’ha inventato questo lavoro? Chi non scrive libri non dovrebbe arrogarsi il diritto di recensire e mettere le stelline prezzolate ai lavori degli altri. E poi, non vi siete mai chiesti come diavolo facciano a recensire quotidianamente almeno un nuovo libro? Pensate davvero che passino accaventiquattro delle loro giornate infognati a leccarsi la parola scritta una ad una? (Avvicinatevi, vi svelo il segreto: c’è un preciso accordo mondiale tra tutte le case editrici e gli autori secondo il quale alle pagg.56 e 57 di qualunque romanzo bisogna inserire con precisione il filo della narrazione, il modus scrivendi, i protagonisti principali e un sotteso finale. Che storia, eh?).
“Hai letto ‘La casta’ di Rizzo&Stella?”
“Certo, chi non l’ha letto. Un’indagine giornalistica seria e puntuale che smaschera alcuni dei più odiosi ed inaccettabili malcostumi italiani: gli sprechi e i priviliegi ingiustificati della politica italiana”
“Già. Forte l’incipit, quando cita proprio la tua città, Taranto”
“Davvero??”.
Ipocriti. Siate almeno onesti quando vi chiedono se hai letto questo o quell’altro libro: Sam Riley di On the Road non può pararvi sempre il culo.
Dicevo, che luoghi orrendi i bookshop: libri divisi meticolosamente per i più disparati generi, abbiamo accettato una subdola forma di razzismo e abbiamo smarrito per sempre l’ebbrezza di poter trovare un porno giapponese tra i libri di fiabe musicali per bambini.
E poi chi ci lavora all’interno, ridicoli: ragazze inespressive che battono cassa e ti chiedono roboticamente se hai la tessera di fidelizzazione e giovani dalla capigliatura incomprensibile e dalla faccetta onnisciente (“Mi scusi, dove posso trovare l’ultimo di Banana Yoshimoto, oltre che a casa sua?”. Non rinuncio mai a chiederglielo) che aprono e chiudono scatoli di libri secondo un’alchimia massonica.
“Ha già fatto la fideiussione, signore?”“Come?”“Dico, per prendere questo libro se fa una fideiussione può accedere a diversi vantaggi. Potrebbe addirittura scoparmi”“Tu non sei una donna”“Che vuol dire? Il libro che sta acquistando non è un capolavoro ma questo non le impedisce di leggerlo”“Lei è un maleducato e un villanzone!”“Maleducata”“Voglio parlare con il suo responsabile. Subito”“Mi dispiace, ma questa opportunità è riservata a chi ha una tessera di fideiussione”“Si dice fidelizzazione, ignorante di una capra”“No, no. Non vorremmo mai fidelizzare un cliente che compra ‘Il castello’ di Kafka”.“Kafka è unanimamente riconosciuto un gigante della letteratura, brutto idiota”“Il castello non è neppure finito. Al massimo è un capolavoro mancato. Perché non compra qualcosa di Fabio Volo come tutti?”“Ma come diamine ha fatto ad essere assunto in una libreria? Dov’è il suo responsabile. Mi ci faccia parlare, che lo convinco a rivedere la sua posizione di lavoro”“Io ho fatto un regolare pompino per essere assunto qui. Non capisco questo suo agitarsi. Se non vuole fare la tessera di fideiussione compri qualcosa di Dan Brown. Se lo avesse fatto non staremmo qui a discutere e far perdere tempo a tutti”“A parte che sono l’unico cliente in questo negozio al momento, io voglio comprare questo libro di Kafka, e non voglio fare nessuna fideiussione, o cosa diavolo è. Non mi interessa Fabio Volo”“Mi dispiace ma ho ordini precisi di fare in modo che la cultura non rovini il nostro business.”“Questa è una libreria, diosanto!”“Infatti. I libri come quello che ha lei sono solo decorazione. Se qualcuno vuole comprarli deve fare una fideiussione. Il fideiussore si farà garante che non torni mai più nel nostro negozio”“Ma questa è una follia. Lei è pazzo”“Può darsi, ma senza fideiussione non posso lasciarle acquistare neppure un briciolo di cultura. Qui vendiamo libri, non idee”“Lei è una capra e questo posto è uno schifo. Tenga il libro, non voglio comprare nulla in questa libreria, la gente deve sapere che razza di posto è questo. Vedrete, invierò una vibrante protesta scritta al proprietario e ai giornali”“Diversamente da ‘Il castello’ di Kafka, si ricordi di terminarla, mi raccomando!”“Vaffanculo”“Buona giornata. E grazie per avermi scelto come fideiussore”.
Quindi, miei cari librai, se fossi io a governarvi provvederei a chiudere d’imperio tutte le vostre miserevoli attività, sostituendole con tanti smartshop. Fumo eccentrico e tisane psichedeliche, dopo i primi tiri sai le storie gratuite ed incredibili che escono. E che non troverete scritte in nessun libro.
D’altronde, come credete che Stephen King continui a sfornare i suoi capolavori?
Ps: Qualora non l’aveste capito, mi sono appena aperto una libreria.
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