La faccenda prosegue, le aziende chiudono, la gente consuma meno e così facendo serve di meno ... e chiudono altri ancora! Il denaro guadagnato in una vita non vale niente, i tagli si susseguono a le persone riescono ancora a pagare, i privilegi della politica sono intoccati da sempre ... abbiamo un terzo di giovani disoccupati, ospedali che tagliano servizi ai diabetici ... dove pretendiamo di andare? Eppur tutto prosegue come se nulla fosse ...
Fonte
DI MORENO PASQUINELLI
sollevazione.blogspot.it
Il momento è drammatico. Gli eurocrati non demordono. Pur di salvare l’euro, e con esso la loro dittatura, dopo che sono fallite tutte le cartucce, hanno in mente di usare l’ultima arma letale a loro disposizione: seppellire le nazioni, espropriare i popoli di ogni residua sovranità, per fondare un super-stato imperiale comandato dalla aristocrazia finanziaria e parassitaria.
I salvataggi portano sfiga a quelli che li ricevono. E' dimostrato non solo dalla Grecia, ma pure da Irlanda e Portogallo che, dopo gli "aiuti" europei, hanno conosciuto paralisi dell'economia, aumento della disoccupazione, crescita dei disavanzi e dei debiti, privati e pubblici. Quello offerto alla Spagna non farà eccezione.
Tab.1. La montagna dei debiti |
Il Primo ministro spagnolo Mariano Rajoy fa davvero pena nel suo tentativo di spiegare che non si tratta di "salvataggio". Tenta di salvare la faccia, lui che fino a l'altro ieri, con sicumera, rassicurava i mercati finanziari che la Spagna ce l'avrebbe fatta da sola a salvare le sue banche traballanti.
«Ma al di là di come lo si chiami l'ammontare di soldi che l'Ue si prepara a stanziare per la Spagna (100Mld) è superiore ai 78 miliardi del piano salva-Portogallo e ai 67 del pacchetto salva-Irlanda. Solo la Grecia ha avuto prestiti più consistenti (247 miliardi in due distinti salvataggi, quello concordato a maggio 2010 e quello resosi necessario a febbraio 2012». [1]
Se l'Unione europea, con il consenso del G7, ha accettato di sborsare cento miliardi la ragione è semplice, non ci sono soldi nelle casse di Madrid, né quest'ultima poteva fare affidamento sull'emissione di nuovi titoli pubblici, visto che eventuali acquirenti esigono rendimenti (interessi) oramai superiori al 7%.
Il crack spagnolo non è stato scongiurato
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