L’economia, ovvero la gestione razionale delle risorse, esiste, è un fatto, un qualcosa di reale. Ma, quando oggi parliamo di economia, cosa intendiamo? Quando vediamo i media parlare di spread, di bot, di mercati finanziari; quando sentiamo esperti, professori e giornalisti riempirsi la bocca di formule matematiche incomprensibili a sostegno di fantomatici modelli di crescita, siamo proprio sicuri che stiamo parlando di qualcosa che riguarda la gestionerazionale delle risorse del pianeta?
L’articolo 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita così: “Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.” Tuttavia oggi è universalmente risaputo che se un uomo non possiede sufficiente denaro non può assolutamente nutrirsi ne avere una casa o curarsi in maniera adeguata. L’unica legge che governa il mondo oggi e che permette di decidere chi può morire di fame e chi di obesità è solo la legge del profitto. Non solo tale legge non è equa, ma sta letteralmente causando il folle disfacimento delle risorse ecologiche ed umane del nostro pianeta; si, umane, perché l’uomo è una risorsa, una parte dell’organismo mondo che dovrebbe vivere in sintonia con l’ambiente che lo ospita.
Ma allora che razza di modello economico è questo? Tale inespugnabile fortezza economico-finanziaria, non sembra piuttosto l’emblema dell’anti-economia? Spogliamoci dei preconcetti appresi dai media e talvolta purtroppo anche dai cattivi docenti di scuole e università: Economia non è sinonimo di finanza!
La finanza è un astrazione, un gioco, una bolla di sapone. L’economia non ha a che fare con lo spostamento di enormi somme di denaro, l’economia ha a che fare con le risorse.
Facciamo uno sforzo, apriamo gli occhi, ricominciamo a comprendere cosa in questa terra ha un valore reale e cosa invece è solo un effimero castello di sabbia. L’agricoltura ad esempio produce valore, è definita settore primario non solo perché viene prima degli altri in ordine cronologico, ma perché è il settore più importante e lo è per tutte le economie in termini di spazio e tempo.
Oggi un’infinità di persone aspirano a lavorare ai piani alti di multinazionali che operano nei settori della finanza. Un dipendente Goldman Sachs guadagna anche 600.000 dollari l’anno. Ma questi lavori hanno per caso più dignità e meritano più rispetto del lavoro del contadino? Io credo di no, e anzi ritengo che se un manager smette di fare il suo lavoro, al massimo ci potranno essere meno entrate da parte di un gruppo finanziario, ma se un contadino smette di coltivare la terra, il manager non mangia e non mangiamo neanche noi!
“Diveniamo consapevoli e saremo protagonisti dell’economia: un’economia antropocentrica, un’economia ecologica, un’economia a misura del nostro pianeta” –Gianpaolo Marcucci
Il funzionamento delle nostre motivazioni è incredibilmente interessante. Questa scienza è sorprendente e stravagante. Non siamo manipolabili all’infinito né così prevedibili come si potrebbe pensare. Ad esempio l’idea comune è che più una persona viene ricompensata e più si ottiene il comportamento voluto. Anche che più una persona è punita e meno si ottiene tale comportamento.
E’ stato fatto uno studio presso l’M.I.T. su un gruppo di studenti a cui è stato dato una serie di compiti: memorizzare serie di cifre, risolvere dei cruciverba ed anche attività fisiche come fare canestro con una palla. Per incentivare i loro risultati sono stati dati tre livelli di ricompensa: se si è fatto abbastanza bene si ottiene una piccola ricompensa monetaria, se si è fatto mediamente bene si ottiene una media ricompensa e se si è fatto molto bene si ottengono molti soldi. Questo è il tipico schema di ricompense nelle organizzazioni che conosciamo: premiamo i primi, ignoriamo gli ultimi e ricompensiamo moderatamente chi sta in mezzo. Cosa è successo nell’esperimento? Gli studenti hanno fatto i test, hanno avuto i loro incentivi ed ecco cosa si è scoperto: Finché il compito è esclusivamente meccanico, allora più alta è la ricompensa e più si ottengono risultati migliori. Sembra ovvio. Ma non appena i compiti richiedono anche solo delle rudimentali capacità cognitive si è scoperto che più alta è la ricompensa e MINORI sono i risultati dei compiti. Come è possibile? Questa conclusione è contraria a quello che ci insegna l’economia. Quando il compito richiede qualche attività cognitiva allora il premio più alto ottiene il risultato più basso. Funziona al contrario di come pensavamo. L’esperimento sembrava il prodotto di una strana cospirazione di scienziati comunisti! Allora si è continuato il test in altri contesti. Si è pensato che forse un premio di 60 dollari fosse insufficiente per motivare una persona del M.I.T. allora si è condotto l’esperimento in una città rurale dell’India dividendo i premi in questa maniera: la piccola ricompensa equivale a due settimane di stipendio, la media ricompensa ad un mese di stipendio, la grande ricompensa a due mesi di stipendio. Si è rilevato che a chi è stato offerto il premio medio non ha ottenuto risultati migliori rispetto a chi è stato offerto il premio minimo. E soprattutto si è constatato che a chi è stato offerto il premio maggiore ha fatto peggiori risultati di tutti. E il risultato ottenuto dall’esperimento non è stato un eccezione.
L’esperimento è stato ripetuto moltissime volte da psicologi, sociologi, economisti e il risultato è stato sempre lo stesso: per compiti meccanici, elementari e lineari il discorso della ricompensa funziona. Ma non appena i compiti richiedono delle attività concettuali o creative allora questo tipo di motivazioni non funzionano. Si è visto anche che le ricompense in denaro non funzionano se sono piccole, ma devono essere abbastanza sostanziose da permettere alla persona di incassare i soldi e non preoccuparsi più del denaro ma di pensare solo al lavoro da fare. Tre fattori portano ai risultati migliori e, naturalmente, ad una soddisfazione personale maggiore: Autonomia, Padronanza, Scopo.
L’AUTONOMIA è il desiderio di decidere da soli, di essere il regista delle proprie azioni. Molte nozioni tradizionali sulla gestione del lavoro sbagliano proprio su questo punto. Tali nozioni possono funzionare solo se si vuole ottenere obbedienza. Ma se si vuole ottenere un impegno propositivo, che è quello che vogliamo oggi che le persone lavorano su cose sempre più complicate, allora lasciare decidere da soli la persona produce migliori risultati. Ecco alcuni esempi estremi: una società australiana di software ha fatto qualcosa di veramente figo. Una volta ogni tre mesi, per 24 ore, i propri dipendenti possono lavorare su qualsiasi cosa vogliono. Possono lavorare nel modo che vogliono e con le persone che vogliono mostrando i risultati del lavoro al termine delle 24 ore. Le sessioni di lavoro non erano per niente stressanti. Erano molto divertenti con birre, dolci e scherzi. E’ successo che un solo giorno di pura autonomia ha prodotto una serie di soluzioni a problemi su software già esistenti e anche una serie completa di idee per nuovi prodotti che fino a quel momento non erano mai emerse! Se, prima di conoscere questa ricerca, si fosse promesso un bonus di 2500$ a chi avesse prodotto qualcosa di innovativo, non sarebbero emersi tali risultati. Invece un giorno di autonomia ha prodotto risultati inimmaginabili.
Ora parliamo della PADRONANZA. La Padronanza è la spinta a voler migliorarsi e a saper fare meglio. E’ il motivo per cui alcune persone suonano degli strumenti musicali nei fine settimana comportandosi in maniera che sembra economicamente irrazionale. Suonare strumenti musicali il fine settimana? Perché farlo se non ti pagano e non ci fai soldi? Perché è divertente! Perché impari qualcosa di nuovo e migliori e questo da soddisfazione. Andiamo un pochino indietro nel tempo e immaginiamo di tornare al 1983 dalla mia prima professoressa di economia di nome Mary Alice Shoma. Disse: ho un’idea per un nuovo modello economico, ecco come funziona… Bisogna che ci sia un gruppo di persone altamente qualificate prese da varie parti del mondo che facciano un lavoro di alta competenza. Ma che lo vogliano fare GRATIS!!! Che volontariamente impieghino 20 o 30 ore a settimana del loro tempo in questo lavoro. Molti guardarono la professoressa in maniera molto scettica. Lei disse: Non ho finito… e continuò… “Poi, dopo aver terminato il prodotto, questi professionisti lo vogliano regalare gratis invece che venderlo!”. Sarebbe Prodigioso! Molti pensarono che fosse impazzita. Cosa è successo poi? Molte cose… Abbiamo avuto LINUX! Che è supportato da un quarto dei server corporativi e da quattro o cinquecento aziende. Abbiamo avuto APACHE che è supportato da più della maggioranza dei servers web. Abbiamo avuto WIKIPEDIA… Cosa sta succedendo? Perché la gente sta creando tutto ciò gratuitamente? Perché così tanti professionisti, molti di loro tecnicamente qualificati e altamente competenti, che già hanno il loro lavoro, che fanno dei lavori tecnicamente difficili… Perché questi professionisti nel loro limitatissimo tempo libero, si mettono a fare dei lavori professionali, ma non all’interno del loro impiego retribuito, li fanno invece per qualcun altro… e GRATIS!!??
E’ un comportamento economicamente strano. Un economista che li guardasse direbbe: Perché fanno così? E’ estremamente chiaro: Sono stimolati perché vogliono migliorare e vogliono dare un contributo. Sempre più associazioni e organizzazioni vogliono avere uno SCOPO profondo e trascendente. In parte perché un ambiente con divertimento e libertà invoglia i lavoratori, in parte perché cosi si ottengono risultati migliori e miglior talento. Quando la motivazione economica è distante dagli ideali accadono delle cose molto brutte… Eticamente brutte, ma anche servizi scadenti e prodotti scadenti. In un posto di lavoro non “ispirato”, dove la motivazione del guadagno economico è la maggiore preoccupazione oppure quando la motivazione economica è completamente incompatibile con le proprie ideologie, i lavoratori non fanno mai cose grandi. Le aziende che fioriscono sono quelle animate da finalità elevate. Un paio di esempi: il padre di Skype. Il telefono senza la bolletta. Steve Jobs: Voglio fare “Ding!” nell’universo. Ecco il genere di cose che fanno svegliare l’uomo la mattina con la foga di andare a lavorare. Siamo dei massimizzatori di “IDEALI”, non solo di profitto. La scienza ci mostra che abbiamo un istinto molto profondo di acquisire capacità, di migliorarci e perfezionarci… Di essere gli autori delle nostre azioni.Dobbiamo acquisire un enorme consapevolezza su questo argomento.
Se iniziamo a trattare le persone come persone e non come forza lavoro da manipolare con il premio del denaro… Se abbandoniamo queste vecchie ideologie e guardiamo cosa ci dice la scienza, potremmo costruire organizzazioni e stili di lavoro che ci fanno crescere, che ci fanno stare bene e che facciano diventare il mondo un pochino migliore di quello che è ora.
L’articolo 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita così: “Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.” Tuttavia oggi è universalmente risaputo che se un uomo non possiede sufficiente denaro non può assolutamente nutrirsi ne avere una casa o curarsi in maniera adeguata. L’unica legge che governa il mondo oggi e che permette di decidere chi può morire di fame e chi di obesità è solo la legge del profitto. Non solo tale legge non è equa, ma sta letteralmente causando il folle disfacimento delle risorse ecologiche ed umane del nostro pianeta; si, umane, perché l’uomo è una risorsa, una parte dell’organismo mondo che dovrebbe vivere in sintonia con l’ambiente che lo ospita.
Ma allora che razza di modello economico è questo? Tale inespugnabile fortezza economico-finanziaria, non sembra piuttosto l’emblema dell’anti-economia? Spogliamoci dei preconcetti appresi dai media e talvolta purtroppo anche dai cattivi docenti di scuole e università: Economia non è sinonimo di finanza!
La finanza è un astrazione, un gioco, una bolla di sapone. L’economia non ha a che fare con lo spostamento di enormi somme di denaro, l’economia ha a che fare con le risorse.
Facciamo uno sforzo, apriamo gli occhi, ricominciamo a comprendere cosa in questa terra ha un valore reale e cosa invece è solo un effimero castello di sabbia. L’agricoltura ad esempio produce valore, è definita settore primario non solo perché viene prima degli altri in ordine cronologico, ma perché è il settore più importante e lo è per tutte le economie in termini di spazio e tempo.
Oggi un’infinità di persone aspirano a lavorare ai piani alti di multinazionali che operano nei settori della finanza. Un dipendente Goldman Sachs guadagna anche 600.000 dollari l’anno. Ma questi lavori hanno per caso più dignità e meritano più rispetto del lavoro del contadino? Io credo di no, e anzi ritengo che se un manager smette di fare il suo lavoro, al massimo ci potranno essere meno entrate da parte di un gruppo finanziario, ma se un contadino smette di coltivare la terra, il manager non mangia e non mangiamo neanche noi!
“Diveniamo consapevoli e saremo protagonisti dell’economia: un’economia antropocentrica, un’economia ecologica, un’economia a misura del nostro pianeta” –Gianpaolo Marcucci
Il funzionamento delle nostre motivazioni è incredibilmente interessante. Questa scienza è sorprendente e stravagante. Non siamo manipolabili all’infinito né così prevedibili come si potrebbe pensare. Ad esempio l’idea comune è che più una persona viene ricompensata e più si ottiene il comportamento voluto. Anche che più una persona è punita e meno si ottiene tale comportamento.
E’ stato fatto uno studio presso l’M.I.T. su un gruppo di studenti a cui è stato dato una serie di compiti: memorizzare serie di cifre, risolvere dei cruciverba ed anche attività fisiche come fare canestro con una palla. Per incentivare i loro risultati sono stati dati tre livelli di ricompensa: se si è fatto abbastanza bene si ottiene una piccola ricompensa monetaria, se si è fatto mediamente bene si ottiene una media ricompensa e se si è fatto molto bene si ottengono molti soldi. Questo è il tipico schema di ricompense nelle organizzazioni che conosciamo: premiamo i primi, ignoriamo gli ultimi e ricompensiamo moderatamente chi sta in mezzo. Cosa è successo nell’esperimento? Gli studenti hanno fatto i test, hanno avuto i loro incentivi ed ecco cosa si è scoperto: Finché il compito è esclusivamente meccanico, allora più alta è la ricompensa e più si ottengono risultati migliori. Sembra ovvio. Ma non appena i compiti richiedono anche solo delle rudimentali capacità cognitive si è scoperto che più alta è la ricompensa e MINORI sono i risultati dei compiti. Come è possibile? Questa conclusione è contraria a quello che ci insegna l’economia. Quando il compito richiede qualche attività cognitiva allora il premio più alto ottiene il risultato più basso. Funziona al contrario di come pensavamo. L’esperimento sembrava il prodotto di una strana cospirazione di scienziati comunisti! Allora si è continuato il test in altri contesti. Si è pensato che forse un premio di 60 dollari fosse insufficiente per motivare una persona del M.I.T. allora si è condotto l’esperimento in una città rurale dell’India dividendo i premi in questa maniera: la piccola ricompensa equivale a due settimane di stipendio, la media ricompensa ad un mese di stipendio, la grande ricompensa a due mesi di stipendio. Si è rilevato che a chi è stato offerto il premio medio non ha ottenuto risultati migliori rispetto a chi è stato offerto il premio minimo. E soprattutto si è constatato che a chi è stato offerto il premio maggiore ha fatto peggiori risultati di tutti. E il risultato ottenuto dall’esperimento non è stato un eccezione.
L’esperimento è stato ripetuto moltissime volte da psicologi, sociologi, economisti e il risultato è stato sempre lo stesso: per compiti meccanici, elementari e lineari il discorso della ricompensa funziona. Ma non appena i compiti richiedono delle attività concettuali o creative allora questo tipo di motivazioni non funzionano. Si è visto anche che le ricompense in denaro non funzionano se sono piccole, ma devono essere abbastanza sostanziose da permettere alla persona di incassare i soldi e non preoccuparsi più del denaro ma di pensare solo al lavoro da fare. Tre fattori portano ai risultati migliori e, naturalmente, ad una soddisfazione personale maggiore: Autonomia, Padronanza, Scopo.
L’AUTONOMIA è il desiderio di decidere da soli, di essere il regista delle proprie azioni. Molte nozioni tradizionali sulla gestione del lavoro sbagliano proprio su questo punto. Tali nozioni possono funzionare solo se si vuole ottenere obbedienza. Ma se si vuole ottenere un impegno propositivo, che è quello che vogliamo oggi che le persone lavorano su cose sempre più complicate, allora lasciare decidere da soli la persona produce migliori risultati. Ecco alcuni esempi estremi: una società australiana di software ha fatto qualcosa di veramente figo. Una volta ogni tre mesi, per 24 ore, i propri dipendenti possono lavorare su qualsiasi cosa vogliono. Possono lavorare nel modo che vogliono e con le persone che vogliono mostrando i risultati del lavoro al termine delle 24 ore. Le sessioni di lavoro non erano per niente stressanti. Erano molto divertenti con birre, dolci e scherzi. E’ successo che un solo giorno di pura autonomia ha prodotto una serie di soluzioni a problemi su software già esistenti e anche una serie completa di idee per nuovi prodotti che fino a quel momento non erano mai emerse! Se, prima di conoscere questa ricerca, si fosse promesso un bonus di 2500$ a chi avesse prodotto qualcosa di innovativo, non sarebbero emersi tali risultati. Invece un giorno di autonomia ha prodotto risultati inimmaginabili.
Ora parliamo della PADRONANZA. La Padronanza è la spinta a voler migliorarsi e a saper fare meglio. E’ il motivo per cui alcune persone suonano degli strumenti musicali nei fine settimana comportandosi in maniera che sembra economicamente irrazionale. Suonare strumenti musicali il fine settimana? Perché farlo se non ti pagano e non ci fai soldi? Perché è divertente! Perché impari qualcosa di nuovo e migliori e questo da soddisfazione. Andiamo un pochino indietro nel tempo e immaginiamo di tornare al 1983 dalla mia prima professoressa di economia di nome Mary Alice Shoma. Disse: ho un’idea per un nuovo modello economico, ecco come funziona… Bisogna che ci sia un gruppo di persone altamente qualificate prese da varie parti del mondo che facciano un lavoro di alta competenza. Ma che lo vogliano fare GRATIS!!! Che volontariamente impieghino 20 o 30 ore a settimana del loro tempo in questo lavoro. Molti guardarono la professoressa in maniera molto scettica. Lei disse: Non ho finito… e continuò… “Poi, dopo aver terminato il prodotto, questi professionisti lo vogliano regalare gratis invece che venderlo!”. Sarebbe Prodigioso! Molti pensarono che fosse impazzita. Cosa è successo poi? Molte cose… Abbiamo avuto LINUX! Che è supportato da un quarto dei server corporativi e da quattro o cinquecento aziende. Abbiamo avuto APACHE che è supportato da più della maggioranza dei servers web. Abbiamo avuto WIKIPEDIA… Cosa sta succedendo? Perché la gente sta creando tutto ciò gratuitamente? Perché così tanti professionisti, molti di loro tecnicamente qualificati e altamente competenti, che già hanno il loro lavoro, che fanno dei lavori tecnicamente difficili… Perché questi professionisti nel loro limitatissimo tempo libero, si mettono a fare dei lavori professionali, ma non all’interno del loro impiego retribuito, li fanno invece per qualcun altro… e GRATIS!!??
E’ un comportamento economicamente strano. Un economista che li guardasse direbbe: Perché fanno così? E’ estremamente chiaro: Sono stimolati perché vogliono migliorare e vogliono dare un contributo. Sempre più associazioni e organizzazioni vogliono avere uno SCOPO profondo e trascendente. In parte perché un ambiente con divertimento e libertà invoglia i lavoratori, in parte perché cosi si ottengono risultati migliori e miglior talento. Quando la motivazione economica è distante dagli ideali accadono delle cose molto brutte… Eticamente brutte, ma anche servizi scadenti e prodotti scadenti. In un posto di lavoro non “ispirato”, dove la motivazione del guadagno economico è la maggiore preoccupazione oppure quando la motivazione economica è completamente incompatibile con le proprie ideologie, i lavoratori non fanno mai cose grandi. Le aziende che fioriscono sono quelle animate da finalità elevate. Un paio di esempi: il padre di Skype. Il telefono senza la bolletta. Steve Jobs: Voglio fare “Ding!” nell’universo. Ecco il genere di cose che fanno svegliare l’uomo la mattina con la foga di andare a lavorare. Siamo dei massimizzatori di “IDEALI”, non solo di profitto. La scienza ci mostra che abbiamo un istinto molto profondo di acquisire capacità, di migliorarci e perfezionarci… Di essere gli autori delle nostre azioni.Dobbiamo acquisire un enorme consapevolezza su questo argomento.
Se iniziamo a trattare le persone come persone e non come forza lavoro da manipolare con il premio del denaro… Se abbandoniamo queste vecchie ideologie e guardiamo cosa ci dice la scienza, potremmo costruire organizzazioni e stili di lavoro che ci fanno crescere, che ci fanno stare bene e che facciano diventare il mondo un pochino migliore di quello che è ora.
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