Secondo sua eccellenza Napolitano il miglior presidente della repubblica italiana che abbiamo mai avuto, Giorgio, la violenza verbale può portare all’eversione.
L’alto monito, attenzione i presidenti della repubblica non parlano, monitano e i loro moniti sono sempre alti, si inserisce nella persistente tendenza tipica dei rappresentanti del potere italiani ad invertire i rapporti fra causa ed effetto. Non è “il palazzo” con la sua gestione prepotente della “democrazia” a innescare fenomeni di ribellione, ma la ribellione verso la malapolitica (a questo punto del tutto immotivata) ad attivare l’eversione.
E’ bello che Napolitano abbia sentito l’esigenza di monitare su certi argomenti, anzi bellissimo. La violenza verbale, la violenza verbale, la violenza verbale, la violenza verbale, la violenza verbale, mi rigiro queste parole in bocca come una specie di caramellina al limone, quelle succose, dolci, che si sciolgono lentamente lasciandoti l’alito fragrante e la voglia di mangiarne subito un’altra. La violenza verbale … ovviamente la violenza verbale di quelli che scrivono su internet. La violenza di Grillo oppure quella che si legge su twitter, facebook e persino su questo blogguccio della estrema periferia del web. Questa è la violenza che porta all’eversione.
Invece, la violenza con la quale gli amici di Napolitano fino a ieri si sono sbranati in televisione o attraverso i loro giornalacci di merda no, quella non vale. La violenza con la quale sempre gli amici di Napolitano hanno aggredito la magistratura, Equitalia e le decisioni impopolari del governo Monti, nemmeno quella vale. Come non vale la violenza, che in effetti non è verbale perché è avvenuto tutto in un complice silenzio, con il quale gli amici di Napolitano e Napolitano hanno bellamente ignorato le evidenti richieste di rinnovamento espresse dal 70% dell’elettorato per mettere su quella specie di burla che è l’attuale governo Letta infarcito di vecchie canaglie e giovani promettenti nella carriera del canaglismo.
Questo non conta. Conta il fatto che se io dico che il processo di formazione del governo mi fa cacare sono eversivo, se invece me ne fotto della volontà degli elettori e faccio i cazzi miei quello non è eversivo, no, non è eversivo.
La violenza delle parole, la violenza delle parole, la violenza delle parole. Ecco, a furia di rigirarmele in bocca ci sono arrivato. Le parole sono eversive, i fatti no. Quindi chi è sveglio capisce e si adegua: la prima legge è farsi i cazzi propri e basta. Ingegnarsi per non pagare le tasse, avere vantaggi personali cercando di passare avanti agli altri, lavorare il meno possibile per il massimo della retribuzione, prendere le cose che nessuno reclama, parlare di cazzate per fare accessi, dire le cose che conviene dire e non quelle che si pensa, sfruttare le persone che si mettono a disposizione, incunearsi in ogni varco lasciato aperto nella breccia del sistema. Il tutto legalmente, per carità, per fottere qualcuno non serve violare la legge, basta applicarla alla lettera, come fanno i nostri cari governanti, sempre pronti a sventolare la costituzione quando si tratta di venire nel culo della gente.
Smettiamolo tutti. Vuoi i follower su twitter? non rompere il cazzo con la politica, fotografati le tette e mettile on line. Vuoi evadere le tasse? Studiati il sistema per farlo sul codice tributario. Vuoi scavalcare chi ti precede in graduatoria? Leggi attentamente il regolamento del concorso, c’è sicuramente un sistema.
Basta lamentele, niente eversione. Non facciamo la fine di quello stronzo coglione di Preiti. Facciamo come i nostri amati leader. Adeguiamoci tutti e conclamiamo definitivamente questo il paese come la repubblica del cazzo in culo. Pace, serenità e civile cooperazione nel fottersi l’uno con l’altro. In ossequio alla legge, alla costituzione ed alla cultura ipocrita e perbenista nella quale ci rigiriamo come vermi nella merda.
http://www.mentecritica.net
L’alto monito, attenzione i presidenti della repubblica non parlano, monitano e i loro moniti sono sempre alti, si inserisce nella persistente tendenza tipica dei rappresentanti del potere italiani ad invertire i rapporti fra causa ed effetto. Non è “il palazzo” con la sua gestione prepotente della “democrazia” a innescare fenomeni di ribellione, ma la ribellione verso la malapolitica (a questo punto del tutto immotivata) ad attivare l’eversione.
L’insulto, la demonizzazione, l’identificazione con un «oscuro potere» lontano e negativo, infine la violenza verbale: Giorgio Napolitano difende oggi i luoghi della politica, quelli che comunemente sono indicati con l’espressione «Il Palazzo». Al contrario, sono i luoghi dove si esercita la sovranità popolare, la sede della democrazia. Guai a proseguire allora con certe «esternazioni» (altro termine appartenente al lessico della politica con chiara accezione negativa), perché se c’è una cosa che abbiamo imparato negli Anni di Piombo, è che «la violenza va fermata prima che si trasformi in eversione».
E’ bello che Napolitano abbia sentito l’esigenza di monitare su certi argomenti, anzi bellissimo. La violenza verbale, la violenza verbale, la violenza verbale, la violenza verbale, la violenza verbale, mi rigiro queste parole in bocca come una specie di caramellina al limone, quelle succose, dolci, che si sciolgono lentamente lasciandoti l’alito fragrante e la voglia di mangiarne subito un’altra. La violenza verbale … ovviamente la violenza verbale di quelli che scrivono su internet. La violenza di Grillo oppure quella che si legge su twitter, facebook e persino su questo blogguccio della estrema periferia del web. Questa è la violenza che porta all’eversione.
Invece, la violenza con la quale gli amici di Napolitano fino a ieri si sono sbranati in televisione o attraverso i loro giornalacci di merda no, quella non vale. La violenza con la quale sempre gli amici di Napolitano hanno aggredito la magistratura, Equitalia e le decisioni impopolari del governo Monti, nemmeno quella vale. Come non vale la violenza, che in effetti non è verbale perché è avvenuto tutto in un complice silenzio, con il quale gli amici di Napolitano e Napolitano hanno bellamente ignorato le evidenti richieste di rinnovamento espresse dal 70% dell’elettorato per mettere su quella specie di burla che è l’attuale governo Letta infarcito di vecchie canaglie e giovani promettenti nella carriera del canaglismo.
Questo non conta. Conta il fatto che se io dico che il processo di formazione del governo mi fa cacare sono eversivo, se invece me ne fotto della volontà degli elettori e faccio i cazzi miei quello non è eversivo, no, non è eversivo.
La violenza delle parole, la violenza delle parole, la violenza delle parole. Ecco, a furia di rigirarmele in bocca ci sono arrivato. Le parole sono eversive, i fatti no. Quindi chi è sveglio capisce e si adegua: la prima legge è farsi i cazzi propri e basta. Ingegnarsi per non pagare le tasse, avere vantaggi personali cercando di passare avanti agli altri, lavorare il meno possibile per il massimo della retribuzione, prendere le cose che nessuno reclama, parlare di cazzate per fare accessi, dire le cose che conviene dire e non quelle che si pensa, sfruttare le persone che si mettono a disposizione, incunearsi in ogni varco lasciato aperto nella breccia del sistema. Il tutto legalmente, per carità, per fottere qualcuno non serve violare la legge, basta applicarla alla lettera, come fanno i nostri cari governanti, sempre pronti a sventolare la costituzione quando si tratta di venire nel culo della gente.
Smettiamolo tutti. Vuoi i follower su twitter? non rompere il cazzo con la politica, fotografati le tette e mettile on line. Vuoi evadere le tasse? Studiati il sistema per farlo sul codice tributario. Vuoi scavalcare chi ti precede in graduatoria? Leggi attentamente il regolamento del concorso, c’è sicuramente un sistema.
Basta lamentele, niente eversione. Non facciamo la fine di quello stronzo coglione di Preiti. Facciamo come i nostri amati leader. Adeguiamoci tutti e conclamiamo definitivamente questo il paese come la repubblica del cazzo in culo. Pace, serenità e civile cooperazione nel fottersi l’uno con l’altro. In ossequio alla legge, alla costituzione ed alla cultura ipocrita e perbenista nella quale ci rigiriamo come vermi nella merda.
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