DI SARANTIS THANOPULOS
ilmanifesto.it
David Nutt è professore di neuropsicofarmacologia all’Imperial College di Londra. Quattro anni fa era il consulente del governo laburista di Brown in fatto di droghe e fu costretto alle dimissioni per aver dichiarato che l’ecstasy è meno dannosa dell’alcol. In una recente intervista al “Sunday Times” ha affermato che la attuale crisi finanziaria è dovuta in gran parte al consumo di cocaina da parte dei banchieri che li ha resi troppo sicuri di sé e li ha spinti a rischiare sempre di più. A suo avviso l’uso della cocaina contribuisce alla “cultura dell’eccitamento” che domina il mondo dell’economia..
Nutt è un personaggio mediatico incline a schematizzare ma anche uno studioso serio e competente..
Ciò che afferma è una verità che ha il difetto di rendere esplicito ciò che è risaputo ma sarebbe destabilizzante riconoscere a voce alta: la polvere bianca la si preferisce nascondere sotto i tappeti. La cocaina contribuisce alla cultura dell’eccitamento, non la determina: questa cultura nasce dalla ferita profonda delle relazioni di scambio che ha provocato la rinuncia a proteggere l’altro come oggetto del proprio desiderio trasformandolo in oggetto eccitante/calmante di sfruttamento. La depressione delle emozioni e dei sentimenti, che è l’inevitabile conseguenza di questa deriva, è andata di pari passo con il trionfo dei manovratori dei mercati che hanno sequestrato il bene comune. A manovrare il nostro destino sono persone insane: “Re Mida” profondamente depressi sul piano del desiderio che trasformano ciò che toccano in oro che uccide la loro possibilità di godimento.
La sconfitta dell’interesse collettivo da parte dall’egoismo individuale e la deregulation, che ha rotto un equilibrio tanto precario quanto faticosamente raggiunto con il welfare, hanno prodotto un diffuso narcisismo di morte, che uccide silenziosamente la capacità di godere la vita.
La cocaina è solo il più concreto degli strumenti con cui l’esaltazione che si alimenta da sé è diventata la carta vincente dei morti che decidono la vita dei vivi. L’esaltazione ha il dono della spietata semplicità: passa come un carro armato sulla complessità dell’esistenza che diventa insopportabile quando ci vengono a mancare gli strumenti (individuali e collettivi) per gioirne. I “banchieri” sono lo specchio in cui si riflettono tutti gli esaltati. La società è diventata terra di conquista per scommettitori convinti di sé e audaci. A vedere certi politici dall’ambizione smodata (da Berlusconi a Renzi e Grillo) è difficile dire se ogni tanto salti in loro una rotella o una rotella sia venuta a mancare in noi che siamo arrivati a immaginarli (da visuali diverse) come figure della resurrezione italiana.
Credere di aver sperimentato il peggio ci porta a allucinare il meglio in qualsiasi cosa si adatti a questo autoinganno e se non ci svegliamo dall’allucinazione il peggio deve ancora venire.
Sarantis Thanopulos
Fonte: www.ilmanifesto.it
27.04.2013
Consiglio di leggere, su questo argomento, il vecchio articolo: La Fine del cocainismo? Non credo proprio ...
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David Nutt è professore di neuropsicofarmacologia all’Imperial College di Londra. Quattro anni fa era il consulente del governo laburista di Brown in fatto di droghe e fu costretto alle dimissioni per aver dichiarato che l’ecstasy è meno dannosa dell’alcol. In una recente intervista al “Sunday Times” ha affermato che la attuale crisi finanziaria è dovuta in gran parte al consumo di cocaina da parte dei banchieri che li ha resi troppo sicuri di sé e li ha spinti a rischiare sempre di più. A suo avviso l’uso della cocaina contribuisce alla “cultura dell’eccitamento” che domina il mondo dell’economia..
Nutt è un personaggio mediatico incline a schematizzare ma anche uno studioso serio e competente..
Ciò che afferma è una verità che ha il difetto di rendere esplicito ciò che è risaputo ma sarebbe destabilizzante riconoscere a voce alta: la polvere bianca la si preferisce nascondere sotto i tappeti. La cocaina contribuisce alla cultura dell’eccitamento, non la determina: questa cultura nasce dalla ferita profonda delle relazioni di scambio che ha provocato la rinuncia a proteggere l’altro come oggetto del proprio desiderio trasformandolo in oggetto eccitante/calmante di sfruttamento. La depressione delle emozioni e dei sentimenti, che è l’inevitabile conseguenza di questa deriva, è andata di pari passo con il trionfo dei manovratori dei mercati che hanno sequestrato il bene comune. A manovrare il nostro destino sono persone insane: “Re Mida” profondamente depressi sul piano del desiderio che trasformano ciò che toccano in oro che uccide la loro possibilità di godimento.
La sconfitta dell’interesse collettivo da parte dall’egoismo individuale e la deregulation, che ha rotto un equilibrio tanto precario quanto faticosamente raggiunto con il welfare, hanno prodotto un diffuso narcisismo di morte, che uccide silenziosamente la capacità di godere la vita.
La cocaina è solo il più concreto degli strumenti con cui l’esaltazione che si alimenta da sé è diventata la carta vincente dei morti che decidono la vita dei vivi. L’esaltazione ha il dono della spietata semplicità: passa come un carro armato sulla complessità dell’esistenza che diventa insopportabile quando ci vengono a mancare gli strumenti (individuali e collettivi) per gioirne. I “banchieri” sono lo specchio in cui si riflettono tutti gli esaltati. La società è diventata terra di conquista per scommettitori convinti di sé e audaci. A vedere certi politici dall’ambizione smodata (da Berlusconi a Renzi e Grillo) è difficile dire se ogni tanto salti in loro una rotella o una rotella sia venuta a mancare in noi che siamo arrivati a immaginarli (da visuali diverse) come figure della resurrezione italiana.
Credere di aver sperimentato il peggio ci porta a allucinare il meglio in qualsiasi cosa si adatti a questo autoinganno e se non ci svegliamo dall’allucinazione il peggio deve ancora venire.
Sarantis Thanopulos
Fonte: www.ilmanifesto.it
27.04.2013
Consiglio di leggere, su questo argomento, il vecchio articolo: La Fine del cocainismo? Non credo proprio ...
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