di Gianni Petrosillo
Li chiameremo semplicemente cretini, in rima con quel che realmente sono. I segnali grazie ai quali ne abbiamo maturato la convinzione sono sempre stati tanti, manuale di Cipolla alla mano, che la vita è davvero una cosa seria, molto spesso tragica, qualche volta comica, ma, si era dimenticato di dire il grande storico e matematico, purtroppo anche ridicola, tanto ridicola da non poter più essere né seria, né tragica, né comica.
Non c’era da dubitarne osservando i lampi di stolidità che baluginavano dal fondo della loro piena stupidità, dall’ostentazione senza remore di certe sciocchezze civiche sceverate in programma politico e acronimo orrifico.
Sono stati capaci di tematizzare e sistematizzare qualsiasi pregiudizio sociale del momento, dalla fisima ecocatastrofistica, alla fissazione antisviluppista, per farne un necrologio da leggere al funerale dell’Italia. Questi allegri ragazzi morti. Non c’è nulla di più furbo che richiamare le stelle per celare le stalle dalle quali si è scappati, come pecoroni rincorrenti insetti, al fine di vendicarsi di tutto quel che non si maneggia e non si comprende.
Solo i pagliacci scherzano con le rivoluzioni per farne l’anticamera di autentiche reazioni, favorendo il rientro dei peggiori scudieri di ieri che ai grandi e forti poteri hanno sempre mantenuto la spada in cambio di una sella. Finirà così anche questa volta, senza tema di smentita.
Ma sentite qua quanto sono sovversivi questi qui che occupano l’aula come i discenti delle liceali per non aver ricevuto il quarto d’ora di ricreazione. Poiché senza un governo è stata preclusa la strada anche alla formazione delle commissioni hanno aperto la protesta in Parlamento leggendo la Costituzione. Riusciranno i nostri eroi a terrorizzare col loro cantico antico gli eserciti nemici? Tramortiranno i prìncipi della casta coi princìpi della castità della tradizione repubblicana?
Bei sovversivi del grillo. Anziché far rotolare le teste, almeno figurativamente, animano il malcontento con una “carta magnata” dagli anni che non corrisponde più allo spirito del tempo, stracciata e calpestata mille volte da chi la custodiva impropriamente e la piegava a suo uso e consumo partitico. Per non dire degli elogi dispensati dal re dei comici allo sbaraglio all’ultimo piromane autonominatosi Sovrano assoluto dei destini nazionali.
Come sono giovanili costoro che fanno i rivoluzionari declamando un testo di 66 anni fa, esauritosi nei contorcimenti interpretativi e nei riadattamenti abusivi della II Repubblica, ribelli fuori e antenati dentro, come tutti quelli che non hanno avuto più un’idea almeno dal 27 dicembre 1947. Ovvero, hanno il cervello vuoto da prima ancora di venire al mondo. Ci voleva proprio quest’orda di trentenni per riproporre la solita tiritera.
Roma è ormai Weimar, l’economia sprofonda e la sovranità affonda per demerito della classe politica precedente e per questa fasulla opposizione corrente dello ye-ye e del tiè urlato ossessivamente. I dati sono impietosi, siamo tornati indietro di 10 anni in termini di Pil e nell’ultima fase, quella dei tecnici di ripristino della pubblica sobrietà e della privata credibilità, di cui si è riempito la bocca ogni specie di lestofante presidenziale e parlamentare, come se tutto dipendesse dal curriculum di un uomo solo al governo, è stata una vera ecatombe: la produzione industriale è ripiombata ai livelli del 1990, nel 2012 sono fillite o hanno chiuso i battenti più di 12.000 imprese, l’occupazione va a picco e larghi strati sociali sono in preda alla disperazione.
La crisi è sistemica, ma se noi precipitiamo i nostri concorrenti almeno arrancano e resistono in attesa di tempi migliori che per loro probabilmente arriveranno ma non ci saremo, come in una vecchia canzone dei Nomadi. (Per altri preoccupanti numeri leggete qui, dove nel finale si dice letteralmente che non sopravvivremo all’imminente default, che l’Italia è fottuta per sempre).
Questi indicati, dai problemi economici ai cedimenti politici strutturali, interni ed esterni, sono le prove di un tradimento ai danni del Paesecommesso da un establishment servile alla finanza internazionale, a quella autoctona e alle logiche geopolitiche di servaggio e subordinazione dell’area occidentale a dominazione americana. Sono tutti colpevoli, da destra a sinistra, di aver svenduto la dignità nazionale e la sovranità del popolo e non ci sono scusanti e giustificazioni per nessuno. Se davvero si presentasse finalmente qualcuno (un soggetto collettivo) storicamente inflessibile, politicamente consapevole ed ideologicamente convinto di poter modificare le sorti di questo povero Stato non avrebbe alternative a metterli tutti al muro, dal primo all’ultimo, senza alcuna pietà perché loro non ne hanno avuta nel mortificare la nazione. Il tradimento, come scrive La Grassa, è certamente un fatto oggettivo che però non scagiona dalle responsabilità comuni e personali: “Che cosa significa allora l’oggettività del processo denominato tradimento? Semplicemente che non dipende da una particolare disposizione d’animo di un individuo o di un gruppo di individui. E’ senza dubbio necessario che occorrano determinate condizioni, che il processo abbia assunto una data direzione in base allo scontro tra più individui o fazioni, nel cui ambito sono precipitate specifiche configurazioni dei reciproci rapporti di forza. Il tradimento può anche non realizzarsi perché si è verificato un errore di valutazione di queste configurazioni e di misurazione dei rapporti di forza in oggetto. Tuttavia, devono poter essere individuati in modo realistico, in base ad un non immaginario calcolo, i possibili sbocchi del processo detto di tradimento. Tuttavia, proprio il fatto che io sia costretto a parlare di individuazione delle configurazioni, di calcolo realistico delle probabilità, fa capire che non esiste realizzazione di alcun processo se non vi sono i portatori soggettivi dello stesso, i quali devono anche possedere quindi peculiari caratteristiche: quelle che li fa appunto definire traditori.”
Questo significa che per uscire da questo circolo perverso occorrerà invertire il processo storico che lo ha determinato, chiudere una fase ed aprirne un’altra, coi costi, sacrifici e scelte coraggiose che tanto comporta, sui cui esiti al momento è difficile dire di più. Ma se non si riesce ad incidere su tale quadro oggettivo chiunque salga alla direzione del Paese, pur sentendosi portatore di una diversità morale, ripercorrerà, per altre vie, i medesimi errori. I grillini sono lì a dimostracelo con la loro lectio magistralis sul vuoto costituzionale.
Non per essere maligni, credono forse costoro di essere Benigni? Deve finire per forza tutto in farsa in questa misera Italietta? Quanto durerà la non divina commedia? Lo sapremo dopo la pubblicità (dello Yomo).
fonte: Conflitti e Strategie
http://www.oltrelacoltre.com
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