Fonte: http://identità.com/blog/2013/04/08/psicoreato-condannati-per-aver-pensato/
Quattro condanne nel processo per “psicoreato” di alcuni frequentatori del forumStormfront.org, accusati di incitare all’odio razziale. Il gup di Roma ha condannato a tre anni Daniele Scarpino, 24 anni, a 2 anni e sei mesi Diego Masi, 30 anni e Luca Ciampaglia, 23 anni, entrambi moderatori del forum. E infine a 2 anni e 8 mesi Mirko Viola, 42 anni di Cantu’.
Il reato dei quattro ragazzi? Avere scritto quello che pensavano sul web, e per questo sono stati arrestati e condannati da un tribunale di fanatici in base ad una legge illegittima e incostituzionale varata da un ministro in odor di mafia.
Il giudice ha disposto per tutti gli arresti domiciliari e, in stile da purga stalinista, la pubblicazione della sentenza sui siti internet dei ministeri della Giustizia e degli Interni. Sempre il giudice ha disposto il pagamento di un risarcimento di 5.000 euro per lo scrittore Roberto Saviano e il giornalista romano Marco Pasqua. Se puntavano ai soldi, potevamo fare una colletta.
Esce comunque sconfitto il fanatico pubblico ministero Luca Tescaroli che aveva chiesto 4 anni e 10 mesi per Scarpino, 4 anni e un mese per Masi, 4 anni e 6 mesi per Ciampaglia e 4 anni e 8 mesi per Viola e per tutti anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Una sentenza comunque delirante: da oggi scrivere e pensare è reato.
“La sentenza odierna rappresenta un importante precedente: è la prima che riconosce il reato associativo per delle persone che comunicavano tra di loro, usando la rete di internet – ha commentato l’avvocato di parte civile, Daniele Stoppello – e che manda un segnale chiaro ed inequivocabile agli estremisti del web, che pensano di poter scrivere i loro proclami senza essere mai individuati. Il web non è una terra di nessuno, come forse credevano i quattro imputati, e la polizia postale ha dimostrato che è possibile applicare la legge Mancino anche in casi complessi come questo. Ricordiamo, infatti, che i server del forum Stormfront si trovano in America e che, nonostante la scarsa collaborazione degli Stati Uniti, sia stato possibile risalire agli IP”.
Una sentenza oltre i limiti del paranormale. Roba da “Processo” di Kafka, roba da matti.
La realtà è che questi quattro ragazzi – cosa scrivevano non m’interessa, il punto è la libertà di scrivere, non quello che si scrive – sono finiti ostaggio di una banda di fanatici assetati di vendetta.
I signori Pasqua, Tescaroli, Saviano e Pacifici hanno dimostrato una caratura morale e intellettuale veramente mediocre. Il loro desiderio di annientare l’altro attraverso la punizione giudiziaria giocando sul loro potere di mobilitare pubblici ministeri, Psicopolizia Postale e politici vari è solo a memento non della loro forza, ma della loro miseria morale, che è già nei loro volti. Li si vede, sono volti cattivi.
Il loro obiettivo non era punire, ma annientare le idee di quattro giovani. Era annientarli attraverso un’assurda e illegittima carcerazione preventiva: perché non era sufficiente punirli, dovevano ritrattare. Dovevano pentirsi. Per gli inquisitori del reato di pensiero, non è ovviamente sufficiente zittire chi non la pensa come loro: questi deve essere annichilito, fino a piegarne la volontà. Fino a costringerlo non solo a scrivere in modo corretto, ma anche a pensare in modo corretto.
Oggi è un giorno buio per tutti. Perché oggi un giudice fanatico ha decretato che pensare è reato. E lo ha fatto in base ad una legge incostituzionale. Lo ha fatto contro natura.
I fanatici esultano.
Gli obiettivi siamo noi. Non gli stupratori. Non gli zingari che rubano. Non gli assassini. Non i clandestini. Non i rapinatori. Siamo noi che pensiamo. Noi che abbiamo il coraggio di pensare con la nostra testa.
Avviso ai Tescaroli di tutta Italia: continueremo a pensare, continueremo a scrivere. Potrete toglierci la libertà fisica, mai quella morale. Perché noi “siamo”. Voi siete morti prima di nascere, siete anime morte. I vostri pensieri sono deboli, inconsistenti: per questo temete le idee degli altri. Perché vi fanno sentire quanto le vostre “non siano”.
Se qualcuno pensa che, condannando quattro incensurati a due anni per avere pensato – e ripeto, non importa quello che hanno pensato – sia il modo per educare gli altri, ebbene, ha sbagliato. Da oggi doppio, triplo sforzo contro questo sistema marcio di potere.
Infine una parola a tutti quei giornalisti che si fanno paladini della libertà solo quando questa è per loro. Ai Sallusti, ai Feltri, ai Foa, a tutti quelli che si esaltano nel dirsi liberali: liberali de che? Se non si è pronti a battersi per la libertà di chi non la pensa come noi, allora non si è uomini degni di definirsi tali.
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