Si parla di droga, tanta cocaina: due etti e mezzo per l’esatezza, che sarebbe stata ben pagata dai consumatori
Si parla di droga, tanta cocaina: due etti e mezzo per l'esatezza, che sarebbe stata ben pagata dai consumatori. Nell'ordinanza è precisato che i personaggi pubblici di cui si parla nelle intercettazioni non sono stati oggetto di rilievi penali e le conversazioni riportate potrebbero essere solo "chiacchiere da bar" secondo quanto "si sottolinea in ambienti del Palazzo di Giustizia milanesi e i personaggi del mondo vip non sono stati sentiti dagli inquirenti", riporta l'Ansa.
Si tratta di una vasta operazione antidroga, quella coordinata dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano Antonio Sangermano con 22 arresti eseguiti. Il Corriere della Sera fa il nome di un uomo che avrebbe rifornito tre lavoratori di Mediaset di droga. Tutta cocaina, che si facevano consegnare per poi spacciarla ancora dentro l'azienda. Si incontravano, si scambiavano la "partita", anche grossa, ognuno poi prendeva la sua strada: chi a rifornirsi ancora, chi a spacciare.
Si tratta di una serie di intercettazioni durante le quali alcuni dei personaggi di spicco dell'indagine, tra cui quello che sarebbe considerato al vertice dell'organizzazione, Marco Damiolini, 35 anni, parlano tra loro di una serie di cessioni di cocaina a presentatori e gente di spettacolo legata a Mediaset, un filone che era già stato trattato in un altro procedimento, il 2 novembre 2011, denominato 'Molle Domenico più altri' e aveva portato all'arresto di tre dipendenti della società di Cologno Monzese (Milano).
In particolare, in un passo delle circa 900 pagine dell'ordinanza, il 29/09/2009 Marco Damiolini parla con Raffaele Laudano, 47 anni, un altro degli arrestati.
Damiolini: mo' ti dico una cosa, guarda che Mediaset....se ti blindano se la cantano. E' normale. Lo rivelano"
Laudano: se la smazza poi lui.
Damiolini: non gli puoi neanche dare dell'infame. L'amico mio ha preso 12 anni di galera perché lavorava con Maurizio Costanzo. Davide Caffa. lui gli dava la barella...(cocaina) alla Barale, a Costanzo, ad ogni Buona Domenica...(trasmissione in onda su canale cinque)....gli dava due etti e mezzo. gliela pagavano profumata proprio.....è successo....(inc)...e ha preso dodici anni.
In altri passi delle intercettazioni, Marco Damiolini e Raffaele Laudano si lamentano della scarsa qualità dell'ultima partita.
Damiolini: "Compri dieci grammi e vuoi il 90%.
Laudano: ma non posso dargli neanche la merda a quelli di Mediaset....io lo so già come son fatti quelli...".
In un altro punto a parlare con Laudano è Domenico Molle, ex dipendente Mediaset arrestato nella prima tranche dell'inchiesta, che si lamenta per una serie di agitazioni sindacali nella tv che interferiscono con il suo commercio.
Molle: Quindi mi sveglio tardi la mattina ... poi ... in azienda c'è un bordello della Madonna...per questa cosa dello sciopero che fanno i picchetti...c'è un casino a Cologno (ndr sede della Mediaset)...
Laudano: Eh...
Molle: Ne stanno licenziando ...non si capisce piu' un cazzo ...
Laudano: Eh...
Molle: Eh...allora in azienda è un po'...un subbuglio hai capito?
Laudano: Va bene dai...
Gianni Santucci dalle colonne del quotidiano descrive così Marco Damiolini, 35 anni, e sostiene -ma tutto è ancora da verificare- che proprio lui sarebbe il trait-d'union tra i grossi rifornitori albanesi, la cocaina, i soldi e i movimenti nelle stanze di Mediaset (di cui l'azienda era ignara).
Riforniva di droga tre dipendenti di Mediaset che si facevano consegnare la cocaina e in parte la spacciavano all'interno degli uffici di Cologno Monzese, bloccati insieme ad altre nove persone lo scorso novembre, nella prima tranche dell'inchiesta. Con i nuovi arresti (22), oggi i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano sono risaliti al livello superiore dei trafficanti, gruppi in grado di importare a Milano quintali di droga. Un gruppo di ecuadoriani che ha fatto arrivare la cocaina via mare (su container), per via aerea (grazie a corrieri) e con spedizioni postali, recapitate direttamente in una pizzeria di via Gaudenzio Ferrari, vicino ai Navigli milanesi.
Il Corriere della Sera scrive ancora:
Damiolini è arrivato prima a mandare un suo corriere direttamente in Bolivia, e poi ha progettato di entrare «in società» con un finanziatore per acquistare alcuni chili di cocaina, per poi uccidere l'uomo e tenere per sé tutti i guadagni. E se qualcuno nella malavita avesse collegato l'episodio, la giustificazione (che il trafficante ha confidato a un suo complice) sarebbe stata: «Cosa ci posso fare io... se lo hanno ammazzato è colpa mia?». Se era un fornitore per ambienti della Tv e dello spettacolo (i vertici Mediaset sono sempre stati ignari, parte lesa), il trafficante ha parlato a lungo anche di affari con la 'ndrangheta: per i «paesani», diceva in un'intercettazione, «me ne prendo cinque, dieci chili a settimana». E poi spiegava la delicatezza degli affari: «Tu devi capire che i calabresi sono gente particolare. Loro ti dicono... "voglio pagarla a 36 e 5 per dire"... se tu gli fai 36 e 51, un centesimo... ti dice.... "no, non la voglio"... perché c'è quel centesimo in più».
LA REPLICA DI MAURIZIO COSTANZO - "Non so di cosa si stia parlando, le cose non mi riguardano in nessun modo, di tutte le persone citate conosco solo Paola Barale. Ancora una volta devo dire 'un colpo del sole africano!"'. Cosi' Maurizio Costanzo replica all'ANSA.
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