Ottimo! Non è la prima volta che un articolo di questo
blog lo condivido al mille per mille, questi psipatici che si preoccupano
dell'embrione ma come dice Guzzanti dopo tre secondi che sei nato non gliene
frega più un cazzo a nessuno. Un paese che lascia intatte le borse lavoro,
conosco gente che lavora per 250 euro a mese, e poi fanno i programmi, i tg e
tutte quelle cazzate che fanno solo arrabbiare, MAI che facciano una serie
sugli esodati, no, non se e parla nemmeno, non esistono nel bel paese felice e sorridente. Forse allora vogliono proprio nuovi
schiavi da educare … BENE, non fateli i figli allora, meglio non nascere che
diventare servi tutta la vita. Guardate, un paese ebete come il nostro non lo
trovi nemmeno a cercarlo, e quando vedo che ancora tifano Italia gli sputerei
in faccia!
Guardate i Norvegesi come ci vedono, loro che sviluppati lo sono davvero
Una recente
sentenza della Corte Costituzionale ha respinto i dubbi di
costituzionalità dell'art. 4 della legge 194, quella che dal 1978 regolamenta
l'interruzione volontaria di gravidanza, che erano stati sollevati da un
giudice del Tribunale di Spoleto.
Bene, la legge è salva, ok, tutti contenti, fine
momentanea degli hashtag #save194.
Un po' meno contenti saranno stati gli embrionofili che
ci provano sempre a sabotare una legge dello Stato liberamente scelta dal
popolo, quello stesso che poi nominano invano ogniqualvolta c'è aria di
elezioni. Quelli che se ne fottono di
vite adulte completamente formate, senzienti e magari tanticchia esodate ma
cazzeggiano sulla capacità di discernimento cosciente dello zigote. Quelli
secondo i quali, il giorno dopo la trombata, il pre-embrione, senza neppure
essersi impiantato nell'utero e ancora in viaggio dalle parti delle tube, già
chiamerebbe "mamma" disperato. Quelli che vorrebbero funerali di stato per il kleenex
post coitale imbevuto di bambini morti e che inciderebbero sulle lapidi dei non
nati: "Qui giace Aiace, strappato alla vita diletta da una misera
pugnetta".
Sono coloro che,
tra una Madonnina triste e un Papa che vuole tanto bene ai bimbi, postano
sui siti ultracattolici, per dimostrare la perfidia degli abortisti, le foto con
gli spezzatini di feto, gli embrioni a tocchetti e le testoline e piedini che
spuntano dal bidone della spazzatura ospedaliera.
Sono quelli che,
se lavorano in TV, ci offrono ogni tanto, in prima serata e a tradimento
perfino nel più laico dei TG, sguainando la solita estetica cattonecrofila, il
servizio lacrimogeno sull'ennesima mamma
kamikaze che ha preferito non curarsi il cancro e morire pur di dare
alla luce il figlio che portava in grembo. Ovvero la creazione di un povero
orfano che soffrirà tutta la vita del senso di colpa per aver causato la morte
di sua madre.
Tuttavia, se odio gli embrionofili che vorrebbero farci
ritornare ai tempi del proibizionismo, quelli di Vera
Drake e Marie
Latour, devo dire che ultimamente provo un fastidio prossimo
all'intolleranza anche nei confronti di quelli che parlano di aborto e della
relativa legge come se la questione fosse solo di diritto individuale,
dimenticando che invece si tratta
di un atto che coinvolge sempre altri soggetti oltre la donna, non ultimo
l'uomo che ha provocato 'o guaio e la povera creatura che ci va di
mezzo. Perché l'aborto, rigirandolo pure come ci pare, è qualcosa che
segna la vita di tutte le persone che ne sono coinvolte, è un dramma collettivo
e a volte inguaribile. Forse sono effetti che si vedono meglio nel lungo
periodo, dopo che hanno scavato e logorato i meandri dell'inconscio e della
memoria.
Penso alle donne che sono state costrette ad abortire a
causa del rifiuto del loro uomo di assumersi delle responsabilità ed agli
uomini che non hanno avuto il tempo di assumersi le proprie responsabilità di
padri perché la loro donna ha deciso di abortire senza nemmeno chiedere il loro
parere. Ai figli che sembrano affetti dalla sindrome del sopravvissuto e che un
giorno scoprono, magari per caso, che i loro genitori avevano rifiutato un
altro figlio precedente abortendolo.
Proprio per questa sua portata psicologicamente
devastante, occorrerebbe non dimenticare mai di ricordare che l'aborto andrebbe
utilizzato solo come estrema ratio e che sarebbe auspicabile sparisse dalla
faccia della terra. Il metodo per farlo sparire ci sarebbe ma, per motivi
misteriosi, sembra che non riusciamo a vederlo.
Mi sono sempre
chiesta e me lo chiedo soprattutto quando si riparla di legge 194, perché non
vi siano continue campagne che insegnino, soprattutto alle giovanissime
(madri, dove siete?), l'importanza della contraccezione come
metodo infallibile per evitare il trauma dell'aborto. Prendere la pillola
del giorno dopo o dei cinque giorni dopo non risolve il problema del controllo
della fertilità. Personalmente, approfondendone le dinamiche, li trovo metodi
orrendi e che non responsabilizzano affatto chi li attuano. E' come quello che
pecca, tanto poi ci sono la confessione e l'assoluzione a parargli il culo
Se si ha una vita sessuale attiva, perché diavolo non
usare la contraccezione, la pillola? Perché non assumersi la responsabilità dei
propri atti?
Quanti sono,
quarant'anni, che c'è la pillola? Eppure in Italia siamo meno del 20% a
prenderla per regolare la fertilità ed evitare gravidanze non desiderate.
Un ottanta per cento abbondante di donne in età fertile si affida al caso,
a metodi improbabili ed inefficaci e per questo tanto amati dai preti -
come il metodo Billings insegnato alle coppie in Parrocchia, a fragili e
dispettosi preservativi, all'aborto mascherato della pillola del giorno dopo o
dei cinque giorni dopo oppure a quello chirurgico vero e proprio. Troppo
comodo.
Il diritto a decidere sul proprio corpo. Giusto, però non
diamo sempre la colpa ai preti se la contraccezione non è praticata. Dobbiamo
riconoscere che esiste l'assurda paura che la pillola faccia ingrassare, che
faccia venire il cancro, che ci faccia sparire quelle belle mestruazioni
dolorose e splatter stile vacca scannata alle quali siamo tanto affezionate
(chissà perché) e senza le quali alcune non si sentono abbastanza donne. Per
non parlare della paura di non poter più rimanere incinte e tutta una serie di
altre scuse che impediscono alle donne di responsabilizzarsi prendendo la
fottuta pillola e decidere veramente quando fare un figlio senza procurare
traumi a sé e ad altri.
Sono disposta a lottare con il coltello tra i denti
affinché nessuno, per oscurantismo religioso, possa privare una donna del
diritto di abortire se è rimasta incinta dopo uno stupro o se potrebbe
rischiare la propria vita mettendo al mondo un figlio (scusate, kamikaze si
nasce e noi non lo nascemmo necessariamente), oppure se fosse mentalmente non
in grado di diventare madre, ma in cambio voglio un maggiore impegno da parte
delle donne
che parlano di donne a favore della contraccezione. Anzi, lo pretendo.
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