"THE END"

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venerdì 29 giugno 2012

Chi Comanda a Questo Mondo? (XII)

di TNEPD

Questo è il dodicesimo ed ultimo capitolo.
Il primo è qui.

Agli stolti non si può insegnare;
ai pavidi ed agli increduli si può
provare ad essere d’esempio.


Dopo tanto peregrinare siamo arrivati a inquadrare con sufficiente nitidezza il rapporto servo-padrone su cui si basa il gioco in cui siamo immersi.
L’atteggiamento del servo nei confronti del sistema in cui è inserito può essere fondamentalmente di tre tipi: collaborazione, sopportazione, rifiuto.
Ormai conosciamo a menadito i collaboratori del sistema, i servi ricchi, le pecore scaltre, gli alpinisti delle piramidi della paura, gli iniziati in cappuccio e grembiulino, i banksters senza scrupoli, gli elegantoni con gli armadi pieni di scheletri, le facce di tolla, i marchettari. Vanno incontro al loro destino a lunghe falcate.
Al contempo possiamo dolerci ma non adirarci della condotta della maggioranza,ossia di chi pensa di risolvere la propria vita sopportando. Lo abbiamo fatto anche noi per anni, fino al momento in cui abbiamo avuto il privilegio di trovare la forza di mettere in dubbio la realtà come ci veniva descritta, la realtà di tutti gli altri.
Guardandoci indietro non possiamo che ammettere di essere stati buoni servi per una parte della vita.

Proprio qui sorge il problema. Lo siamo ancora. Consapevoli di esserlo – e per questo meno buoni – ma pur sempre servi. Se dopo aver analizzato la situazione e ponderato le opzioni, scopriamo che il sistema non fa per noi, che non ci va di essere né servi né padroni, allora non possiamo incrociare le braccia ed aspettare che le cose cambino da sé. Si tratta di passare dalle parole ai fatti, altrimenti dopo un pò ci si scopre a grufolare nella greppia di quelli che sopportano il meno peggio e a pigolare in un corteo del PD.
L’anelito alla libertà che pervade i pensieri dei servi che non amano la propria condizione merita di essere tradotto in fatti tridimensionali, palpabili. Studiare, analizzare, criticare, comprendere van bene. Comunicare, informare e stimolare gli altri vanno benissimo. Ma, come detto, non bastano.
Abbiamo visto come il sistema sia infrangibile se si adottano strategie tradizionali, al che nasce spontanea la domanda: “Come si può combattere chi detiene il monopolio dei sei poteri su cui si basa la struttura della società?”
Il sistema non è rivoluzionabile dall’interno, non lo si può affrontare e vincere, ma almeno si può evitare di perdere e quindi di alimentarlo. A tal proposito, oltre un anno fa scrissi un post ‘Se volessi diventare famoso’ che chiudeva così: “Questa società gioca una strana partita. L’unico modo di vincere una mano pare essere d’astenersi dal giocare.”
Ebbene, il rifiuto del sistema – per non restare mera teoria – può essere tradotto nella pratica nei termini di una astensione dal sistema. Qualcosa di diverso da una fuga e diverso da una resistenza passiva. Uscire dal sistema, a ben vedere, non è vietato, è soltanto caldamente osteggiato.
Qual è il torto più grande che un servo può fare al suo padrone? Rubargli in casa? Riempirlo di botte? Mettergli il lassativo nella minestra? Trombargli la figlia? No.Smettere di servirlo.
Il bello è che, nel nostro caso, dipende solo dal servo. Chiunque può sciogliere i propri legami, tutelarsi dal sistema senza correre alcun rischio e con buone probabilità di successo. L’obiettivo individuale che ogni servo può porsi per vincere la battaglia per la propria libertà è quindi l’uscita volontaria, senza compromessi, dal rapporto servo-padrone. Sembra difficile soltanto perché gli altri, intorno a te, non lo fanno.
Concludo dunque questo breve pamphlet con una manciata di consigli pratici che mi auguro possano stimolare all’azione gli spiriti più virtuosi. Consigli, tra l’altro, utili a risparmiarsi imbarazzi nel rispondere alla domanda: “E tu, cosa stai facendo per cambiare le cose?”
Ecco cosa fare:
Smetti di lavorare. Come? Semplice. Non vai a lavorare. Hai bisogno di tutto il tuo tempo, non puoi sprecare energie ed ore preziose. Molla il lavoro, anche se ti piace (poi scoprirai che non ti piaceva affatto). Tanto ti licenzierebbero comunque a breve.
Vendi tutto il vendibile. Elettrodomestici inutili (praticamente tutti tranne il computer, il rasapeli e i vibratori), veicoli, abbigliamento, etc. Insomma, vendi tutta la roba accumulata in scellerati anni di consumismo. Alla fine dovresti restare con un buon gruzzoletto e al massimo tre valigie. Scoprirai così che gran parte dei mobili che hai comperato non servono a una mazza e venderai pure quelli.
Riduci le spese all’osso. Come? Sii parsimonioso. Spendi soltanto per cibi e vizi sani, anche se sei ricco. Anzi, soprattutto se sei ricco. Comperare cose è l’attività più idiota che esista, soprattutto se parliamo di servi che comperano cose inutili destinate ad essere accumulate ed infine abbandonate. Meno roba hai, più sei libero.
Se stai con l’acqua alla gola non darti fuoco, ma smetti di pagare. Tasse, multe, rate, abbonamenti, etc. Smetti di pagarle tutte. Ovviamente prima svuota il conto in banca e nascondi i contanti in un luogo sicuro. Poi dimenticati dei debiti, rimuovili dai tuoi pensieri. Non ritirare più le raccomandate e se citofona gente che non conosci, non rispondere. Se ti convocano in tribunale non ci andare. Passeranno gli anni ed è probabile che archivino. Se non archiviano, alla peggio ti giudicheranno in contumacia e poi citofoneranno. Tu non rispondere. Torneranno. Tu non rispondere. Dopo un pò smetteranno di romperti i coglioni, fidati. Non possono farti più di tanto. Se ti prendono prima della prescrizione, dichiarati instabile politico e perseguitato psichico. Ci cascano sempre. Se non ci cascano, manda una mail a Paolo Franceschetti. (Puoi ridurre drasticamente lo stress trasferendoti in Sud America o in Africa dopo aver completato i primi tre punti, anche se non hai l’acqua alla gola.)
Impara la gratuità nel chiedere e nell’offrire. Se chiedi qualcosa in prestito, rendilo meglio di come l’hai ricevuto. Se presti qualcosa, non aspettarti di riceverlo indietro.
Leggi, pensa e tromba, leggi, pensa e tromba. Finché ce n’è. Poi fatti uno zabaione e ricomincia.
Tra l’altro, una volta vaporizzati – o almeno ridotti al torsolo – i legami col sistema servo-padrone, una volta liberi insomma, risulta molto più intuitivo trovare una propria risposta responsabile alla domanda che titola questo saggio e decidere, infine, chi comanda a questo mondo.

Agli stolti non si può insegnare; ai pavidi ed agli increduli si può provare ad essere d’esempio.


E, talvolta, si deve.

Articolo pubblicato sul sito TNEPD
Link diretto:
http://www.tnepd.com/2012/chi-comanda-a-questo-mondo-xii

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