"THE END"

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venerdì 3 agosto 2012

Il culto del dio morente e i suoi rituali

Anche questa volta pubblico qualcosa sul culto del dio morente Dato che molti si sono interessati alla questione, spiego direttamente che la citazione di questa divinita' e' stata presentata da molti autorevoli studiosi tra cui Frazer e la Harrison, questo per farvi capire quanto effettivamente questo culto sia storicamente fondato prendiamo ad esempio Frazer nel suo Ramo d'oro:

Anche se essi potessero riuscire ad afferrare l'anima del dio morente, mentre essa ne abbandona le labbra o le narici, e trasferirla così nel suo successore, questo non basterebbe allo scopo; perché morendo di malattia, la sua anima necessariamente lascerebbe il corpo nell'ultimo stadio della debolezza e dell'esaurimento e così indebolita continuerebbe a trascinare un'esistenza languida e inerte in qualunque corpo potesse mai essere trasportata. Mentre invece uccidendolo, i suoi adoratori possono in primo luogo esser certi di prenderne l'anima mentre essa fugge e trasferirla in un degno successore; e, in secondo luogo, mettendolo a morte prima che la sua forza naturale sia abbattuta, son sicuri che il mondo non cadrà in rovina con la rovina dell'uomo dio. Si soddisfaceva perciò a ogni esigenza e si evitava ogni pericolo uccidendo l'uomo-dio e trasportando la sua anima, mentre questa era ancora nella sua primavera, in un successore vigoroso....
mosse a sdegno il sentimento pubblico e in conseguenza un criminale condannato a morte venne investito della breve e fatale sovranità. In seguito troveremo altri esempi di criminali morenti che rappresentano un dio morente. Perché non dobbiamo dimenticare che, come mostra chiaramente il caso dei re shilluk, il re viene ucciso nel suo carattere di dio o di semidio, essendo la morte e la resurrezione giudicati necessari alla salvezza del suo popolo e del mondo come unici mezzi per perpetuare l'intatta vita divina
Qualche volta le disgrazie e i peccati accumulati da tutto un popolo vengono fatti ricadere sopra il dio morente che si suppone li allontani per sempre, lasciando così il popolo innocente e felice. Il concetto che noi possiamo trasferire i nostri peccati e le nostre sofferenze a un altro essere che li porti per noi è familiare alla mentalità dei selvaggi. Esso deriva da un'ovvia confusione tra il fisico e il morale, tra il materiale e l'immateriale. Poiché è possibile far passare un carico di legna, di pietre o di qu-lunque altra cosa dalle nostre spalle a quelle di un altro, il selvaggio s'immagina che sia ugualmente possibile di far passare il carico dei suoi dolori e dei suoi dispiaceri a un altro che li soffrirà in sua vece. Egli agisce quindi di conseguenza e ne risulta un infinito numero di poco amabili stratagemmi per sbarazzarsi a danno di un altro di tutti i guai che non si vogliono sopportare. Insomma, razze a un grado assai basso di cultura sociale e intellettuale compren-dono e praticano comunemente il principio della sofferenza per sostituzione. Nelle pagine seguenti illustrerò questa teoria e questa pratica, quali si osservano tra i selvaggi in tutta la loro nuda sem-plicità non travestita dai raffinamenti della metafisica e dalle sottigliezze della teologia.
Il ramo d'oro Frazer
4.The Dying God [Il dio morente];

Ancora dal libro della Harrison:

Del tutto egiziano, forse di tutte le antiche divinità, Dio non ha vissuto così a lungo o era così ampia e profonda un'influenza come Osiride. Egli si pone come il prototipo della grande classe di resurrezione-divinità che muore e che può vivere ancora. Sue sofferenze, la morte e la risurrezione sono stati emanati da un anno in un grande gioco di mistero ad Abydos. i Greci chiamano sua agonia il suo concorso con il suo nemico Set; poi suo pathos, la sua sofferenza, o caduta e sconfitta, suo ferimento, morte e sepoltura; Infine, la sua resurrezione e il «riconoscimento»,
Nelle celebrazioni di Osiride le piccole immagini del Dio erano fatti di sabbia e vegetali della terra, suoi zigomi erano verniciati verde e giallo . Le immagini di Osiride sono sempre state create in uno stampo d'oro puro, che rappresenta il Dio come una mummia. Dopo il tramonto il giorno 24 del mese Choiak, l'effige di Osiride viene posata in una tomba e l'immagine dell'anno precedente viene rimossa. Prima delle celebrazioni c'è stata una cerimonia di aratura e di semina. Una estremità del campo è stata seminata con orzo, l'altro con farro; un'altra parte con lino. Mentre questo stava accadendo il sommo sacerdote recita il rituale della "semina dei campi." Nel "giardino" di Dio, che nel rituale sembra essere stata una pentola di grandi dimensioni, sono stati messi in sabbia e orzo, poi acqua fresca viva dall'inondazione del Nilo viene versata in un vaso d'oro sopra il "giardino". Esso era il simbolo della Resurrezione del Dio dopo la sua sepoltura, "per la crescita del giardino è la crescita della sostanza divina."
La morte e resurrezione dei e mediante la vita e i frutti della terra, è stato così stabilito nel rituale inconfondibile. Nel grande tempio di Iside a Philæ c'è una camera dedicata a Osiride. Qui è rappresentata l'Osiride defunta. Dalla sua primavera fatta con un corpo spighe di grano e un sacerdote delle acque il gambo crescente da una brocca. L'iscrizione per la foto si legge: questa è la forma di colui che uno può non avere un nome, Osiris dei misteri, che nasce dalle acque . Si tratta, ma un'altra presentazione del rituale del mese Choiak, in cui effigi del Dio fatta di terra e di mais vengono sepolti. Quando queste effigi sono presi ha trovato che il mais era germogliato in realtà dal corpo del Dio, e questa germinazione del grano sarebbe, come dice Frazer, essere "salutata come un presagio, o meglio la causa della crescita delle colture."
Anche più vividamente è la risurrezione regolata i bassorilievi che accompagnano la grande iscrizione di Osiride a Denderah. Qui il Dio è rappresentato in un primo momento come una mummia ed un piatto viene appoggiato sulla sua bara. dopo alcune posizioni ginnastiche bizzarre, si alza da una ciotola — forse suo "giardino" , ma eretto dalle ali spiegate di Iside, mentre prima di lui una figura maschile tiene la croce ansata, la il simbolo egiziano della vita. Nel rituale, la cosa desiderata, cioè la Resurrezione..
Il Dio che è morto e risorto non è naturalmente confinato all'Egitto; Egli è in tutto il mondo. Quando Ezechiele lo cita: (viii. 14) "è venuto alla porta di casa del Signore che era verso il Nord" ci vide le "donne piangenti per Tammuz." Questo "abominio" la casa di Giuda aveva portato con sé da Babilonia. Tammuz è Dumuzi. Anche lui, come Osiride, è un Dio della vita che scaturisce dalla inondazione e che muore nel calore dell'estate. In processione di Milton dei falsi dèi,
"Thammuz è venuto dopo dietro cui annuale ferita in Libano attratto le damigelle siriane a lamentarsi suo destino nelle amorose canzoncine tutte un giorno d'estate".
Sappiamo Tammuz, "il vero figlio," meglio da uno dei suoi titoli, Adonis, il Signore o i riti di Adonis re sono state celebrati in piena estate. Questo è certo e memorabile; quando la flotta ateniese era salpata il suo nefasto viaggio a Siracusa, le strade di Atene erano una ressa di cortei funebri, ovunque era stata vista l'immagine del Dio morto e l'aria era piena di lamenti di pianto le donne. Tucidide non fa menzione tanto come una coincidenza, ma Plutarco ci dice che tenne conto dei presagi che erano pieni di preoccupazione per la sorte dei loro connazionali. I riti di Tammuz e di Adonis, erano celebrati in estate, erano riti di morte, piuttosto che della Resurrezione.
Ora dobbiamo passare a un'altra domanda: Abbiamo visto che medesimi rituali, non solo in Grecia ma in Egitto e Palestina, sono strettamente legat. Così da vicino, infatti, sono che essi collegati a questo punto dobbiamo cominciare a sospettare che essi possono avere un'origine comune. Dobbiamo ora chiederci, cos'è che unisce arte e ritual così strettamente insieme, che cosa hanno in comune?


Nota del prigioniero: Come vedete, sempre gli stessi rituali, sempre la stessa rappresentazione, sempre le stesse celebrazioni del culto del dio morente, un culto come dice la Harrison piu' di morte che di resurrezione, una celebrazione della morte in pieno contrasto e blasfemia nei confronti del Dio Vivente. Si perche' con la scusa della rigenerazione i malefici adoratori di questa "divinita'" in modo nascosto festeggiano la morte e la corruzione fisica e spirituale dell'uomo. Cosa ci puo' essere di piu' malefico e mefitico di questo? La furbizia di certi adoratori di questo dio morente e di far passare il culto del vero Dio Vivente come parte del rituale, per questo si nascondono dietro i rituali della resurrezione anche oggi, dicendovi: "anche il cristo e morto e' risorto", soltanto che loro come anticamente imitano e scimmiottano il culto del vero Dio Vivente. Come puo' il Dio vivente se e' lo stesso (come dicono loro e certi filmetti di propaganda illuminata come zeigeist) definire abominio qualcosa ,che secondo questi impocriti cultisti fa riferimento proprio al Dio Vivente? Non puo'! Ed ecco perche' Il culto del dio morente e' falso e laido come chi lo rappresenta. Il culto di un dio morente, che Il Dio dell'antico testamento e quello di Gesu riferisce come un abominio, sia dalla volonta di Giovanni Battista, sia dalle dichiarazioni di Cristo stesso: "guardatevi dal lievito dei farisei e da quello di Erode" in riferimento al culto che voleva propagare erode ed erodiade, quello del dio morente!

Sempre All'Erta!
NumberSix

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