di Gianni Lannes
La speculazione ha triturato un paesaggio unico al
mondo costringendolo a sottomettersi:
grazie alla tacita connivenza delle istituzioni e delle autorità di ogni ordine
e grado. Ogni giorno si volatilizzano 161
ettari di territorio: una superficie pari a 251 campi di calcio. Il
Belpaese ha già devastato un’area pari alla Toscana. Quasi il 10 per cento
della Penisola è stato annientato, grazie anche al proliferare di basi militari
di proprietà Usa e/o Nato (Dal Molin a Vicenza). Sono stati incendiati
dolosamente più di milione di
ettari di boschi in breve tempo. L’Italia
si aggiudica nel 2012 il record europeo di cementificazione illegale.
L’anno non è ancora terminato e si punta al primato mondiale. Ma il governo
etero diretto di Mario Monti che fa per la salvaguardia ecologica?
Semplice, ha quasi azzerato gli scarsi stanziamenti del ministero
dell’Ambiente. Però, non ha cancellato
la realizzazione dell’inutile e dispendioso ponte sullo Stretto.
Eppure il contribuente italiano versa nelle casse statali ben l’80 per cento di
quanto guadagna; avrà pure diritto ad un ecosistema integro. A
margine una “quisquilia”: 69 esseri umani in seguito ad alluvioni e frane -
negli ultimi due anni - hanno pagato con la vita la cronica disattenzione istituzionale
per il consumo dello Stivale. Comunque, tranquilli: è tutta colpa degli alieni
o tutt’al più di madre Natura. E’ anche
vero che sua emittenza Silvio Berlusconi (tessera P2 numero 1816) ha
concesso i condoni, grazie ai quali sono stati regolarizzati milioni di metri
cubi edificati in aree franose e negli alvei dei corsi d’acqua. E’ uno
sfacelo inaccettabile nel quale l’82 per
cento dei Comuni (6.633 su 8102) corre il pericolo di disintegrarsi dopo un
temporale. Addirittura nel Gargano (parco nazionale) la disattenzione
dell’ecologista Nichi Vendola ha fruttato una lottizzazione a regola
d’arte a Mattinata con fondi pubblici del Contratto d’area. Il
beneficiario in riva al mare è Zanasi Eliseo, artefice dell’inceneritore
illegale dell’amica Emma Marcegaglia.
Prevenzione
zero - 1.260.000 case abitate da 6 milioni di persone, sorgono in zone ad
elevato rischio idrogeologico; nel novero negativo sono comprese anche 6.000
scuole e 531 ospedali. In decenni di emergenze causate dalla mano avida
dell’uomo italiota poco o nulla si è fatto in termini di prevenzione. Al
contrario ci si è limitati a tamponare i danni e a seppellire le numerose
vittime con funerali di Stato. I geologi avvertono: “E’ urgente approvare una legge per il governo del territorio, di cui
incredibilmente il nostro Paese è ancora sprovvisto”. Il presidente
dell’ordine nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano snocciola le prove: “Dal 1944 ad oggi in Italia sono stati
spesi più di 213 miliardi di euro per danni da dissesto idrogeologico
e terremoti, di cui ben 27 solo dal 1996 al 2008”. Ed ora, avverte
Graziano, “i nuovi tagli al ministero
dell’Ambiente avranno un effetto devastante su un territorio già abbandonato a
se stesso”.
Soluzioni pratiche -
E’ dunque urgente passare all’azione e la prima cosa da fare, secondo i
geologi, è “approntare una legge organica di governo del territorio che
individui, tra l’altro, precise responsabilità, oltre a istituire dei presidi
territoriali fissi con tecnici che operino un monitoraggio costante delle aree
a rischio”. E dai geologi arriva anche un’altra indicazione concreta: “La legge lo prevede, ma non è mai stata
applicata: demolire gli edifici nelle zone a rischio, dove possibile, per
ricollocarli in aree più sicure. Un’operazione dai costi minori rispetto alla
messa in sicurezza di ogni singola area”. Nonostante le indicazioni della
Commissione De Marchi per la sistemazione idraulica e la difesa del suolo
istituita nel 1966 dopo le alluvioni di Firenze e Venezia, tutti i governi
succedutisi non hanno operato con sufficiente efficacia in questo delicato
settore.
Parola di Indro -
Senza voler scomodare il grande Antonio Cederna, ecco cosa si legge nel
Corriere della Sera dell’8 aprile 2001, scritto
da Montanelli sulla Liguria, ma l’esempio vale per tutte le altre
regioni, nessuna esclusa: “Nella
distruzione della vostra Riviera è responsabile tutta la vostra classe
dirigente, non soltanto quella politica. Ne sono responsabili quella
imprenditoriale, quella finanziaria, quella mercantile, quella alberghiera.
Tutti. Tutti, anche il cosiddetto uomo della strada: tutti abbacinati
dall’irruzione dei cantieri, fabbriche di miliardi e di posti di lavoro; dalla
speculazione edilizia che prenderà d’assalto il promontorio dando agli indigeni la grande occasione di
arricchirsi con un orto. Che pacchia! Una pacchia che durerà se, sette, dieci
anni, per poi ridurre questo angolo d’immeritato paradiso alla solita colata di
cemento e di asfalto”.
Guerra ambientale -
Infine: qualche esperto spieghi le famigerate “bombe d’acqua” che liquefano in
un attimo le pendici dei monti provocando vittime e immensi danni. Di certo non
sono un fenomeno naturale, consueto in autunno. A parte le posizioni dell’Onu,
basterebbe l’indagine conoscitiva del Senato nel 2005, in cui si
sostiene che “negli ultimi 10-15 anni vi è stato un aumento degli episodi di
precipitazioni a carattere intenso, ma di breve durata, mentre in precedenza
esisteva una prevalenza di episodi di bassa intensità ma prolungati nel tempo”.
Insomma, il complottismo è un comodo
alibi per mascherare le attività segrete
di controllo climatico orchestrate dal nostro alleato (padrone) Usa e dalla
Russia.
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