Mi sto apprestando a tradurre in italiano il bellissimo articolo di Michael Rivero “All wars are bankers’ wars” (Tutte le guerre sono guerre di banchieri) dove viene esposta la stessa tesi di Bill Still nel suo “The money Masters“, solo che in una forma molto più concisa, meno prolissa, accattivante. Vedendo che nell’articolo viene ripresa una clip del film The International, che avevo già visto, sono tornato a vederlo incuriosito.
Guardandolo in effetti con occhio un po’ più critico, si scoprono alcune cose interessanti. Di cosa tratta il film? Un classico poliziesco, dove una coppia di agenti dell’Interpol, lui Clive Owen (Inside man, Elizabeth) lei Naomi Watts (Fair Game, The impossible, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, ecc.) impegnati in una indagine contro una grande banca internazionale, la IBBC (International Bank for Business and Credit, difficile non notare la somiglianza del nome con la tristemente famosa BCCI, la Bank of Credit and Commerce International, centrale di sostegno e finanziamento di una vastissima rete di traffici illegali). Una quasi omonimia certamente non per caso.
Ma fin qui, nulla di strano. Sparare sulle banche è un po’ come sparare sulla croce rossa, in un periodo di crisi: sono un mostro assetato di denaro, non concedono finanziamenti, chiedono tassi altissimi, ai limiti dell’usura, e poi, guarda guarda, sono utilizzate anche come sistema di riciclaggio di denaro sporco, per finanziare attività terroristiche. Se la cosa finisse qui, non ci sarebbe nulla di “scandaloso“: prendete il numero, mettetevi in fila.
Oserò dire di più: se anche il film si spingesse anche solo a “suggerire” l’idea del signoraggio, cioè del fatto che le banche creano liquidità dal nulla, forse non sarebbe stata così toccante la denuncia fatta. E sì, perchè quello sarebbe stato troppo difficile da far comprendere! Mica le banche hanno la stampante che sforna banconote! Viene invece svelato il meccanismo con cui le banche assoggettano il mondo: la creazione del debito.
- Ma c’è di più: la creazione del debito tramite la guerra.
- Ma c’è di piu: non solo “approfittare” della guerra per la creazione del debito, ma addirittura indurre i conflitti per permettere l’insorgere del debito (in una scena il direttore di banca offre supporto ad un capo rivoltoso africano che gli chiede stupito: ma cosa volete in cambio? Noi non abbiamo soldi per pagarvi...E il direttore che elude la domanda, sta sul vago..).
- Ma c’è (ancora, se possibile) di più: questo meccanismo viene svelato ai due investigatori dall’industriale italiano Umberto Calvini (ottimo Luca Barbareschi) che, essendo il titolare di una delle due industrie belliche al mondo che producono un certo sistema di controllo di missili (inevitabili i riferimenti alla nostra Finmenccanica, attualmente oggetto di attacchi giudiziari, preludio a scalata internazionale), parla con piena cognizione di causa; tanto che sembra dare una lezioncina di scuola ai due studenti/investigatori (vedi clip sotto).
Barbareschi/Calvini, industriale che sta per scendere in politica, interpreta il ruolo di Berlusconi, non c’è alcun dubbio: sia la scenografia del suo comizio elettorale, che la scelta di alcune caratteristiche del personaggio non lasciano alcuno spazio al dubbio che l’associazione sia stata fatta apposta. Anche perchè, ai fini della storia, era assolutamente inessenziale:
che la banca fosse promotrice di conflitti in giro per il mondo (ci sono già abbastanza motivi per essere arrabbiati con le banche, che non serviva specificare anche questo);
che fosse reso esplicito che le banche hanno lo scopo di aumentare e controllare il debito;
ma soprattutto che questo fosse svelato da un italiano, un industriale che sta per scendere in politica (“probably the next prime minister“…).
E Proprio questo terzo ed ultimo punto mi fa pensare.
Visto che l’industriale/politico viene ucciso (fra l’altro con la esplicita collaborazione di carabinieri deviati (messaggio: controlliamo anche la giustizia in Italia), e con l’attribuzione della colpa alle brigate rosse, che il film sia stato, volontariamente o involontariamente, veicolo di un chiaro messaggio al nostro B.: se sveli certi segreti ecco cosa ti aspetta?
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