"THE END"

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sabato 30 marzo 2013

CONSPIRITUS: L’UE, inattesa realizzazione del sogno di Hitler


a fondo articolo titolo

intro:

Gli astrofisici se la tirano da matti, però conoscono appena il 4% dell’Universo, il resto è tutto da scoprire”, dice il presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), Giovanni Bignami.
“Il 23% è materia oscura, il restante 73% è energia oscura: attaccare quell’aggettivo, “oscuro” (traduzione approssimativa dell’inglese dark) ........................
Altro che fallimento: l’euro sta provocando ciò per cui è stato progettato dall’elite. Ecco come nasce una dittatura


Nell'antichità furono identificati come 'demoni' e combattuti mediante gli esorcismi e la persecuzione dei loro cultori ed evocatori. Oggi li chiamano 'alieni', e secondo l'ufologia il loro raggio d'azione si sarebbe esteso e potenziato grazie alla tecnologia e ad una capillare infiltrazione in seno ad ogni gruppo di potere. In realtà, secondo la inquietante tesi avanzata dal documentario Conspiritus (e alle conclusioni cui sono pervenuti ricercatori come Corrado Malanga), si tratterebbe di antiche entità spiritiche capaci di possedere mentalmente gli esseri umani ed incidere sulle sorti del mondo controllando leader politici e società segrete.Attraverso un lungo montaggio di filmati, fotografie e brani testuali commentati dalle voci e gli scritti di alcuni dei più famosi occultisti ed ufologi contemporanei, tra cui Manly P. Hall, Steven Greer e Bill Cooper (v. correlati), il film espone una gran mole di argomentazioni sconcertanti, con l'intento di dimostrare che la buia congiuntura in cui oggi versa la società umana sia il sintomo dell'imminente coronamento di una secolare, diabolica cospirazione.
Traduzione a cura del canale YT Haiaty VarottoBuona visione, dopo il salto.


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Luciano Canfora: L’UE, inattesa realizzazione del sogno di Hitler
Alcuni brani tratti dal pamphlet di Canfora “E’ l’Europa che ce lo chiede! (Falso!)” – titolo decisamente fuorviante rispetto al contenuto-. (gm)

E’ quasi una carducciana ‘nemesi storica’ il fatto che proprio l’Europa abbia deluso e stravolto lo scenario e le previsioni dell’europeista per antonomasia Altiero Spinelli. Proprio la costruzione europea infatti ha reso possibile, per il modo stesso in cui si è attuata (non già intorno ad una struttura statale ma intorno ad una struttura bancaria e alla conseguente velleitaria e artificiosa moneta unica), che le forze definite da Spinelli ‘establishment amministrativo ed economico’ prendessero nelle loro mani direttamente il potere decisionale insediandosi senza bisogno di passaggi ‘elettorali’ ma in nome di competenze ‘tecniche’ al posto di comando. Questo passaggio, che è effetto diretto dell’adozione precipitosa e anacronistica della ‘moneta unica’, ha tolto quasi ogni significato alla consolidata polarità destra/sinistra. (p. VIII-IX)


L”ideologia’, dichiarata defunta, ritorna in forme impreviste, e alquanto fatue, come ideologia dell’Europa, come valore in sé! L”europeicità’ è diventata la nuova ideologia, soprattutto presso la ex-sinistra. Qui alligna ormai sempre più spesso il monito intimamente compiaciuto e pensoso: ‘Ce lo chiede l’Europa!’. Un tale ritornello, che serve a tappare la bocca a qualunque rilievo critico, è solo una parte dell’ideologia ‘europea’. Si finge infatti che l’epiteto ‘europeo’ (di cui si ignorano peraltro il contenuto e il significato, nonché l’ambito geografico) possa, e anzi debba, riferirsi – qualificando e promuovendo – a un qualche oggetto o fatto o comportamento. Per non parlare della ‘prospettiva’ che è tenuta sempre ad essere ‘europea’ (…) Non vi è soltanto comicità involontaria in questo modo di pensare e di esprimersi. Vi è anche una istintuale ideologia soft-razziale. Tutto ciò che non è ‘europeo’ è peggio. (p. 21)

Al tempo nostro (…) la divaricazione partitica si è venuta incardinando su questioni non più sociali ma etico-individuali; e, soprattutto, la ‘forza direttrice a sé stante’ si è ‘delocalizzata’ fuori dei confini statali divenendo perciò stesso inattingibile, protetta e totalitaria nelle sue direttive e decisioni; tale ‘forza direttrice’ è nel potere bancario (BCE e FMI in primo luogo), che preferisce collocare d’autorità, al vertice degli Stati nazionali subalterni, direttamente suoi funzionari, saltando il fastidioso problema della conquista del consenso e del cimento ‘elettorale’. (p. 26)

L’Unione Europea (…) non divenne mai una unione politica, né di tipo elvetico né di tipo statunitense. La sua coesione politica rassomiglia più o meno a quella della Lega araba. Da oltre un decennio esiste (per i paesi i cui governi questo imposero) una moneta unica. Una moneta che non ha alle spalle né un governo né un’unità statale né un esercito. Ha una Banca Centrale che ha via via assunto il ruolo di governo effettivo: una surroga allarmante e ormai dotata di un potere immenso. I suoi voleri vengono comunicati, ai governi nazionali da mettere in riga, con lettere perentorie e semi-segrete. La lettera della BCE al governo italiano dell’agosto 2011 è bastata da sola per imporre al nostro paese un cambio di governo svincolato da una qualunque, pur possibile, espressione di volontà del corpo elettorale. (p. 27-28)

Poiché il problema più grave e più urgente è come uscire vivi dalla morsa dell’euro e dei ‘parametri di Maastricht’, è evidente che è su questo difficile terreno che una (eventuale) risorta sinistra dovrebbe cimentarsi, proporre soluzioni attuabili, battersi per attuarle. Certo, la cosa è resa difficile dalla circostanza (che è ben presente nella memoria dei più) che fu proprio la sinistra – o meglio ciò che allora si faceva passare per tale – a imporre l’entrata nell’euro come in una nuova e allettante terra promessa. (p. 34)

La creazione della moneta unica europea (lo si dice spesso) fu un assurdo perché non è mai esistita una moneta che non avesse alle spalle uno Stato. Ed è vero; ma a rigore lo Stato c’è, di cui l’euro è proiezione e strumento, ed è la Germania! (…) La creazione della moneta unica ha coronato il processo storico onde la Germania è divenuta (con l’unificazione e i successivi sviluppi ‘europeistici’) il vero vincitore della Seconda guerra mondiale (p. 36-37)

Dalla dichiarazione dei diritti del 1791 alle codificazioni istituzionali del Novecento (da Weimar al secondo dopoguerra) la ‘marcia dei diritti’ si è venuta svolgendo tra contrasti e conflitti che hanno lasciato segni e ferite indelebili. Ma sembravano, le costituzioni del secondo dopoguerra, aver determinato e stabilito un punto di non ritorno. Ora sappiamo che è possibile anche una marcia indietro, e che essa è incominciata. ‘Ce lo chiede l’Europa!’. (p. 76)

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