di Gianni Lannes
Passato proibito e rimosso dal senso comune, insomma dai semplici ricordi, troppo ingombranti. Altro che neutralità. Chi rammenta? Il 1996 è un anno infausto per gli insospettabili criminali in doppiopetto che dalla Svizzera ripuliscono attualmente il denaro sporco e nascondono l’oro rubato durante la seconda guerra mondiale nonché le opere d'arte trafugate. Ed al contempo trafficano armi indisturbatamente a livello planetario, alimentando guerre di conquista e sperimentando nuovi armamenti: per esempio all’uranio impoverito proprio in Italia, nei poligoni militari affittati dal Governo tricolore, a danno della salute dell’ignara popolazione e dell’ambiente. Il riferimento documentato è riferito al caso emblematico della multinazionaleOerlikon-Contraves, di proprietà della famiglia Anda-Bührle, soci della Barilla dal 1979. Il rampollo Guido Maria Barilla è possibile che non sia a conoscenza di questo scheletro nell’armadio del clan Anda, che lui stesso ha definito pubblicamente “un socio da sogno…”. Mister Barilla ha studiato la storia? Forse, a parte un ripasso deve qualche spiegazione esauriente in tempi rapidi all’opinione pubblica. Merci!
Mafie istituzionali - Gli Stati docili e sopra le multinazionali del crimine (in gergo banche) a dettare legge. La situazione è sempre più di stringente attualità con le speculazioni correnti che strangolano mezza Europa. Chi sta già preparando al peggio che disintegrerà a breve - mediante una crisi innescata a tavolino (alla voce Moody's) - in termini finanziari e sociali (ma non solol) il Belpaese? Come è noto, giusto per rammentarlo agli smemorati seguaci del piduista di Arcore, i finanziamenti di denaro sporco allaEdilnord di Berlusconi giunsero dalla Confederazione elvetica. Prima ancora. «Gli zelanti ricettatori di Hitler – In cambio di oro rubato la Banca Nazionale Svizzera e la Banca per i Pagamenti Internazionali hanno finanziato le guerre d’aggressione dei nazisti» titola Der Spiegel (numero 38, anno 1996), il più importante settimanale tedesco. Il 13 settembre 1996 Die Zeit dava notizia del conto personale di Hitler presso la filiale di Berna della società di banca Svizzera, amministrato fiduciariamente dall’Obersturmbannführer delle SS Max Amann, su cui confluirono dal 1926 fino alla fine della guerra i proventi economici del libro Mein Kampf. «Svizzera covo di briganti»: titolava il 26 settembre 1996 la Franfurter Allgemeine Zeitung. In altri termini, un'analisi della complicità svizzera nei crimini di guerra nazionalsocialisti. Sul settimanale L’Hebdo c’era scritto nello stesso periodo: «Senza l’aiuto della Svizzera la Germania sarebbe stata sconfitta già nell’ottobre del 1944… La Svizzera sostenne fattivamente la Germania nazista; mentre lasciava aperti ai nazisti i collegamenti nord-sud attraverso il Gottardo, continuò a rifornirli anche di grandi quantità di materiale di precisione, strumenti ottici, ecc., e ricettò inoltre i patrimoni sottratti dai nazisti, cambiando nella maggior parte dei casi l’oro rubato in valuta pregiata».
I numeri 39 e 40 (annata 1996) del giornale economico Cash riportano questo testo: «L’avidità non conosce limiti. Ancora nel marzo 1945 la Banca Nazionale accettò dell’oro rubato dalla Germania ricordo alla corruzione …». E ancora: «Il Consiglio federale (il Governo) ha mentito… Denaro dell’Olocausto: il parlamento ingannato, si è piegato davanti alle banche … I profittatori di guerra elvetici: senza la piattaforma di smistamento dell’oro costituita dalla Svizzera, la guerra in Europa sarebbe finita molto prima». Anche il giornale Sonntags-Blick non ha risparmiato gli aggettivi. Nell’edizione del 22 settembre 1996 si legge: «La Svizzera ha respinto al confine gli ebrei in fuga dai nazisti e così facendo li ha mandati a morire. La Svizzera ha accettato e ripulito ben volentieri l’oro che i nazisti strappavano denti degli ebrei morti».
Negli anni ’80 Robert Urs Vogler, per conto della Banca Nazionale scrisse un rapporto intitolato “Movimenti di capitale tra la Banca Nazionale Svizzera e la Deutsche Reichsbank dal 1939 al 1945”. Nell’introduzione si legge: «Tra il 1939 e il 1945 la Banca Nazionale acquistò oro per miliardi dalla Deutsche Reichsbank».
Nel 1983 il professor Hans Ulrich Jost, un’autorità indiscussa in materia, ha pubblicato - in una raccolta - un saggio memorabile (in Nouvelle Histoire de la Suissse et des Suisses, Losanna, Payot, volume III) sulla base di documentazione probante. Il titolo non desta sospetti: Menace et repliement, 1914-1945 (Minaccia e ritirata, 1914-1945): «Ora (1940) la Svizzera era di fatto integrata nell’ambito economico della Germania del Reich … Negli anni 1941-1942 si calcola che il 60 per cento dell’industria degli armamenti svizzera, il 50 per cento dell’industria ottica e il 40 per cento dell’industria meccanica lavorassero per il Reich … La Svizzera svolse un ruolo importante per la Germania sul mercato dell’oro… Nel 1943 venero convertiti in libere valute beni in oro per un valore di 529 milioni di franchi svizzeri. Tutto ciò si svolse sotto il controllo della Banca Nazionale e con l’esplicito consenso del Consiglio federale… Una buona parte dell’oro tedesco era frutto di rapina – soprattutto quello che era stato sottratto alle vittime dei campi di concentramento. Le autorità svizzere erano a conoscenza del problema dell’oro rubato. Si trincerarono dietro il risibile pretesto della neutralità svizzera. Si ritenevano obbligati a dover accettare quell’oro senza manifestare critiche. Questo genere di prestazioni fu senza alcun dubbio l’asso nella manica che garantì l’esistenza della Svizzera». Per questo lavoro di scavo il professor Jost è stato perseguitato dalle autorità elvetiche per alcuni anni (Die Mythen im Schliessfach Schweiz - I miti nella cassetta di sicurezza di nome Svizzera - Die Zeit, 11 ottobre 1996).
Un documento proveniente dagli archivi tedeschi dimostra che il Governo elvetico contribuì a prolungare la guerra di circa due anni. Il memorandum di Karl Clodius del 3 giugno 1943 - Aufzeichnung über den Stand der Wirtschaftsverhandlungen mit der Schweiz (Memoria sullo stato delle trattative economiche con la Svizzera) - indirizzato al segretario di Stato ed al ministro degli esteri, parla chiaro. Le attività di ricettazione dell’oro trafugato nei paesi occupati ed il rifornimento di armi degli gnomi elvetici consentirono ad Hitler di proseguire una guerra mostruosa.
La Bührle-Oerlikon consegnerà la sua ultima fornitura di cannoni alla Wermacht nell’aprile dell’anno 1945. L’azienda elvetica - di proprietà della famiglia Anda-Bührle - che ha fatto affari sulla guerra che ha mietuto 52 milioni di morti, mentre l’Europa sprofondava nel baratro, ha accumulato riserve d’oro e valuta pregiata in franchi svizzeri. La stessa holding - come se nulla fosse accaduto - nel 1979 è entrata in società con la Barilla, accumulando profitti sulla produzione e vendita di strumenti che assicurano la morte. Sugli affaroni di facciata però, bastano pasta, biscotti e merendine. L’etica? Un dettaglio trascurabile.
Per dirla tutta. I caveau delle banche di Zurigo, Basilea, Berna e Lugano sono fogne in cui si riversa dalla fine della seconda guerra mondiale il denaro più lurido del mondo. Eppure, l’Onu (sotto il controllo della Trilaterale e del Bilderberg Group) perfettamente a conoscenza del fenomeno, non fiata.
Nel paradiso fiscale della Svizzera - dove anche Beppe Grillo e Carlo De Benedetti (affiliato al Bildeberg) hanno preso casa - si riciclano impunemente montagne di denaro accumulato con traffici illeciti, noti a tutte le nazioni mondiali, e tollerati dalle autorità: traffico di armamenti, droga, esseri ed organi umani. A livello finanziario, peggio della Svizzera fa soltanto il Lussemburgo con il Cedel, protetto dagli USA e dal Vaticano.
I soldi non hanno odore. Ma i crimini contro l’umanità non cadono mai in prescrizione.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/03/la-svizzera-lava-sempre-piu-bianco.html
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