"THE END"

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domenica 22 luglio 2012

L'UNICA COSA CHE CONTA IN ITALIA? IL TIFO

Il tifo ormai occupa tutti gli interstizi del pensiero e non è più quindi una franchigia, una pausa, una riserva della mente. E' diventato la forma principale di intervento pubblico, e forse privato. 
Così, chi se n'è avveduto, ne approfitta



Ben venga la cosiddetta "libertà di espressione" garantita dal web. Come concetto teorico, e astratto, ma indispensabile. Ma per farne che? Me lo domando e ve lo domando dopo la serie di commenti al mio ultimo intervento su Berlusconi e la sua riesumazione più o meno letterale di Forza Italia. Ho scritto un articolo ancora facilmente recuperabile su questa notizia che per giorni è stata e sono certo continuerà ad essere un elemento di discussione nella lunga campagna elettorale che ci aspetta mentre il paese sprofonda, ed è stata tutta o quasi (prego tener a mente questo "quasi") una corsa al tifo. A favore di Berlusconi e contro di lui, in un derby che da vent'anni sfigura l'Italia, ma anche contro tutti, ovviamente me compreso. E sono spessissimo insulti, non opinioni o avversioni, certamente legittime. Si arriva ad accusare me di mancare di rispetto a Berlusconi (anche solo per riportarne fatti e parole smaccatamente in prima pagina) e nel farlo mi si offende senza ritegno. Dice: è la libertà di internet. Bene. Dunque la mia domanda di prima ("per farne che?") resta del tutto in piedi.
Anche perché evidentemente non basta fare ragionamenti che toccano un po' tutta la classe dirigente del Paese, e non solo la casta politica che risulta poi essere l'imbuto di più caste. Come non mi è bastato in passato ragionare di comunicazione e di equivoci di comunicazione. L'unica cosa "seria" che sembra importare a tutti (o quasi, di nuovo) è il tifo. Ora, il tifo è per antonomasia il campo in cui si sviluppa l'emotività senza limiti, senza riguardi, senza razionalità: è una franchigia generalizzata dalla ragione, tanta o poca che sia. Ho scritto "è". Sbagliando. Dovevo scrivere "sarebbe": perché quello che risulta da come vengono letti (letti???!!!) gli articoli -presumo non solo i miei- è che il tifo ormai occupa tutti gli interstizi del pensiero e non è più quindi una franchigia, una pausa, una riserva della mente. E' diventato la forma principale di intervento pubblico, e forse privato. Stai con o preferibilmente contro qualcuno a prescindere da quello che fa o dice, esattamente come nel calcio: è la mia squadra, sto dalla sua parte qualunque cosa accada, è una sorta di "fede" isolata dal contesto. Già questo ha dei risvolti eccessivi nel calcio o in quello che è diventato, figuriamoci se tale atteggiamento mentale non riguarda più solo il calcio ma tutto. Finisce da subito qualunque terreno comune su cui edificare qualunque cosa, da un sentimento a un'idea, da un programma a un insieme di partiti ecc.
Da questo "tutti contro tutti" bisognerà pur uscire, non ci sono i "buoni a priori", ma ci sono troppo spesso soltanto "i cattivi a posteriori". Questo vale per Berlusconi come per tutti gli altri, per l'immensa mole giudiziaria che riguarda l'uomo di Arcore come per il giudizio politico, culturale, etico su tutti coloro che hanno pesantemente contribuito a ridurci in questo stato. Di povertà, che dovremmo invece per le fasce più deboli cominciare a chiamare meno ipocritamente miseria dal punto di vista materiale, sotto gli occhi di tutti, ma anche dal punto di vista immateriale, del nostro vuoto interiore, cosa di cui si parla poco o niente.
Volete sfogarvi su Berlusconi? Fatelo, ma forse un barlume di idea costruttiva ci vorrebbe. Come su Bersani, Casini, Vendola ecc. Come su Grillo. Le opinioni suffragate da un minimo di informazione e di ragionamento sono le benvenute, e senza di esse questo resta un Paese vuoto, spaventosamente vuoto. Per esempio non ho letto nulla qui su come la si pensi a proposito del Capo dello stato a colloquio telefonico con Mancino, intercettato dalle Procure in azione sui misfatti del '92-'93, ovvero i rapporti "mafia-pezzi dello Stato". Anche qui un derby pro o contro Napolitano. Eppure se Napolitano parlasse con me non verrebbe intercettato, se parla con un indagato sì, lui come chiunque altro. Non in qualità di Presidente, ma in qualità di interlocutore di qualunque indagato. E' così difficile da capire? Pare di sì, e il conflitto in atto lo dimostra. Attenzione: lo dimostra se non si vuol capire e far capire. Chi è coinvolto nella vicenda ha invece capito tutto benissimo e profitta della vostra disattenzione, menefreghismo, tifo. Come nel resto. E il cerchio si chiude, ma sulla nostra testa.

Articolo tratto da http://www.cadoinpiedi.it/

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