E’ un periodo in cui ho poco tempo per scrivere, ma volevo condividere questo “ammonimento” del re Stefano (István) di Ungheria (1000-1038) a suo figlio, Emmerich (Imre), che ho scoperto in un altro contesto in rete.
Il discorso si riferisce, a quanto riesco a capire, alla decisione di Stefano di far entrare nel proprio regno contadini e artigiani tedeschi.
La versione che ho trovato è in tedesco, e si parla di Ansiedler, letteralmente coloni, un termine che però aveva un senso molto meno invasivo nel Medioevo.
“Quando arrivano coloni da diversi paesi e province, essi portano con sé anche diverse lingue e costumi, svariate cose ricche di insegnamento e armi, che adornano e abbelliscono la corte reale, ma spaventano anche le potenze straniere.Una terra, in cui vi sia una sola lingua e un solo costume, è debole e fragile. Perciò, figlio mio, ti assegno il compito di andare loro incontro e di trattarli in maniera appropriata, affinché restino più volentieri presso di te che altrove.“ (Corpus iuris Hungarici 1000–1526, S. Stephani I. Cap. 6).
Il punto di vista, ovviamente, è quello di un sovrano medievale, e non di uno Stato-nazione moderno; ma come dargli torto?
Notate come manchi del tutto la mostruosa pretesa di integrazione, che ovviamente svuoterebbe di senso tutto il discorso.
Fonte
Il discorso si riferisce, a quanto riesco a capire, alla decisione di Stefano di far entrare nel proprio regno contadini e artigiani tedeschi.
La versione che ho trovato è in tedesco, e si parla di Ansiedler, letteralmente coloni, un termine che però aveva un senso molto meno invasivo nel Medioevo.
“Quando arrivano coloni da diversi paesi e province, essi portano con sé anche diverse lingue e costumi, svariate cose ricche di insegnamento e armi, che adornano e abbelliscono la corte reale, ma spaventano anche le potenze straniere.Una terra, in cui vi sia una sola lingua e un solo costume, è debole e fragile. Perciò, figlio mio, ti assegno il compito di andare loro incontro e di trattarli in maniera appropriata, affinché restino più volentieri presso di te che altrove.“ (Corpus iuris Hungarici 1000–1526, S. Stephani I. Cap. 6).
Il punto di vista, ovviamente, è quello di un sovrano medievale, e non di uno Stato-nazione moderno; ma come dargli torto?
Notate come manchi del tutto la mostruosa pretesa di integrazione, che ovviamente svuoterebbe di senso tutto il discorso.
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