Dopo tre giorni di tranquillità a Madonna di Campiglio, tra le montagne del Trentino, sono di nuovo qui.
Qui a portare avanti un'opera di informazione, dove ognuno può recepire quello che vuole, elaborarlo, e decidere per se stesso, prendendo in mano la propria vita senza delegarla a nessun'altro.
Vi racconto un altro giorno di ordinaria follia all'interno di una caserma dell'Arma dei Carabinieri, con rispetto della privacy e del segreto istruttorio (che in questo caso non esiste, trattandosi di violazioni di natura amministrativa).
Un ragazzo di circa 25 anni, diverse settimane addietro, è stato fermato nell'atto di consumare della una polvere bianca per uso personale.
Come Legge vuole, gli agenti accertatori hanno provveduto a verbalizzare la violazione punita e prevista ex art. 75 DPR 309/90, e conseguentamente a sequestrare la sostanza stupefacente utilizzata.
Qui arrivo io, avendo tra le altre cose il compito di seguire tali vicende.
Ho quindi telefonicamente contattato l'interessato, per notificargli l'esito delle analisi, che hanno confermato si trattasse di cocaina.
Non appena lo incontro, all'ingresso della mia caserma, incrocio immediatamente il suo sguardo, capendo al volo di trovarmi davanti a una persona sotto antidepressivi.
Lo "sguardo da psicofarmaco", termine da me coniato, è molto differente da quello del tossicodipendente da strada.
Soprattutto lo sguardo da antidepressivo: l'occhio è vuoto, lucido, fisso, ma di una vuotaggine che l'occhio esperto coglie all'istante.
Gli antidepressivi: veri ladri dell'anima.
Lo accolgo come sempre con educazione e rispetto: sono un Maresciallo dell'Arma dei Carabinieri, e il mio compito è servire i miei concittadini, e non giudicarli.
Parto diretto, senza remore: "Che antidepressivo prende, perché la vedo molto sofferente"?
Assolutamente sorpreso, mi risponde: "La paroxetina, ma come fa a saperlo?"
"Lo so, glielo leggo in faccia. Come si sente?"
"Malissimo. Sono sempre stanco, non lucido. Non sono io. E molto spesso ho pensieri intrusivi di morte. Mi viene voglia di ammazzarmi e non so perché".
Mi spiega infine che nemmeno quando sniffava cocaina gli fosse mai passato per la testa di farsi del male.
Questi sono gli psicofarmaci.
ALIMENTAZIONE E SALUTE
Qui a portare avanti un'opera di informazione, dove ognuno può recepire quello che vuole, elaborarlo, e decidere per se stesso, prendendo in mano la propria vita senza delegarla a nessun'altro.
Vi racconto un altro giorno di ordinaria follia all'interno di una caserma dell'Arma dei Carabinieri, con rispetto della privacy e del segreto istruttorio (che in questo caso non esiste, trattandosi di violazioni di natura amministrativa).
Un ragazzo di circa 25 anni, diverse settimane addietro, è stato fermato nell'atto di consumare della una polvere bianca per uso personale.
Come Legge vuole, gli agenti accertatori hanno provveduto a verbalizzare la violazione punita e prevista ex art. 75 DPR 309/90, e conseguentamente a sequestrare la sostanza stupefacente utilizzata.
Qui arrivo io, avendo tra le altre cose il compito di seguire tali vicende.
Ho quindi telefonicamente contattato l'interessato, per notificargli l'esito delle analisi, che hanno confermato si trattasse di cocaina.
Non appena lo incontro, all'ingresso della mia caserma, incrocio immediatamente il suo sguardo, capendo al volo di trovarmi davanti a una persona sotto antidepressivi.
Lo "sguardo da psicofarmaco", termine da me coniato, è molto differente da quello del tossicodipendente da strada.
Soprattutto lo sguardo da antidepressivo: l'occhio è vuoto, lucido, fisso, ma di una vuotaggine che l'occhio esperto coglie all'istante.
Gli antidepressivi: veri ladri dell'anima.
Lo accolgo come sempre con educazione e rispetto: sono un Maresciallo dell'Arma dei Carabinieri, e il mio compito è servire i miei concittadini, e non giudicarli.
Parto diretto, senza remore: "Che antidepressivo prende, perché la vedo molto sofferente"?
Assolutamente sorpreso, mi risponde: "La paroxetina, ma come fa a saperlo?"
"Lo so, glielo leggo in faccia. Come si sente?"
"Malissimo. Sono sempre stanco, non lucido. Non sono io. E molto spesso ho pensieri intrusivi di morte. Mi viene voglia di ammazzarmi e non so perché".
Mi spiega infine che nemmeno quando sniffava cocaina gli fosse mai passato per la testa di farsi del male.
Questi sono gli psicofarmaci.
ALIMENTAZIONE E SALUTE
2 commenti:
Credo che l'unica differenza tra cocaina e psicofarmaci stia solo in chi ci guadagna: i cartelli della droga o le lobby farmaceutiche. COmplimenti per il blog, decisamente utile, e per il post, se ne parla davvero troppo poco di questi argomenti e c'è ancora infinita ignoranza.
Ciao Cri, hai ragione, c'è un'ignoranza spaventosa e abissale, certo è dovuta al fatto che certe cose solo se le provi le conosci, ma poi è anche voluta dalla Big Pharma e dalla legge costruita a puntino per rendere illegali piante mediche che usiamo da millenni e così abbiamo dottori che non possono nemmeno ordinare il principio attivo che cura ... almeno che tu non conosca bene la legge, ma questo è lasciato al cittadino che solitamente non sa niente oltre a quello che gli mostra la tv e i giornali spazzatura!
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