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È appena stato pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences (IJMS) uno studio sulle proprietà antitumorali della melatonina. Eccolo. Firmato da Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi – il fisiologo che, per primo, dagli anni Settanta, usò la melatonina per curare i malati di cancro – Fabrizio Mascia e Giuseppe Gualano, entrambi biologi. Quest’ultimo lavorò per anni a fianco del professore, nel laboratorio modenese di via Maranini.
La ricerca porta anche la firma dello scienziato scomparso, Luigi Di Bella. “Fu mio padre ad accorgersi per primo degli effetti molteplici di questa molecola – ricorda il figlio Giuseppe – la sua firma assieme alla nostra, e su una rivista ad alto impact factor, è un atto dovuto”. La melatonina, sostanza prodotta dalla ghiandola pineale (ma anche dalle piastrine, dalla retina e dalla mucosa gastro enterica) è un vero e proprio concentrato anti-cancro. Agisce sul sistema immunitario grazie a effetti antiossidanti, su quello cardiocircolatorio proteggendo i vasi sanguigni (è anche antiaggreggante) e sul sangue. Regola infatti la produzione di piastrine e la formula leucocitaria. Non solo. Favorisce la morte cellulare (apoptosi) e arresta la proliferazione incontrollata delle cellule maligne riducendo i fattori di crescita. Luigi Di Bella ribadì più volte che la melatonina (coniugata con adenosina per potenziarne la biodisponibilità) è “un fattore necessario ma non sufficiente a fermare un cancro: la melatonina da sola non guarisce alcun tumore, ma senza di essa è difficile se non impossibile arrivare alla guarigione”. “Questo lavoro è importante per due motivi – spiega Giuseppe Di Bella –
Il primo è relativo al ruolo che la melatonina svolge nella terapia anticancro: proprio perché è uno dei componenti del metodo complesso messo a punto da mio padre, (e che io ed altri medici continuiamo ad applicare), lo studio fa riferimento anche alle altre molecole che agiscono in sinergia. Dunque, il lavoro affronta il Metodo Di Bella. In secondo luogo, perché abbiamo osservato una correlazione fra l’aggressività del tumore e la melatonina prodotta dall’organismo. Quest’ultima, (assieme a serotonina e a somatostatina), è maggiore quando il tumore ha una prognosi migliore, ossia è più differenziato. Abbiamo notato, al contrario, che nei tumori ad alta proliferazione (i più maligni) la melatonina in circolazione è scarsa o quasi assente”. Per non dimenticare. Nel 1996 la Cuf (commissione unica farmaco, oggi Aifa) presieduta da Silvio Garattini si adoperò per bloccare la circolazione di melatonina. Il governo di allora, accogliendo la richiesta dei farmacologi, con il decreto 161 del 25 marzo, stabilì condanne per i medici che l’avessero prescritta. Il prodotto è sempre stato da banco, venduto sugli scaffali dei supermercati, conosciuto perché permetteva di risolvere la sonnolenza da jet lag. La corte Costituzionale accogliendo il ricorso dei pazienti, dichiarò, poi, incostituzionale il decreto. La non tossicità della molecola venne dimostrata già dal suo scopritore, il dermatologo Aaron B. Lerner, nel ’58, che somministrò ai pazienti dosaggi da cavallo senza rilevare alcun effetto.
È appena stato pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences (IJMS) uno studio sulle proprietà antitumorali della melatonina. Eccolo. Firmato da Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi – il fisiologo che, per primo, dagli anni Settanta, usò la melatonina per curare i malati di cancro – Fabrizio Mascia e Giuseppe Gualano, entrambi biologi. Quest’ultimo lavorò per anni a fianco del professore, nel laboratorio modenese di via Maranini.
La ricerca porta anche la firma dello scienziato scomparso, Luigi Di Bella. “Fu mio padre ad accorgersi per primo degli effetti molteplici di questa molecola – ricorda il figlio Giuseppe – la sua firma assieme alla nostra, e su una rivista ad alto impact factor, è un atto dovuto”. La melatonina, sostanza prodotta dalla ghiandola pineale (ma anche dalle piastrine, dalla retina e dalla mucosa gastro enterica) è un vero e proprio concentrato anti-cancro. Agisce sul sistema immunitario grazie a effetti antiossidanti, su quello cardiocircolatorio proteggendo i vasi sanguigni (è anche antiaggreggante) e sul sangue. Regola infatti la produzione di piastrine e la formula leucocitaria. Non solo. Favorisce la morte cellulare (apoptosi) e arresta la proliferazione incontrollata delle cellule maligne riducendo i fattori di crescita. Luigi Di Bella ribadì più volte che la melatonina (coniugata con adenosina per potenziarne la biodisponibilità) è “un fattore necessario ma non sufficiente a fermare un cancro: la melatonina da sola non guarisce alcun tumore, ma senza di essa è difficile se non impossibile arrivare alla guarigione”. “Questo lavoro è importante per due motivi – spiega Giuseppe Di Bella –
Il primo è relativo al ruolo che la melatonina svolge nella terapia anticancro: proprio perché è uno dei componenti del metodo complesso messo a punto da mio padre, (e che io ed altri medici continuiamo ad applicare), lo studio fa riferimento anche alle altre molecole che agiscono in sinergia. Dunque, il lavoro affronta il Metodo Di Bella. In secondo luogo, perché abbiamo osservato una correlazione fra l’aggressività del tumore e la melatonina prodotta dall’organismo. Quest’ultima, (assieme a serotonina e a somatostatina), è maggiore quando il tumore ha una prognosi migliore, ossia è più differenziato. Abbiamo notato, al contrario, che nei tumori ad alta proliferazione (i più maligni) la melatonina in circolazione è scarsa o quasi assente”. Per non dimenticare. Nel 1996 la Cuf (commissione unica farmaco, oggi Aifa) presieduta da Silvio Garattini si adoperò per bloccare la circolazione di melatonina. Il governo di allora, accogliendo la richiesta dei farmacologi, con il decreto 161 del 25 marzo, stabilì condanne per i medici che l’avessero prescritta. Il prodotto è sempre stato da banco, venduto sugli scaffali dei supermercati, conosciuto perché permetteva di risolvere la sonnolenza da jet lag. La corte Costituzionale accogliendo il ricorso dei pazienti, dichiarò, poi, incostituzionale il decreto. La non tossicità della molecola venne dimostrata già dal suo scopritore, il dermatologo Aaron B. Lerner, nel ’58, che somministrò ai pazienti dosaggi da cavallo senza rilevare alcun effetto.
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