Il potentissimo consiglio della Banca Centrale Europea ha deciso oggi che il tasso d'interesse dell'Eurozona deve rimanere com'è. La seduta è stata presieduta daMario Draghi, l'italiano che tra gli addetti ai lavori chiamano "Supermario". Draghi godeva già di relazioni eccellenti nel mondo interconnesso della finanza quando non era ancora presidente BCE. Da tempo egli è membro di un club esclusivo e discreto, il Gruppo dei Trenta. Un gruppo di trenta decisori super-influenti sul denaro e sul potere. Accanto a Mario Draghi vi si trova un numero sorprendentemente alto di funzionari o ex funzionari della finanziaria americana Goldman Sachs. Di questa finanziaria dicono che sia il vero governo mondiale. Per l'Ombudsman dell'Eurozona i legami della massima autorità monetaria europea sono diventati preoccupanti. Franz Busch e Franz Bethmann hanno aperto un'inchiesta e investigato sulla storia del gruppo dei Trenta e sul ruolo di Mario Draghi.
"I contatti, uno li ha o non li ha. Draghi ce li ha, e dei migliori, intessuti nel corso dei decenni nel mondo della politica e della finanza. Ci si conosce, ci si parla, ci si sente vicini. Ma la vicinanza diventa un problema proprio quando gli incontri non sono pubblici e si ha l'impressione di imbrogli segreti. Ciò che ci mette a disagio è in sostanza che un alto funzionario con una così grande responsabilità sulle banche e l'economia europea sia così vicino al settore bancario privato."
Draghi comincia presto a tessere la sua tela. Nel 1991 è direttore generale del Tesoro. Le casse sono vuote, il debito pubblico italiano è altissimo e bisogna vendere le aziende di stato. Draghi mette gli industriali italiani in contatto con i più potenti banchieri della City di Londra, e lo fa con stile. Benito Li Vigni, allora ai vertici dell'azienda petrolifera di stato ENI, ricorda: "Accadde a bordo della nave Britannia, ancorata in acque internazionali al largo di Civitavecchia. C'erano tutti i rappresentati delle banche d'affari. Partecipò anche Mario Draghi".
Egli si muove con perizia e diventa il "Britannia Boy". Sullo Yacht della Regina Britannica vengono avviati affari miliardari, dai quali anche Goldman guadagna parecchio, soprattutto con le proprietà immobiliari dell'ENI. Queste furono svendute, quasi regalate. Livigni si accalora ancora oggi nel ricordarlo. E Draghi impose le direttive. "Egli deve la sua carriera alle grandi banche d'affari, alla Goldman Sachs."
Nel 2002 Draghi passa a Goldman Sachs a Londra. Diviene vicepresidente. In questo periodo Goldman è di nuovo nei grandi giochi, stavolta con la Grecia. Dubbiosi contratti swap procurano lauti guadagni alla banca, ma problemi giganteschi alla Grecia. E Draghi deve giustificarsi nell'udienza pubblica per la conferma della nomina a capo della BCE. Era di nuovo sulla barca a procacciare gli affari? "Non ho avuto niente a che fare con questi affari, nè prima nè dopo. Io non ero responsabile degli affari con i governi. Ho lavorato solo per il settore privato". Ma di dubbi ce ne sono tanti anche per Marc Roche, esperto di Goldman e corrispondente di Le Monde da Londra: "Goldman Sachs non è un buon samaritano. Non assume un Draghi e gli dà il posto di vicepresidente senza farlo anche responsabile per il settore pubblico. Non ha mentito, ma non ha neanche detto la verità."
Come abbiamo detto, i contatti di Draghi sono eccellenti, fino ad oggi anche grazie al Club dei Trenta. Rispondendo alla domanda di Heute Journal, Draghi non vede problemi. "Dati gli scopi e gli obiettivi dell'organizzazione, la BCE non considera che la partecipazione del presidente della BCE al Gruppo dei Trenta comporti un conflitto d'interessi."
Come presidente della BCE Mario Draghi vuole a breve diventare il principale supervisore bancario europeo. C'è chi pensa che questa non sia affatto una buona idea. Non nel gruppo dei Trenta, naturalmente: là ci si rallegra di avere un buon amico ai vertici della BCE.
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