OGNUNO VOTI CHI VUOLE
Le elezioni politiche dovrebbero essere un momento sempre
positivo, visto che si tratta di esercitare il diritto democratico chiamato
voto. Ognuno lo eserciti votando o non votando, e scegliendo liberamente, in
caso di voto, il partito o il movimento che più gli aggrada e lo convince. Ho
tra i miei lettori amici schierati su tutti i fronti e l'ultima cosa che cerco
è proprio quella di schierarmi.
NON ESISTE DESTRA E SINISTRA
In una delle ultime apparizioni di Giorgio Gaber in
televisione, il grande artista accennò, chitarra alla mano, un motivetto che faceva "Ma cos'è la destra? E cosa è
la sinistra?" Occorre dunque guardare alle cose concrete. Il mio blog
parla di salute e di comportamento, argomenti che necessariamente si aggregano
con l'economia e la politica. Starne del tutto fuori sarebbe assurdo, illusorio
ed ipocrita.
Il non dire come la penso a livello personale, suonerebbe
come una stonatura ed un lavarsi le mani.
STANNO SCOPPIANDO BOLLE CARICHE DI PUS
A parte le elezioni, poi, stanno succedendo diverse cose
in contemporanea. Le dimissioni di papa Ratzinger, gli scandali Monte dei
Paschi collegati alla Banca Vaticana IOR, da sempre nelle capienti mani dei
Rothschild, gli scandali Finmeccanica. L'Italia, per quanto impoverita e
dissestata da una serie di fattori, non è l'ultima ruota del carro, per cui gli
occhi del mondo sono puntati su quanto accade al di qua delle Alpi.
CON DIO O CON SATANA?
Se uno legge "La storia dell'igienismo
naturale" (da Pitagora alle scie chimiche), e alcuni articoli sul blog,
tipo "Il frullatore Bilderberg", capisce che non sto affatto dalla
parte delle oscure manovre dei ladri finanziari, dei manovratori
tedesco-americani, dei Monti, dei Draghi, dei Frattini, dei Fini e dei Casini,
per dire alcuni nomi. Allora sto con Berlusconi? Come dire o con Dio o con
Satana, dove non si sa chi sia divino e chi sia satanico?
CHI TIRA LE FILA? CHI HA IMPICCATO ROBERTO CALVI?
Chi manovra le cose e le coscienze in questo paese? Chi
tira le fila in Italia non sono nemmeno i governi, visto che l'opposizione
parlamentare governa a volte più dei premier che si alternano. In questo paese
ci sono molti scheletri nell'armadio della politica. Banchieri impiccati sotto
il ponte dei Frati Neri (Blackfriars
Bridge), e parlo di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano, un
orribile e spietato omicidio, tuttora misterioso dopo 22 anni (le prossime due
udienze a Roma per il 15 e il 30/3/13 vedono imputati di omicidio Pippo Calò,
Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi e Manuela Kleinszig). E il processo ai veri
mandanti?
I MALAFFARI E LE RUBERIE MILIARDARIE DI ROMANO PRODI E
DELLA SGUAIATA "SINISTRA" DI DE BENEDETTI
Le cose peggiori però le ha realizzate un certo Romano
Prodi, titolare della famigerata agenzia Nomisma, svenditore dell'IRI al suo
alleato Carlo De Benedetti, dilapidatore storico del patrimonio nazionale.
Capace di non finire mai nelle patrie galere, nonostante l'aver regalato alla
FIAT debenedettiana l'Alfa Romeo per 1000 miliardi A RATE, contro i 2000
miliardi IN CONTANTI offerti dalla Ford e una cifra ancor maggiore offerta dai
giapponesi della Toyota. Capace di regalare la SME, il più grosso gruppo
alimentare dello stato (valore concreto di cassa e di titoli 3100 miliardi)
alla Buitoni, sempre di De Benedetti, per la miseria di 393 miliardi.
SE SOLO SI APRISSERO I CONTI SEGRETI DELLA NOMISMA!
Capace di difendere i ladroni bancari del caso Parmalat.
Specialista nel prendere dallo stato soldi a costo zero e nel far affluire
nella Nomisma tangenti supermiliardarie. Capace di stendere tappeti rossi a
George Soros, autore del più grande tentativo di affondare la lira! George
Soros, il distruttore numero uno dell'export italiano verso l'Asia, in combutta
con Bill Clinton nel luglio 1997, con la decapitazione delle Tigri Asiatiche e
la speculazione contro l'ottimo e super-stabile Baht thailandese. Romano Prodi
è stato persino capace di fargli assegnare una laurea honoris-causa
dall'Università di Bologna.
SUCCHIATORE IMPAREGGIABILE DI RISORSE STATALI DA REGALARE
AI COMPAGNI DI MERENDE
Che Romano Prodi fosse il primo in Italia a parlare di
stop al danaro contante (estate 2011) non sorprende affatto. Con tutti i
miliardi che ha sottratto alle casse dello stato, e finiti nei paradisi fiscali
salvaguardati dai suoi preziosi sponsor e compagni di merende George Soros e
Carlo De Benedetti, non ha certo bisogno di portarsi delle banconote in tasca
quando gira. Silvio Berlusconi potrà anche non essere un santo. Ma cerchiamo di
essere obiettivi, e di andare a fondo nelle cose.
OGNUNO SI FACCIA LE SUE OPINIONI
La verità la sta raccontando Beppe Grillo. La saggezza la
sta esprimendo Roberto Maroni. Anche Di Pietro e Vendola esprimono punti di
vista condivisibili. Non si capisce bene quali convergenze strane potranno mai
accadere per rendere questo paese governabile. Più che un berlusconiano, sono
un antiprodiano. Sono per un'Italia non schiava degli spread manovrati da Monti
e da Draghi, servi di Rockefeller e delle banche ladre e fallimentari
d'America. Sono contro il diktat delle lobby finanziarie che si appoggiano ai
predoni rossi, falsi profeti di una sinistra ipocrita ed inesistente. Sono per
una restituzione della dignità, dell'indipendenza e del diritto al lavoro a una
nazione italiana stracarica di giovani disoccupati causati dai ladroni di ieri
e di oggi, interni ed esterni alla catena delle Alpi.
VI OFFRO TRE DOCUMENTI MERITEVOLI DI ATTENZIONE
Conto zero e non ho nessuno alle mie spalle. Ho soltanto
raccolto, per chi mi legge, i tre documenti più intelligenti e credibili di
questi ultimi giorni, dove si parla contro la dittatura dell'Euro (professor
Paolo Becchi, docente all'Università di Genova), contro la dittatura delle
carte di credito obbligatorie (Maurizio Blondet, grande giornalista italiano),
e contro la dittatura celata del prodismo. Ho soltanto inserito dei sottotitoli
a ciascuno dei 3 documenti, per renderli, spero più comprensibili. Serve uno
stato snello e amico, sgravato da assurde paghe e da parlamentari e dirigenti
regionali-provonciali-comunali super-stipendiati e super-pensionati. Uno stato
economico e risparmiatore e giammai uno stato di polizia tributaria.
Valdo Vaccaro
CONTRO LA DITTATURA DELL'EURO
intervista a Paolo Becchi
di CLAUDIO COMINARDI, Palazzolo sull'Oglio
CONTRO LA DITTATURA DELL'EURO, di Michela Apostoli e Laura Rolleri per
Palazzolo 5 stelle
"La crisi", termine a cui ormai chiunque è
assuefatto, come ogni problema dovrà pur avere una soluzione (per quanto
scomoda questa possa essere per la lobby del potere finanziario). Criticare lo
stato attuale e le politiche di austerity dei governi europei senza proporre
soluzioni a poco servirebbe. Poniamo quindi i dubbi che ci assillano al
Professor Paolo Becchi, docente di Filosofia del Diritto all'Università di
Genova, che ci parla spesso tramite il blog di Claudio Messora.
I FALSARI AMERICANI STAMPANO E I FALSARI EUROPEI
SCIMMIOTTANO
Nel sistema monetario su stampo della Fed americana, la
moneta nasce dal debito, cioè la Fed stampa moneta in cambio di obbligazioni
(debito) emesse dal governo americano. Per legge ciò non può accadere in
Europa, ma Draghi, a capo della BCE, ha aggirato l'ostacolo dando liquidità
alle banche all'1% e chiedendo loro di acquistare il debito dei governi. Quindi
indirettamente la BCE ha agito come la Fed. È evidente come una moneta che
nasce dal debito sia un concetto paradossale. La moneta dovrebbe nascere
dall'economia reale. La moneta dovrebbe essere un mezzo di scambio di beni e
servizi (dati i limiti del baratto). Questo meccanismo inoltre alimenta la
spirale del debito delle nazioni, in costante aumento, debito che i governi
fanno pagare all'economia reale attraverso tasse che finiscono ad organismi
sovranazionali europei e da questi a banche finanziarie private, che si fanno
ripagare il default speculativo finanziario dall'economia reale (cittadini,
famiglie, imprese che lavorano, producono beni e servizi e pagano le tasse).
SI TRATTA DI REIMPOSTARE IL RAPPORTO TRA MONETA ED
ECONOMIA REALE
Alla luce di questa distorsione dell'economia attuale,
Lei come reimposterebbe il rapporto moneta/economia reale? Hai messo bene in
luce l'attuale situazione. Un vero e proprio groviglio ormai difficile da
dipanare. Come reimpostare il rapporto tra moneta ed economia reale? Beh, è una
domanda che andrebbe rivolta a un economista più che a un filosofo del diritto
come il sottoscritto. Anche se, per la verità, la mia impressione è che molti
economisti oggi brancolino nel buio. Basti pensare a come di solito la crisi
attuale venga presentata come una conseguenza dell'enorme indebitamento
pubblico dei cosiddetti PIGGS ( Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna),
considerati come Stati incapaci di controllare un'eccessiva spesa pubblica.
Mentre l'enorme indebitamento pubblico in realtà è esploso perché gli Stati
sono stati costretti ad intervenire per il salvataggio delle banche e della
finanza privata. Si confondono gli effetti con le cause.
INDISPENSABILE SGANCIARCI DALL'EURO E TORNARE ALLA LIRA
E la causa di molte nostre sciagure è proprio una moneta:
l'Euro, che è stata imposta ad economie molto diverse tra loro, con il
risultato che oggi sta sotto gli occhi di tutti. I Paesi forti (la Germania)
sono diventati ancora più forti e quelli più deboli, come il nostro, hanno
perso di competitività, si sono ulteriormente indebitati. Ecco, io credo che la
moneta, per poter ritornare ad esprimere i bisogni dell'economia reale di un
Paese, dovrebbe essere la moneta di quel Paese. Al contrario di quanto avvenuto
con l'Euro, che certo ha avuto un effetto positivo per la Germania, provocando
per quel Paese una svalutazione competitiva, ma per noi è solo servita a far
aumentare le importazioni e diminuire le esportazioni, con un peggioramento
complessivo della bilancia commerciale. Tutto si potrà dire dell'Euro, tranne
che la sua introduzione sia stata un bene per la nostra economia reale. Noi al
momento siamo legati a una moneta troppo forte per la nostra economia e che
pertanto la danneggia. È come agganciare la carrozza di un treno locale alla
locomotiva di un Freccia Rossa. Se vogliamo uscire dalla crisi non possiamo far
altro che sganciarci dall'Euro e ritornare alla vecchia ma pur sempre amata
Lira.
MECCANISMI SOVRANAZIONALI E AUSTERITY METTONO IL PAESE IN
GINOCCHIO
Specialisti di vario genere quali il Prof. di Economia
Alberto Bagnai, il Nobel Nouriel Roubini, il giornalista Giulietto Chiesa,
vedono nell'uscita dall'Euro, nel ritorno alla Lira e quindi nella svalutazione
la soluzione. A riprova l'Argentina, che svalutò dopo la crisi speculativa di
10 anni fa, finisce oggi di ripagare i titoli Boden in valore dollaro ai suoi
cittadini, a cavallo di una crescita costante decennale. Tuttavia scuole come
quella di economia austriaca Ludwig Von Mises citano autori come il filosofo
Immanuel Kant o Frédéric Bastiat per sostenere che la svalutazione porterebbe
nel breve termine a un boom economico a causa dell'aumento delle esportazioni,
ma nel medio-lungo termine a un ristagno a causa dell'aumento del costo delle
materie prime e del lavoro per le aziende che ritornerebbero a non esportare.
Sarebbe quindi necessaria un'ulteriore svalutazione. In sostanza con il boom
delle esportazioni di fatto lo Stato italiano stamperebbe più Lire da
"dare" agli acquirenti esteri per comprare beni italiani, il che
equivarrebbe a stampare maggiore moneta su modello della Fed. Ma certo il
perseverare della crisi attuale con meccanismi sovranazionali ed austerity non
può essere sostenuto a lungo dall'economia reale.
SERVIRÀ SVALUTARE, DIMAGRIRE, E RICOSTRUIRE DALLE
FONDAMENTA
Come gestire quindi un corretto ritorno alla Lira che
alimenti crescita anche nel medio e lungo termine?
Per la verità pare che Nouriel Roubini abbia pian piano
cambiato idea. Ogni uomo, dice Hobbes, ha il suo prezzo. Certo che certe
giravolte fanno impressione. Non c'è dubbio che il ritorno alla Lira non
sarebbe un'impresa facile, bisognerebbe farlo evitando quella spirale di
attacchi di panico con l'assalto alle banche per ritirare i depositi, spiegando
alla gente che non è la fine del mondo. Sarà inevitabile passare attraverso una
svalutazione della nuova moneta, ma a parte i benefici immediati che potrebbe
avere per le nostre esportazioni, non è affatto detto che questa si traduca in
un insostenibile aumento dell'inflazione. Non si può neppure escludere che per
proteggere l'economia interna siano necessarie misure di limitazione alla
circolazione di merci e capitali. Inoltre credo si debba pensare a una riforma
del settore finanziario, in modo che le risorse vengano dirottate dalla finanza
all'economia reale.
SERVE IL RILANCIO DI UNA POLITICA BANCARIA NAZIONALE,
AUTONOMA ED AUTOSUFFICIENTE
Uscire dall'Euro non basta se poi le banche continuano a
fare attività di speculazione invece che aiutare le imprese in difficoltà. Uscire
dall'Euro non basta se la Banca Nazionale continua a essere nelle mani della
finanza privata. Occorre quindi come prima cosa superare il divorzio tra Banca
d'Italia e Ministero del Tesoro, avvenuto all'inizio degli anni Ottanta. La
Banca d'Italia dovrà tornare a svolgere il ruolo di acquirente di titoli di
Stato eventualmente non assorbiti dal mercato. Insomma il nostro Paese ha
bisogno di una politica economica che tenti almeno di accorciare le distanze
tra finanza ipertrofica ed economia reale produttiva. Governare questo
processo, questo è il compito dei prossimi anni. Ma le forze politiche
attualmente in campo sono tutte (senza eccezioni) incapaci di farlo. Stanno
solo diligentemente eseguendo i "compiti" che i centri di potere di
Bruxelles e Francoforte e - non dimentichiamolo - anche Wall Street hanno loro
imposto per difendere la moneta unica. Per Obama anche la semplice uscita della
Grecia dall'Eurozona metterebbe a repentaglio la sua rielezione. Ecco perché i
Greci almeno fino al 6 Novembre saranno costretti a rimanere nell'Eurozona
pagando un prezzo altissimo: la perdita della dignità di un popolo.
MEGLIO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE
Rimanere nell'Euro per i Paesi che sin dall'inizio sono
stati indeboliti dalla sua introduzione significa esporsi ad un'agonia fatta di
continue perdite e sacrifici, insomma una lenta morte. Noi italiani dovremmo
fare la stessa fine dei greci? Non nascondo a me stesso le difficoltà
dell'uscita dall'Euro, ma penso che sia "sempre meglio una fine spaventosa
che uno spavento senza fine."
IMPARIAMO DALL'ARGENTINA E DALLA STESSA ISLANDA
( LINK A VIDEO:
http://www.youtube.com/watch?v=BOPS234cjGYhttp://www.youtube.com/watch?v=yr0qwlEcGzM
)
Svalutando, l'Argentina tutelò i cittadini e garantì la
restituzione dei depositi in dollari entro 10 anni: i Boden che sono stati
totalmente ripagati ad oggi. Passando alla Lira, il debito estero lo dovremmo
ripagare in Lire (conveniente per noi, ma non per i creditori esteri che
avendoci prestato ad es. 100 si vedrebbero restituire 70) o in Euro? Come
tutelare i piccoli-medi investitori italiani (es: l'artigiano, il pensionato
che ha BOT italiani)? Devo ammettere la mia incompetenza. Proverò a rispondere come
posso. Uscendo dall'Euro il debito rimarrebbe in parte (quella parte posseduta
dagli investitori stranieri) in Euro e di conseguenza con la svalutazione a cui
andrebbe sicuramente incontro la nuova moneta questo comporterebbe un aumento
del debito stesso. Proprio per questa ragione penso che una qualche forma di
default sarebbe indispensabile. Insomma potremmo decidere di
"ripudiare" una parte, cioè quella parte, del debito. Del resto
un'esperienza di questo genere in area europea c'è già stata e non mi pare che
l'Islanda sia sparita dalla cartina geografica.
I PASSAGGI DA UNA MONETA ALL'ALTRA IMPLICANO SOLO DEI
CAMBIAMENTI DI PREZZO
Per quanto poi riguarda i titoli di Stato dei piccoli
risparmiatori, questi sono già stati penalizzati dalla speculazione, ma non
vedo perché verrebbero danneggiati dalla conversione dall'Euro alla nuova
moneta. I titoli saranno semplicemente espressi nella nuova valuta. Quali
difficoltà hanno avuto i piccoli risparmiatori nel passaggio dalla Lira
all'Euro? Nessuna. Il problema è che andando al bar ed ordinando una tazzina di
caffè invece di pagarla 1200 Lire d'improvviso siamo stati costretti a pagarla
70 centesimi (il 40% in più).
L'EURO NON CI AIUTA PER NIENTE AD ESSERE COMPETITIVI
Uno degli spauracchi sventolati dai sostenitori dell'Euro
è la presunta impossibilità da parte dell'Italia tornata alla Lira di competere
con nazioni come la Cina. Premesso che anche così l'Europa (con livelli di
tassazione record come quello italiano) sembra fare ben poco contro un mercato
del lavoro non tutelato, basato sullo sfruttamento dei minori e su turni di
lavoro di 16 ore, secondo lei quali sarebbero i punti a favore di un ritorno
dell'Italia alla Lira?
SE L'EURO CROLLA, CROLLA LA GERMANIA E NON L'ITALIA
Gli stessi punti per cui la Svizzera si tiene il suo
Franco e l'Inghilterra la Sterlina, solo per fare due esempi. Non vedo proprio
che differenza possa fare Euro o Lira rispetto alle sfide che ci pongono i
cinesi. Debbo inoltre constatare che nell'attuale dibattito questo argomento
non ha trovato largo credito. L'idea è semmai generalmente che un Paese piccolo
fuori dall'Euro potrebbe essere schiacciato da quelli grandi. Il grosso
comanda, il piccolo ubbidisce. Ma è proprio quello che succede già ora. Basti
pensare alla Grecia. L'essere "piccolo" a volte ha anche vantaggi,
quando il piccolo rifiuta di essere colonizzato ed è in grado di rivendicare la
propria indipendenza. Tra l'altro c'è da tener presente che il problema della
Cina non riguarda direttamente noi, ma semmai la Germania. Infatti se crolla
l'Euro, è la Germania a veder compromesse le sue esportazioni. Avvantaggiata
dai benefici della moneta unica, la Germania è divenuta l'interlocutrice
privilegiata di Pechino. La metà delle esportazioni europee verso la Cina
proviene infatti dalla Germania.
IL MOVIMENTO DI DECRESCITA FELICE
Le crisi sono sempre aperture al cambiamento. Nascono
nuovi modelli economico-politico-sociali quali quello dell'Institute of New
Economic Thinking, con esponenti quali Joe Stiglitz e Mauro Gallegati, che
individua il problema dell'Europa nel costo del lavoro diverso tra nazioni e la
soluzione in modelli economici basati su cultura, servizi, reddito di
cittadinanza (welfare state), redistribuzione degli utili d'impresa; il
movimento di decrescita felice di Maurizio Pallante; il Venus Project di Jacque
Fresco, basato sulla tecnologia che determina abbondanza per tutti senza
impatto ambientale ed estirpazione della scarsità, che in ogni società presente
e passata ha portato a conflitti di potere e ricchezza e parallela povertà (NB:
ad oggi ¾ del mondo sono poveri). Pensa che la società attuale sia pronta a
compiere un salto di questo livello? Come crede insomma che in termini di
politiche economiche reali si possa aiutarla a compierlo?
LA CRISI OFFRE L'OCCASIONE PER RIPENSARE AL MODELLO DI
SVILUPPO
Non c'è dubbio che la crisi possa anche offrire
un'occasione di ripensamento dell'attuale modello di sviluppo. È possibile
uscirne compiendo un salto di qualità? Difficile dirlo, anche perché non
dobbiamo dimenticare che la crisi globale attuale è anzitutto una crisi di
valorizzazione del capitale e non è affatto chiaro come e se possa ripartire un
nuovo ciclo di valorizzazione reale del capitale. Come bene aveva già visto
Marx.( LINK AD ARTICOLO: http://www.byoblu.com/post/2012/08/14/Dobbiamo-vomitare-tutto.aspx?page=all).
La crisi è connaturata al sistema capitalistico, ma ciò a cui noi però oggi
assistiamo è il fatto che la crisi sembra essere diventata il modo d'essere del
capitalismo.
TORNARE AL LOCALE E CONTRASTARE LA GLOBALIZZAZIONE
Quello che concretamente possiamo fare è contrastare il
fenomeno della globalizzazione ritornando al "locale". Favorire
anzitutto capacità produttive locali, rilocalizzare le attività. Un esempio
semplice riguarda i generi alimentari: consumare i prodotti delle nostre terre.
E poi abbiamo bisogno di una nuova politica energetica che punti decisamente
sulle fonti rinnovabili (di cui il nostro Paese è ricchissimo) e sulla
geotermia, in modo da ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e che favorisca
politiche di risparmio energetico.
MEGLIO PUNTARE SULLA DECRESCITA E SULLA FRUGALITÀ
Del resto devo anche dire che nutro seri dubbi sulla
"crescita" di cui oggi tanto si parla. "Austerity" e
"crescita" mi sembrano due facce della stessa medaglia. Crescita per
che cosa? Per ritrovarsi in un paio d'anni nella stessa merda? E se usassimo
questa crisi per uscirne con una nuova idea di economia ecocompatibile che non
ci spinga solo a produrre e consumare sempre di più e sempre più in fretta? Se
vogliamo ragionare sul lungo periodo più che sulla crescita dovremmo puntare
sulla "decrescita", uno sviluppo sostenibile per il pianeta. Dobbiamo
cambiare stile di vita, imparare a essere frugali. Per dirla con Hans Jonas:
" Per arrestare il saccheggio, la diminuzione delle specie e
l'inquinamento del pianeta in pieno corso, per prevenire l'esaurimento delle
sue risorse e persino una fatale variazione di clima provocata dall'uomo è
necessaria una nuova "frugalità" nella nostra abitudine di consumo".
L'ITALIA HA SUBITO UN GRAVISSIMO ATTENTATO SENZA
PRECEDENTI, UN COLPO DI STATO FINANZIARIO
Il 25-26 Febbraio scorsi si è tenuto a Rimini, nel
silenzio generale di stampa e mass media, un Summit nazionale MMT (Modern Money
Theory) promosso in Italia dal giornalista Paolo Barnard, durante il quale i
professori Michael Hudson, Stephanie Kelton, Marshall Auerback, William Black e
Alain Parguez hanno fatto una singolare panoramica, molto interessante e a
tratti spaventosa nella sua drammaticità, su quello che hanno definito essere
un "colpo di Stato finanziario" del nostro Paese che sta pian piano
portando ad un collasso economico senza precedenti, a meno che appunto non si
ritorni alla sovranità monetaria.
IL PAREGGIO DI BILANCIO VISTO COME UNA FARSA
Dal canto suo come vede questa scuola di pensiero che ha
contribuito a risanare l'Argentina e vanta come principi fondamentali, tra gli
altri, il potere esclusivo di emettere valuta e le relative leggi in materia
fiscale, l'aumento della domanda anziché la deregolamentazione per una politica
sociale che miri alla piena occupazione e alla creazione di reddito per le
famiglie e le imprese incentivando e NON tagliando la spesa pubblica, l'idea
del debito come un qualcosa di logico ed indispensabile in un contesto in cui
il pareggio di bilancio è visto come una farsa?
IL TENTATIVO KEYNESIANO NON PARE ADEGUATO ALLA SITUAZIONE
Devo ammettere che non so rispondere a questa domanda. La
Modern Money Theory, che tra l'altro organizzerà alcuni importanti incontri a
Rimini e Cagliari nel mese di Ottobre, è una scuola di pensiero che mi sembra
cerchi di far valere nel nostro tempo una politica economica di tipo keynesiano
e dunque di sostegno alla domanda interna, di ricerca del raggiungimento della
piena occupazione e di redistribuzione dei redditi.Politiche espansive basate
su forti interventi pubblici, che inevitabilmente comportano aumento di spesa
per gli Stati. Negli anni seguiti alla fine della Seconda Guerra Mondiale
questo ha funzionato. Può ancora funzionare questo oggi per il nostro Paese?
Non lo so. La mia impressione è che la crisi attuale sia più complessa delle
teorie che cercano di interpretarla.
COME VEDE IL NUOVO ORDINE MONDIALE?
Riagganciandoci all'informazione distorta che Tv e
giornali offrono quotidianamente sull'attuale situazione economica e sociale a
livello mondiale, a seguito della scomparsa degli Stati sovrani che vantavano
le proprie radici nella democrazia e nel Parlamento, (ad oggi di fatto
esautorati dalle direttive comunitarie europee), ed in considerazione della
crescente perdita di fiducia nello Stato da parte dei cittadini, come vede la
crisi sotto una chiave di lettura più maliziosa e diffidente? Nello specifico,
che idea si è fatto del così detto Nuovo Ordine Mondiale?
PIÙ DISORDINE CHE ORDINE, CON UNA MONETA UNITARIA
VANTAGGIOSA PER POCHI
Più che un nuovo ordine mondiale vedo un crescente
disordine. Finita l'epoca della divisione in due blocchi, l'America è rimasta
dominante. Ma nuove realtà si sono imposte nella storia: in particolare la Cina
e l'India. L'Europa unita politicamente avrebbe potuto giocare un ruolo in
questa nuova divisione della Terra, ma questa entità non è mai esistita. Ad
unire 17 paesi è stata una moneta che alla fine si è rilevata vantaggiosa solo
per pochi.
IL CONTROLLO DELLE VARIABILI FONDAMENTALI AFFIDATO AI
BANCHIERI
Con l'Euro si è tolto agli Stati nazionali il controllo
su alcune variabili fondamentali della politica economica (moneta, tasso di
conversione, tasso di sconto) per affidarlo ad un gruppo di banchieri, ma la
crisi attuale ha paradossalmente finito per rivitalizzare gli Stati. Questo
spiega il ritorno alle identità nazionali e la richiesta di recupero della
propria sovranità monetaria. Corsi e ricorsi: gli Stati nazionali che
sembravano ormai finiti sono stati rianimati da un'Europa che - come appare
sempre più evidente - è un'Europa di banchieri in cui i cittadini non si
riconoscono più.
IMPRESE COSTRETTE AD EMIGRARE PER SOPRAVVIVERE
In un sistema in cui ormai la democrazia pare appunto
sospesa, in cui le nostre aziende chiudono se non vengono trasferite
selvaggiamente all'estero, un periodo in cui i leader politici sembrano non
essere più interessati all'economia reale, e le banche commerciali risultano
essere più tutelate di ogni singolo risparmiatore se non addirittura dello
Stato stesso, come inquadra l'ipotesi che il Governo, non disponendo dei mezzi
necessari per garantire il proprio debito, si veda "costretto" a
svendere il nostro patrimonio storico-culturale a favore di una finanza che
indegnamente si appropria del dominio pubblico?
SERVIREBBE UNA NUOVA RESISTENZA
( LINK AD ARTICOLO:
http://www.byoblu.com/post/2012/05/17/Uno-spavento-senza-fine.aspx
)
Questo governo è nato "con un colpo di stato
sobrio" guidato da Re Giorgio. Per l'amor di Dio, tutto è avvenuto nel
rispetto della legalità, come nel rispetto della legalità è avvenuta la
modifica della Costituzione ad opera del Parlamento con l'introduzione
dell'obbligo di pareggio di bilancio. Mi viene in mente un romanzo di Brecht in
cui alla fine il capo dei gangsters comanda ai suoi seguaci: "il lavoro
deve essere legale". La svendita del patrimonio pubblico è solo la
ciliegina sulla torta. Del resto ci si può chiedere chi mai abbia oggi i soldi
per comprare. Diciamolo con franchezza, il Parlamento e il Governo italiani
sono andati persino al di là delle previsioni di Marx, non sono più i comitati
d'affari della borghesia nazionale, prendono ordini dal potere sovranazionale
di Bruxelles e Berlino e li eseguono. Ci vorrebbe una nuova Resistenza!
LA FREGATURA DEL MES, O DECRETO SALVA STATI
Di recente, sempre nel silenzio generale, è stato firmato
il nuovo trattato Europeo, l'ESM. Cosa ne pensa di questa imposizione
sovranazionale che di fatto riduce ulteriormente la nostra Costituzione incatenandoci
per così dire ad un servilismo ossequioso nei confronti di un'Europa a cui
facciamo solo comodo? Con il fiscal compact e con l'ESM (o MES, vale a dire il
cosiddetto Fondo Salva Stati) si cerca di diminuire il debito pubblico
facendolo pagare ai cittadini. Facciamolo invece pagare a chi ha generato
questo debito: poteri forti, lobbies finanziarie, banchieri, speculatori. Il
nostro Parlamento, ormai uno strumento che serve solo a ratificare decisioni
già prese dal Governo dei banchieri guidato da Mario Monti, ha già approvato
tutto. Il MES tuttavia è ancora appeso alle decisioni della Corte
Costituzionale tedesca, ma è abbastanza improbabile che la Corte lo ritenga
incostituzionale. Comunque la cosa la dice lunga su chi comanda l'Europa oggi e
sul ruolo che ci è stato riservato.
UN DEMONIACO CONTRIBUTO DI 125 MILIARDI DI EURO DA PAGARE
In pratica con il MES noi ci indebitiamo ulteriormente
(l'Italia dovrà contribuire complessivamente con 125 miliardi di Euro) e lo
facciamo affinché, qualora se ne presentasse la necessità, l'organizzazione
intergovernativa che dovrà gestire il MES (dotata di un potere immenso e non
sottoposta ad alcun controllo democratico) ci possa prestare a chissà quali
tassi d'interesse un po' di quello che abbiamo versato. Dal momento che per
pagare la prima tranche del versamento dovremo fare dei debiti, quel meccanismo
non farà che indebitarci ulteriormente. E' lo strozzinaggio perpetuo. Il
trattato che ha istituito il fondo è costruito in modo tale da permettere allo
strozzino di fare qualsiasi cosa senza essere mai chiamato in giudizio per
quello che fa. Un tassello importante per la dittatura europea sui popoli, i
quali saranno costretti a subire politiche di austerity sempre più rigide non
già per rilanciare lo sviluppo, ma per pagare il Fondo Salva Stati. C'è
qualcosa d'inspiegabile, di demoniaco, in quello che sta succedendo.
USCIRE DALL'EUROZONA PER PORRE FINE AL MASSACRO
DELL'ITALIA
Alla luce di quanto emerso dalle risposte precedenti, se
dovesse darci la Sua ricetta di base per l'uscita dell'Italia dalla crisi, cosa
ci direbbe? È mia moglie che cucina benissimo, mentre io non ho nessuna ricetta
da proporre. Scherzi a parte. L'uscita dall'Eurozona non è certo la soluzione
di tutti i nostri guai, ma è una condizione necessaria per porre fine al
massacro del popolo italiano, dopo avere assistito al massacro di quello greco.
NON C'È RIVOLUZIONE SENZA TEORIA
(LINK AD ARTICOLI:
http://www.byoblu.com/post/2012/09/06/Usciamo-allo-scoperto!.aspxhttp://www.byoblu.com/post/2012/07/28/Uscire-dallEuropa-si-puo!-Ecco-come.aspx?page=all)
Ma, ovviamente, l'Italia ha bisogno di altro. Anzitutto
di una nuova classe dirigente. Dopo Mani Pulite abbiamo bisogno di un
Parlamento Pulito. Tra pochi mesi due calvi si contenderanno l'uso del pettine,
il pettine siamo tutti noi, ma soprattutto voi, giovani, avete una grande
possibilità, quella di dare il pettine a chi ancora i capelli li ha. Come?
Facendo sì che quel vostro movimento di opposizione che già esiste nel Paese,
il Movimento Cinque Stelle, prenda posizione chiara ed esplicita sull'Euro in
vista delle prossime elezioni politiche. Altrimenti il rischio è che quel
movimento di lotta anti-sistema venga utilizzato come valvola di sfogo del
sistema stesso. Insomma, da vecchio professore quale sono, consentitemi di
dire: non c'è rivoluzione senza teoria. La rivoluzione della rete, l'idea di
una democrazia diretta telematica può essere una grande risorsa per il futuro,
ma ci vuole anche un programma contingente.
UN GRAZIE AL PROFESSOR PAOLO BECCHI
Un'ultima cosa, perché ho accettato questa intervista,
rifiutandone molte altre? Perché ho sentito la voce candida e pura di una
ragazza che me lo ha chiesto. Quello a cui andiamo incontro sarà
inevitabilmente uno scontro generazionale, tra padri e figli. I padri con
l'approvazione del fiscal compact e del MES, hanno abbandonato i loro figli a
un futuro di infelicità e di miseria. Non dovevamo farlo, ma avevamo il diritto
di farlo. Parole che infondono coraggio. Il futuro non ce lo possono togliere,
come non ci possono negare la voglia di fare e la fiducia nei nostri progetti.
Aggiungere altro sarebbe superfluo e ci limitiamo quindi a ringraziare il
Professor Paolo Becchi per la sincera collaborazione
*****
BERSANI E LA GUERRA AL CONTANTE Maurizio Blondet, gennaio 2011)
(www.effedieffe.com/index.phpoption=com_content&view=article&id=219625:bersani-fara-la-guerra-al-contante-opponiamoci&catid=83:free&Itemid=100021)
LE BANCHE SVEDESI CONTRO L'USO DI BANCONOTE E MONETE
Dall’estate le banche svedesi hanno messo in atto la più
determinata offensiva ai pagamenti in contanti. Coadiuvate dalla rete di banda
larga più avanzata del mondo e sotto la regia della Banca Centrale, Riksbank,
tre delle quattro maggiori banche del Paese, ossia 530 delle 780 filiali, non accettano
banconote in pagamento né pagano in contanti. Ormai 200 su 300 uffici della
Nordea Bank, e tre quarti degli sportelli della Swedbank, fanno solo
transazioni elettroniche. «Stiamo attivamente riducendo il contante nella
società», vanta Peter Borsos, portavoce della Swedbank. I motivi proclamati
dalla propaganda sono quelli che già conosciamo: non già che alle banche
conviene prelevare una commissione da ogni transazione, questo no; i pagamenti
elettronici sono più sicuri, riducono il pericolo di furti e rapine, e
soprattutto – per toccare la corda «verde» della popolazione – «il trasporto
del denaro su automezzi blindati produce centinaia di tonnellate di gas-serra.
Noi soli della Swedbank emettiamo 700 tonnellate di biossido di carbonio per
questo, con un costo per la società di 11 miliardi l’anno». Orrore, orrore.
LA POPOLAZIONE SVEDESE NON SEMBRA ABBOCCARE ALLE PROMESSE
DELLA CASHLESS SOCIETY
Come resistere al richiamo alla responsabilità
ecologista? Ristoranti di sushi ad Uppsala sono passati di botto al «no
contanti». Le chiese luterane (sempre all’avanguardia del politicamente
corretto) hanno approntato all’entrata impianti per raccogliere offerte ed
elemosine, i kollektomat. Ma la cittadinanza, benché storicamente ligia,
progressista e disciplinata, non sembra abboccare alle meravigliose promesse
della «cashless society». L’anno scorso il valore delle transazioni in contanti
è stato di 99 miliardi di krona, solo lievemente inferiore rispetto a un
decennio prima.
LA GENTE CONTINUA GIUSTAMENTE A PRETENDERE BANCONOTE E
LIBERTÀ DI GUADAGNARE E DI SPENDERE SENZA CONTROLLI, SPIONI E FICCANASO STATALI
I piccoli negozi continuano ad accettare pagamenti in
contanti tra un terzo e la metà dei casi. Un’indagine sulla soddisfazione dei
clienti delle banche condotto dallo «Swedish Quality Index» ha mostrato che i
clienti sono, appunto, poco soddisfatti di quelle banche che praticano il
«niente contanti».
Il guaio è che il passaggio al «niente contanti» non è
stato reso obbligatorio, e il più grande istituto bancario del Paese,
Handelsbanken, s’è dissociato dall’iniziativa, «vediamo arrivare clienti da
altre banche», dichiara Kai Jokitulppo, il capo dei servizi privati del grande
gruppo bancario. «Finché i nostri clienti chiedono banconote, è nostro compito,
come banca, fornirle». Le 461 filiali della Handelbanken trattano banconote,
tranne una decina, e la banca si propone di continuare a farlo nel 2013».
E' UNA QUESTIONE DI LIBERTA'
La Svezia è all’avanguardia delle sperimentazioni sociali
di marca «progressista»; negli anni ‘90 provò la legalizzazione degli
stupefacenti, per poi tornare indietro quando l’esperimento rivelò un aumento
disastroso del consumo tra i giovanissimi; il progressismo svedese non giunge
fino all’accecamento ideologico. Per questo l’esperimento «no-cash» in corso è
da seguire con attenzione. Perché certamente il prossimo governo Bersani-PD,
con o senza Mario Monti, imporrà anche agli italiani fiere limitazioni all’uso
del contante; più di quanto abbia già fatto Monti vietando i pagamenti oltre
mille euro. Del resto, il «Contrasto all’uso del contante» è già scritto nella
finanziaria di Monti, orwellianamente ridenominata «Decreto Salva Italia».
MARIO MONTI E LA SUPER-CORROTTA BANCA DEI COMPAGNI
La convergenza d’interessi fra le grandi banche, il
professore e il Partito a questo fine sono patenti. Basti ricordare che il
presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha recentemente chiamato
il contrasto al contante annunciato da Monti «una battaglia di civiltà». E chi
è il presidente dell’ABI? Lo sapete: il compagno Giuseppe Mussari, già capo
supremo del Monte dei Paschi di Siena. La banca dei compagni, che lui e loro
hanno mandato in rovina utilizzandola come vaso della marmellata per le loro
clientele, e che Mario Monti ha salvato in molti modi. Prima, esentando
Montepaschi dal pagamento degli interessi che doveva sui Tremonti Bond, i 2
miliardi di euro che aveva ottenuto in prestito dallo Stato (e non ancora
rimborsati), circa 200 milioni che grazie a Monti noi contribuenti non
rivedremo più. Tassati per arricchire i banchieri.
4 MILIARDI DI IMU PASSATI NELLE TASCHE BUCATE DEL
MONTEPASCHI
Non è bastato. In bancarotta, Montepaschi avrebbe dovuto
rivolgersi al «mercato» per raccogliere 4 miliardi di fondi. Ma così facendo,
le azioni in mano ai compagni del direttivo PD che possiedono la banca, si
sarebbero diluiti, e il PD avrebbe perso il controllo assoluto della sua vacca
da latte. Ma il «liberismo di mercato» ha incontrato un limite in questo caso.
Il governo Monti ha versato a Montepaschi i 4 miliardi che gli servivano: come
ha notato sarcastico Tremonti, è l’intero gettito dell’Imu sulla prima casa.
Invece di impiegarlo per i tanti pressanti bisogni del Paese, dalla riduzione
del debito alle pensioni degli esodati (ridotti in quello stato dalla Fornero),
il governo «tecnico» ha semplicemente girato l’introito fiscale della
patrimoniale alla banca dei rossi. Che è un buco nero da cui nulla sarà più
restituito.
LA VERGOGNOSA SPOLIAZIONE DEL CETO MEDIO
Da qui si capisce che Bersani e il suo governo comunista,
e i banchieri, abbiano il medesimo interesse all’abolizione del contante nelle
transazioni, come ne hanno all’imposizione di una più feroce patrimoniale sui
piccoli patrimoni visibili (immobili, conti bancari) per girarla ai grandi
patrimoni finanziari dissestati. A questa spoliazione del ceto medio il PD
porterà tutto il know-how propagandistico-incitante che ha affinato nei decenni
in cui si chiamava PCI e dipendeva dall’URSS. «Lotta all’evasione», «colpire le
grandi fortune», tutto ciò che invelenisce l’invidia sociale (molla primaria
dell’elettorato di sinistra) sono i motivi che notoriamente vengono agitati.
DEMONIZZAZIONE DEL DANARO CONTANTE E DI CHI SE NE SERVE
PER BISOGNI ESSENZIALI
Quando la sinistra sarà al potere, preso possesso di
tutti i mezzi televisivi di propaganda (pardon, «informazione») di Stato, la
demonizzazione del contante – e di chi lo usa – diverrà assordante.
Non si potrà più ribattere che il contante come mezzo di
evasione conta poco, e solo il piccolo «nero» dei meccanici e degli idraulici,
ma che il governo lascia impunita la grande evasione fiscale fatta per i loro
clienti privilegiati, o per se stesse, dalle banche; sarete bollati come
complici dell’evasione, gente che «non ama la nostra Costituzione». Provate a
dire che il ministro Passera è indagato per una evasione miliardaria fatta
quando era capintesta di Intesa, e fatta a forza di transazioni elettroniche
all’estero, ciò che dimostra che l’evasione riesce meglio senza contanti.
Passera indagato per frode fiscale. In quali mani siamo finiti!
HSBC E BUNDESBANK TRA LE BANCHE IPOCRITE
Il titano bancario anglo-americano HSBC è stato trovato
colpevole (ancorché non processato, «per non destabilizzare il sistema») di
aver riciclato almeno 7 miliardi di dollari dal cartello dei narcos messicani:
ossia ha trasformato vagonate di contanti sporchi in bit elettronici candidi e
profumati. Delitto che un divieto dell’uso del contante non avrebbe certo
ostacolato. Persino la Bundesbank, ed è tutto dire, ha smentito i miti
demonizzanti sull’uso del contante («insicuro, costoso, inquinante,
pericoloso») in un recente seminario, riscoprendo l’acqua calda, cioè che «il
pagamento in contanti è il più naturale» (e infatti in Germania l’80% degli
acquisti avviene in contanti).
BERSANI E LA GUERRA AL CONTANTE, CON LA BENEDIZIONE DI
PRODI
Ma tutte le obiezioni saranno inutili: il governo Bersani
scatenerà la guerra al contante, indurirà la campagna già lanciata da Monti. Lo
farà per molti motivi. Uno, perché questo è uno dei cavalli di battaglia
ideologici delle sinistre, come le «nozze gay», e bisogna accontentare settori
estremi, come la Gabanelli che hanno proposto di tassare l’uso del contante
(perché già, occorre renderlo costoso come l’uso delle carte di credito: le
banche lo chiedono).
COOPERATIVE ROSSE SIGNIFICA POLIPI DAI TENTACOLI ENORMI
Il secondo motivo attiene al fatto che il PD è il nucleo
di grossi e concreti interessi, che «naturalmente» convergono con quelli dei
banchieri. Chi crede Bersani «una brava» persona perché ha una faccia così e
l’accento emiliano, tende a dimenticare che è il rappresentante e l’agente dei
conglomerati d’affari detti Cooperative Rosse: polipi con tentacoli grossi e
idrovori dappertutto, nella grande distribuzione come nella banche, nelle
assicurazioni come nelle grandi opere e nei «servizi» sanitari.
UNA BECERA SINISTRA CAMPIONESSA IN EVASIONE FISCALE CHE
PRETENDE DI DARE LEZIONI MORALI AL POPOLO ITALIANO
Tra parentesi, le COOP sono dei campioni di evasione
fiscale: «legale», ovviamente, perché profittano di agevolazioni nate nel tempo
in cui «cooperativa» voleva dire un gruppo di operai poveri e solidali, mica
Unipol, Ipercoop e CMC. È interesse del PD sviare l’attenzione verso gli
idraulici che fanno il nero. Finché siamo in tempo, opponiamoci. Converrà
ricordare i motivi profondi per cui il sistema bancario vuole ad ogni costo
abolire il contante. Ovviamente, nei miliardi di pagamenti in contanti le
banche non ci guadagnano nulla, e vogliono trovare il modo di annullare questo
«scandalo», vogliono estrarre la loro commissione dal caffè e cornetto
mattutino, incettare il loro tributo dalla corsa in taxi e dalle verdure che
compriamo al fruttivendolo.
LE BANCHE SONO SENZA CONTANTI IN QUESTA CASHLESS SOCIETY
Ma questo è solo il motivo più evidente. Molto più
importante è il seguente. Imponendo la «cashless society», le banche si
liberano del loro incubo secolare: la corsa agli sportelli. Le banche non hanno
veramente in cassa i soldi che avete dato loro in deposito. Li hanno impegnati
dieci o venti volte il loro valore, in «investimenti» vari e lucrano gli
interessi su questa moneta fittizia. Il gioco regge perché la gente non conosce
questo fatto – la frode fondamentale del credito frazionale – e crede che i
suoi depositi «siano al sicuro in banca». Ma basta che spaventata da qualche
crack la massa dei risparmiatori si presenti agli sportelli a reclamare i suoi
depositi, e scopre che essi non ci sono più. Che la banca non ha nemmeno
l’obbligo di restituirli, essendone diventata per il codice civile, la
proprietaria. Ma la corsa agli sportelli rivela la frode fondamentale e scuote
la cosiddetta «fiducia» nel sistema, in modo permanente.
TU PORTI CONTANTI E LA BANCA TI RIPAGA CON BIT
ELETTRONICI
Nella cashless society, il problema è risolto. La banca
può mancare di banconote in cassa, ma non è mai a corto di bit elettronici.
Volete 10 mila euro? Oggi, chiamano il direttore, ti dicono che «è vietato», e
se proprio insisti, ti dicono di passare «fra cinque giorni». Domani: pronti, i
10 mila euro sono già versati nel vostro borsellino virtuale, che può essere
anche il vostro smartphone.
E qui si apre un altro grande business, in rapido
sviluppo. Voi umani non siete capaci di vedere quei 10 mila euro in bit sul
vostro smartphone. Ma li «vedono» le migliaia di sensori di cui presto saranno
sparse le città, dai cartelloni pubblicitari alle entrate dei negozi: e faranno
a gara per farveli spendere.
UN CONTROLLO FURIBONDO ED ESASPERATO
Passate accanto a un ristorante? Un SMS vi trilla: «Amico
entra! Oggi lasagne al pesto, cima genovese e tiramisù alla pera!». Un
manifesto della Toyota vi «sente», scruta il vostro borsellino, e vi invita
all’acquisto dell’ultima utilitaria a «9.990 euro TAEG Zero». Qualunque entità
economica o poliziesca vi segue passo passo, conoscendo perfettamente la vostra
identità, la vostra posizione geografica, la vostra possibilità economica e la
capienza del vostro protafoglio in bit.
SARA' UN GIOCHINO PER I BORSAIOLI ELETTRONICI
Non ci credete? È l’esperimento in corso a Tokio, dove
esistono già 650 mila carte (Edy Cards, le chiamano) che possono essere lette
da sensori a distanza, WiFi. Queste carte hanno una inquietante caratteristica:
che non c’è bisogno di strisciarle in una macchinetta, né di digitare un pin o
una password per effettuare il pagamento. Ciò ha un vantaggio: salite in
metropolitana, e il prezzo del biglietto vi viene detratto dal vostro
smartphone automaticamente dal sensore appena passate la bussola girevole. Ciò
ha anche uno svantaggio enorme: un buon gruppo di hacker può svuotarvi il
borsellino elettronico senza che voi ve ne accorgiate. Nasce il borsaiolo
elettronico, con la mano più leggera che si possa immaginare. Ecco il punto da
tener presente quando la banca vi dice che il contante è esposto a furti e
rapine, quindi non è sicuro. Coi bit, la banca si libera da questo rischio, e
lo accolla a voi. Come fa sempre, del resto.
CI SONO ANCHE LE CARTE DI CREDITO SOTTOPELLE
Naturalmente al termine di questo «progresso» ci sono i
chips RFID impiantati sottopelle, che fanno di voi un essere di cui chiunque lo
voglia, e ne abbia i mezzi tecnici, saprà tutto di voi. Saremo alla società
descritta dall’Apocalisse 13, in cui l’Anticristo o il suo portavoce «obbligò
tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e gli schiavi, a farsi mettere
un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere
se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che
corrisponde al suo nome». Numero che, come sapete, è 666.
TUTTI NELLE MANI DELLA MONTIANA GOLDMAN SACHS
Sarete perfettamente trasparenti al potere, bancario o
statale che sia (sempre più i due poteri coincidono, essendo ex funzionari di
Goldman Sachs a governare in Occidente). È ciò che pretendono, del resto, i virtuosi
cittadini che militano soprattutto a sinistra, gli innocenti, i puri angeli che
proclamano: «Mi intercettino pure, non ho niente da nascondere, IO».
LA LIBERTÀ INDIVIDUALE SOTTO I TACCHI
Questi innocenti creano il clima, in cui chi non vuole
essere intercettato al telefono o nella e-mail, viene bollato come sospetto, e
oggetto di indagini poliziesche o tributarie. Una società in cui non sarà più
possibile difendere il principio: «Non è affar vostro sapere come spendo i miei
soldi, una volta che li ho guadagnati onestamente», perché ciò sarà visto come
potenzialmente delinquenziale. Dove, cioè, è sospetto l’esercizio della volontà
individuale – altro nome della libertà. La tecnologia fornisce i mezzi a questa
società della trasparenza assoluta, voluta dagli «innocenti» fra noi. Una
società di dossier, dove si accumuleranno i dati imbarazzanti per voi: quel
giorno in cui siete andati fuori porta con l’amante invece che con la moglie,
quel giorno in cui vi siete fatti visitare da uno specialista di un genere di
malattie che non volete divulgare, eccetera, eccetera. Il «magistrato» Ingroia
e la procura di Palermo si volevano tenere care le intercettazioni telefoniche
tra Napolitano e Manini; eppure dicevano che in queste non si configurava alcun
reato: e allora perché tenerle, se non per ricattare?
LA SOCIETÀ DELLA SORVEGLIANZA
Una società senza contanti è una società della
sorveglianza totale e più intrusiva: via satellite, fibre ottiche, sensori e
chips, sarete sempre allo scoperto. Nel romanzo 1984, il protagonista Winston
poteva almeno sottrarsi allo sguardo del Grande Fratello dietro una nicchia del
muro; qui, nessuna nicchia.
E qui veniamo al motivo più fondamentale per cui
personalmente, benché non abbia «nero» da proteggere, sento un pericolo estremo
nella cashless society: che in essa, nessun oppositore politico può più esistere.
QUESTA GENTE È OLTREMODO PERICOLOSA
Se disturbi il potere vigente, esso ti neutralizza in
silenzio, senza spararti per la strada né arrestarti di notte; ti condanna
senza processo e senza appello. Senza che nessuno lo sappia. Togliendoti i
bit-denaro. Il monitor del Bancomat ti risponde: «Carta di credito non
riconosciuta», e tu sei un paria. A poche ore dal prossimo pasto che non potrai
consumare, alla fame che piega ogni velleità di resistenza. Nemmeno potrai più
chiedere l’elemosina di un panino, o il prestito di un amico. Non avrai nemmeno
i soldi elettronici per comprare un biglietto e saltare sul primo treno per la
Svizzera, rifugio di perseguitati (se hai da mantenerti): Addio Lugano bella,
mai più ti rivedrò.
QUESTA NON È SINISTRA MA ULTRA-DESTRA STALINIANA,
SORVEGLIATRICE E CAMUFFATA DI OPERAISMO
Ora capite meglio la strana convergenza di interessi ed
intese per cui il governo Bersani, in accordo con il tecnico Monti, e il
sistema bancario, vuole abolire il contante. Non è solo che «la sinistra fa
sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo» (Spengler).
È che vuole sorvegliarti. Vuole controllare cosa fai, come eserciti la tua
privata volontà (altresì detta libertà), che il Partito trova indebita e
illegittima. La sorveglianza totale è la sua passione e la sua ossessione; è
nel suo DNA fin dai tempi in cui i comunisti non fingevano di essere altro che
comunisti sovietici. Loro devono sapere tutto di te, tu non saprai nulla di
loro: banchieri o partitanti, è lo stesso.
VORREBBERO TENERCI IN PUGNO, CONTROLLARE LA NOSTRA VITA
ED ESPROPRIARE OGNI NOSTRO RISPARMIO
La società della trasparenza globale è a senso unico.
Senza contanti, il Partito – e la Banca, o la banca-partito – ti tiene in
pugno. Te e me, tutti noi. Se la prospettiva non vi piace, vi invito ad aderire
all’iniziativa Contante Libero, una raccolta di firme in favore dell’uso e
della circolazione del denaro contante, dunque per impedire alle banche e al
governo di controllare la nostra vita e espropriare la nostra ricchezza, non
solo materiale. Il manifesto dell’iniziativa si trova qui: Manifesto per il
contante libero. Più in breve, 10 Punti per Il Contante Libero: 10 punti per il
contante libero.
*****
RICORDIAMO CHI E' VERAMENTE IL SIGNOR ROMANO PRODI
COMPLICITÀ TRA PRODI E DE BENEDETTI A PARTIRE DAL 1982
La ‘complicità’ (lo affermerà la stessa Magistratura) tra
Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando Prodi viene
nominato presidente dell'IRI, il più grande ente economico dello Stato, in casa
del suo storico compare Carlo De Benedetti (proprietario del gruppo Repubblica
ed Espresso e di altre 30 riviste/quotidiani/settimanali/mensili in tutta
Italia), nel caso di Repubblica addirittura De Benedetti ne è l'unico
editorialista, quindi gli articoli se li scrive lui stesso (ci immaginiamo
l’obiettività).
CANALIZZATORE DI ENTI PUBBLICI VERSO IL SUO ALLEATO
STORICO
L'attività di Prodi dal 1982 al 2007 è stata concentrata
principalmente in un solo unico compito, quello di svendere (o regalare) tutti
gli enti pubblici dello Stato al suo alleato Carlo De Benedetti a un prezzo
irrisorio con bandi truccati. De Benedetti, dal canto suo, si è poi
puntualmente affrettato a rivendere immediatamente tali società al loro reale
valore di mercato (di solito 20 volte il loro prezzo d'acquisto) a gruppi
stranieri (o addirittura allo Stato stesso, che li ricomprava a prezzi folli),
realizzando guadagni incalcolabili a danno degli italiani.
CONFLITTO DI INTERESSI, REGALI ALLA FIAT E 170 NOMINE
FASULLE
Prodi, per 7 anni guidò l’ IRI dello Stato, concedendo
tra l'altro incarichi miliardari alla sua società di consulenza
"Nomisma", con un evidente conflitto di interessi. Al termine di
questi 7 anni il patrimonio dell’ IRI risultò dimezzato per la cessione di
importanti gruppi quali Alfa Romeo e FIAT, dalla quale prese grosse somme di
denaro in tangenti per la Nomisma, passando da 3.959 a 2.102 miliardi. La Ford
aveva offerto 2.000 miliardi in contanti per l'Alfa Romeo, ma Prodi la regalò
alla FIAT per soli 1000 miliardi a rate. Egli nel frattempo lottizzò ben 170
nomine dei quali ben 93 diessini.
DEMOLITORE IMPAREGGIABILE DEL PATRIMONIO ECONOMICO
ITALIANO
Le privatizzazioni dell'IRI fatte da Romano Prodi sono
state delle vere e proprie svendite del patrimonio economico italiano a gruppi
privati della Sinistra (De Benedetti, Coop Rosse) complici del professore,
anche se "svendere" un ente pubblico a un decimo del suo valore
quando ci sono altri gruppi privati che offrono il doppio, più che una "svendita"
è un regalo, o per essere ancora più precisi è una serie incredibile di furti
colossali a danno dello Stato e degli italiani perpetrata impunemente per anni.
CIFRE IMPRESSIONANTI
Giocando sulle parole e sull’interpretazione dello
statuto dell’Ente, Romano Prodi vantò utili inverosimili (12 miliardi e 400
milioni nel 1985). La Corte dei Conti, magistratura di sorveglianza, portò alla
luce l'enorme falso in bilancio di Prodi: «Il complessivo risultato di gestione
dell’Istituto IRI per il 1985, cui concorrono sia il saldo del conto profitti e
perdite sia gli utili e le perdite di natura patrimoniale, corrisponde a una
perdita di 980,2 miliardi, che si raffronta a quella di 2.737 miliardi
consuntivata nel 1984». La Corte, inoltre, segnalava che le perdite nette nel
1985 erano assommate a 1.203 miliardi contro i 2.347 miliardi del 1984.
REALIZZATORE DI PERDITE STRATOSFERICHE
Romano Prodi, davanti alle folle dei suoi fan (si sa,
l’Italia non scarseggia in quanto a coglioni) tutt’oggi si vanta tantissimo che
durante i suoi 7 anni alla presidenza dell' IRI riuscì a far guadagnare utili
stratosferici. La verità, come chiarito dalla Corte dei Conti, è che invece di
utili stratosferici realizzo perdite stratosferiche, regalando il patrimonio
dello Stato e degli Italiani ai suoi amici della Sinistra. Prodi uscì indenne
dai processi perché le aziende erano S.P.A. di diritto privato e quindi i
dirigenti non erano qualificati come pubblici ufficiali. Mani Pulite cambierà
anche questo, per cui le società controllate da enti pubblici sarebbero state
considerate tutte operanti nell'interesse pubblico, con le relative conseguenze
per gli amministratori.
L'ITALIA STA PAGANDO ANCHE QUESTO, E SOPRATTUTTO QUESTO
La conferma di tutto questo si trova nell’indebitamento
dell’Istituto, salito dal 1982 al 1989 da 7.349 a 20.873 miliardi (+184 per
cento), e quello del gruppo IRI da 34.948 a 45.672 (+30 per cento). Perdite
stratosferiche appunto. Lo stesso D’Alema, intervistato da Biagi in
televisione, affermò che Romano Prodi, da lui scelto per guidare la coalizione
contro Berlusconi, era un «uomo competente» perché quando lasciò l’IRI nel 1989
il bilancio dava un «più 981 miliardi». Fu facile confutare queste
affermazioni, facendogli notare che la cifra reale, tenendo contro delle perdite
siderurgiche transitate soltanto nel conto patrimoniale, era di «meno» 2.416
miliardi. Il buco reale non fu mai contestato dai diretti interessati.
ABILITÀ DEL RAGIONIER PRODI NEL PRENDERE IL SOLDO STATALE
A TASSO ZERO, E NEL REGALARE LA SME ALLA BUITONI
La vera abilità di Romano Prodi è sempre stata di
riuscire a prendere soldi dallo Stato a costo zero. La conferma ci viene da un
articolo di Paolo Cirino Pomicino, nel quale rileva che dei 28.500 miliardi
erogati dallo Stato a titolo di fondo di dotazione dalla data di nascita
dell’IRI, Romano Prodi ne ottenne ben 17.500! Nel 1986, Romano Prodi, con un
contrattino di appena 4 paginette (anziché centinaia come normalmente si fa) a
trattativa privata, svendette il più grande gruppo alimentare dello Stato, la
SME, alla Buitoni del suo amicone Carlo De Benedetti per soli 393 miliardi. La
SME, già nelle casse aveva più di 600 miliardi di denaro liquido, ma il suo
valore globale era di 3.100 miliardi.
NESSUN TRIBUNALE È STATO MAI CAPACE DI INCASTRARLO
A Prodi e De Benedetti fu dato torto in primo grado, in
Corte d'appello e in Cassazione da ben 15 magistrati, all'unanimità. Il
magistrato Saverio Borrelli del pool Mani Pulite di Milano, 6 anni dopo,
incriminerà invece penalmente Silvio Berlusconi, per aver impedito (insieme a
Ferrero e Barilla con una pubblica offerta d'acquisto enormemente superiore
rispetto a quella di De Benedetti) l'ennesima svendita di Romano Prodi: la SME
(un regalo di 3100 miliardi dello Stato) a Carlo De Benedetti, nonostante a
questi due compari fosse stato dato torto in tutti e 3 i gradi di giudizio dal
Tribunale di Roma e dal TAR del Lazio e nonostante Berlusconi e gli altri
imprenditori non ci avessero guadagnato alla fine nulla.
NEL GIRO DI UNA GIORNATA IL PRESIDENTE SCALFARO (ALTRO
BUONO!) GLI CANCELLÒ TUTTI I CRIMINI
Come presidente dell'IRI, svendette anche la Italgel alla
Unilever, essendo contemporaneamente consulente di quest'ultima, nonostante
quindi un conflitto di interessi evidente. Se l'IRI era, come in realtà era, un
covo di corruzione senza limiti sarebbe stata giusto arrestare e processare
Prodi, che la presiedette per 7 anni e non solo chi (Nobile) lo fece per soli
17 mesi. Durante Tangentopoli, Di Pietro stava per arrestare Prodi, ma lui se
ne andò dritto a piangere (nel vero senso della parola) da Mancuso e dal
presidente della Repubblica Scalfaro, il quale, come presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura, riuscì a non farlo incriminare. Tutto in un
giorno.
DIFENSORE DEI BANCHIERI-TRUFFATORI NEL CASO PARMALAT
Durante il suo Governo nel 1996 regalò 5.000 miliardi
alla Fiat per fare una rottamazione. Durante i fallimenti Parmalat e Cirio,
Prodi difese i banchieri che truffarono i risparmiatori e loro ricambiarono il
favore con i loro giornali schierati. I PM dovrebbero usare lo stesso metro, lo
stesso zelo sia con Fiorani che con Consorte; o, almeno, sullo stesso Fiorani
credergli sempre o mai. Anche quando dice, e Boni conferma, d'aver dato 750
mila euro Palenzona (Margherita), che sono 15 volte di più di quanto dato (e
rifiutato) dal leghista Giorgetti. Anche se il Corriere su Giorgetti ha fatto
un titolo 15 volte più vistoso di quello per Palenzona.
*****
COMMENTO FINALE
Esprimo il massimo rispetto nei riguardi del Pontefice e
dei Cristiani di fede Cattolica che lo seguono con trepidazione. Non so
certamente il perché si è dimesso. Ma posso sicuramente immaginarlo. Anche per
chi deve per forza essere di bocca buona, arriva prima o poi il rospo marcio
che non può assolutamente andare giù e varcare la soglia dell'appetibile.
Quando l'impregnazione tossica raggiunge i limiti di tolleranza, anche una
piccola goccia è in grado di far traboccare il vaso.
Valdo Vaccaro
http://valdovaccaro.blogspot.com/2013/02/lo-spread-il-contante-e-le-lobby-del.html
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