Kosher: cibo sano e buono? Garantisce il rabbino
Marcello Pamio - 28 marzo 2011; tratto da http://www.disinformazione.it
Moltissime persone che stanno leggendo questo articolo, mangiano senza saperlo, cibo Kosher: cibo “puro e sano” certificato da un rabbino!
Le più grandi aziende alimentari italiane, nel silenzio più assoluto, hanno comperato la certificazione ebraica Kosher, in pratica dichiarano che i loro prodotti alimentari sono così puri da poter essere mangiati dagli ebrei!
Non è certo una notizia di oggi, anche perché, fin dal 1965 l’Ente rabbinico di Roma, legato a quello israeliano, rilascia, oltre alla “Certificazione Kosher”, anche una periodica supervisione dei processi produttivi, inclusi la fornitura di macchinari particolari.
Cerchiamo di capire cosa significa Kosher.
Il mondo Kosher.
Kosher in ebraico (o Kasher) significa “atto” o “adatto”, ed è un termine impiegato per definire cibi preparati in conformità con le regole alimentari ebraiche.[1] In pratica cibo adatto agli ebrei.
Non a caso i primi precetti impartiti agli esseri umani furono proprio per il cibo, con la proibizione ad Adamo ed Eva di mangiare i frutti dell’Albero, e da allora, gli ebrei di tutto il mondo hanno sempre posto grande enfasi sull’autocontrollo alimentare.[2]
Le leggi dell’alimentazione ebraica (Kashrùt) affondano le radici nella Bibbia e vengono osservate da più di tremila anni.
Ma perché l’alimentazione deve essere gestita addirittura da leggi?
Semplice, secondo i rabbini del Talmud mangiando cibo non Kosher, cioè non adatto, si riducono le facoltà spirituali, “interferendo la comunicazione con la propria anima”.[3] Non inisce qua, perché per il pensiero chassidico[4] tutto ciò che mangiamo diventa parte integrante del nostro sangue.
Religioni e dogmi a parte, queste sono profonde verità, perché intossicando il corpo, cioè il Tempio dello Spirito, con alimenti sbagliati, cibi putrefattivi e putrescenti, metalli pesanti, ecc. ne risente la qualità stessa del sangue (che non a caso è un derivato delle digestioni) e di conseguenza anche il mondo animico e spirituale.
La Bibbia afferma che siccome “il sangue è l’anima”, mangiando cibi vietati, considerati impuri, questi diventano parte dell’anima rendendo impuri gli ebrei.
E’ una mezza verità, perché come la Scienza dello Spirito del filosofo e scienziato austriaco Rudolf Steiner spiega dettagliatamente, il sangue è il veicolo fisico dell’Organizzazione dell’Io, cioè dell’essenza spirituale e NON dell’anima, e la differenza è enorme.
Non è un caso: secondo le grandi religioni monoteistiche l’uomo è costituito solamente da corpo e anima, senza lo Spirito! Questo è il motivo per cui la chiesa cattolica nel 869 d.C. con il Concilio di Costantinopoli ha cancellato, pena eresia, lo Spirito.
Non contemplando lo Spirito, ma fermandosi solo all’anima, che rappresenta il mondo dei sentimenti, emozioni, brame, passioni (che abbiamo in comune con il mondo animale), l’uomo è solo un animale!
Rabbini e preti si sono dimenticati, che ogni uomo ha la sua essenza Spirituale individuale, mentre gli animali hanno un Io (o Spirito) di gruppo o di specie.
Vediamo adesso la classificazione degli alimenti idonei per la Kashrut.
Classificazione cibo Kosher
Il cibo Kosher si classifica in tre diverse categorie in base alla loro origine:
- a base di carne
- a base di latte
- parve.
Cibo parve
Parve significa “neutrale” e indica un cibo che non contiene ingredienti né di carne né di latte. Per esempio la frutta e verdura allo stato naturale sono assolutamente Kosher ma anche parve.
Fin qui nulla di strano, la faccenda si complica perché per le sacre scritture, e per le ancor più sacre interpretazioni, il pesce con le pinne e squame è Kosher ma anche parve! Quindi per il rabbinato talmudico, e di conseguenza per tutti gli ebrei ortodossi del mondo, il pesce non è carne!
Errore questo che fanno anche molti vegetariani non ebrei…
Il cibo parve inoltre può diventare di latte se cucinato con latte o derivati, e di carne se cucinato con derivati di carne. Un cibo puro, neutrale, può inquinarsi a seguito della lavorazione e/o cottura.
Cibi di carne
Cosa rende Kosher un animale?
Le leggi che definiscono quali animali, uccelli e pesci sono Kosher, sono illustrate in Levitico, cap. XI.[5]
Gli animali Kosher, secondo il Pentateuco, devono avere lo zoccolo fesso ed essere ruminanti (mucca, capra, pecora ecc.), di conseguenza gli animali non Kosher sono tutti gli altri: maiale, cammello, cavallo, coniglio, ecc.
Tutti gli animali e i volatili carnivori, il loro sangue e qualunque sostanza da essi derivata non sono Kosher; i rettili, e la maggior parte degli insetti idem.
E’ vietato mangiare carne di coccodrillo perché non è Kosher, ma si possono indossare scarpe e cinture di pelle di tale animale! Per cui non va bene mangiare la carne di tale animale, ma è consentito ucciderlo per fare cinturini!
Volatili
Qui le cose si complicano un po’ perché la Torà (la Legge ebraica) elenca soltanto gli uccelli vietati: struzzo, gufo e avvoltoio.
A seguito delle solite interpretazioni rabbiniche, volatili come pollo e tacchino sono Kosher e per tradizione si possono mangiare oca, anatra, tacchino, piccione, fagiano e pernice, tutto il resto è non Kosher.
Latte
Latte e derivati (formaggi, burro, ecc.) di qualunque animale Kosher sono a loro volta Kosher e “cibi di latte”. Essi però non possono essere consumati assieme a carne o pollame, “cibi di carne”.
Formaggio
La faccenda si fa intricata, in quanto sotto qualunque forma il formaggio deve essere controllato da un rabbino in persona, e il motivo è che il caglio è di origine animale, visto che proviene spessissimo dallo stomaco di vitello.
Burro
Il burro classico è nella stragrande maggioranza un sottoprodotto di lavorazione dei formaggi. I caseifici infatti usano recuperare il siero che si separa dal formaggio durante la produzione, per farne burro industriale.
Il burro extrafine è invece derivato dalla panna del latte, e quindi non pone problemi di Kashrùt.
Pertanto per i rabbini, è Kosher il burro che deriva dalla panna e non-Kosher quello che deriva dal siero, come se entrambi (siero e panna) non fossero un prodotto di derivazione animale.
Carne e Latte
Nella kashrùt è molto importante la separazione fra carne e latte.
Dalla mescolanza di carne e latte agli ebrei non è consentito trarre alcun beneficio. Si arriva al punto che un cuoco ebreo in un ristorante non Kosher, oltre a non poter assaggiare il cibo, egli può preparare gli hamburger (carne) ma non i cheeseburger (carne e formaggio).
Per poter consumare latticini dopo aver mangiato carne o derivati è richiesta un’attesa di almeno sei ore, e benché il pesce sia parve, esso non deve essere consumato assieme alla carne.
Questa separazione tra proteine (carne e latte) è una regola molto importante anche nell’ambito del buon senso nutrizionale: due proteine in un sol pasto possono infatti provocare putrefazioni intestinali.
Tale separazione talmudica fra carne e latte si applica non solo al cibo, ma viene estremizzata anche a tutti gli utensili, posate, piatti, e lavandini. Anche la lavastoviglie può essere impiegata o per la carne o per il latte, ma non per entrambi.
Pesce
Gli ebrei hanno sempre avuto un debole per il pesce e questo è il motivo per cui i rabbini hanno stabilito numerosissimi pesci Kosher!
Per essere Kosher, come abbiamo visto prima, il pesce deve avere pinne e squame facili da rimuovere. Per esempio lo storione e le sue uova (caviale) non sono Kosher, come tutti i crostacei e frutti di mare.
Mentre salmone, trota, cernia, nasello, sogliola, sono Kosher.
Carne e pesce
Abbiamo visto che è vietato mangiare carne assieme a formaggio, ma anche pesce assieme a carne, perché tale miscuglio è nocivo alla salute.
Pure questo precetto religioso ha la sua ragione d’essere: due proteine assieme provocano putredini e tossine intestinali.
Vino
Vino e succo d’uva devono essere esclusivamente di origine approvata dai rabbini. I saggi bandirono il vino di produzione non ebraica essenzialmente per evitare i matrimoni misti, poiché il bere può portare poi all’incontrarsi e magari all’innamoramento tra ebreo e goym.
Pane
I rabbini sconsigliano di mangiare pane non prodotto da ebrei.
Vi è la possibilità che contenga grassi animali, emulsioni o gelatine sulla crosta o che le teglie vengano oliate con grassi non Kosher, i quali per legge non comportano l’obbligo di essere riportati e dichiarati sulla lista degli ingredienti.
Il pane è inoltre esposto al rischio che venga cotto negli stessi forni di pane o dolci non Kosher, il che lo renderebbe automaticamente non Kosher: di fatto, nessun pane non controllato può essere considerato Kosher.
Margarina
La margarina contiene grassi ed emulsionanti che possono essere di origine animale e di conseguenza, si può impiegare solo quella controllata da un rabbino. In Israele il consumo di margarina è esagerato e dopo vedremo con quali conseguenze per la salute.
La Shekhità - Macellazione
Veniamo al punto dolente del marchio Kosher.
La carne Kosher deve essere preparata in base al metodo della shekhità, ossia un taglio rapido alla gola dell’animale con un coltello affilatissimo privo di qualsiasi imperfezione sulla lama.
I rabbini rincuorano subito gli animi dicendo che “si tratta di un metodo indolore, nel rispetto della sofferenza dell’animale”!
Indolore e nel rispetto della sofferenza???
Questo tipo di macellatura è estremamente dolorosa per gli animali poiché non prevede lo stordimento preventivo ed essi restano pienamente coscienti fino alla morte, che avviene lentamente e con grandissima sofferenza.[6]Il dissanguamento rituale è puramente strumentale al desiderio di mangiare carne, poiché come vedremo successivamente con la salatura, il sangue non può venire eliminato totalmente dai capillari.[7] Per tanto si tratta di un mero espediente per conciliare le Sacre Scritture (“non uccidere e non cibarsi di sangue”) con il desiderio degli uomini invece di mangiare carne animale.
Non va dimenticato che la macellatura nel mondo musulmano è identica, anche perché l’islam è la giudaizzazione del mondo arabo. Con il rituale Qurban si prevede il taglio della gola con una lama affilata e il dissanguamento degli animali, e durante tutto questo tempo occorre recitare delle preghiere propiziatorie, continuando a guardare l’animale negli occhi finché l’anima non se ne sia andata da lui.[8]
La Melikhà - Salatura
Come abbiamo detto, la carne deve essere privata dei resti di sangue, la cui consumazione è strettamente vietata dalla Torà.
Essa perciò viene messa a bagno per un’ora e poi sotto sale grosso e risciacquata tre volte prima di essere cucinata. Ma questo rituale è propagandistico e inutile, perché il sangue dai capillari non può essere eliminato e rimosso completamente.
Il Nikùr - Purificazione
Infine, prima di raggiungere la macelleria, la carne deve essere sottoposta ad alcuni procedimenti, detti nikùr, che comportano la rimozione di alcune vene e di grassi vietati.
La kasherizzazione
Cibo Kosher prodotto con utensili precedentemente impiegati per la cottura di cibo non Kosher, diventa a sua volta non Kosher.
Il procedimento che rende tutti gli utensili, pentolame, piatti, forni e lavabi Kosher viene comunemente chiamato kasherizzazione.
Essa deve essere effettuata sotto la scrupolosa osservazione di un rabbino esperto, poiché la sua esecuzione varia in base al genere di oggetto o utensile
Le aziende italiane
Veniamo in Italia.
Sarebbe molto interessante conoscere, quanto questa “certificazione ebraica”, costi a noi ignari consumatori. E’ infatti fuori da ogni discussione che questo “valore aggiunto”, mascherato da speciale certificazione ha una ripercussione economica sul prodotto finale, per non parlare dei macchinari e delle consulenze rabbiniche.
Se qualcuno sta pensando che il cibo Kosher interessi poche e ristrette realtà, si sbaglia di grosso. Tale certificazione è ormai riconosciuta e popolare nei 5 continenti con circa 7000 aziende che la vantano e che offrono ad ebrei e non, oltre 40.000 prodotti alimentari.[9]
Il fenomeno è così in ascesa che solamente negli Stati Uniti ormai la metà del cibo venduto nei supermercati è marchiato Kosher,[10] stiamo parlando di un mercato da capogiro: oltre 150 miliardi di dollari ogni anno.[11]
Uno studio della Cornell University attesta che il 40% di tutti i cibi in circolazione sono Kosher e questo potrebbe spiegare la scelta della maggiori catene di distribuzione alimentare (Wal-Mart, Costco, ecc.) di offrire questi prodotti.[12]
Anche in Italia la tendenza è la medesima: 200 sono le aziende autorizzate Kosher nel nostro paese, ma solo 20 usano il marchio.
Come mai questa reticenza a farsi pubblicità?
Sarebbe interessante domandare ai dirigenti di aziende tipo Algida, Mutti, L’Angelica, Barilla, Buitoni, Agnesi, Loacker, San Benedetto, Zuegg, Dietorelle, Ferrero, Unilever, Mulino Bianco, Pavesi, Nestlé, Rigoni d’Asiago, Perugina, Amaretti di Saronno, Rio Mare, Ferrarelle, Colussi, Scotti, Cirio, De Rica, Bertolli, De Cecco, Carapelli, Olio Sasso, Monini, Lazzaroni, Amica Chips, Heinz, Lavazza, Kimbo, Segafredo, Esselunga, Kellog’s, Santa Rosa, Eismann il motivo per cui hanno adottato la certificazione Kosher.
Per interessi economici, allargando il bacino di vendita alle comunità ebraiche e musulmane? Per compiacere ad una minoranza religiosa, non numerosa ma certamente importante ed influente dal punto di vista economico-finanziario?
Domande prive di risposta, l’unica cosa oggettiva è che i supermercati sono pregni di prodotti certificati Kosher, che costano di più e che nessuno ha chiesto.
Kosher, significa salute e benessere?
Forse le industrie alimentari stanno puntando nei salutisti, nei vegetariani e in tutte quelle persone sensibili all’aspetto nutrizionale?
Indubbiamente il numero delle persone che stanno prendendo coscienza dell’importanza dell’aspetto nutrizionale è in costante crescita, anche perché il termine vegetariano non deriva da vegetale come qualcuno potrebbe pensare, ma da “vegetus” che significa “in salute”, “sano”, "vivo”.
Il grosso problema, che pochi mettono in risalto, è che il cibo Kosher non è sinonimo di salubrità, anzi.
Se così fosse la popolazione israeliana dovrebbe essere la più sana e longeva del mondo, ed evidentemente non è così, anzi è esattamente il contrario: è una delle popolazioni più malate del mondo. A livello medico si parla del “paradosso israeliano”. Le prescrizioni religiose vietano di consumare carne assieme a prodotti caseari nello stesso pasto, quindi vengono usate le margarine. Risultato? Gli israeliti hanno il tasso di colesterolemia fra i più bassi, associato però ad un’incidenza di infarto e obesità fra i più alti in assoluto!
Inoltre le aziende italiane sopra elencate, sono le classiche industrie globalizzanti che producono alimenti industriali raffinati, prodotti totalmente privi di vitamine, minerali, enzimi e fibre, ricchi di grassi saturi, grassi idrogenati e zuccheri, quindi prodotti morti e mortiferi per l’organismo umano.
Questi pseudo-cibi potrebbero avere una qualsivoglia certificazione mirabolante o salutistica, ma la loro pestilenza organica rimarrebbe la medesima.
Un cibo per essere tale, cioè per alimentare correttamente le cellule, deve essere vivo, fresco, vitale e stracarico di princìpi nutrizionali fondamentali (enzimi, vitamine, minerali, ormoni e fibre).
Tutto il resto intossica l’economica organica.
Torniamo al Kosher.
Dal punto di vista del metabolismo umano, un animale sgozzato velocemente non è certamente più sano di un animale macellato; un pesce con le pinne ucciso non è certo più sano di un pesce senza le pinne; un volatile come il pollo non è più sano di uno struzzo; il latte di mucca Kosher intossica come quello di mucca allevata industrialmente.
Fare distinzioni di questo genere, denota ignoranza e anche una buona dose di furberia. Siccome gli ebrei amano molto il pesce, i saggi rabbini hanno pensato bene di stabilire che il pesce non è carne; siccome le Sacre scritture impedivano di consumare sangue, cioè di mangiare animali, i rabbini hanno ideato il dissanguamento lento.
Proprio quello che accade qui in Occidente e non per dogmi religiosi, dove moltissimi cosiddetti vegetariani mangiano pesce, uova e latte, come se non fossero di provenienza animale e come se non provocassero sofferenza animale.
Tutte le proteine di derivazione animale (carne, pesce, uova, latte e formaggi) dopo la digestione rilasciano ceneri che acidificano il terreno biologico interno, creando putrefazioni e tossine a livello intestinale, che predispongono l’organismo a qualsiasi malattia.
Questo dal punto di vista salutistico, perché da quello morale ed etico, l’uccisione di un animale per soddisfare il palato è un crimine contro Natura, un crimine contro noi stessi. Tutti gli animali del mondo, Kosher e non Kosher, mangiano per vivere, mentre gli uomini ebrei e non ebrei, vivono per mangiare!
La conferma dell’olocausto che gli uomini provocano, per riempire gli stomaci, sono i numeri degli animali ammazzati: 48 miliardi all’anno, che corrispondono a 131.000.000 ogni giorno, 5.500.000 ogni ora, 91.000 ogni minuto e 1500 ogni secondo.[13]
Quindi la certificazione Kosher, lungi dall’essere un indice di benessere per uomini e animali, è un marchio commerciale - seppur intriso di misticismo - che sperpera inutilmente denari (diverse centinaia miliardi di dollari all’anno), fa ingrassare i soliti noti e certifica con il sigillo di Salomone, sofferenza animale e malattia umana.
Per tanto Kosher è sinonimo di sofferenza!
Sono cinquecento i rabbini certificatori nel mondo intero con sede centrale a New York! Questi hanno il controllo totale del cibo Kosher e quindi gestiscono la pancia e la salute di centinaia di milioni di persone, ebrei e non...
Quali sono i marchi Kosher?
Come riconoscere un prodotto Kosher?
I marchi riportati nelle etichette sono numerosi. Quelli ammessi per Italia e l’Europa, sono i cinque riportati a sinistra nella tabella sotto.
Marchi usati in Italia
Marchi internazionali
Dovremo addirittura abituarci all’idea di vedere McDonald’s Kosher con hamburger di carne di animale Kosher, con ketchup, verdure e salse Kosher, cucinato rigorosamente da un ebreo Kosher!!!
Tutto il materiale, la storia e i nomi delle aziende certificate, è stato preso dai seguenti siti ufficiali:
- “Italy Kosher Union” http://www.italyKosherunion.it/whatKosher.html
- “Italy Kosher” http://www.italyKosher.com/
Marcello Pamio - 28 marzo 2011; tratto da http://www.disinformazione.it
Moltissime persone che stanno leggendo questo articolo, mangiano senza saperlo, cibo Kosher: cibo “puro e sano” certificato da un rabbino!
Le più grandi aziende alimentari italiane, nel silenzio più assoluto, hanno comperato la certificazione ebraica Kosher, in pratica dichiarano che i loro prodotti alimentari sono così puri da poter essere mangiati dagli ebrei!
Non è certo una notizia di oggi, anche perché, fin dal 1965 l’Ente rabbinico di Roma, legato a quello israeliano, rilascia, oltre alla “Certificazione Kosher”, anche una periodica supervisione dei processi produttivi, inclusi la fornitura di macchinari particolari.
Cerchiamo di capire cosa significa Kosher.
Il mondo Kosher.
Kosher in ebraico (o Kasher) significa “atto” o “adatto”, ed è un termine impiegato per definire cibi preparati in conformità con le regole alimentari ebraiche.[1] In pratica cibo adatto agli ebrei.
Non a caso i primi precetti impartiti agli esseri umani furono proprio per il cibo, con la proibizione ad Adamo ed Eva di mangiare i frutti dell’Albero, e da allora, gli ebrei di tutto il mondo hanno sempre posto grande enfasi sull’autocontrollo alimentare.[2]
Le leggi dell’alimentazione ebraica (Kashrùt) affondano le radici nella Bibbia e vengono osservate da più di tremila anni.
Ma perché l’alimentazione deve essere gestita addirittura da leggi?
Semplice, secondo i rabbini del Talmud mangiando cibo non Kosher, cioè non adatto, si riducono le facoltà spirituali, “interferendo la comunicazione con la propria anima”.[3] Non inisce qua, perché per il pensiero chassidico[4] tutto ciò che mangiamo diventa parte integrante del nostro sangue.
Religioni e dogmi a parte, queste sono profonde verità, perché intossicando il corpo, cioè il Tempio dello Spirito, con alimenti sbagliati, cibi putrefattivi e putrescenti, metalli pesanti, ecc. ne risente la qualità stessa del sangue (che non a caso è un derivato delle digestioni) e di conseguenza anche il mondo animico e spirituale.
La Bibbia afferma che siccome “il sangue è l’anima”, mangiando cibi vietati, considerati impuri, questi diventano parte dell’anima rendendo impuri gli ebrei.
E’ una mezza verità, perché come la Scienza dello Spirito del filosofo e scienziato austriaco Rudolf Steiner spiega dettagliatamente, il sangue è il veicolo fisico dell’Organizzazione dell’Io, cioè dell’essenza spirituale e NON dell’anima, e la differenza è enorme.
Non è un caso: secondo le grandi religioni monoteistiche l’uomo è costituito solamente da corpo e anima, senza lo Spirito! Questo è il motivo per cui la chiesa cattolica nel 869 d.C. con il Concilio di Costantinopoli ha cancellato, pena eresia, lo Spirito.
Non contemplando lo Spirito, ma fermandosi solo all’anima, che rappresenta il mondo dei sentimenti, emozioni, brame, passioni (che abbiamo in comune con il mondo animale), l’uomo è solo un animale!
Rabbini e preti si sono dimenticati, che ogni uomo ha la sua essenza Spirituale individuale, mentre gli animali hanno un Io (o Spirito) di gruppo o di specie.
Vediamo adesso la classificazione degli alimenti idonei per la Kashrut.
Classificazione cibo Kosher
Il cibo Kosher si classifica in tre diverse categorie in base alla loro origine:
- a base di carne
- a base di latte
- parve.
Cibo parve
Parve significa “neutrale” e indica un cibo che non contiene ingredienti né di carne né di latte. Per esempio la frutta e verdura allo stato naturale sono assolutamente Kosher ma anche parve.
Fin qui nulla di strano, la faccenda si complica perché per le sacre scritture, e per le ancor più sacre interpretazioni, il pesce con le pinne e squame è Kosher ma anche parve! Quindi per il rabbinato talmudico, e di conseguenza per tutti gli ebrei ortodossi del mondo, il pesce non è carne!
Errore questo che fanno anche molti vegetariani non ebrei…
Il cibo parve inoltre può diventare di latte se cucinato con latte o derivati, e di carne se cucinato con derivati di carne. Un cibo puro, neutrale, può inquinarsi a seguito della lavorazione e/o cottura.
Cibi di carne
Cosa rende Kosher un animale?
Le leggi che definiscono quali animali, uccelli e pesci sono Kosher, sono illustrate in Levitico, cap. XI.[5]
Gli animali Kosher, secondo il Pentateuco, devono avere lo zoccolo fesso ed essere ruminanti (mucca, capra, pecora ecc.), di conseguenza gli animali non Kosher sono tutti gli altri: maiale, cammello, cavallo, coniglio, ecc.
Tutti gli animali e i volatili carnivori, il loro sangue e qualunque sostanza da essi derivata non sono Kosher; i rettili, e la maggior parte degli insetti idem.
E’ vietato mangiare carne di coccodrillo perché non è Kosher, ma si possono indossare scarpe e cinture di pelle di tale animale! Per cui non va bene mangiare la carne di tale animale, ma è consentito ucciderlo per fare cinturini!
Volatili
Qui le cose si complicano un po’ perché la Torà (la Legge ebraica) elenca soltanto gli uccelli vietati: struzzo, gufo e avvoltoio.
A seguito delle solite interpretazioni rabbiniche, volatili come pollo e tacchino sono Kosher e per tradizione si possono mangiare oca, anatra, tacchino, piccione, fagiano e pernice, tutto il resto è non Kosher.
Latte
Latte e derivati (formaggi, burro, ecc.) di qualunque animale Kosher sono a loro volta Kosher e “cibi di latte”. Essi però non possono essere consumati assieme a carne o pollame, “cibi di carne”.
Formaggio
La faccenda si fa intricata, in quanto sotto qualunque forma il formaggio deve essere controllato da un rabbino in persona, e il motivo è che il caglio è di origine animale, visto che proviene spessissimo dallo stomaco di vitello.
Burro
Il burro classico è nella stragrande maggioranza un sottoprodotto di lavorazione dei formaggi. I caseifici infatti usano recuperare il siero che si separa dal formaggio durante la produzione, per farne burro industriale.
Il burro extrafine è invece derivato dalla panna del latte, e quindi non pone problemi di Kashrùt.
Pertanto per i rabbini, è Kosher il burro che deriva dalla panna e non-Kosher quello che deriva dal siero, come se entrambi (siero e panna) non fossero un prodotto di derivazione animale.
Carne e Latte
Nella kashrùt è molto importante la separazione fra carne e latte.
Dalla mescolanza di carne e latte agli ebrei non è consentito trarre alcun beneficio. Si arriva al punto che un cuoco ebreo in un ristorante non Kosher, oltre a non poter assaggiare il cibo, egli può preparare gli hamburger (carne) ma non i cheeseburger (carne e formaggio).
Per poter consumare latticini dopo aver mangiato carne o derivati è richiesta un’attesa di almeno sei ore, e benché il pesce sia parve, esso non deve essere consumato assieme alla carne.
Questa separazione tra proteine (carne e latte) è una regola molto importante anche nell’ambito del buon senso nutrizionale: due proteine in un sol pasto possono infatti provocare putrefazioni intestinali.
Tale separazione talmudica fra carne e latte si applica non solo al cibo, ma viene estremizzata anche a tutti gli utensili, posate, piatti, e lavandini. Anche la lavastoviglie può essere impiegata o per la carne o per il latte, ma non per entrambi.
Pesce
Gli ebrei hanno sempre avuto un debole per il pesce e questo è il motivo per cui i rabbini hanno stabilito numerosissimi pesci Kosher!
Per essere Kosher, come abbiamo visto prima, il pesce deve avere pinne e squame facili da rimuovere. Per esempio lo storione e le sue uova (caviale) non sono Kosher, come tutti i crostacei e frutti di mare.
Mentre salmone, trota, cernia, nasello, sogliola, sono Kosher.
Carne e pesce
Abbiamo visto che è vietato mangiare carne assieme a formaggio, ma anche pesce assieme a carne, perché tale miscuglio è nocivo alla salute.
Pure questo precetto religioso ha la sua ragione d’essere: due proteine assieme provocano putredini e tossine intestinali.
Vino
Vino e succo d’uva devono essere esclusivamente di origine approvata dai rabbini. I saggi bandirono il vino di produzione non ebraica essenzialmente per evitare i matrimoni misti, poiché il bere può portare poi all’incontrarsi e magari all’innamoramento tra ebreo e goym.
Pane
I rabbini sconsigliano di mangiare pane non prodotto da ebrei.
Vi è la possibilità che contenga grassi animali, emulsioni o gelatine sulla crosta o che le teglie vengano oliate con grassi non Kosher, i quali per legge non comportano l’obbligo di essere riportati e dichiarati sulla lista degli ingredienti.
Il pane è inoltre esposto al rischio che venga cotto negli stessi forni di pane o dolci non Kosher, il che lo renderebbe automaticamente non Kosher: di fatto, nessun pane non controllato può essere considerato Kosher.
Margarina
La margarina contiene grassi ed emulsionanti che possono essere di origine animale e di conseguenza, si può impiegare solo quella controllata da un rabbino. In Israele il consumo di margarina è esagerato e dopo vedremo con quali conseguenze per la salute.
La Shekhità - Macellazione
Veniamo al punto dolente del marchio Kosher.
La carne Kosher deve essere preparata in base al metodo della shekhità, ossia un taglio rapido alla gola dell’animale con un coltello affilatissimo privo di qualsiasi imperfezione sulla lama.
I rabbini rincuorano subito gli animi dicendo che “si tratta di un metodo indolore, nel rispetto della sofferenza dell’animale”!
Indolore e nel rispetto della sofferenza???
Questo tipo di macellatura è estremamente dolorosa per gli animali poiché non prevede lo stordimento preventivo ed essi restano pienamente coscienti fino alla morte, che avviene lentamente e con grandissima sofferenza.[6]Il dissanguamento rituale è puramente strumentale al desiderio di mangiare carne, poiché come vedremo successivamente con la salatura, il sangue non può venire eliminato totalmente dai capillari.[7] Per tanto si tratta di un mero espediente per conciliare le Sacre Scritture (“non uccidere e non cibarsi di sangue”) con il desiderio degli uomini invece di mangiare carne animale.
Non va dimenticato che la macellatura nel mondo musulmano è identica, anche perché l’islam è la giudaizzazione del mondo arabo. Con il rituale Qurban si prevede il taglio della gola con una lama affilata e il dissanguamento degli animali, e durante tutto questo tempo occorre recitare delle preghiere propiziatorie, continuando a guardare l’animale negli occhi finché l’anima non se ne sia andata da lui.[8]
La Melikhà - Salatura
Come abbiamo detto, la carne deve essere privata dei resti di sangue, la cui consumazione è strettamente vietata dalla Torà.
Essa perciò viene messa a bagno per un’ora e poi sotto sale grosso e risciacquata tre volte prima di essere cucinata. Ma questo rituale è propagandistico e inutile, perché il sangue dai capillari non può essere eliminato e rimosso completamente.
Il Nikùr - Purificazione
Infine, prima di raggiungere la macelleria, la carne deve essere sottoposta ad alcuni procedimenti, detti nikùr, che comportano la rimozione di alcune vene e di grassi vietati.
La kasherizzazione
Cibo Kosher prodotto con utensili precedentemente impiegati per la cottura di cibo non Kosher, diventa a sua volta non Kosher.
Il procedimento che rende tutti gli utensili, pentolame, piatti, forni e lavabi Kosher viene comunemente chiamato kasherizzazione.
Essa deve essere effettuata sotto la scrupolosa osservazione di un rabbino esperto, poiché la sua esecuzione varia in base al genere di oggetto o utensile
Le aziende italiane
Veniamo in Italia.
Sarebbe molto interessante conoscere, quanto questa “certificazione ebraica”, costi a noi ignari consumatori. E’ infatti fuori da ogni discussione che questo “valore aggiunto”, mascherato da speciale certificazione ha una ripercussione economica sul prodotto finale, per non parlare dei macchinari e delle consulenze rabbiniche.
Se qualcuno sta pensando che il cibo Kosher interessi poche e ristrette realtà, si sbaglia di grosso. Tale certificazione è ormai riconosciuta e popolare nei 5 continenti con circa 7000 aziende che la vantano e che offrono ad ebrei e non, oltre 40.000 prodotti alimentari.[9]
Il fenomeno è così in ascesa che solamente negli Stati Uniti ormai la metà del cibo venduto nei supermercati è marchiato Kosher,[10] stiamo parlando di un mercato da capogiro: oltre 150 miliardi di dollari ogni anno.[11]
Uno studio della Cornell University attesta che il 40% di tutti i cibi in circolazione sono Kosher e questo potrebbe spiegare la scelta della maggiori catene di distribuzione alimentare (Wal-Mart, Costco, ecc.) di offrire questi prodotti.[12]
Anche in Italia la tendenza è la medesima: 200 sono le aziende autorizzate Kosher nel nostro paese, ma solo 20 usano il marchio.
Come mai questa reticenza a farsi pubblicità?
Sarebbe interessante domandare ai dirigenti di aziende tipo Algida, Mutti, L’Angelica, Barilla, Buitoni, Agnesi, Loacker, San Benedetto, Zuegg, Dietorelle, Ferrero, Unilever, Mulino Bianco, Pavesi, Nestlé, Rigoni d’Asiago, Perugina, Amaretti di Saronno, Rio Mare, Ferrarelle, Colussi, Scotti, Cirio, De Rica, Bertolli, De Cecco, Carapelli, Olio Sasso, Monini, Lazzaroni, Amica Chips, Heinz, Lavazza, Kimbo, Segafredo, Esselunga, Kellog’s, Santa Rosa, Eismann il motivo per cui hanno adottato la certificazione Kosher.
Per interessi economici, allargando il bacino di vendita alle comunità ebraiche e musulmane? Per compiacere ad una minoranza religiosa, non numerosa ma certamente importante ed influente dal punto di vista economico-finanziario?
Domande prive di risposta, l’unica cosa oggettiva è che i supermercati sono pregni di prodotti certificati Kosher, che costano di più e che nessuno ha chiesto.
Kosher, significa salute e benessere?
Forse le industrie alimentari stanno puntando nei salutisti, nei vegetariani e in tutte quelle persone sensibili all’aspetto nutrizionale?
Indubbiamente il numero delle persone che stanno prendendo coscienza dell’importanza dell’aspetto nutrizionale è in costante crescita, anche perché il termine vegetariano non deriva da vegetale come qualcuno potrebbe pensare, ma da “vegetus” che significa “in salute”, “sano”, "vivo”.
Il grosso problema, che pochi mettono in risalto, è che il cibo Kosher non è sinonimo di salubrità, anzi.
Se così fosse la popolazione israeliana dovrebbe essere la più sana e longeva del mondo, ed evidentemente non è così, anzi è esattamente il contrario: è una delle popolazioni più malate del mondo. A livello medico si parla del “paradosso israeliano”. Le prescrizioni religiose vietano di consumare carne assieme a prodotti caseari nello stesso pasto, quindi vengono usate le margarine. Risultato? Gli israeliti hanno il tasso di colesterolemia fra i più bassi, associato però ad un’incidenza di infarto e obesità fra i più alti in assoluto!
Inoltre le aziende italiane sopra elencate, sono le classiche industrie globalizzanti che producono alimenti industriali raffinati, prodotti totalmente privi di vitamine, minerali, enzimi e fibre, ricchi di grassi saturi, grassi idrogenati e zuccheri, quindi prodotti morti e mortiferi per l’organismo umano.
Questi pseudo-cibi potrebbero avere una qualsivoglia certificazione mirabolante o salutistica, ma la loro pestilenza organica rimarrebbe la medesima.
Un cibo per essere tale, cioè per alimentare correttamente le cellule, deve essere vivo, fresco, vitale e stracarico di princìpi nutrizionali fondamentali (enzimi, vitamine, minerali, ormoni e fibre).
Tutto il resto intossica l’economica organica.
Torniamo al Kosher.
Dal punto di vista del metabolismo umano, un animale sgozzato velocemente non è certamente più sano di un animale macellato; un pesce con le pinne ucciso non è certo più sano di un pesce senza le pinne; un volatile come il pollo non è più sano di uno struzzo; il latte di mucca Kosher intossica come quello di mucca allevata industrialmente.
Fare distinzioni di questo genere, denota ignoranza e anche una buona dose di furberia. Siccome gli ebrei amano molto il pesce, i saggi rabbini hanno pensato bene di stabilire che il pesce non è carne; siccome le Sacre scritture impedivano di consumare sangue, cioè di mangiare animali, i rabbini hanno ideato il dissanguamento lento.
Proprio quello che accade qui in Occidente e non per dogmi religiosi, dove moltissimi cosiddetti vegetariani mangiano pesce, uova e latte, come se non fossero di provenienza animale e come se non provocassero sofferenza animale.
Tutte le proteine di derivazione animale (carne, pesce, uova, latte e formaggi) dopo la digestione rilasciano ceneri che acidificano il terreno biologico interno, creando putrefazioni e tossine a livello intestinale, che predispongono l’organismo a qualsiasi malattia.
Questo dal punto di vista salutistico, perché da quello morale ed etico, l’uccisione di un animale per soddisfare il palato è un crimine contro Natura, un crimine contro noi stessi. Tutti gli animali del mondo, Kosher e non Kosher, mangiano per vivere, mentre gli uomini ebrei e non ebrei, vivono per mangiare!
La conferma dell’olocausto che gli uomini provocano, per riempire gli stomaci, sono i numeri degli animali ammazzati: 48 miliardi all’anno, che corrispondono a 131.000.000 ogni giorno, 5.500.000 ogni ora, 91.000 ogni minuto e 1500 ogni secondo.[13]
Quindi la certificazione Kosher, lungi dall’essere un indice di benessere per uomini e animali, è un marchio commerciale - seppur intriso di misticismo - che sperpera inutilmente denari (diverse centinaia miliardi di dollari all’anno), fa ingrassare i soliti noti e certifica con il sigillo di Salomone, sofferenza animale e malattia umana.
Per tanto Kosher è sinonimo di sofferenza!
Sono cinquecento i rabbini certificatori nel mondo intero con sede centrale a New York! Questi hanno il controllo totale del cibo Kosher e quindi gestiscono la pancia e la salute di centinaia di milioni di persone, ebrei e non...
Quali sono i marchi Kosher?
Come riconoscere un prodotto Kosher?
I marchi riportati nelle etichette sono numerosi. Quelli ammessi per Italia e l’Europa, sono i cinque riportati a sinistra nella tabella sotto.
Marchi usati in Italia
Marchi internazionali
Dovremo addirittura abituarci all’idea di vedere McDonald’s Kosher con hamburger di carne di animale Kosher, con ketchup, verdure e salse Kosher, cucinato rigorosamente da un ebreo Kosher!!!
Tutto il materiale, la storia e i nomi delle aziende certificate, è stato preso dai seguenti siti ufficiali:
- “Italy Kosher Union” http://www.italyKosherunion.it/whatKosher.html
- “Italy Kosher” http://www.italyKosher.com/
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