"THE END"

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mercoledì 4 settembre 2013

Metagenealogia. La famiglia, un tesoro e un tranello + Intervista a Marianne Costa - a proposito di Metagenealogia...


Un (bel) po’ di tempo fa parlavamo dei nomi, i nostri e quelli dei nostri figli, e di come questi possano influenzare la vita di chi li porta. Un post che vi invito a leggere e commentare se non l’avete fatto allora. Leggendo «Metagenealogia - La famiglia, un tesoro e un tranello», uno splendido libro di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, mi sono trovata nuovamente di fronte a questo tema, che mi è particolarmente caro.

Secondo l’autore «Il bambino si abitua al suono con cui si attira costantemente la sua attenzione, come farebbe un animale domestico. Finisce per incorporarlo nella propria esistenza come se fosse qualcosa di fisico. Nella maggior parte dei casi, purtroppo, il nome proprio è un concentrato delle aspirazioni del tranello famigliare.»

Leonardo (che significa «forte come un leone»), Gloria, Chiara… mi sembrano chiare le nostre aspirazioni. Ma allora cosa aveva in mente mia mamma quando ha scelto Claudia? Il significato del mio nome non è certo di buon auspicio. In realtà so che le ricordava una persona che ammirava molto ma ci ho messo un po’ di anni a «digerirlo».
«L’attribuzione del nome nasconde di frequente il desiderio di far rivivere gli antenati o di rimettere in causa il rapporto con i genitori ancora vivi. Il nome diventa allora un ulteriore segno, manifesto o camuffato, di appartenenza al clan, invece di designare la persona che è venuta al mondo come un essere specifico e unico.»
Beccata. I nomi dei miei figli nascondono «omaggi» più o meno velati al mio «clan familiare». Sarà un fardello?
Sempre secondo Jodorowsky, il nome condiziona il bambino nella sua crescita ed evoluzione. Egli cerca infatti di soddisfare le aspettative che la famiglia ripone in lui, e che il suo nome spesso racchiude, anche a costo di trascurare le sue aspirazioni o di lacerarsi nel tentativo di soddisfare tutti.
La famiglia si aspetta che somigliamo a qualcuno che le appartiene. Questo forgia una sorta di «personalità acquisita» che ci allontana dalla nostra vera essenza.
In quanto genitori dovremmo quindi aiutare i nostri figli a diventare ciò che sono, liberandoli dai condizionamenti che (consciamente o meno) tendiamo ad imporre.

«Guarire è diventare quello che si è e non quello che gli altri hanno voluto farci essere»

Se non siamo capaci di accettare i nostri figli così come sono (e non come vorremmo che fossero) nemmeno loro saranno in grado di accettarsi. Se non siamo capaci di amarli, non sapranno amarsi.

Non male come responsabilità, eh?



Riusciremo a chiamare nostro figlio Leonardo e accettare che sia fragile e delicato? A lasciare che Gloria non emerga necessariamente e che Chiara abbia i suoi lati oscuri?
Tutte queste teorie possono sembrare piuttosto colpevolizzanti nei confronti dei genitori. Non è questa l’intenzione dell’autore (che affronta in questo libro moltissimi altri argomenti legati alla famiglia), che conclude dicendo che nel momento in cui noi riusciamo a «guarire» (a diventare, cioè, ciò che siamo) tutti i tranelli, gli abusi, gli errori presenti nel nostro albero genealogico acquistano un senso. Perché hanno contribuito a creare una persona libera, vera, con un alto grado di coscienza. Ed ecco che il tranello si trasforma in tesoro. Lavorando su noi stessi possiamo dare un senso a tutte le avventure e a tutte le sventure che le nostre famiglie d’origine hanno dovuto affrontare. Non è meraviglioso?
E voi, cosa ne pensate? Credete nel nome come «etichetta» che ci condiziona per tutta la vita? Cosa avete voluto trasmettere ai vostri figli attraverso il nome che avete scelto per loro? E qual’era, secondo voi, la missione che i vostri genitori vi hanno affidato, scegliendo il vostro?  link

Che cos'è la Metagenealogia? Si parla di Metagenealogia o di Psicogenealogia, qual è la differenza?

La psicogenealogia è lo studio dell'albero genealogico e di come il passato familiare influenza l'individuo. Questo termine è stato inventato da Alejandro Jodorowsky all'inizio degli anni 80, ed è stato ripreso da numerose scuole interessate soprattutto all'aspetto "eredità" (positiva o negativa) dell'albero. Con il termine "Metagenealogia" non si intende solo lo studio del passato familiare, ma anche il nostro lavoro verso "la chiamata del futuro", cioè l'insieme degli obiettivi, delle intenzioni e dei talenti da sviluppare che sono sia il nostro futuro come persona unica che ciò che il nostro albero genealogico ci impedisce di realizzare. Ad esempio: in un albero dove non c'è mai stato un aritsta, può esserci tale credenza: "è impossibile vivere con la propria creatività: ogni artista è destinato a morire di fame". Se un membro della famiglia ha un talento, una vocazione particolare (ad esempio suonare il violino), è evidente che questa credenza familiare peserà su questa persona. Si può tuttavia anche immaginare che l'albero "ha bisogno" di un violinista, cioè del talento, dell'obbiettivo, della vocazione di questa persona, per rigenerare. Questa dinamica, a volte questo conflitto, che viviamo nella nostra pulsione a realizzarci, e le tendenze ripetitive delle eredità familiari, sono al centro della Metagenealogia.

Su quali fondamenta si basa questa scienza?
Non si tratta di una scienza. La pscibiologia fa parte delle scienze umane, e c'è una parte di psicobiologia nel lavoro sull'albero. Ma il nostro approccio è sia arte che creatività: nel libro Metagenealogia, la famiglia, un tesoro e una piaga, proponiamo un grande numero di esercizi e di pratiche artistiche o immaginative per sviluppare il nostro potenziale. Inoltre, la questione della dinamica tra passato e futuro ci porta alla sola realtà che possiamoconoscere: vivere nel presente. In questo senso il nostro lavoro si avvale sia delle tradizioni spirituali, come la meditazione, che dello studio delle strutture familiari indicate dai grandi miti religiosi orientali e occidentali. Si tratta di una disciplina a metà strada tra la terapia, arte e spiritualità.
Perché fare il proprio albero genealogico appassiona tutti sempre più?

Ognuno di noi ha la sensazione, confusa, che egli "proviene da qualche parte". La "domanda" delle radici è essenziale in un momento in cui l'umanità arriva ad un livello di sovrappopolazione senza precedenti, e si impegna in uno sfruttamento irrazionale del pianeta, appena sufficiente a soddisfare la nostra frenesia consumistica. Ci si orienta (in modo ancora confuso) verso un cambiamento che sarà anche una sfida per il concetto tradizionale di famiglia, cioè a procreare non oltre un certo limite, al fine di popolare la Terra. Non c'è più tale necessità! Siamo già in troppi. Come possono le famiglie generare la consapevolezza invece di generare decine di bambini? Davanti a domande così nuove, così angoscianti, ci sentiamo perduti, come in un bosco. Il primo passo consiste nel riconoscere il nostro albero: in esso troviamo un di partenza per orientarci.
Quando si è interessati alla psicogenealogia, a chi possiamo rivolgerci?

Non saprei proprio dirglielo in quanto sono sono psicogenealogista! Numerosi terapeuti hanno, oggi, un approccio trans-generazionale, e alcuni di loro fanno un ottimo lavoro. Ma lo studio dell'albero dovrebbe essere solo un accelleratore, un elemento aggiunto al processo terapeutico. Idealmente, studiare il proprio albero (si tratta di due o tre ore), permette di risparmiare qualche mese o qualche anno di terapia.
Alejandro Jodorowsky, ed io stessa, abbiamo scritto questo libro per chiunque sia interessato a trarre informazioni dal proprio albero eda proseguire le sue ricerche senza necessariamente essere dipendente da uno "psicogenealogista. Nello stesso modo in cui ci si può interessare alla filosofia senza essere dipendenti da un filosofo, alla spiritualità senza essere dipendenti da un guru... Spetta a ogni individuo di decidere fino a che puntoha bisogno di essere guidato.

Come possiamo conoscerci meglio conoscendo la nostra famiglia?
La famiglia (vivente e non vivente) ci "scolpisce" e ci impone una serie di ordini e di interdizioni, che si ripetono e si trasmettono da generazione in generazione. "Fai questo, non fare quello" "Dire cose è pericoloso""il Bene è questo, il Male è quello", ecc. Una parte di questa eredità è cosciente, ma la maggior parte di queste credenze, di queste ferite emozionali, queste vergogne, queste frustrazioni, queste limitazioni abusive, restano incoscienti per la maggior parte della gente. Studiare il proprio albero permette di fare riemergere più informazioni in superfice ed iniziare a riordinare: a che cosa veramente mi serve tutto ciò? Che cosa mi aiuta veramente a vivere, qual è il senso della mia realizzazione? Successivamente il lavoro consiste nel liberarsi da ciò che ci trattienee ci intralcia (contratti, blocchi, vergogne, definizione di noi stessi, ecc.), e ad integrare delle informazioni positive mancanti (ad esempio: che cos'è una nascita vissuta nella felicità? che cos'è il vero amore materno e paterno?, ecc.)

Spesso si sente: - sua nonna era depressa, sua madre era depressa, lei sarà depressa a sua volta-? La storia si ripete?
La famiglia "si muove" per imitazione. Così come in certi popoli inigeni, l'appartenenza al clan avviene attraverso delle mutilazioni rituali, l'inconscio ha la tendenza a ripetere i tratti e gli eventi che indicano l'appartenenza alla tribù. Una grande parte dell'educazione avviene attraverso dei processi d'imitazione, ad esempio per un bambino che cresce in un'atmosfera depressiva sarà più difficile trovare le risorse che attivino la gioia di vivere. La famiglia è la nostra prima risorsa d'informazioni: noi parliamo (in tutti i sensi del termine) il linguaggio che lei ci insegna.
Nel caso che lei citava nella domanda, c'è un elemento aggiunto: "lei sarà depressa a sua volta" è quasi una malediazione, una predizione negativa. Ma il cervello, in particolare quello di un bambino, che è malleabile e vulnerabile, tende a realizzare le predizioni negative. E' estremamente tossico maledire in questo modo la sorta di una persona...Ciò equivale ad infilare un coltello nella schiena di una persona, versando veleno nel suo bicchiere.
Come dice la canzone: -non si sceglie la propria famiglia, non si scelgono i propri genitori- . Come fare nel caso in cui l'eredità familiare sia molto pesante da portare?

Ci sono diversi livelli di risposta a questa domanda. In un caso estremo, se la famiglia è terribilmente violenta o abusante, si può decidere: "questi geni mi hanno semplicemente misso al mondo e io non ho più niente a vedere con essi", e tagliare i legami. Significa riconoscersi come orfano. Ma una volta che si sono superati la maggior parte dei problemi con cui e che si vive in uno stato di "guarigione minima sindalce" (cioè si funziona come desiderato, su tutti i livelli, affettivo, sessuale, materiale, professionale, relazionale, intellettuale...), può essere utile fare un passo indieto e domandarsi: perché ho "scelto" quei genitori, quell'albero? Che cosa devo apprendere da tutto questo percorso, dalla mia infanzia, dalla mia eredità, da tutto ciò che mi ha condotto/a ad oppormi e a differenziarmi? La famiglia divene subito la trappola che ha colpito il nostro essere autentico ed un tesoro che può condurci, malgrado tutto, alla nostra realizzazione.

Possiamo veramente liberarci dalla famiglia e divenire esseri singolari?
Certamente! Ma tutto ciò domanda coraggio e soprattutto la volontà di crescere, cioè di guardare implacabilmente in noi dove si annida l'eterno bambino. Non parlo del "bambino interiore", come si evoca a volte per indicare la parte di noi che ama giocare, che ha conservato una certa innocenza. Io parlo di quel marmocchio che urla in aereo o in treno perché reclama un gioco e rompe i timpani a tutti i passeggeri, colui che tutti portiamo dentro e che le tradizioni spirituali chiamano "ego": la parte di noi che non è d'accordo con la realtà così com'è, che da sempre la colpa all'altro, e che aspetta frignando e facendo capricci che papà e mamma siano perfetti e che il passato sia guarito. Il passato non guarisce mai: è ciò che è stato, senza rimedio. Ma noi possiamo fare del nostro presente una realtà inedita, indipendente dalla nostra eredità. E' con questo obiettivo che il nostro libro è stato scritto.

Pubblicato da Tarocchi Bologna

nota che m'è scappata: OT
Qui http://www.macrolibrarsi.it/libri/__metagenealogia-libro.php lo trovate in  vendita  al link e in più troverete le recensioni di chi il libro l'ha letto e valutato, io devo dire che l'ho preso molto tempo fa ma credo sia arrivato il momento di studiarlo per bene. Ogni libro, degno di quel nome, non va mai letto una sola volta! Non ho capito, leggiamo la bibbia, o così ci obbligano nell'infanzia a farlo decine e decine di volte, lo stesso fanno gli islamici, corano a memoria già all'età delle elementari. E per quale motivo invece ogni verità sostenutra da un entità (libro) differente dalla bibbia dovrebbe non essere vera per forza? Per dogma? E' la stessa cosa alla fine in linea di principio. Tutti i libri sono scritti da uomini, o donne, e sono tutti simili in fondo, e sapete perché? Perché raccontano di fatti, di storie vere e storie fantastiche che rappresentano la natura umana, raccontano anche di menzogne, in certe tipologie di libro la menzogna è indispensabile, poi raccontano di drammi di vita, di grandi saggezze apprese dalla vita e dai suoi drammi, appunto . .. a volte sono anche fatti con della bella mitologia, e anche quella ha un gran senso e ci dice molto se la sappiamo leggere, e poi, ... e poi sono fatti del materiale più prezioso, la fantasia, che come ben sappiamo è una prerogativa superiore, divina oserei dire! 
E la BIBBIA perché non dovrebbe rispecchiare il senso umano della scrittura universale, e se la leggi lo sai che è così, proprio come gli altri liberi (oddio dubitoi che chi legga certe scritture vada dietro ad altre) , insomma non vedete che il testp cisiddetto sacro rispecchia i canoni, i miti delle doti che elencavo sopra! Stop, udienza chiusa :-)
Certo, a chi ha creato tutto attorno a noi non mancava la fantasia ... ma credere che si in un solo libro è abbastanza offensivo, per non parlare della riduttivita della faccenda.


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