"THE END"

"THE END"
http://www.romafaschifo.com

giovedì 5 settembre 2013

Il processo politico moderno e quello antico. Parte I: Le caratteristiche generali. Oscar Wilde e le Bestie di Satana.


Il processo politico, con particolare riguardo al caso Oscar Wilde confrontato con quello alle Bestie di Satana.

Paolo Franceschetti

1. Il processo politico. Definizione. 2. Le caratteristiche del processo politico. 3. Alcuni esempi di processo politico. 4. Il caso Oscar Wilde. 5. Dichiarazioni di Charles Manson al processo e dichiarazione di Nicola Sapone tratte dal film "In nomine Satan".

1. Il processo politico. Definizione.

Il processo politico, per definizione, è quel processo che non persegue l’ideale di giustizia e di applicazione della legge, ma che è dettato da ragioni “politiche”, cioè di governo. Normalmente quindi il processo politico è il processo che sfocia in un esito non giusto, ma in linea con le tendenze politiche dell’élite dominante.
Il processo politico, perseguendo finalità “politiche”, di governo, serve quindi da una parte a eliminare personaggi scomodi o mandar loro un messaggio (come nel caso di Berlusconi); dall’altra serve – in senso proprio letterale – a “governare”, cioè a indurre nelle masse determinati comportamenti, idee o credenze.

Sono quindi processi politici in generale tutti i processi in cui qualche politico viene sorpreso con le mani nella marmellata, dove è assolutamente evidente che tali processi non sono altro che la mannaia del potere per punire colui che ha dirottato rispetto alle direttive imposte dall’alto, o che in qualche modo si è reso scomodo o non più gestibile.

Sono però processi politici anche quelli per omicidio, quando il processo diventa un caso mediatico che va in tutte le TV (Cogne, Erba, Garlasco, Sarah Scazzi, Mostro di Firenze, Bestie di Satana). Lo abbiamo spiegato in altri articoli, quindi sinteticamente ci limitiamo a ricordare che questi processi vedono sempre coinvolti personaggi ai margini della società (spazzini, casalinghe, contadini analfabeti, studenti) perché l’élite dominante deve in questo modo imporre alle masse l’idea che il professionista, il medico, l’ingegnere, l’avvocato, il giudice, non delinquono.
Quando un professionista è accusato di omicidio i media tacciono (è il caso del professore universitario Giancarlo Serri che uccide la moglie a martellate, o il caso del notaio di Varese che nel 2012 uccide l’amante, ecc.).
Quando un magistrato, un ufficiale dei carabinieri, o un politico, sono accusati di fatti gravissimi, i media tacciono e preferiscono scrivere pagine e pagine sull’ultimo look di Michele Misseri (pensiamo al caso del generale Ganzer, processato per associazione a delinquere e spaccio di droga).

Un delitto come quello delle Bestie di Satana, invece, dal punto di vista politico serve per dirottare gli studi e l’attenzione delle persone che si interessano al satanismo su una falsa pista (il satanismo acido, inesistente) e distogliere l’attenzione dal vero obiettivo (la politica e i colletti bianchi, che dirigono e coordinano le organizzazioni sataniche criminali).

2. Le caratteristiche del processo politico.

Le caratteristiche del processo politico sono due.
1) L’accusa è vera in linea teorica, ma falsa in quel caso specifico; in altre parole, il soggetto prescelto in genere ha commesso i reati di cui viene accusato, ma non quel reato specifico che gli viene attribuito al processo (Andreotti è colluso con la mafia ma non per i motivi e con i modi descritti in sentenza; Riina è il capo della mafia, ma non è responsabile dell’attentato agli Uffizi o della strage di Via D’Amelio; Berlusconi ha aggiustato un processo ma non quel processo per cui viene poi condannato; Berlusconi aveva una vita sessuale “particolare” ma non è vero che faceva prostituire Ruby Rubacuori, ecc.);
2) Le prove sono sempre false (Andreotti NON ha baciato Riina, Ruby Rubacuori non era una prostituta, i pentiti che accusano Riina sono falsi, ecc.).
3) Nei rari casi in cui l’accusa è vera, specie se si tratta di casi gravissimi, il processo si conclude con l’assoluzione (pensiamo ai processi, in tribunale o nelle sedi parlamentari, contro la P2, oppure a Mario Spezi, o ad Alberto Bevilacqua, quando furono accusati di essere tra gli esecutori dei delitti del Mostro di Firenze, oppure pensiamo ad Alberto Stasi a Garlasco).

La tecnica, se ci si riflette un momento, è geniale, e assolutamente funzionale al sistema.

Il fatto di utilizzare accuse vere ma in quel caso specifico false, assicura che la persona inquisita non possa trascinare con sé, per ricatto o a scopo difensivo, altre persone coinvolte nella vicenda. Solo il politico prescelto (o il colpevole di un delitto di altro tipo) deve cadere nel fango, e tutti gli altri devono rimanerne fuori. Altrimenti può accadere, come accade, che nei rari casi in cui vengono accusati e processati i veri esecutori e l’accusa sia vera, il prescelto reagisca e chiami in correità anche altri (che devono invece rimanere impuniti); ricordo ad esempio nel caso del Mostro di Firenze, quando Calamandrei fu processato, al termine del processo disse (alla trasmissione televisiva Ricominciare condotta da Alda D’Eusanio): “Mia moglie era pazza; non ha accusato solo me ma anche il PM Vigna”; una affermazione simile la fece il giornalista Mario Spezi, il quale essendo stato accusato di far parte del gruppo di assassini, un giorno dichiarò più o meno: “Il fatto che conoscessi Calamadrei e Mario Vanni non significa nulla; allora conosco anche Vigna; devo preoccuparmi per il dottor Vigna?”.
http://insufficienzadiprove.blogspot.it/2009/12/autodifesa-semiseria-di-mario-spezi.html
Si trattava di velate minacce di chiamare in correità altri, per la (legittima dal loro punto di vista) volontà di non fare da unici capri espiatori di tutta la vicenda.

Il fatto di utilizzare prove false assicura poi una sorta di schizofrenia della massa dei cittadini che si dividerà equamente in un fronte colpevolista e un fronte innocentista, senza possibilità di trovare un punto di incontro, e senza possibilità di capire la verità. Ad esempio, nel caso Andreotti, chi sapeva da tempo che egli era colluso con la mafia, e magari aveva anche letto “Delitto imperfetto” di Nando Dalla Chiesa, ovviamente non si è stupito più di tanto nel vederlo accusare di mafia a Palermo (anzi, a quel tempo disse pure “era ora”) e quindi tenderà a ignorare la falsità delle prove a suo carico; chi invece era della sua stessa corrente politica tenderà a puntare l’attenzione sulla falsità delle prove, convincendosi così dell’innocenza di Andreotti e della “politicità” del processo.
Ad entrambi però sarà negata la possibilità di capire davvero la verità, e cioè che Andreotti è stato processato per altri motivi e, per quanto mi risulta, prevalentemente per aver preso posizioni troppo antiamericane, rivendicando l’indipendenza dei nostri servizi segreti rispetto alla CIA.

D’altronde, la verità effettiva su singoli specifici fatti non può essere detta perché i cittadini farebbero presto a fare due più due, e se anche in un solo processo si dicesse la verità, poi sarebbe facile individuarla anche in altri processi collegati.
Ad esempio se anche solo per il processo di Erba, o di Cogne, o nel caso delle Bestie di Satana, emergesse che in realtà l’intera operazione fu un’operazione militare, compiuta dai nostri corpi speciali, ovviamente la cosa sarebbe così sconvolgente che poi per ogni altro processo simile la gente si domanderebbe “ma non è che anche qui…?”.
Se ai tempi del caso Dutroux si fossero processati anche i Reali del Belgio e i Cardinali coinvolti nella rete di pedofilia, la gente (in tutto il mondo) avrebbe potuto iniziare a sospettare e a farsi domande: “ma non sarà che anche i politici di casa nostra…?”
Se emergesse ufficialmente che nel gruppo di assassini seriali che hanno realizzato l’operazione “Mostro di Firenze” c’era il PM che coordinava le indagini, la gente si domanderebbe: “ma non è che anche nei delitti delle Bestie di Satana…?”, “non è che anche nel delitto di Garlasco…”, ecc.

Per questo motivo (perché la cittadinanza non deve mai neanche sospettare la verità) i casi in cui un processo inizia con accuse vere, e per ragioni fondate, si concludono sempre con l’assoluzione.

3. Alcuni esempi di processo politico.

Alcuni esempi di processi in cui l’accusa era vera (sia pure solo in teoria) ma le prove erano false sono:
- Il processo Andreotti, ove il divo Giulio era sì, colluso con la mafia, ma dove furono utilizzati falsi pentiti e false accuse montate ad arte, strumentali al solo processo; questo succede mentre la camera dei deputati approva in via definitiva la ratifica del Trattato di Maastricht, il “pentito” (e, collaboratore della CIA sin dal 1966) Tommaso Buscetta, rientrato in Italia dagli Stati Uniti, parla, per la prima volta, delle collusioni tra mafia e politica, inizia a delineare le responsabilità di Andreotti. A quel punto nei confronti dell’ex presidente del consiglio, che nel momento in cui viene iscritto nel registro degli indagati, individua immediatamente in quei procedimenti una regia d’oltreoceano (“E’ difficile capire se dietro alle accuse che mi vengono rivolte ci sia un disegno destabilizzante o solo il desiderio di togliermi di mezzo. Certo l’abile campagna denigratoria partita dagli USA deve far riflettere.”), si aprono due procedimenti giudiziari: uno per mafia e l’altro che lo vede indagato quale mandante dell’omicidio Carmine Pecorelli, ucciso, secondo l’accusa, perché sapeva troppo sul caso Moro. La sua carriera politica finisce così, senza che i cittadini possano capire il perché, e senza che sia comminata una condanna effettiva, perché Andreotti continua ad essere libero, anche se meno potente di prima.
- Il processo Craxi; egli fu accusato di vari reati, principalmente corruzione e concussione; i reati erano in teoria veri, ma erano in realtà reati commessi ieri come oggi, da quasi tutta la classe politica; Craxi pagò, come Andreotti, la sua condotta antiamericana di svincolamento dall’influenza CIA e servì come capro espiatorio di tutta l’operazione Mani Pulite;
- Il processo al giudice Carnevale, accusato di collusione con la mafia, con prove completamente false e palesemente ridicole, tanto è vero che alla fine della vicenda il giudice è stato riammesso al lavoro, ed è tornato a fare il magistrato di Cassazione, anche se solo in sede civile e non più penale;
- Il maxi processo alla mafia svoltosi a Palermo, dove si processò la mafia, ma non chi eterodirigeva quella mafia (massoneria e politica) e dove le prove erano false perché Buscetta era un uomo della CIA (le cui dichiarazioni erano infatti a orologeria; egli parlò una prima volta quando si trattò di spazzare via la vecchia mafia e una seconda quando si trattò di processare Andreotti). Con quel processo si spazzò via la vecchia mafia per far posto alla nuova, e tanto le accuse erano parzialmente infondate che anche Riina un giorno, dismessi i panni dell’umile agricoltore che aveva indossato nei primi periodi del processo, disse alla Corte: “Signori della Corte, ma è mai possibile che ogni cosa che succede in Italia deve essere attribuita a me, e mi si incolpa anche di vicende accadute quando ero in carcere?”.
- Processo politico fu quello del Mostro di Firenze, ove per non indagare e arrestare il PM Vigna, il giornalista Spezi, Narducci, Calamandrei e gli altri coinvolti realmente nella vicenda (tra gli altri, un prefetto, un medico, il figlio di un ambasciatore e altri ancora), si processarono i “compagni di merende” Pacciani, Vanni e Lotti.
- Processo politico fu quello per i delitti della Uno Bianca, operazione militare condotta dalle forze speciali, che venne attribuita ad alcuni poliziotti “deviati”, i fratelli Savi (i quali tra l’altro, tra poco tempo, nonostante l’estrema gravità della accuse – 24 omicidi, 103 feriti, 103 rapine – usciranno di galera).


Tra i casi di processi politici per fatti gravissimi conclusisi con un nulla di fatto possiamo ricordare i seguenti:


- Il processo per il “golpe Borghese”: benché si sia trattato di un preciso piano eversivo sostenuto da ampi settori dei vertici militari in collegamento con gruppi armati di civili ramificati in tutto il paese, a conoscenza dei comandi Nato e con la partecipazione di Cosa nostra e della ’ndrangheta, viene fatto passare per il patetico tentativo di un gruppo di pensionati nostalgici e giovani esaltati, si conclude con l’assoluzione di tutti gli imputati, anche i rei confessi. Trent’anni dopo la commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi valuterà come incomprensibile e inverosimile la ricostruzione che il tentativo di colpo di Stato ha avuto in sede giudiziaria. Nella relazione si evidenzierà: 1) la gravità dei depistaggi attuati dal servizio segreto; 2) come non solo il servizio segreto si sia attivato per nascondere le responsabilità degli autori e benché informato del tentativo non abbia comunicato nulla né fatto alcunché per evitarlo, ma come numerosi uomini suoi agenti ne fossero pesantemente coinvolti; 3) la conseguenza di come molte delle persone coinvolte nel tentativo di golpe si macchieranno di reati gravissimi, quando non addirittura di stragi, negli anni successivi.



- Anche il processo per il golpe Sogno, grazie all’apposizione del segreto di stato da parte del governo, si risolverà con l’assoluzione di tutti gli imputati; mentre a Edgardo Sogno Rata del Vallino, che nel libro“Testamento di un anticomunista” parla dettagliatamente del golpe da lui organizzato e che, poco prima di morire, scrive un messaggio ai suoi amici in cui rivendica con orgoglio «La difesa sul piano del pensiero e della logica non esiste al di fuori della distruzione fisica, ossia della guerra civile. Per cinquant’anni mi sono battuto per la distruzione dello Stato. Non c’è soluzione al di fuori della distruzione totale di questa realtà», vengono tributati i funerali di Stato.


In linea di massima la tattica per i processi più clamorosi è questa: mentre il terrorismo selettivo insanguina il paese e distrae l’opinione pubblica, i processi instauratisi contro alcuni protagonisti della strategia della tensione, che per motivi tattici erano stati “bruciati”, si risolvono, grazie a depistaggi, morte di testimoni, trasferimenti di sede dei processi e servizi segreti che agevolano la fuga degli imputati, in un nulla di fatto.


All’estero del resto non stanno messi molto meglio.
Mentre c’è chi, come l’ex agente della CIA Mark Phillips insieme a Cathy O’Brien, accusa Clinton di delitti orrendi, costui venne processato per un semplice bocchino, accusato da una “vittima” talmente poco credibile e così palesemente falsa da aver conservato per mesi i vestiti sporchi dello sperma di Clinton. Eppure su questa inattendibile testimonianza si basa tutto il processo al presidente USA.
Mike Tyson fu accusato di stupro da una ragazza che, con innocenza, si era recata in camera di Tyson, di notte, riuscendo a superare tutto lo sbarramento di sicurezza di cui il pugile era dotato; la vittima era inattendibile, come dimostrano le sue assurde dichiarazioni in cui si dimostrò sorpresa dal fatto che Tyson volesse fare sesso con lei, nonostante ogni circostanza di tempo e luogo facesse supporre legittimamente che i due non fossero in camera per dialogare dell’esistenza di Dio.
Nel caso Manson, negli anni ’60, vennero accusati della strage di Cielo Drive un gruppo di drogati senza arte né parte mentre il principale accusato, Manson, non partecipò neanche materialmente ai delitti ma rimase nella sua comune ad aspettare. Come nel caso del Mostro di Firenze e delle Bestie di Satana, gli accusati erano ovviamente persone con un grado culturale e con capacità mentali tali da non riuscire a muovere nessuna difesa efficace, e che vennero condannate nonostante alcune evidenze, come gli innumerevoli delitti collaterali (ad es. lo zio di Charles Manson, morto in circostanze mai chiarite; o di Ronald Hughes, uno degli avvocati, il cui cadavere verrà ritrovato dopo alcuni giorni dalla sua scomparsa); delitti collaterali, per modalità, non potevano essere commessi da gente del calibro della “Manson Family” e che già di per sé avrebbero dovuto dirigere gli inquirenti verso altre piste, rispetto a quella battuta fino ad allora.


Tra i processi politici più noti della storia abbiamo il processo a Socrate (accusato di corrompere i giovani; l’accusa era vera, nel senso che induceva i giovani ad elevarsi spiritualmente e a fare quello che – ieri come oggi – il potere non vuole: conoscere se stessi, svincolarsi dal potere esterno e mettere in discussione le verità precostituite dal potere) e quello a Gesù Cristo (condannato e processato, in sostanza, per un motivo simile, e comune a molti personaggi famosi della storia: voleva sovvertire il sistema, col suo messaggio di amore e col suo esempio).


Ma il prototipo del processo politico moderno è quello ai Templari.
Essi furono accusati di eresia, di sputare sulla croce, di adorare il Bafometto, e di sodomia. L’accusa era vera (i templari non erano Cattolici, ma erano Giovanniti, ovverosia aderivano al filone del Cristianesimo esoterico cui appartenevano anche i Fedeli d’Amore e poi i Rosacroce); ma le prove erano false e le confessioni furono estorte con la tortura.
Non si poteva processarli con un’accusa vera, perché in tal caso troppe persone poi avrebbero potuto trarre spunto dal processo per approfondire il problema del cristianesimo in chiave esoterica, per studiare la figura di Cristo, e per cercare di capire meglio il “segreto” dei Templari; ma ciò era pericoloso per il sistema, quindi si doveva utilizzare una falsa accusa, per giunta infamante.


Il processo politico, insomma, ha sempre avuto le stesse caratteristiche, sia nell’antichità che in tempi moderni.
Non si processa mai il colpevole di un delitto; il potere processa solo chi non si allinea. Chi è allineato col potere può invece commettere tutti i crimini che desidera con la sicurezza dell’impunità, ovviamente finché non giunga il giorno in cui egli diventi per qualche motivo sgradito al sistema, o non sia sacrificabile per una qualsiasi ragione.



4. Il caso Oscar Wilde.

Proprio con questa idea di fondo (che si trattasse di un processo politico), mi aveva sempre incuriosito il processo a Oscar Wilde per sodomia e omosessualità.
Di recente sono stati pubblicati gli atti del processo e per curiosità sono andato a leggermeli.
Senza molta sorpresa ho potuto accorgermi che il processo a Wilde ricalca le innumerevoli “bufale” processuali, come il caso Berlusconi o addirittura il caso delle Bestie di Satana. Stesso schema. Stessi attori. Stesse modalità.


- Iniziamo dall’accusa. La sodomia al tempo di Wilde era un reato, e fin qui ok. Ma ieri, come oggi, i personaggi in vista come lui non venivano toccati e processati a meno che non ci fosse un altro motivo per farlo. Quindi Wilde doveva essere scomodo al potere per qualche motivo.
- L’accusa era vera? Probabilmente sì. Leggendo gli scritti di Wilde risulta abbastanza evidente che egli fosse omosessuale.
- Il processo fu basato su testimonianze false e poco credibili, utilizzando soggetti del tutto inattendibili; tuttavia essi furono ritenuti credibili perché, accusando Wilde, autoaccusavano anche loro stessi. Addirittura verrà provato nel processo che uno dei suoi accusatori non era nuovo ad estorcere denaro a persone ricche accusandole di fatti non veri. “Una persona può presentarsi e commettere spergiuro, ma questi giovani, mentre accusano qualcun altro, stanno accusando anche se stessi di azioni infamanti e vergognose, e di certo non lo farebbero se non dicessero la verità” (pag. 143). Così dice il Pubblico ministero nell’arringa finale. Sembra qui di rivivere la storia del processo alle Bestie di Satana, ove Andrea Volpe, il principale accusatore degli altri, pur avendo confessato di essersi inventato dei delitti di sana pianta, viene però ritenuto credibile “in parte”; in altre parole, viene accertato che Volpe è un mentitore, viene accertato che egli si è inventato almeno tre delitti, ma il tribunale lo ritiene lo stesso credibile per le parti che fanno comodo all’accusa. Se poi, come accade nel delitto Ballarin, egli ammette di essersi autoaccusato inventandosi tutto, non fa nulla: è credibile lo stesso. Oggi, come ieri, nel processo nulla cambia.
- Uno dei suoi accusatori, Shelley, era addirittura psicolabile e ammette che nel periodo preso in considerazione nel processo la sua mente era instabile (anche qui la mente corre al processo alle Bestie di Satana, ove due dei tre accusatori – Maccione e Guerrieri – erano psicolabili e uno finì in ospedale psichiatrico);
- Quello che colpisce, al termine del processo, sono poi le durissime parole del giudice all’emissione della sentenza, del tutto fuori luogo per due motivi; anzitutto perché si trattava di un reato comunque molto diffuso in tutte le epoche e in tutti i luoghi; e in secondo luogo perché il giudice, ieri come oggi, dovrebbe solo applicare la legge e non lasciarsi andare a giudizi personali. Il discorsi finale dimostra quindi il personalismo e l’accanimento non solo dell’accusa ma anche della Corte: “E’ il peggior caso che abbia giudicato. In questa circostanza non posso fare a meno di comminare la pena più severa prevista dalla legge. A mio giudizio essa è totalmente inadeguata rispetto a un caso come questo”.
- La domanda viene spontanea: il peggior caso giudicato dal giudice? E gli omicidi? Le stragi? Lo sapeva, il giudice, che presso il tribunale di Londra lavorava come coroner proprio uno dei fondatori della Golden Dawn, William Westcott, e che alcuni degli assassini della Londra di fine ’800 dovevano essere cercati dentro al tribunale stesso, e che Westcott e Wilde erano affiliati entrambi alla stessa organizzazione?


Oggi, come ieri, è tutto uguale. Gli omicidi devono rimanere impuniti o essere attribuiti al massimo a qualche cerebroleso ai margini della società. I potenti vengono processati solo per cose ridicole e di minima importanza.




Alla fine della lettura rimangono quindi le domande.
Perché Wilde fu processato? Cosa doveva scontare in realtà? A chi aveva dato fastidio?
La vicenda di Wilde si intreccia sia pure di sfuggita con quella dei delitti di Jack lo Squartatore, perché le indagini giornalistiche successive ai delitti di Londra di fine ’800 lo individuarono tra i possibili assassini. Che legame aveva Oscar Wilde con questi delitti?
Un legame in realtà c’era.
Wilde pare fosse infatti affiliato alla Golden Dawn, come del resto avveniva per una parte del bel mondo londinese di allora (ne facevano parte Bram Stoker, l’autore di “Dracula”, e Robert Louis Stevenson, che scrisse “Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde”, che nei loro romanzi parlano, metaforicamente, proprio della realtà in cui essi vivevano e “operavano”).
Il processo era forse legato alle posizioni che egli prese, dall’interno della Golden Dawn, in merito a questi delitti?
Domande che rimarranno irrisolte probabilmente per molto. Ma che, al di là di ogni altra osservazione, confermano che oggi, come ieri, niente è cambiato nei meccanismi del potere e nelle sue dinamiche.



5. Alcune dichiarazioni di Charles Manson al processo del 1969, e di Nicola Sapone tratte dal film “In nonine Satan”.


Ecco un uomo accusato di aver ucciso migliaia di persone in Vietnam, il quale mi accusa di essere colpevole di otto omicidi.
Charles Manson riferendosi al presidente Nixon, il quale affermò “Manson è colpevole”.


Voi mangiate carne con i vostri denti e uccidete cose che sono migliori di voi, e con lo stesso ordine d’idee dite quanto sono cattivi e assassini i vostri bambini. Voi avete reso i vostri bambini quello che sono. Io sono solo un riflesso di ognuno di voi. Io non ho mai imparato niente di sbagliato.
Nel penitenziario non ho mai trovato un uomo cattivo: ogni uomo mi ha sempre mostrato il suo lato migliore, erano le circostanze che lo avevano portato dov’era. Egli non sarebbe stato lì, è un essere umano buono, proprio come il poliziotto che lo ha arrestato. Non ho niente contro nessuno di voi. Non posso giudicare nessuno di voi. Ma penso che sia il momento buono perché tutti voi cominciate a guardarvi, e giudichiate le bugie nelle quali vivete... Voi riflettete su di me quello che siete all’interno di voi stessi... La prigione è nella vostra mente. Non vedete che io sono libero? (Charles Manson, 1970)


Ci sono ragazze che mi portano il loro bambino e mi dicono “Charles, fare qualsiasi cosa per te”.
Qual è la malattia che continua a spingere verso di me nuovi ragazzi e seguaci? E’ il vostro mondo a farlo. Io non scrivo e non chiedo a nessuno di venire a trovarmi. Eppure la posta continua ad arrivare e i vostri piccoli fiorellini innocenti continuano a presentarsi al cancello del carcere.
Charles Manson.


Io sono soltanto ciò che voi stessi avete fatto di me e quel cane pazzo, quel diavolo assassino e malvagio e lebbroso, è solo un riflesso della vostra società. Io non vi capisco e non cerco di farlo, non cerco di giudicare nessuno. So che l’unica persona che posso giudicare è me stesso. E so anche questo: che voi siete i responsabili della guerra in Vietnam esattamente come io lo sono di questi omicidi.
Mio padre è il carcere. E’ il vostro sistema.
Io sono solo ciò che voi avete fatto di me. Sono il vostro riflesso.


Non ho ucciso nessuno, e non ho ordinato a nessuno di uccidere. Bugliosi (Il PM al processo, ndr)è un tenace avvocato, molto istruito, un maestro della parola, una genio. Ma gli manca solo una cosa. Non ha un caso (forse la traduzione è sbagliata e voleva dire “una prova”, non “un caso”). Se mi fosse stato il permesso di difendermi, ve lo avrei dimostrato.


Voi prendete in giro Dio e avete ucciso il mio mondo in nome di Gesù Cristo. La mia fede in me stesso è più forte di tutti i vostri eserciti di tutti i vostri governi, di tutte le vostre camere a gas o di qualsiasi altra cosa che vogliate farmi. Io so ciò che ho fatto. La vostra aula di tribunale è un gioco dell’uomo. L’amore è il mio giudice.



Tratto dal film “In nomine Satan” di Emanuele Cerman, dedicato al caso delle Bestie di Satana.


Inquirente: Bene. Parliamo della setta allora. Raccontaci qualcosa. A cosa serviva entrare nella setta?
Nicola Sapone: Ad ottenere la conoscenza. E a ricevere la protezione dai demoni.
Secondo Inquirente: Protezione da cosa?Nicola Sapone: Da quelli come voi! Con le vostre regole. I vostri dogmi. Le vostre fottute trincee morali. La sensibilità vi spaventa. Formate macchine. E non esseri pensanti. Mentre la scuola, nel suo bigottismo, nel suo degrado, non ha i mezzi, per impedire che questo accada. Satana si nasconde anche in casa. Quando tua madre è chiusa in bagno, a piangere, con il volto tumefatto, dalle botte di tuo padre, alcolizzato, affogato nei sensi di colpa, nel vedere i propri figli avvicinarsi ad un futuro privo di certezze. Satana è presente anche nelle vostre merdose periferie, dove il sapere è lontano, è il degrado che regna. E voi sareste la legge? Quelli che difendono la società dal male? Quelli che hanno ancora hanno l’arroganza di scindere il bene dal male come se fossero due elementi separati, eh? Sapete cosa vi dico? Che voi siete i veri satanisti. Non io. Non i miei seguaci. Il male vive sulle sconfitte della vostra generazione di falliti... Però oggi avete trovato me, eh? Bingo! Il bambino cattivo che vi laverà la coscienza per i prossimi anni.
http://paolofranceschetti.blogspot.it

Nessun commento:

LKWTHIN

altri da leggere

LINK NEOEPI

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...