“Nessuna
banca mi concede un mutuo per comprarmi una casa e mettere su famiglia, perché
non ho il posto sicuro… sono precario!”
Questa frase la stiamo
sentendo milioni di volte… al telegiornale, al bar, nelle trasmissioni di Maria
de Filippi o addirittura già all’interno delle aule universitarie.
Il posto fisso e il mutuo.
Tutte le volte che si parla del futuro dei ragazzi
italiani si dice che non ce l’hanno, perché non trovano il posto fisso, quello
che permetterà loro di accedere al Sancta Sanctorum: il mutuo per comprare la
casa.
Poche sere fa ho assistito alla scena dell’ennesimo
giovane che in televisione si lamentava di non poter realizzare i suoi
obiettivi a causa dell’attuale crisi. E i suoi obiettivi erano il posto fisso e
la casa di proprietà.
Ma il vero problema non è il precariato in sé, né il fatto che nessuno sulla faccia di questo pianeta si possa permettere di acquistare un’abitazione in contanti. Che un giovane abbia come sogni il posto fisso e la casa… ecco dov’è lo scandalo! Che un giovane si senta depresso perché non gli riesce di raggiungere questi due obiettivi… ecco dove s’intravede l’oscenità dei tempi che stiamo attraversando!
Ma il vero problema non è il precariato in sé, né il fatto che nessuno sulla faccia di questo pianeta si possa permettere di acquistare un’abitazione in contanti. Che un giovane abbia come sogni il posto fisso e la casa… ecco dov’è lo scandalo! Che un giovane si senta depresso perché non gli riesce di raggiungere questi due obiettivi… ecco dove s’intravede l’oscenità dei tempi che stiamo attraversando!
È incredibile – e francamente deludente – che questo sia
il “sogno” d’una generazione di giovani. Io mi ricordo di generazioni di
giovani che erano davvero giovani, ossia capaci di esprimere l’energia
dirompente di un 25enne. Una delle caratteristiche che fa della gioventù
un’epoca da rimpiangere in tarda età è
proprio il fatto che da giovani si può sognare, da giovani è tutto ancora
davanti. A quell’età possiedi sogni, visioni, valori per cui combattere. Un giovane degno di
questo appellativo è uno “che vuole cambiare il mondo”. Molti fra di
voi che state leggendo – chi più chi meno – sono passati da questa fase della
loro vita piena di possibilità.
Un giovane degno
di questo nome dovrebbe sentirsi contento di essere “precario”, perché se
leggiamo a un livello più elevato questo
termine scopriamo che il precariato implica l’assenza di sicurezze e legami.
L’assenza di zavorre morali e
preoccupazioni finanziarie. L’angoscia di dover avere un solo partner per
volta (“perché sennò sei una troia, oppure un puttaniere”) e l’afflizione del
dover far quadrare l’economia domestica per non far mancare niente ai tuoi
cari… insomma… l’asservimento agli schemi di pensiero dei terricoli, di solito
sopraggiungono con la cosiddetta “età matura”, espressione che maschera la totale perdita di ogni residuo di spinta
creativa. Che tali preoccupazioni giungano a vent’anni è un fatto piuttosto
grave, che richiama alla memoria il dopoguerra, quando i giovani in effetti non
esistevano perché non potevano permetterselo.
Il processo di asservimento delle masse – di cui tratto
anche nel mio prossimo libro La rinascita italica – sta ottenendo un
successo che non si aspettavano nemmeno i suoi ideatori e sostenitori. È difficile trovare un ragazzo che pensi a
se stesso in maniera diversa rispetto ai genitori. Se per il nonno e per il
papà era importante il posto fisso, per uno strano fenomeno di ricalco mentale
diventa importante anche per lui.
Quando si è giovani è obbligatorio sognare l’impossibile,
voler cambiare le regole del gioco, invece oggi troppi giovani vogliono solo
vincere – o almeno trovare un angolino sicuro – all’interno di un gioco che
danno per scontato non possa essere alterato in alcun modo. L’orizzonte del posto fisso è
spaventosamente limitato. Piuttosto vado a dormire in un dormitorio e a
mangiare alla mensa dei poveri… perché tanto è uguale, sono già stato sconfitto, e
allora a che serve che impieghi le mie energie, otto/nove/dieci ore al giorno
per vivere ai limiti della sopravvivenza, dentro un ufficio, senza più sogni,
aspettando che un cancro metta fine alle mie pene.
Il processo di asservimento delle masse macina terreno a
una velocità impressionante, passa da una vittoria a quella successiva. Dopo
l’annullamento dell’identità nazionale e la creazione di un’Europa di
“province” asservite alla BCE, adesso siamo passati all’estinzione
dell’identità personale. Un uomo è ciò sogna, per cui un giovane spento e
inchiodato al problema del posto fisso e del mutuo è un essere senza identità.
È un guscio vuoto che attende di essere
ricevuto nella sala d’aspetto di una banca.
Ma cosa vuol dire precario?
Dante era precario, Baudelaire era precario, anche Salvador Dalì e Nietzsche erano precari. Ogni artista, cantante, filosofo, scrittore è precario.
Dante era precario, Baudelaire era precario, anche Salvador Dalì e Nietzsche erano precari. Ogni artista, cantante, filosofo, scrittore è precario.
Così
come ogni lavoratore autonomo e ogni negoziante. Chiunque si affidi alle proprie capacità creative e imprenditoriali per
guadagnarsi da vivere è per definizione “precario”… ma è anche contento di
esserlo. La mia vita, per esempio, è precariato puro, vivo nell’incertezza:
oggi i miei libri vendono… domani non si sa; oggi gli affari vanno bene… domani
non si sa.
-
E qui aggiungo una riflessione: Noi cerchiamo il posto fisso in un
luogo dove tutto continua a mutare: Non è questo contronatura per eccellenza? Lo
vedo un po’ come voler costruire un castello ‘fisso’ su di una spiaggia dove il
vento e la pioggia possono arrivare da un momento all’altro e spazzare via la
‘tua’ sabbia. Che sicurezza ha una persona con 15/20 o addirittura 30 anni di
mutuo, (dove gli interessi pagati rappresentano la maggior parte del capitale
che versi), se non la certezza di mangiarsi il fegato per il nervoso che la
fregatura comporta e la paura che ti sottraggano tutti i sacrifici del tuo
lavoro? Io il problema lo vedo qua, che non si abbia diritto a vivere SE NON versando ogni mese almeno i
due terzi del tuo lavoro a chi NON
lavora!!! Mettete gli interessi,
le spese bancarie, mettete le tasse comprese di trattenute, inps, irpef, imu, le
accise sul carburante, l’iva, il tabacco, l’acqua, le bollette, i bolli, il
canone, il telefonino … tranquilli che al settantacinque per cento ci
arrivate, fateli i conti, ma fateli bene. Sono pazzo io o lo sono gli altri? Io farei un referendum ... Dioniso777
Il fatto che un
ventenne appena uscito dall’università, con un futuro davanti, si pensi come
“precario” e si senta afflitto per questo… è un’aberrazione mentale, che non
rappresenta lo stato oggettivo delle cose.
Sentire un giovane che parla di pensioni mi stringe il
Cuore.
Vedere un giovane che protesta in piazza affinché il suo posto di lavoro sia più sicuro… perché ha paura di essere licenziato… mi fa talvolta credere che non ci siano più speranze. La mediocrità ha vinto, il mindfucking ha sortito il suo effetto distruggendo gli ultimi residui di gioventù che si trovavano dentro i giovani… i quali protestando in piazza contro l’incertezza, non si avvedono di stare lottando contro la loro stessa possibilità di sognare un mondo nuovo. Quando pensano al futuro ormai riescono solo a immaginare lo stesso mondo che c’è oggi… ma più tecnologico. Una fotocopia… di una fotocopia… di una fotocopia… (come si dice in Fight Club)
Vedere un giovane che protesta in piazza affinché il suo posto di lavoro sia più sicuro… perché ha paura di essere licenziato… mi fa talvolta credere che non ci siano più speranze. La mediocrità ha vinto, il mindfucking ha sortito il suo effetto distruggendo gli ultimi residui di gioventù che si trovavano dentro i giovani… i quali protestando in piazza contro l’incertezza, non si avvedono di stare lottando contro la loro stessa possibilità di sognare un mondo nuovo. Quando pensano al futuro ormai riescono solo a immaginare lo stesso mondo che c’è oggi… ma più tecnologico. Una fotocopia… di una fotocopia… di una fotocopia… (come si dice in Fight Club)
Servono
monaci-guerrieri, ribelli, eretici… che si mettono in proprio e si
costruiscono un futuro nonostante gli adulti, la società, i politici e le
banche. Servono guerrieri, non mendicanti che protestano per l’articolo 18 e
cercano di assicurasi la pensione. Servono avventurieri capaci di vivere senza
una mappa, che non hanno bisogno di programmare i prossimi vent’anni della loro
vita.
- ... un fatto merita una nota: Oggi il posto fisso lo cercano perché
troppo spesso è la sola possibilità di vedere almeno almeno 800 euro al mese,
(e a questo punto Perché lavoriamo? Facciamo due conti? Rimani a casa e guadagni le spese che uscire per recarsi al lavoro comporta!), se va bene si passano le mille,
ma nel precariato, si parla anche di 500 euro al mese o meno, e allora posto fisso no
perché va bene cambiare, è buono e giusto, ma la tutela d’essere salvati dal mercato dello
schiavismo questi la vogliono… altrimenti si deve usare la fantasia e diventare
imprenditori di se stessi, ma lo si deve fare con soldi zero perché nessuno
finanzierà progetti, ma con un po’ di fantasia si fa fronte anche a
questo ... eppure una società "inquadrata" la fantasia la ripudia come fosse la peste. Dioniso777
L’unico modo per avere successo è essere speciali, non
continuare a nascondersi nelle pieghe del sistema vivendo delle briciole che
l’oligarchia al potere ci concede. Sta avvenendo una selezione naturale alla
quale sopravviveranno solo i creativi e gli imprenditori di se stessi. Gli altri
sono già condannati perché sono già morti, si sono già suicidati… tutti i
giorni… in ufficio. L’assenza di creatività e responsabilità tipica di chi è
condannato nei gironi impiegatizi è un fenomeno innaturale e presto scomparirà.
Chi ha stipulato
un patto con il Diavolo – “segui le direttive e non dovrai mai pensare”
“rinuncia alla creatività e alla libertà in cambio della sicurezza” – ne
pagherà le conseguenze nei prossimi mesi. Il Diavolo sta venendo a riscuotere
ciò che gli spetta.
Letto sul blog
stampalibera
Fonte
Salvatore Brizzi http://www.salvatorebrizzi.com
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
(non vengo condotto, conduco)
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