Definiamo per primo cosa si intende con la
parola crisi, innanzitutto la parola deriva
dal greco Krisis che ha il significato di separo e decido. Nel suo significato generale viene definito
“crisi” un momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da
altra differente. Generalmente siamo abituati a dare di questo
termine, non correttamente, una connotazione negativa, in realtà il
termine in se stesso non ha un valore positivo o negativo, esso ha un carattere
direi neutro in quanto denota solamente una transizione. Ad esempio di una
malattia si parla di crisi come momento di passaggio che conduce alla
guarigione o alla morte del paziente. E’ un momento temporale in cui si
verificano dei fenomeni che ci avvisano che sta cambiando uno stato di cose
dell’esistenza, che si sta passando dal noto all’ignoto, un momento in cui le
certezze precedenti vacillano e nuove certezze devono prendere il loro posto.
La negatività o la positività dello
stato dell’esistente sono successive alla crisi, per cui lo schema
potrebbe essere raffigurato così: positività -> crisi ->positività or
negatività.
Ad esempio possiamo pensare alle grandi rivoluzioni
scientifiche, ad esempio il passaggio dal sistema Tolemaico a quello
Copernicano, ha avuto un momento che definirei di crisi in cui le vecchie
teorie non riuscivano più a spiegare le nuove scoperte scientifiche, ed è
proprio in questo periodo che possiamo situare il processo a Galileo. Vi è una
parte del mondo scientifico che sta sposando la rivoluzione Copernicana, la
stessa Chiesa ha al suo interno personaggi che sono consapevoli che il sistema
Tolemaico non riesce più a spiegare la realtà, il processo a Galileo diventa il
catalizzatore del passaggio al sistema eliocentrico di Copernico.
Per cui è crisi ogni volta che viene intaccata la zona di
confort, quando viene attaccato il nostro habitat abituale. Questo
naturalmente vale per l’individuo ma anche e soprattutto per la società che è
un insieme organizzato di individui.
Una situazione di
tale natura che effettivamente separa due momenti e che costringe a prendere
delle decisioni genera uno stato di sofferenza e di angoscia. La paura di un futuro incerto, che ha nella
figura della morte il suo archetipo, ingenera nell’uomo uno stato di
difficoltà, di ansia e di paura.
Che cosa devo fare?
Che cosa posso
fare?
Sono le due domande che generalmente le persone si
pongono di fronte ad una situazione di crisi, qualunque essa sia.
La prima domanda ci mette in causa come diretti
responsabili delle azioni che si dovranno intraprendere, è una domanda di una
persona che si mette in gioco e vuole uscire dalla crisi in maniera positiva
che lotta per la vita.
La seconda domanda subisce la situazione, come evento di
cui non si è protagonisti, come attore passivo di eventi più grandi ed a cui si
cerca di trovare una via di uscita. L’uso del verbo potere al posto del verbo
dovere mette in evidenza la possibilità, e quindi rafforza anche nel tentativo
di soluzione il dubbio della riuscita stessa.
Ieri mentre ero ad una riunione di lavoro un collega mi
ha segnalato questo passo di Albert Einstein, scienziato ma anche filosofo, le
due cose non sono contradditorie, che mi sembra la risposta corretta alle
domande sulla crisi.
«Non
possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le
stesse cose. (per
poter cambiare non sono necessarie le grandi rivoluzioni bastano anche dei
piccoli passi che comunque segnano una svolta rispetto alla normalità, una
rottura anche minima della zona di confort può portare a cambiare la direzione
degli eventi. )
La crisi è la più grande benedizione per le
persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla
notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le
grandistrategie. Chi supera la
crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce
alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento edà
più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi
dell’incompetenza. L’ inconveniente delle persone e delle nazioni è la
pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una
lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti
i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e
tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo
duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla.»
Albert
Einstein
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