Articolo di
di G. Tirelli creatore e scrittore sul blog
http://caneliberonline.blogspot.com/ , il mio primo follower :-)
C’è un dato oggettivo e inoppugnabile che oggi ci
consegna una verità/realtà dai risvolti inquietanti, ma ancora invisibile alla
gran parte della gente. Questo perché gli individui delle società occidentali
sono avulsi da quella necessaria consapevolezza, cosa che di fatto li esonera
da ogni capacità di critica e di sapere interpretare il presente quando in
animo loro sperano ancora che qualcosa cambi e le difficoltà del momento
vengano superate.
Ma di questi tempi
la speranza è il peggiore investimento che si possa fare, se parallelamente
non è affiancata da quell’azione di forza e di slancio rivoluzionario di
riconversione, che restano in assoluto le sole condizioni in
grado di contrastare, almeno in parte, gli effetti apocalittici del tracollo
dell’Impero liberista.
E sto parlando del “Lavoro”, di qualsiasi
lavoro che dipenda da terzi e per il quale sacrifichiamo la gran parte della
nostra vita ogni santo giorno, e i cui costi materiali, morali e
umani hanno superato di gran lunga i guadagni e i presunti vantaggi.
“OGGI LAVORARE E’
UN COSTO CHE RIENTRA NELLA VOCE: USCITE”.
Il lavoro dunque non paga più, non è più
conveniente. Sotto ogni punto di vista, che sia la salute, il
benessere, il futuro o la felicità. Meglio restarsene in casa ad
intagliare un pezzo di legno al caldo di un camino, mentre fuori la pioggia
disseta il nostro orto e alimenta il pozzo.
Finalmente con i nostri figli per restituire loro il tempo dell’amore e dell’attenzione – l’imprinting che modellerà il loro carattere e deciderà le loro scelte future.
Finalmente con i nostri figli per restituire loro il tempo dell’amore e dell’attenzione – l’imprinting che modellerà il loro carattere e deciderà le loro scelte future.
E poi basterebbe
fare i “conti della serva” per capire che di questi tempi qualsiasi tipo lavoro
é quanto di più stupido, improduttivo e dispendioso ci possa essere.
Sarebbe molto più corretto definire un tale stato di
cose una 'schiavitù a piede libero dove quei pochi spiccioli rimasti al
netto delle spese e dei sacrifici li avremmo tranquillamente guadagnati in una
condizione di totale autonomia e serenità fra le quattro mura di una onorevole
casetta di campagna, liberati da ogni effimero consumo e dipendenza.
UN UOMO CHE NON
PUO’ DISPORRE E DECIDERE DEL SUO TEMPO, E’ UN UOMO MORTO.
Ma se non si è in grado di rinunciare a ciò che in realtà non
serve, omologati all’interno di un Sistema che alimentiamo quotidianamente in
virtù di necessità virtuali indotte dalla propaganda liberista, ogni
nostra parola, indignazione e protesta viene vanificata.
Se non la smettiamo
di ricaricare cellulari, di inoltrare vitalizi alle Pay TV, di rincorrere la
tecnologia, di comprare playstation ai nostri mocciosi (rincoglioniti in erba),
riempiendo la loro vita di minchiate varie (futuri rifiuti da discarica), ci rendiamo responsabili di quel
tracollo morale, etico e umano che farà carta straccia del loro futuro.
Gli individui ben
differenziati delle società contadine, proprio in virtù della loro
autonomia, disponevano di quel tempo libero (indispensabile e necessario), che
dava un senso alla loro esistenza ed era motivo di
socializzazione, tradizione, fantasia, pura introspezione e svago. La
variabilità del tempo li costringeva per lunghi periodi ad abbandonare la
fatica dei campi potendo così concedersi lunghe pause di rigenerante riposo, e
in occupazioni manuali / artigianali, fonti di creatività, ispirazione e
consapevolezza.
Oggi con la
moderna cultura liberista, ogni più remoto barlume di dignità, di felicità e di
buon senso è stato per sempre cancellato. Che valore e senso abbiamo dato
al nostro vivere e con quale animo affronteremo in seguito la morte?
Un uomo costretto a lavorare otto ore ogni giorno (che piova
o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una fabbrica malsana,
caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese, non solo è un
irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito), uno psicopatico. Questo vale anche
per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o
alla cassa di un supermercato. Questa
non è la vita o l’estrema condizione di sopravvivenza, ma stato
vegetativo. Il tempo e la qualità della nostra esistenza sono i beni
più preziosi che abbiamo, e li dobbiamo custodire gelosamente, e nessuno ce li
può sottrarre; tanto meno ad un prezzo così alto. Che valore e senso
avremo dato al nostro vivere e con quale animo affronteremo la morte?
Quel processo di
semplificazione che ha traghettato l’uomo da un passato industrioso a un
presente industriale, è miseramente fallito: l’autonomia di un
tempo, fonte di libertà e decoro, è degenerata in dipendenza dal Sistema, e la salutare e appagante fatica dell’uomo
contadino, in lavoro meccanico, frustrante e senza dignità.
Per tali motivi l’individuo umano, cosciente e responsabile di un tempo, si è involuto in umanoide robotizzato; un automa che si attiene alle regole stereotipate di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. A un tale uomo è negata la felicità.
Per tali motivi l’individuo umano, cosciente e responsabile di un tempo, si è involuto in umanoide robotizzato; un automa che si attiene alle regole stereotipate di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. A un tale uomo è negata la felicità.
L’uomo ragionevole
muore da uomo, perché la memoria delle sue azioni sia da conforto per tutti
quelli che lo hanno amato. L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la
libertà in una condizione d’autenticità e di qualità della vita. Diversamente,
meglio sarebbe per lui vivere di espedienti e trovare ristoro nel freddo di una
baracca di lamiera e cartone, e che fosse la carità, a soddisfare i suoi
bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni.
Quanto meglio
starebbero gli uomini nemmeno lo immaginano!!! Parola di clochard per un decimo della
sua esistenza . . . ora minimalista e nulla tenente. Avessi saputo…
L’uomo di quest’epoca insensata si deve ribellare e
riappropriare dell’unica cosa che è capace di produrre miracoli, e in grado di
riesumare autentiche passioni e vere motivazioni: la Terra. La Terra, è il
vero potere! Il solo potere al quale possiamo serenamente sottometterci
sapendo che, domani, per noi sarà un altro giorno. Un giorno nuovo, pieno di
aspettative e di speranze, di sana fatica, sereno riposo e felicità.
Articolo pubblicato sul sito Oltre la Coltre