DI ELISABETTA INTINI
Lasciare ogni tanto la mente libera di divagare non è una semplice perdita di tempo. Ma un comportamento che apre la strada alle intuizioni geniali
Si dice che quando Archimede Pitagorico esclamò "Eureka!" fosse nudo nella vasca da bagno: l'idea ispiratrice del principio che avrebbe rivoluzionato la fisica dei fluidi gli venne infatti mentre si accingeva a lavarsi. Che le grandi intuizioni arrivino sempre nei momenti in cui non si è particolarmente concentrati su quel problema specifico è cosa risaputa. Ma il motivo all'origine di questo fatto non era ancora del tutto chiaro.Ora uno studio statunitense suggerisce che non siano tanto i momenti di pausa a favorire la creatività e l'ingegno, quanto i momenti in cui lasciamo che la nostra mente vaghi, mentre abbiamo la netta sensazione di perdere del tempo. Per indagare questo fenomeno Benjamin Baird e Jonathan Schooler, due psicologi dell'Università della California, a Santa Barbara, hanno sottoposto a 145 studenti due esercizi che richiedevano di elencare in due minuti il numero maggiore possibile di utilizzi alternativi di oggetti d'uso comune come stuzzicadenti, appendiabiti e mattoncini. Allo scadere del tempo, ai partecipanti è stato concessa una pausa di 12 minuti, durante la quale alcuni hanno semplicemente riposato, altri hanno intrapreso un'attività che richiedeva l'uso della memoria e la piena concentrazione, altri sono stati coinvolti in un'attività poco impegnativa che favoriva la divagazione con la mente. Un ulteriore gruppetto di volontari non ha avuto alcun momento di pausa.
Dove si accende la lampadina di un'idea?
Più creativi
Alla fine del break gli studenti hanno dovuto compiere nuovamente il compito iniziale: coloro che avevano indugiato nell'attività che permetteva alla mente di divagare, questa volta hanno ottenuto nel 41% in più dei casi performance migliori rispetto ai compagni, mentre negli altri soggetti non è stato riscontrato alcun miglioramento, come spiega l'articolo pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Science. Un analogo momento in cui la divagazione mentale favorisce la creatività era in precedenza stato riscontrato durante i movimenti oculari ("rapid eye movements") di alcune fasi del sonno. Quello osservato ora sarebbe, secondo alcuni scienziati, il corrispettivo momento creativo di quando siamo svegli.
Elogio della distrazione
Fatto non trascurabile, gli studenti che hanno avuto la possibilità di vagare con la mente non hanno tuttavia ottenuto migliori risultati degli altri nei compiti assegnati per la prima volta. «La divagazione mentale sembra funzionare solo per i compiti che il nostro cervello ha già avuto modo di "masticare"» ha spiegato Baird, «mentre non sembra portare miglioramenti nei compiti generici di problem solving». Lo studio potrebbe far luce su uno dei misteri irrisolti riguardo al funzionamento della mente: perché ci deconcentriamo? Dal punto di vista evolutivo infatti, questo comportamento tipicamente umano è controproducente perché compromette le performance fisiche e mentali degli individui: se l'evoluzione ha permesso al cervello di sviluppare questo meccanismo, potrebbe essere proprio perché permette di lasciar spazio alle intuizioni più creative. «C'è la possibilità che l'evoluzione abbia selezionato questo modo d'agire nel corso del tempo» chiarisce Kounios «ma prima di arrivare a questa conclusione dobbiamo scoprire se questo tratto è determinato geneticamente.
FONTE: FOCUS
Lasciare ogni tanto la mente libera di divagare non è una semplice perdita di tempo. Ma un comportamento che apre la strada alle intuizioni geniali
Si dice che quando Archimede Pitagorico esclamò "Eureka!" fosse nudo nella vasca da bagno: l'idea ispiratrice del principio che avrebbe rivoluzionato la fisica dei fluidi gli venne infatti mentre si accingeva a lavarsi. Che le grandi intuizioni arrivino sempre nei momenti in cui non si è particolarmente concentrati su quel problema specifico è cosa risaputa. Ma il motivo all'origine di questo fatto non era ancora del tutto chiaro.Ora uno studio statunitense suggerisce che non siano tanto i momenti di pausa a favorire la creatività e l'ingegno, quanto i momenti in cui lasciamo che la nostra mente vaghi, mentre abbiamo la netta sensazione di perdere del tempo. Per indagare questo fenomeno Benjamin Baird e Jonathan Schooler, due psicologi dell'Università della California, a Santa Barbara, hanno sottoposto a 145 studenti due esercizi che richiedevano di elencare in due minuti il numero maggiore possibile di utilizzi alternativi di oggetti d'uso comune come stuzzicadenti, appendiabiti e mattoncini. Allo scadere del tempo, ai partecipanti è stato concessa una pausa di 12 minuti, durante la quale alcuni hanno semplicemente riposato, altri hanno intrapreso un'attività che richiedeva l'uso della memoria e la piena concentrazione, altri sono stati coinvolti in un'attività poco impegnativa che favoriva la divagazione con la mente. Un ulteriore gruppetto di volontari non ha avuto alcun momento di pausa.
Dove si accende la lampadina di un'idea?
Più creativi
Alla fine del break gli studenti hanno dovuto compiere nuovamente il compito iniziale: coloro che avevano indugiato nell'attività che permetteva alla mente di divagare, questa volta hanno ottenuto nel 41% in più dei casi performance migliori rispetto ai compagni, mentre negli altri soggetti non è stato riscontrato alcun miglioramento, come spiega l'articolo pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Science. Un analogo momento in cui la divagazione mentale favorisce la creatività era in precedenza stato riscontrato durante i movimenti oculari ("rapid eye movements") di alcune fasi del sonno. Quello osservato ora sarebbe, secondo alcuni scienziati, il corrispettivo momento creativo di quando siamo svegli.
Elogio della distrazione
Fatto non trascurabile, gli studenti che hanno avuto la possibilità di vagare con la mente non hanno tuttavia ottenuto migliori risultati degli altri nei compiti assegnati per la prima volta. «La divagazione mentale sembra funzionare solo per i compiti che il nostro cervello ha già avuto modo di "masticare"» ha spiegato Baird, «mentre non sembra portare miglioramenti nei compiti generici di problem solving». Lo studio potrebbe far luce su uno dei misteri irrisolti riguardo al funzionamento della mente: perché ci deconcentriamo? Dal punto di vista evolutivo infatti, questo comportamento tipicamente umano è controproducente perché compromette le performance fisiche e mentali degli individui: se l'evoluzione ha permesso al cervello di sviluppare questo meccanismo, potrebbe essere proprio perché permette di lasciar spazio alle intuizioni più creative. «C'è la possibilità che l'evoluzione abbia selezionato questo modo d'agire nel corso del tempo» chiarisce Kounios «ma prima di arrivare a questa conclusione dobbiamo scoprire se questo tratto è determinato geneticamente.
FONTE: FOCUS
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