Vladimir Antonov:
Se noi facciamo un viaggio in due
persone, o più, per un paio di settimane in Sardegna, ritorneremo che ognuno in testa ha il
suo viaggio con i propri ricordi di ciò che ha notato e impresso nella mente, è mettendo insieme il tutto, più sono le persone e più la faccenda diviene sempre più complementare...un modo per assorbire tutti i punti di vista se qualcuno fosse in collegamento con noi, di entrare nei meandri di questa
esistenza mutevole, tutti i ricordi, che sono molti a partire dalla nascita
sino ad arrivare ad una età cosciente, in cui hai preso in osservazione e
studiato bene tutto quello che è attorno a tè, il possibile almeno, ma nel nostro “hard disk”, il
cervello che tanto è simile al computer e ricorda, imprime ogni cosa, noi
abbiamo fatto tutto a nostra immagine e somiglianza, e nel Pc troviamo il lato
matematico, materiale della nostra essenza, la fantasia viene addormentata, funzioniamo ad impulsi davanti a un monitor e tastiera, di questo in pochi secondo me si rendono davvero conto.
Buona lettura.
Tradotto da
Gulshat Hairullina
e Ruggero Lopez
L’autore di questo libro è
uno scienziato biologo che ha dedicato la sua vita,
tra le altre cose, anche
allo studio delle forme di vita immateriali dell’Universo.
L’autore ha pubblicato una
trentina di libri sulle metodologie del perfezionamento
spirituale. È un teorico e
pratico che ha conosciuto Dio nella Sua Sede in modo
diretto. L’autore esprime,
in lingua scientifica concisa e chiara per tutti, il significato
della vita umana e come
realizzarlo, nonché lo schema completo della struttura
pluridimensionale
dell’Assoluto. Quest’ultimo non è mai stato pubblicato prima.
Il libro è indirizzato a
tutti coloro che, alla ricerca del senso della vita,
vorrebbero capire che cosa
è Dio e come si debba vivere sulla terra a tal fine.
2
INDICE
STRUTTURA
DELL’ASSOLUTO...........................................................................
5
LA METODOLOGIA PER
CONOSCERE L’ASSOLUTO....................................... 8
IL SENSO DELLA NOSTRA VITA
E LA VIA PER REALIZZARLO..................... 11
MONACHESIMO...................................................................................................
16
BIBLIOGRAFIA.....................................................................................................
18
3
Il termine “upanishad” (in
sanscrito “concepimento”) significa le opere
brevi filisofico-religiose di
antica origine indiana nelle quali diversi autori
hanno espresso le proprie idee
sulla Divinità e sulla Via religiosa dei
cercatori di Dio. Queste opere
sono state scritte ancor prima che arrivasse
sulla Terra l’Avatar Krishna.
Esse, con i quattro Veda hanno costituito la
base della corrente filosofica
chiamata “Vedanta”.
Sathya Sai dice [15] che il numero
totale delle Upanishad è 1180, però
la maggior parte di esse è andata
perduta o dimenticata perché di poco
valore o di troppo difficile
comprensione per i lettori. Attualmente ce ne sono
108, di cui 13 [15] sono le più
famose.
Studiando le antiche Upanishad si
notano alti progressi spirituali di
alcuni degli autori, mentre altri
si dedicavano solamente alle “speculazioni”
filosofiche, fantasie e “giochi di
parole”.
Tra una quindicina di Upanishad
tradotte in Russo [16 ed altre] le idee
più interessanti si trovano nella
Katha-, Brahmanubhava-, Kaivalia-,
Mundaka- e Shvetashvara-Upanishad.
L’autore della prima (Upanishad)
conosceva persino la triplice
struttura del Fuoco Divino di Brahman. (È
interessante notare che il
commentatore di questo testo pubblicato anche da
una casa editrice russa ha
interpretato la triplicità del Fuoco Divino — nei
limiti della propria capacità di
comprensione — come .., per un uomo, avere
un padre, una madre e un
maestro...).
Gli autori delle antiche Upanishad
disponevano delle quattro seguenti
fonti d’informazione
filosofico-religiosa:
a) La propria esperienza
meditativa (se vi è stata),
b) Tre o quattro Veda pieni di
fiabe religiose e non, aventi informazione
concreta sul Creatore,
c) Contatti personali con altri
cercatori della Verità,
d) Altre opere scritte, per
esempio, Upanishad d’altri autori.
In generale, è caratteristico che
nelle Upanishad, termini come
Brahman, Atman, Purusha, Assoluto,
non abbiano significati ben definiti: da
un lato, ognuno di questi termini
poteva avere molti significati, dall’altro,
qualsiasi oggetto poteva avere
molti nomi. Tutto ciò creava difficoltà, per gli
adepti del Vedanta, nel creare una
metodologia chiara per l’autorealizzazione
spirituale (questo si nota ancor
oggi nell’attività di molte sette di origine
induistica).
Gli uomini hanno ricevuto la
chiarezza delle terminologie e della
concezione generale per mezzo
della Bhagavad Gita [6] donataci dall’Avatar
Krishna. In particolare, Krishna
ha spiegato che esiste Ishvara (Dio-Padre,
Creatore, Sommo Purusha). La Sua
Volontà è realizzata tramite Brahman
(Spirito Santo, Supremo Purusha).
Dio può presentarsi alla gente come
un’Avatar (Dio-Figlio, Messia,
Cristo), e per questo fine incarna una Sua parte
nel corpo di un uomo. Inoltre,
esistono la materia fisica (prakriti) e le anime
individuali in evoluzione (termine
collettivo: “Purusha”). Esiste anche
l’akasha, cioè prakriti e purusha
nello stato diffuso (protoprakriti e
protopurusha). Quest’ultimo è il
materiale utilizzato per creare materia e
anime individuali.
4
Il Creatore (rispetto al mondo
materiale) si trova nel più profondo
strato (dimensione spaziale) del
Corpo unico pluridimensionale dell’Assoluto
Universale, che comprende, tra le
altre cose, tutti i mondi “rivelati” (vale a
dire materiali) delle numerose
galassie.
L’Assoluto è l’organismo Unico
dell’Universo di immense dimensioni
non immaginabili per gli uomini.
Esso è pluridimensionale, vale a dire
composto di diversi loka (eoni).
La vita dell’Assoluto è il Suo
ulteriore sviluppo, la Sua Evoluzione.
Quest’ultima si rappresenta come
crescita qualitativa e quantitativa delle
coscienze individuali
(anime-jivas) — elementi della purusha — sulla prakriti
(materia dei pianeti) nei corpi
composti dalla prakriti. Le jivas devono
svilupparsi sia quantitativamente
sia qualitativamente aspirando a
raggiungere la Divinità e ad
unirsi col Brahman ed Ishvara. Le jivas che
lasciano questa Via oppure vanno
all’indietro, destinano se stesse alle
sofferenze della “legge karmica”
(legge delle cause-conseguenze che creano
i destini).
Questi sono i princìpi generali.
Krishna nella Bhagavad Gita ha
esposto i princìpi di
auto-perfezionamento etico dell’uomo. Tra altre cose,
Egli ha spiegato che
l’Amore-Devozione emotivo (bhakti) verso Ishvara deve
diventare un elemento
indispensabile nei rapporti dell’uomo con Ishvara
stesso. (Più tardi, la stessa cosa
insegnavano e continuano insegnare
oggigiorno Gesù Cristo, Chaytanya,
Babaji, Sathya Sai ed Altri [6,9]).
Però quest’informazione non è
sufficiente per la completa
autorealizzazione dei cercatori di
Dio che progrediscono correttamente,
poiché per unirsi con il Creatore
(sulla base del bhakti) sono necessarie le
meditazioni, e soltanto esse. Sono
proprio le pratiche meditative che fanno
diventare una coscienza
individuale facilmente manovrabile, raffinata,
grande, forte, capace di passare
con facilità da uno strato all’altro sino alla
Sede del Creatore; ed è in questa
sede che Egli può essere definitivamente
conosciuto. Per fare ciò i
cercatori di Dio devono avere uno schema, una
descrizione dettagliata della via
delle meditazioni, una “mappa” della loro
rotta; senza non si riesce
passare.
Dio, di proposito, non ha
pubblicato prima tali “mappe”, perché sono
proprio gli sforzi dei cercatori,
il superamento delle difficoltà durante la
ricerca, che permettono il loro
sviluppo; così è stato anche per l’autore di
questo testo, il quale dopo quasi
un quarto di secolo di lavoro molto intenso
è riuscito a tracciare tale mappa.
Adesso, però, alla vigilia del
terzo millennio dall’arrivo in Terra
dell’Avatar Gesù, in questo
momento critico per la Russia [9], Dio mi ha dato
la Sua benedizione per
pubblicarla.
5
STRUTTURA DELL’ASSOLUTO
La cosa principale da considerare
studiando lo schema è che esso
rispecchia proprio la
pluridimensionalità dello spazio. La parte inferiore della
pagina rappresenta in realtà ciò
che si trova in profondità, nei finissimi strati.
La direzione verso l’alto sullo
schema corrisponde alla densità in aumento (e
persino alla grossolanità). In
altre parole, la direzione verso il basso significa,
in realtà, andare verso la
profondità del Corpo pluridimensionale
dell’Assoluto, la direzione verso
l’alto — verso i Suoi strati esterni.
Non si deve pensare che i diversi
settori della tabella esistano
realmente nell’universo: in
effetti, non sono settori ma strati della
pluridimensionalità.
Inoltre, vorrei (far) notare che
non è possibile studiare la
pluridimensionalità per mezzo di
strumenti fisici, i quali non possono essere
trasportati dal mondo materiale in
altri loka (eoni). La raffinata coscienza del
cercatore di Dio sviluppata con i
metodi di buddhi-yoga (sistema
metodologico per lo sviluppo della
coscienza) è capace di passare senza
Prakriti Protoprakriti
Purusha
primaria
Loka del Brahman
(Santo Spirito)
Sede del Creatore
(Ishvara)
V u o t o
Protopurusha
Distribuzione delle anime
individuali
Paradiso Stati intermedi Inferno
Nota: le frecce mostrano i
processi
dinamici nell’Assoluto.
6
difficoltà da uno strato all’altro
— ecco l’unico strumento con il quale è
possibile percepire ciò che esiste
in altri strati.
Utilizzando la lingua della
scienza materialistica possiamo sostenere
che tutto ciò che si trova negli
strati non materiali è di natura “leptonica”,
però queste parole rendono ben
poco per risolvere i problemi sollevati in
questo libro.
... Cominciamo dunque a studiare
lo schema dal di sotto — dal
profondo della pluridimensionalità.
Nel Vuoto1dell’Universo si trova
Ishvara (Dio-Padre, Creatore, Geova,
Allah, Dao, Adibudda: Egli è
chiamato così, ed ancora con molte altre parole,
in diverse lingue) — lo strato più
profondo dell’Assoluto nel suo sottilissimo
stato energetico. Sullo schema la
Sua Sede è segnata nella parte destra
inferiore sopra il Vuoto.
Adesso prestiamo la nostra
attenzione alla linea continua verticale. È
uno “Specchio”, una “membrana” che
realmente divide tutto l’Assoluto. Alla
sua destra (sullo schema) si trovano
le tre seguenti componenti di base
dell’Assoluto che esistono da
sempre: Ishvara nella Sua Sede ed in su
(vedere lo schema) — i più densi
“piani” dell’akasha, loka di protopurusha e
protoprakriti. Questi tre strati
di base hanno ancora i nomi di cidakasha,
citakasha e bhutakasha.
A sinistra dello “Specchio” sullo
schema sono indicati proprio i
derivati degli strati base
dell’Assoluto: loka di Brahman (Supremo Purusha),
purusha e prakriti, esistenti
soltanto nei periodi dei Kalpa nei “mondi rivelati”
dell’universo sugli “isolotti”
della Creazione che nascono e poi spariscono
inghiottiti dall’akasha. Nel
momento in cui, per ognuno di questi “isolotti”,
avviene la “fine del mondo”
(Pralaya), la loro materia torna ad essere
protoprakriti e le anime individuali
(jivas) che, nel corso di tante incarnazioni
non hanno voluto oppure non hanno
fatto in tempo a raggiungere la
Perfezione (vale a dire,
raggiungere la Divinità ed unirsi con la Coscienza del
Supremo Purusha e del Sommo
Purusha) si disfano e tornano allo stato di
protopurusha. Per quanto riguarda
il Supremo Purusha, Esso passa dallo
stato di Fuoco attivo allo stato
di Tranquillità nella Sede del Creatore.
Tutto ciò che sullo schema si
trova al di sopra del “primo piano”
dell’Assoluto è “sfera d’attività”
di Brahman, il “mondo di Brahman” (in
sanscrito: aparabrahman, in altre
parole il Brahman non Divino).
All’interno tutto l’aparabrahman è
impregnato di Luce Focosa di
Brahman. Quindi, quando studiamo lo
spazio vicino allo “Specchio”,
vediamo il contrasto di luminosità
da entrambi i lati di esso: da un lato — la
Luce di Fuoco, dall’altro — la
luminosità mancante d’intensità. Perciò questa
“membrana” ha ottenuto il nome di
(“specchio”).
Adesso vediamo la colonna a
sinistra dello schema. Essa rispecchia lo
stato delle anime durante il
Kalpa. Le anime di diversa qualità, secondo il
loro livello di finezza o
grossolanità (contano gli stati emotivi ai quali esse si
sono abituate durante le
incarnazioni), si distribuiscono in strati di
pluridimensionalità sullo sfondo
dei loka-base dell’Assoluto. Lo strato
energetico più fine (inferiore
sullo schema) si chiama paradiso, mentre quello
energetico più grossolano si
chiama inferno. In mezzo vi è lo strato di anime
primitive che si trovano nello
stato intermedio di attaccamento alla materia.
1 Nel buddismo il termine “Vuoto”
ha un altro significato.
7
Spesso questo strato si chiama il
“piano astrale”. (Per informazioni più
dettagliate vedere [5, 7]).
Studiamo in dettaglio il processo
di evoluzione delle anime fin
dall’inizio.
Quando sulla faccia di uno dei
pianeti si creano le condizioni idonee
all’esistenza dei corpi organici
(condizioni simili a quelle esistenti oggi sulla
Terra), comincia lo sviluppo delle
particelle di purusha che si creano dal
protopurusha. Questo processo
comincia nei corpi minerali e poi continua in
quelli organici che evolvono di
pari passo con le anime. Il metabolismo nei
corpi organici permette di trasformare
la prakriti in energia di purusha. Esso
provvede anche alla crescita
quantitativa delle anime.
Le anime incarnate in animali
sviluppati dal punto di vista
dell’evoluzione, specialmente
quelle degli uomini che possiedono una gran
libertà di volontà, evolvono in
conformità con la “legge karmica”.
Contemporaneamente la maggior
parte di esse sviluppa le capacità
intellettuali. Alcuni uomini
ottengono la possibilità di cominciare
coscientemente l’auto-perfezione
spirituale, mentre gli altri continuano ad
essere “materialisti” conoscendo
solamente il mondo della materia e
immaginandosi di essere corpi
materiali. Il loro modo di vita non si
differenzia più di tanto dalla
vita dei rappresentanti di molte specie di animali.
Esiste ancora un tipo di anime che
si abituano agli stati emotivi
grossolani. Esse vanno nello
strato infernale segnato nella parte superiore
sinistra dello schema; secondo “Il
Nuovo Testamento” è “il buio esterno”. Il
loro futuro destino sarà di
reincarnarsi nelle condizioni terrestri infernali
oppure distruggersi fino allo
stato di protopurusha ancor prima della fine del
Kalpa.
Conformemente a quanto detto
prima, possiamo dividere tutti gli
uomini in tre categorie: il gruppo
medio dei “materialisti”, le persone
demoniche e le persone che
realmente vanno verso la Perfezione spirituale e
vanno ad unirsi con Dio.
La parte integrante principale
dell’autorealizzazione spirituale di questi
ultimi è, prima di tutto, lo
sviluppo del cuore spirituale (ved. [7, 9]). Il risultato
migliore per i cercatori di Dio
che progrediscono nella giusta maniera è
quello di Unirsi con il Supremo
Purusha oppure di penetrare nella “Sede”. È
necessario abituarsi a stare in
questi stati mentre ancora si vive nei corpi
fisici. Coloro che ci sono
riusciti bene, essendo diventati Parte integrante
delle Forme Superiori della
Coscienza Divina, ottengono, tra le altre cose, la
capacità di comandare la materia,
così come hanno dimostrato Gesù Cristo,
Babaji ed Altri [11, 14] e come lo
dimostrano oggi David Copperfield e Sathya
Sai.
8
LA METODOLOGIA PER CONOSCERE
L’ASSOLUTO
Nelle pagine di una serie di
pubblicazioni precedenti [1-9 ed altre]
abbiamo analizzato
dettagliatamente la metodologia della più breve Via per
l’autorealizzazione spirituale,
quindi adesso ci limitiamo solamente a
riepilogare questo tema.
Essendo reincarnati, siamo
continuamente osservati e guidati da Dio
nell’aspetto di Brahman (Spirito
Santo), il quale si trova sempre e
dappertutto, anche direttamente
sotto la materia dei nostri corpi nei finissimi
loka, e non è da qualche parte
lontana, “nel cielo”. (In particolare, questo è
indicato più di una volta nel
Nuovo Testamento). Come ha detto Gesù Cristo
[12], la distanza dalla “Sede” non
supera lo spessore di un sottile foglio di
carta. E non succede mai niente a
nessuno, se non per volere del Creatore.
Il nostro compito sembra essere
molto semplice: solo imparare a
“sprofondarci” proprio qui, dove
si trova il nostro corpo, nella Sede del
Creatore... Però il problema è che
esistono solamente dei passaggi segreti
per entrarci; questi passaggi Egli
li rivela solamente ai Suoi degni allievi —
anime eticamente pulite e fini che
hanno fornito prova del loro forte e sincero
desiderio di conoscere Lui ed
unirsi con Lui; il che significa che ci si deve
innamorare di Lui e dimostrare
nell’amore per Lui la propria incrollabile
costanza.
Quali sono gli ostacoli principali
sulla nostra via verso i loka supremi?
Krishna li ha chiamati così [6]:
“Libidine, ira ed avidità”, cioè appassionarsi
alle cose “terrestri”, stare negli
strati emotivi grossolani.
Che cosa ci conduce a Lui?
Sviluppare in sé varie componenti
dell’Amore, nonché rendere la
coscienza più fine ed, inoltre, il lavoro
meditativo correttamente
impostato.
Il principio generale che dà la
base necessaria per il progresso ben
riuscito nel campo spirituale è il
karma-yoga — servire Dio aiutando la gente
in tutte le cose belle, senza il
minimo interesse personale nei risultati di tale
attività. Invece del proprio interesse
— capire l’interesse di Dio ed agire
conformemente a quest’interesse.
Se viviamo rispettando questo principio,
sviluppiamo nel miglior modo in
noi le componenti principali della Divinità:
Amore, Saggezza e Forza. Con
questo nostro modo di vivere si creano le
condizioni migliori per noi per
essere aiutati da Dio.
Come ci aiuta Dio?
Primo... Lascia alla gente le
istruzioni per la vita corretta — nei libri
sacri.
Secondo... Quando è necessario,
manda da noi vari Spiriti oppure ci fa
incontrare con alcune persone
incarnate.
Terzo... Partecipa di persona
tramite Brahman dirigendo, dimostrando,
suggerendo e sermoneggiando.
Chi è Brahman, dove si può
trovarLo, vederLo e sentirLo?
Brahman è l’insieme delle Forme
del Creatore, che si trovano nello
stato d’aiuto agli esseri
incarnati e non incarnati e provengono dalla Sede, e
dalle Coscienze di persone ancora
incarnate (Mahatma) che sono già riunite
con Brahman.
9
Brahman nell’aspetto del Fuoco
Divino può rivelarsi in tutto l’Universo,
però è sempre presente nelle
galassie. Le Sue densità di diversi gradi
(densità del Suo stato Focoso)
sono sempre presenti all’interno ed al di fuori
dei pianeti, costituendo Nuclei
Focosi, nonché gli strati di Luce meno densi
che riempiono il manto e la crosta
terrestre e lo strato ancora meno denso
che si trova sopra la superficie
del pianeta.2
Entrando negli strati di purusha e
di prakriti, le Individualità Divine
possono diventare più dense, fino
a certi livelli, per farsi percepire più
facilmente dagli abitanti di
questi strati. Le Rivelazioni Individuali
Brahmaniche del Creatore in
passato erano gli uomini che avevano raggiunto
lo stato di Divinità. Essi possono
trovarsi vicino ai corpi degli uomini
incarnati, creando una continuità
ininterrotta di Proprie Coscienze, che
trapassa vari strati. Per esempio,
Essi creano le proprie figure antropomorfe
(somiglianti, come forma, a
giganteschi corpi umani) (Mahadubli). Quando i
Divini Maestri acquistano tale
aspetto, è possibile essere in contatto con
Loro, parlare con Loro come se
fossero interlocutori visibili: i Loro visi sono
ricchi in mimica. Essi insegnano e
spiegano per mezzo delle mani, parlano.
Quando Essi sono in tale forma,
noi possiamo abbracciarLi, unirci con Loro
entrando nelle forme dei Loro Corpi
energetici.
I Divini Maestri possono venire
dai Loro allievi sotto forma di
Mahadubli da entrambi i lati dello
“Specchio”. Juan Di, per esempio,
preferisce uscire dalla “Sede”
alla superficie della Terra, attraversando gli
strati dell’akasha, sotto forma di
un Mahadublo trasparente. Sathya Sai e
Ptahotep, invece, creano i Loro
Mahadubli Focosi (sembrano essere di
fuoco).
I Divini Maestri prestano i propri
Mahadubli ai degni allievi per riempirli
con le loro coscienze. Grazie a
questo gli allievi hanno l’opportunità di
crescere quanto più possibile
rapidamente e facilmente penetrando
gradualmente nel Corpo energetico
del Maestro fino al finissimo strato dove
entrano nel Para-atman. È più
facile farlo sui “punti di forza” speciali [5, 7].
Durante la crescita spirituale
l’allievo di Dio deve personalmente
conoscere l’Assoluto in tutti i
loka, compresi quelli che si trovano da
entrambi i lati dello “Specchio”:
dalla parte Focosa e dalla parte non Focosa.
È possibile entrare nella “Sede”
sia dallo stato del Fuoco Divino che
dal loka del protopurusha.
Quest’ultima variante è stata descritta
dall’apostolo Filippo come un
passaggio attraverso un “Velo” — la frontiera
tra lo strato di protopurusha e la
“Sede” [8].
Quali criteri di autocontrollo possiamo
utilizzare per non sbagliare a
stabilire in quale strato
dell’Assoluto pluridimensionale ci troviamo? In
questo caso può essere d’aiuto
solamente la capacità sviluppata di vedere
2 Dio nello stato Focoso è sempre
presente nel nucleo della Terra, quindi può
essere conosciuto anche in questa
struttura energetica, penetrando dentro di essa
utilizzando la “radice” che
collega la coscienza incarnata col Nucleo Focoso della
Terra. [3].
La “radice” riempita con il Fuoco
Divino può essere associata con un grande
dito (qualche migliaia di
chilometri) che viene introdotto nel cuore spirituale del
cercatore di Dio per dilatarlo.
Nelle antiche Upanishad questa metodologia è
menzionata come una delle
possibilità per conoscere il proprio Assoluto.
Coloro che conoscono le Upanishad
tradotte in Russo, possono notare in
che forma travisata questa
meditazione ha raggiunto il lettore russo.
10
con gli occhi della coscienza — la
coscienza del cuore spirituale che entra
nella profondità dell’Oceano
Universale dell’Assoluto dal chakra anahata del
proprio corpo.3
Sviluppandoci in tal modo,
impariamo a vedere le diverse densità del
Fuoco Brahmanico delle Coscienze
dei Divini Maestri che Essi rivelano in
diversi loka. Il più fine di tali
stati somiglia alla luce del sole appena sorto del
mattino. Il nostro compito è
imparare ad essere tale Luce.
Però studiando i loka dell’akasha
al di là dello “Specchio”, all’inizio
veniamo a conoscere lo stato di
Tranquillità della notte stellare del sud, più
in profondità — lo stato
“antelucano” col “cielo rischiarato”, ancora più
profondamente (nella “Sede”) —
l’immensa ed eterna Coscienza di Ishvara.4
La Coscienza Divina è Purezza
Assoluta. Passando, attraverso lo
“Specchio” al lato della
Creazione, la Coscienza Divina ottiene le proprietà
del Fuoco oppure della finissima
Luce. Anche le fini coscienze individuali
sono pure e limpide. Invece le
anime “astrali” sono grigie, e gli abitanti
dell’inferno sono neri.
Utilizzando la propria energia
Atmica Kundalini depositata in un
“serbatoio” energetico speciale
collegato con il chakra muladhara [4, 7] e
gradualmente accrescendo la
propria presenza ed auto-sensazione nel
Fuoco Atmico Brahmanico, dopo
essere diventato Brahman stesso, l’allievo
di Dio che progredisce in maniera
corretta si prepara ad unirsi
completamente con il Paramatman.5
In questa fase di sviluppo, quando
si arriva a conoscere l’Assoluto in
tal grado come descritto sopra,
vale a dire quando l’allievo, tra le altre cose,
ha conosciuto il loka supremo ed
ha imparato ad unirsi col Paramatman,
diventa opportuna la formula
meditativa “Esiste un solo Io”, che assicura
definitivamente lo stato d’Advaita
(unione con l’Io-di-Dio).6
3 Alcune osservazioni di questo
tipo (non sistemate in modo preciso) si
possono trovare nel libro [13].
4 Non ha senso dare una
descrizione più dettagliata della “Sede” sulle pagine
di questo libro. È importante
solamente sottolineare che il Creatore si trova “al di là
del foglio” [12] non solo rispetto
alla Creazione ma anche rispetto a Brahman.
Questo “foglio” è il “Velo” che si
trova anche sotto le molecole dei nostri corpi
terrestri.
5 La parola “Atman” letteralmente
si traduce “non-buio” (cioè, ”luce”).
Significa l’Essenza Divina
Principale nell’organismo pluridimensionale dell’uomo.
L’Atman viene conosciuto per mezzo
delle metodologie di “sprofondarsi” (come
coscienza) nello spazio
pluridimensionale dentro un cuore spirituale sviluppato [7,
9].
Inoltre, ogni persona che abbia
avuto nel passato sufficiente esperienza degli
stati fini della coscienza, ha una
riserva personale di energia Atmica chiamata
“kundalini”, la quale deve essere
conosciuta e realizzata su una certa tappa della
Via spirituale [4].
Con il termine “Paramatman”
(“Supremo Atman”) si deve intendere l’Io di
Ishvara (Quando un’Avatar dice
“Mio Atman”, si sottintende proprio il Paramatman).
L’Atman è l’Io Supremo dell’uomo,
Paramatman è l’Io di Dio. Entrambi sono
la stessa cosa. Conoscerli e
fissarsi là vuol dire l’Unione del cercatore dello spirito
con Dio, Lucidità definitiva,
l’Autorealizzazione completa, raggiungimento della
Divinità, completamento
dell’evoluzione personale.
6 Cominciando ad utilizzare le
formule del genere come autosuggestione
11
IL SENSO DELLA NOSTRA VITA E LA
VIA PER
REALIZZARLO
L’evoluzione (sviluppo corretto)
della Coscienza Universale chiamata
Dio si realizza per mezzo delle
incarnazioni in corpi materiali (su pianeti
idonei per la vita organica) di
piccole frazioni della Sua energia e lo sviluppo
di quest’ultima in questi corpi.
Il processo di crescita di ognuna
di tali frazioni energetiche comincia
nella struttura interna dei
minerali dopo di che continua successivamente nei
corpi vegetali, animali e negli
uomini.
Nella tappa di sviluppo nei corpi
umani — dopo tante vite di progresso
— ognuna di queste unità
energetiche (unità di coscienza, anima), che
rappresenta un ragionevole “grumo”
d’energia che riconosce se stesso,
ottiene la possibilità di unirsi
con il suo Creatore integrandoLo ed
arricchendoLo con se stessa. È per
questo motivo che Dio crea
periodicamente i mondi materiali
in diverse parti dell’universo.
Perciò il senso della vita
dell’uomo è il cosciente perfezionarsi (come
coscienza, anima) qualitativa- e
quantitativamente allo scopo di raggiungere
la Divinità, conoscere il Creatore
ed unirsi a Lui.
Il Creatore provvede ad informare
di questo gli uomini incarnati tramite
i profeti ed incarnando nei corpi
umani le Coscienze di Coloro che hanno
raggiunto la Perfezione e si sono
uniti con Lui. Egli comanda il processo di
sviluppo di tutte le anime
incarnate tramite Brahman (Spirito Santo) ed altri
Spiriti.
È nell’interesse del Creatore
permettere che alla Sua Sede si
avvicinino solamente anime
veramente degne. Come premessa per scoprire
anime degne, Dio ha dato agli
uomini la libertà di scegliere la propria via
(“libertà di volontà”), compresa
la parzialmente limitata libertà di commettere
errori.
... In una serie di incarnazioni
della prima tappa del suo sviluppo
l’uomo può perfezionarsi imparando
a comandare il proprio corpo, a
provvedere alle condizioni di vita
nel mondo materiale per se stesso e per gli
altri, ed essendo attivo nella
sfera riproduttiva. Nella successiva tappa egli
sviluppa attivamente il proprio
intelletto ottenendo conoscenze scientifiche
tramite l’attività scientifica ed
in vari campi di produzione. Nel grado ancora
più alto egli assimila conoscenze
esoteriche religiose e metodologie di autoperfezionamento.
Per mezzo degli esercizi
meditativi, poi, impara a penetrare
negli strati sempre più fini
dell’Universo pluridimensionale e si fissa in essi.
La tappa finale su questa Via è la
penetrazione nella Sede del Creatore e
l’unione, lì, con Lui. Il
consolidamento di questo stato significa il
completamento dell’evoluzione
personale di un’anima individuale.
Il Creatore è unico, perché tutti
Coloro che si sono uniti con Lui si
trovano nello strato primordiale
nello stato “intersciolto” e ciascuno si sente
ancora quando l’uomo non ha
nessun’idea della struttura dell’Assoluto e di vero
Brahman (come a volte viene
raccomandato), è possibile che uno abbia l’illusione
del progresso personale, che si
rivelino gravi perversioni etiche e persino si
sviluppino patologie psichiche.
12
come l’IO Unico dell’Universo. Le coscienze-anime individuali non esistono
nella “Sede”.
Ulteriormente, però, tali Anime
Perfette possono continuare a prestare
l’aiuto spirituale alle persone
incarnate, quindi Esse si individualizzano
nuovamente nel mondo della
Creazione, aiutano la gente incarnata
rimanendo nello stato non
incarnato oppure incarnandosi nei corpi umani. In
quest’ultimo caso Esse, in diverse
lingue, sono denominate Messia, Cristo,
Avatar. Esse sono tutt’uno con
Dio-Padre (Ishvara) e lo Spirito Santo
(Brahman).
Ce ne sono tante. Le più
conosciute di Esse nell’ultima tappa
dell’evoluzione terrestre sono
Juan Di, Krishna, Gesù Cristo, Gautama
Buddha, Babaji, Sathya Sai. (Si
può vedere l’analisi dei Loro studi anche nei
libri [6, 9]).
... Per intraprendere la Via
spirituale seria l’uomo deve accettare il
concetto dell’Amore. “Dio è Amore”
— questa formula di principio è stata
dichiarata in Terra da Gesù
Cristo. La stessa cosa viene sempre ripetuta
nelle sue prediche e spiegata dal
nostro contemporaneo Avatar Sathya Sai.
Da questa formula consegue, in
particolare, che per il nostro autoperfezionamento,
per sviluppare in noi la Divinità,
per avvicinarci al Creatore,
per amarLo, anche noi dobbiamo
trasformarci gradualmente in Amore
incrollabile.
“Trasformarsi in Amore” — questo
appello ottiene un’importanza del
tutto concreta, quando si ha la
concezione scientifica della natura
dell’organismo dell’uomo e delle
metodologie per il suo perfezionamento.
(Vedere l’informazione più
dettagliata a questo proposito nei libri [4, 5, 7, 8]).
Per capirlo è necessario accettare
i seguenti principi:
1. Una persona incarnata non è un
corpo, ma una coscienza (anima) che
abita nel corpo ed è
provvisoriamente collegata con il corpo.
2. Le emozioni sono gli stati
della coscienza.
3. Gli organi responsabili delle
emozioni sono i chakra (non il cervello). In
particolare, il chakra anahata
(cuore spirituale, dan-tian medio) che si
trova nel torace è responsabile di
diverse sfumature emozionali
d’amore. Il cuore spirituale del
tutto sviluppato nei limiti del corpo
riempie completamente tutto il
torace. Negli allievi pronti a ciò questo
organo può essere rapidamente e
facilmente sviluppato per mezzo di
speciali esercizi
psico-energetici.
Saltando molti dettagli di minore
importanza esposti nei sopraccitati
libri possiamo sostenere che
l’ulteriore sviluppo dell’uomo sulla Via verso
l’Unione con il Creatore
significa, prima di tutto, la crescita come cuore
spirituale. All’inizio questa
crescita avviene nei limiti del corpo fisico, poi
nello spazio circostante, e quindi
il cuore spirituale accoglie in sé tutto il
nostro pianeta sotto l’aspetto di
“Coscienza della Terra” ed ulteriormente
cresce nei loka ancora più
sottili, prima nei limiti della galassia e quindi
dell’universo.
Svilupparsi come cuore spirituale
è l’unica possibilità di avvicinarsi in
modo diretto al Creatore,
conoscerLo ed unirsi a Lui.
... Abbiamo già accennato che la
corretta evoluzione di una coscienza
individuale viene realizzata in
due direzioni: qualitativa e quantitativa.
Abbiamo appena affermato che il
lato quantitativo rappresenta
l’aumento diretto in grandezza del
“grumo” di energia di un’anima
13
individuale da piccole misure fino
a quelle cosmiche. Non è per niente
difficile effettuare tale
crescita, se esistono conoscenze adeguate e
metodologie di lavoro (comprese le
meditazioni sui “punti di forza” scelti di
proposito per ogni iniziazione ed
altri metodi). Questo può durare uno o due
anni e a volte anche meno.
Molto più difficile, però, è
provvedere al perfezionamento qualitativo
dell’anima, che comprende tre
elementi: etico, intellettuale e la raffinatura.
L’elemento etico sottintende il
trattare con riguardo, compassione e
cura tutte le forme di vita in
evoluzione, comprese piante, animali e uomini.
Far soffrire gli animali ed
ammazzarli per soddisfare i propri vizi di gola
egoistici, per il vizioso
capriccio di vestire indumenti fatti con le loro pelli o
cuoio — tutto questo non è
compatibile con il vero Amore, col pretendere il
progresso spirituale.
Anche l’auto-correzione etica
dell’uomo sottintende lo sradicamento
completo in sé stessi di qualsiasi
possibilità di manifestare le qualità
spirituali non corrispondenti al
principio dell’Amore: collera di qualsiasi tipo,
violenza, presunzione, ammirazione
di sé stesso, sessualità egoistica ed
altre manifestazioni umane di
egocentrismo.
Al contrario, l’uomo deve in tutti
i modi sviluppare in sé l’Amore sotto
l’aspetto di sollecitudine,
tenerezza, prontezza a donare e non prendere,
sacrificarsi per l’evoluzione
degli altri.
La componente etica nello sviluppo
dell’uomo sottintende anche
l’amore verso il Creatore,
devozione per Lui e la graduale sostituzione
dell’egocentrismo con il
Diocentrismo. Per questo, all’inizio, dobbiamo farci
un’idea di che cosa è Dio. Dopo di
ciò- passando attraverso tante iniziazioni
nelle tecniche meditative ed
imparando ad utilizzarle — l’uomo viene
gradualmente a conoscere gli
strati sempre più fini dell’Assoluto
pluridimensionale ed impara ad
Unirsi con le Coscienze che permangono in
questi strati. Così egli penetra
nel più profondo “strato” — la Sede del
Creatore — e si dissolve in Lui
come una goccia che si scioglie nell’Immenso
Oceano Universale della Coscienza
Primordiale.
Su questa Via, l’uomo viene
sicuramente indotto in tante “tentazioni” e
si trova in tante situazioni
spaventose create da Dio tramite i contatti
dell’uomo con gli uomini incarnati
e Spiriti depravatori. Solamente coloro che
sono sufficientemente ricchi in
esperienza di vita e hanno l’intelletto
sviluppato sono capaci di reggere
a tali prove.
Lo sviluppo dell’intelletto
sottintende tre seguenti componenti:
arricchimento dell’erudizione, l’elemento
artistico e la capacità di distinguere
le concezioni vere e quelle
errate. L’educazione, l’attività sociale finalizzata
all’aiuto degli altri in tutte le
cose belle, il conoscere l’esperienza religiosa di
molte scuole e confessioni, nonché
la propria esperienza pratica religiosa
favoriscono l’ottenimento di
suddette qualità.
È chiaro che le persone
psico-geneticamente ed onto-geneticamente
troppo giovani, in particolare,
coloro che non hanno acquisito sufficiente
esperienza di vita in questa loro
incarnazione, nonché le persone eticamente
ed intellettualmente ancora
immature, non saranno capaci di permanere sugli
alti gradi dell’ascensione
spirituale. Nel migliore dei casi essi lasciano di
buona volontà il lavoro
spirituale; nel peggiore dei casi — si
appassioneranno per diverse
perversioni religiose oppure divertimenti tipo
giochi infantili di religione.
(Esempi di questo tipo sono citati nei libri [2, 7]).
14
Come la più pericolosa conseguenza
di tali perversioni religiose può rivelarsi
la psicopatologia di tipo
schizofrenico. (Un altro triste esempio di ritardo
sulla Via dell’Autorealizzazione,
causato dalla mancata esperienza sociale
nell’attuale incarnazione di
un’anima psico-geneticamente matura, è
descritto nel libro [17] con
grande valore). Per questa ragione, per le
iniziazioni spirituali di alto
livello sarebbe opportuno il motto “Meglio dare
poco che troppo!”, poiché
superando la velocità è facile “saltare fuori della
strada”. Solamente un Maestro
Divino è capace di determinare la velocità
corretta per lo sviluppo di un
allievo.
La terza componente dell’aspetto
quantitativo nello sviluppo di un
anima individuale è la raffinatura
della coscienza. Le dimensioni spaziali
dell’Assoluto pluridimensionale si
differenziano tra loro proprio per grado di
finezza — grossolanità. Essi sono
come diverse gamme sulla scala di
radioonde. Il più fine “strato”
della Coscienza Universale è il Creatore.
All’opposto estremo di questa
scala si trova la sede di diavoli e di demoni. È
l’inferno.
Le dimensioni spaziali non sono
astrazioni matematiche, ma strati ben
visibili per una coscienza
sviluppata e fine. I limiti tra esse si osservano, per
esempio, come un limite tra olio
liquido trasparente e acqua versati nello
stesso recipiente di vetro.
Una coscienza individuale dopo la
sua disincarnazione si trova in
quello strato al quale essa si è
abituata durante la sua vita nel corpo.
(L’autore lo testimonia basandosi
anche sulla propria esperienza di due morti
cliniche descritta nel libro [2]).
Quindi dobbiamo affrettarci — di fronte alla
morte del corpo che si avvicina
ogni giorno di più — ad eliminare in noi tutti
gli stati emotivi grossolani e
coltivare, in tutti i modi possibili, quelli fini e
finissimi. Gi ultimi vengono
raggiunti tramite la co-sintonizzazione con gli
stati finissimi della natura viva,
con le opere artistiche adeguate, nonché per
mezzo della finissima tenerezza,
le condizioni per la formazione della quale si
creano nei rapporti sessuali
armoniosi e nell’educazione dei bambini.
Però la trasformazione veloce
della propria sfera emotiva ed il
controllo completo delle proprie
emozioni possono essere garantiti
solamente con metodi di
autoregolazione psichica basati sul lavoro con le
strutture emoziogene dei nostri
organismi — chakra ed alcuni meridiani
principali. Uno di questi sistemi
di autoregolazione psichica è stato elaborato
e provato, nel giro di tanti anni,
nella nostra scuola Spirituale [2, 7, 8].
In più, è importante sottolineare
che l’uomo può fortemente migliorare
la sua posizione nello spazio
pluridimensionale solamente mentre si trova
nello stato incarnato, poiché la
“cristallizzazione” dell’energia della
coscienza (cioè, l’accumulazione
di quest’ultima in ogni nuovo strato di cui
si è appropriato) è possibile
solamente per mezzo delle strutture del corpo
fisico che trasformano energie.
* * *
La forza della coscienza (“forza
personale”) dell’uomo è direttamente
collegata con la grandezza del
“grumo della coscienza” (nonché con la
capacità di muovere ed agire con
la coscienza, e non con il corpo). La
coscienza sviluppata di un uomo
incarnato somiglia un’ameba gigantesca
15
che distende le sue mani-tentacoli
(“indrie”) a lunga distanza dove ottiene
informazioni necessarie e,
all’occorrenza, esercita un’azione. Oppure è
capace di trasferirsi quasi
completamente, lasciando solamente una piccola
parte di sé nel corpo fisico.
In particolare, questo è il
normale meccanismo di diagnosi e di cura a
grandi distanze. Il contatto
telepatico, di solito, viene effettuato con lo stesso
principio, e non per mezzo delle
radiazioni elettromagnetiche del cervello.
L’efficacia del lavoro di
qualsiasi coppia telepatica dipende dalla grandezza
delle coscienze dei partecipanti.
(Un altro meccanismo è quello della
mediazione di coscienze non
incarnate).
Così pure anche il meccanismo
delle “grandi” siddhi (come
smaterializzazione,
materializzazione, teletrasporto, levitazione) può essere
triplo.
La prima variante è l’influenza
personale dalla Sede del Creatore di una
Coscienza che si è stabilita lì
(nel passato — una coscienza individuale). Per
esempio, i “miracoli” di Gesù
Cristo, Babaji, Sathya Sai, David Copperfield.
Un altro meccanismo è quando i
“miracoli” vengono fatti intorno ad
una persona degna, a volte anche a
sua insaputa. Il senso di ciò è attirare
l’attenzione della gente
circostante sull’attività positiva ed incanalare la
mente di quella gente nella
ricerca della Verità al di là del mondo materiale. In
particolare, esempi di questo tipo
sono descritti nell’autobiografia di Uri
Geller [10].
Però capita che i “miracoli”
esternamente simili vengono creati anche
intorno alla gente che non si è
avvicinata al Creatore. È l’attività di alcuni
Spiriti forti “servitori” degli
stregoni. Altri esempi del genere si manifestano
in abbondanza con un altro
fenomeno che si chiama “poltergeist”.
* * *
L’addestramento pratico nella
nostra scuola viene effettuato sotto la
guida dei Divini Maestri, tra i
quali Sathya Sai è attualmente quello dominante
sulla Terra. E noi siamo pronti —
essendo guidati da Loro — a consegnare
queste conoscenze pratiche a tutti
gli uomini degni della Terra.
Il nostro programma, nella sua
parte iniziale, comprende: le
componenti teoriche e pratiche che
vengono studiate leggendo i libri e per
mezzo dei colloqui, lezioni
ecologiche, estetiche e quelle che rafforzano la
salute, apprendere il rilassamento
ed a pulire e sviluppare chakra e meridiani
principali.
Già in questa tappa le persone
ottengono la perfetta salute. Cedono
anche le malattie tipo cancro.
Negli allievi si sviluppano le capacità sensitive
che permettono di fare diagnosi,
curare, sentire direttamente (senza gli
appositi strumenti) l’energia
positiva e negativa dello spazio, trovare
personalmente i “punti di forza”.
... Però alti progressi spirituali
sono possibili solamente quando si vive
la vita di un monaco ...
16
MONACHESIMO
Dio mi ha indicato la necessità di
ripristinare la tradizione del vero
monachesimo (in forma di un ordine
dei monaci) per quei pochi che,
possedendo oggi la sufficiente
esperienza di precedenti incarnazioni ed alta
potenzialità spirituale, hanno
completamente dedicato le loro vite al
perfezionamento spirituale,
all’aiuto agli altri, nonché hanno dimostrato su
questa Via grandi esiti reali.
Dio dichiara che il vero
monachesimo non significa indossare
un’uniforme o avere una
pettinatura di un certo tipo e non vuol dire
partecipare alle “iniziazioni” e
ricevere nuovi nomi. Tutti questi non sono
altro che giochi di religione. Lo
status di un monaco non può essere
acquistato con i soldi, ma solo
tramite l’amore-devozione verso Dio e con i
propri sforzi spirituali.
Il monachesimo non ha niente di
comune con il modo di vita parassita.
Il parassitismo è il tratto
caratteristico degli pseudo-monaci delle correnti
religiose degenerate.
Il monachesimo non è compatibile
con l’alcol, fumo ed altre
narcomanie, neppure con
l’alimentazione carnivora (carne, pesce).
Il vero monachesimo non significa
celibato (rinuncia al sesso). Non si
deve proibire oppure eliminare
forzatamente il sesso. La soluzione è un altra:
il sesso non deve pregiudicare il
lavoro spirituale neppure attirare
l’attenzione. Gli adepti devono
completamente rivolgere la loro attenzione a
Dio come lo Scopo finale e
servirLo aiutando la gente ad evolvere.
Le coppie matrimoniali invece
possono essere costituite solamente
dagli adepti che seguano insieme
la Via spirituale.
Il sesso è naturale per ogni
persona adulta sana, come il mangiare,
bere, dormire. Però il sesso deve
essere adeguato — nello stesso grado di
tutte le cose sopraindicate, se si
pretende di progredire spiritualmente.
Possiamo dire, che l’esperienza
sessuale armoniosa è molto
desiderabile per
l’autorealizzazione spirituale su certe tappe della Via: essa
rende i chakra attivi,
contribuisce alla raffinatura della sfera emotiva, fa
imparare a trattare con cura un
altra persona (importantissimo aspetto
dell’Amore).
Dato che si tratta proprio del
sesso armonioso, dobbiamo capire che
qui non c’è spazio per egoismo,
violenza, impertinenza. C’è solo la voglia di
donare il proprio amore a
un’altro.
Inoltre, il sesso non deve, in
nessun modo, diventare fine a se stesso e
non deve eliminare l’aspirazione
al Creatore, che dobbiamo imparare ad
accettare come nostro Amato
Principale.
Il “sesso di gruppo” ed altri
divertimenti del genere, a volte nascosti
sotto forma religiosa, che vengono
praticati da gente che gioca alla religione,
non possono esistere sulla vera
Via spirituale.
Il vero monachesimo non significa
“lasciare la società”, vivere
obbligatoriamente in monasteri ed
al chiuso e neppure rinunciare i principali
obblighi sociali.
Nel vero monachesimo non possono
esistere segregazione e
discriminazione nazionale,
sessuale e di altri tipi. Dio (Pater Supremo)
17
intende il patriottismo come il
rivolgere gli sguardi a Lui ed unire, guidati da
Lui, tutti i Suoi devoti allievi.
Il vero monachesimo significa
dedicarsi completamente al lavoro
cosciente d’Evoluzione della
Coscienza Universale. Nell’attività di ogni
monaco al primo posto stanno gli
sforzi costanti di trasformazione personale
(come coscienza), in conformità
con le Intenzioni di Dio, nonché aiutare gli
altri a raggiungere lo stesso
scopo. La formula di perfezionamento dell’uomo
è quella proposta da Dio tramite
l’Avatar Babaji: “Verità
— Semplicità — Amore
— Servire Dio servendo la gente —
Eliminare il proprio egocentrismo per
Unirsi con la Coscienza del
Creatore” [6].
Si possono conseguire progressi su
questa Via studiando la storia
dell’esperienza spirituale dei
popoli della Russia, India, Cina, Egitto e di altri
paesi, accettando completamente
l’unica Teoria di Dio esposta alla gente da
Krishna, Babaji, Sathya Sai ed
Altri Messia, profeti e cercatori di Dio che
hanno raggiunto progressi su
questa Via [6, 9], nonché trasformandosi
eticamente sulla base di questa
Teoria e studiando le metodologie di
autoregolazione psichica e di
lavoro meditativo. Lo scopo principale degli
esercizi psico-energetici degli
adepti è tutto lo sviluppo possibile del cuore
spirituale (Vedere l’informazione
più dettagliata nei libri [7 — 9]). Durante lo
studio si deve prestare molta
attenzione anche all’Ecologia e Psicologia, ad
ottenere conoscenze di base in
Medicina ed Igiene e ad acquistare perfetta
salute fisica. Sulla vera Via
spirituale non possono esistere perversioni come
“macerazione delle carni” tramite
la rinuncia all’igiene elementare ed alle
medicine, tramite digiuni
estenuanti, catene per la macerazione delle carni ed
autolesionismo.
Lo status di monaco non è
compatibile con l’esistenza nell’uomo di
caratteristiche come l’avidità di
accumulare valori materiali, cupidigia in tutte
le sue forme, violenza,
aggressività, falsità, sentire la propria importanza,
sessualità egoistica, capacità di
arrabbiarsi, invidiare, provare gelosia,
essere cupo ed abbattuto.
I meriti principali di un vero
monaco sono: l’aspirazione nobile al
Perfezionamento Spirituale,
inclusa la ricerca intellettuale, trattare gli altri
con cura (non molestarli), non
arrecare danno a nessuno (se possibile),
essere pronti a servire
altruisticamente per il bene degli altri.
Il monaco vive tenendo da conto il
tempo che Dio gli ha concesso per
il suo perfezionamento in questo
corpo. Egli non si distrae alla ricerca dei
piaceri “terrestri”. Egli,
inoltre, mangia il cibo sano non per il piacere ma per
avere energia necessaria per il
proprio sviluppo e per servire.
La vita dei veri monaci è la vita
dei combattenti spirituali che
costantemente lottano contro la
propria imperfezione ed aiutano gli altri.
Essa scorre piena di gioia e
felicità in continuo aumento, perché sia il
monaco sia i suoi allievi si
avvicinano sempre di più al Creatore.
A tali cercatori di Dio, Il
Creatore, che agisce con Mani di Fuoco e parla
per bocca dei Divini Maestri, apre
la strada che porta a Lui, e li aspetta nella
Sua Sede con braccia d’Amore
aperte.
18
BIBLIOGRAFIA
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originale di Gesù Cristo. San
Pietroburgo, “Argest”, 1996.
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1996; edizione 2: San Pietroburgo,
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5. Antonov V.V. — Ecologia
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San Pietroburgo, “Polius”, 1998.
6. Antonov V.V. — Dio parla.
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Pietroburgo, “Polius”, 1998.
7. Antonov V.V. — Pratiche
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“Polius”, 1998.
8. Antonov V.V. — Meditazione
“Croce”. Profondità della religione
cristiana. San Pietroburgo,
“Polius”, 1998.
9. Antonov V.V. — Il Cuore
Spirituale. La Religione dell'Unità. San
Pietroburgo, “Polius”, 1999.
10. Geller U. — La mia storia.
11. Yogananda — Autobiografia di
uno Yogi.
12. Cullen B. — Libro di Gesù. San
Pietroburgo, “Polius”, 1997.
13. Petriayev V.N. — Segreti di
Tibet. Minsk, “Harvest”, 1998.
14. Rama (Swami) — Vita con gli
Yogi di Gimalai.
15. Sathya Sai Baba — Upanishadvahini.
16. Syrkin A.Y. (red.) — Upanishad. Mosca,
“Nauka”, 1967.
17. Haich E. — Iniziazione.
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