"THE END"

"THE END"
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martedì 26 luglio 2011

Il male di vivere, l'aspettativa per il futuro, aprite gli occhi !



Abbiamo assistito in questi giorni alla morte di Amy Winehouse, una vita bruciata viene da dire, frase troppo scontata, se andiamo a vedere lo schifo di sistema che abbiamo messo in piedi e che quotidianamente milioni di persone si impegnano a mantenerlo tale, risulta meno difficile capire il motivo di queste vite bruciate. Vedete sotto l'articolo, Il male di vivere della gioventù.

 Le balle che ci raccontano sull’aspettativa di vita, http://www.ecplanet.com/node/2597, andrebbe discussa a fondo, chi vive bene davvero? Quanti giovani muoiono in Europa a causa dei soli incidenti automobilistici? E quanti per alcool? E non parliamo dei morti sul lavoro. In pensione a 65 anni dopo una vita di lavoro vero e proprio, magari muratore o turnista in fabbrica, ma chi ci arriva a quell’età lavorando come un somaro?. Lo sappiamo tutti che per far soldi non si deve lavorare, chi lavora sopravvive, non vive, questo ce l’hanno insegnato per bene negli ultimi trenta, quarant'anni. Un'altra cosa è se fai il parlamentare, l’assessore, il sindaco, ecc, allora si che probabilmente la tua vita arriverà a farti godere la pensione, peccato che loro in pensione ci vanno con un decimo di quello che deve attendere un dipendente. 
Tutto inizia in questo modo, http://italianimbecilli.blogspot.com/2011/07/anarchico-fin-dalle-elementari-ma-non.htmloppure vedete in fondo l'articolo "Amare considerazioni sull'esistenza.....", 






Io, per fortuna non ho fatto in tempo a vedere il bastone, ma le tecniche di lavaggio mentale si sono raffinate, oggi gli schiavi sono felici di esserlo. Il bello viene quando oltrepassi il velo di menzogne che tiene in piedi tutto, allora si che lo schifo è disgustoso e di certo ti passa la voglia di partecipare a questo demenziale stile di vita, apparire sempre belli e sorridenti, con i soldi che gli europei spendono per farsi belli, si sfamerebbe l’Africa, ma noi ci definiamo sviluppati, certamente lo siamo sviluppati di peso, siamo la società degli obesi, ma non di cervello sicuramente! Quante volte penso si stava meglio nel medioevo, questa è un epoca che verrà ricordata come la più buia e proibizionista che mai sia esistita, e nel frattempo, ieri mattina sono uscito alle sette e mezza, in cielo sfrecciavano aerei all’impazzata, chissà per quale strano motivo a giorni non vedo un aereo nel cielo, invece a giorni i voli si moltiplicano in modo esponenziale, e naturalmente dietro di loro scie chilometriche, scie che vanno a U, che strane rotte..., e poi formavano quella sottospecie di nuvole. Tutto normale, sono leggende queste, No?
Ma state tranquilli che nessuno osserva il cielo, non vedo una persona, dico una, che abbia la testa puntata in alto, sono tutti li a sorridersi e parlare di cose stupide, mi sembra di essere nel film "Essi vivono", dove le persone sono indotte a parlare del caviale mangiato ieri, del nuovo vestito alla moda, del nuovo smalto per unghie e altre banalità. Stai tranquillo che gli occhi li aprono in pochi, sopratutto in Italia, il "bel" paese. Purtroppo, o per fortuna, qualcuno apre gli occhi e va oltre il velo di maya, esce dalla caverna.



Di fronte ai tanti delitti della criminalità organizzata, alle numerose stragi del dopo-discoteca, alle morti per overdose, per AIDS, ai suicidi di molti giovani e altre cose analoghe, vien da pensare che la vita oggi abbia perso molto del suo valore nel nostro Paese.
Si ha proprio la netta impressione che la quantità di parole che si spendono a favore della vita, del diritto al "bene-essere", sia diventata inversamente proporzionale al rispetto effettivo di questo valore e di questo diritto. Le parole sembrano o inutili, perché non incidono sul reale, oppure false, perché lo giustificano sempre.
Si ha persino l'impressione, a volte, che ci si limiti a parlare di diritto alla qualità della vita proprio per impedire ch'essa venga garantita, o che se ne parli solo per convincere l'opinione pubblica ch'essa viene veramente garantita o che comunque lo possa essere (visto appunto che se ne parla!).
Questa forma di "deduzione logica" è tipica della tradizione razionalista occidentale: ci basta sentire le dichiarazioni di "buona volontà" per avere la certezza che alle intenzioni seguiranno i fatti. Le parole per noi hanno un effetto magico, feticistico: basta pronunciarle perché funzionino da sole!
Ma perché l'attività delittuosa, criminale, è diventata il pane quotidiano dei nostri mass-media? Perché i giornalisti si compiacciono di poter offrire in pasto ai vari utenti solo le notizie più negative? Perché questo gioco al massacro?
Semplicemente perché la differenza tra ciò che questa società promette (cioè gli ideali di cui si vanta) e ciò ch'essa riesce a mantenere (cioè i fatti di cui si dovrebbe vergognare) è così grande che il ceto medio (borghese) non riesce più a sopportarla? Esso preferisce, non credendo nella possibilità di una transizione, che si rinunci in parte all'ideale e che si mostri chiaramente che non ci sono alternative.
È con questa convinzione statica delle cose che un giovane sceglie di drogarsi e un altro di diventare mafioso, sceglie cioè di uccidere se stesso o gli altri. Ovviamente non si tratta di "libera scelta", poiché i condizionamenti che la gioventù subisce sono veramente tanti; e non sembra affatto che questi condizionamenti possano diminuire all'aumentare del benessere economico, anzi, semmai è il contrario.
Il ceto medio, che è il ceto più rappresentativo della nostra società (anche se non necessariamente il più importante), si scopre ogni giorno di più ai margini delle leggi e dei meccanismi che regolano la nostra società. Oggi la parola "marginale" andrebbe sottratta dal suo riferimento strettamente economico. "Marginale" oggi può essere anche una famiglia che guadagna 50 o anche 100 milioni l'anno e che non per questo ha qualche possibilità d'influire, in modo decisivo, sui destini del proprio quartiere, della propria città... Il "marginale" è diventato un individuo più o meno benestante cui s'impedisce di formulare progetti significativi per l'ambiente in cui vive.
La gioventù risente moltissimo di questa mancanza di protagonismo, ed è la prima che rimuove l'angoscia d'impotenza con la cultura d'evasione, con gli atteggiamenti egoistici e superficiali.
Negli anni '50 e '60 i giovani hanno "imitato" gli adulti finché si sono accorti del dualismo che gli adulti manifestavano fra le cose dette e le cose fatte, fra i valori pubblici (della società civile, del mercato) e quelli privati (della famiglia, della religione). Negli anni '70 essi hanno contestato questa ipocrisia chiedendo una maggiore coerenza. Negli anni '80 la società ha risposto con una maggiore coerenza, ma al negativo. Invece di dimostrare coi fatti la verità degli ideali o dei valori professati verbalmente, gli adulti, convinti che gli ideali non si possono realizzare, hanno accettato di estendere la negatività dei loro fatti a tutti i livelli, pubblico e privato. Di qui l'aumento della corruzione, della criminalità, del qualunquismo...
I giovani degli anni '80 sono tornati ad imitare gli adulti, ma ottenendo questa volta risultati assai diversi da quelli ottenuti negli anni '50 e '60. Laddove infatti esisteva un'ingenua fiducia nelle possibilità di un cambiamento, è subentrata la netta convinzione che tale possibilità sia irrealizzabile. I giovani di oggi imitano senza chiedersene la ragione. Avvertono sì, con la loro sensibilità, che la società è una giungla, dove vince il più forte o il più astuto, ma, non sapendo cosa fare per modificare le cose, vi si adeguano ostentando disprezzo e indifferenza.
Se a questa gioventù non verrà offerta la possibilità di progettare attivamente il proprio futuro, il suo destino sarà quello d'essere strumentalizzata da qualche abile demagogo che se ne servirà, approfittando del malessere generale, per tentare la scalata al potere.
I giovani infatti ostentano disprezzo e indifferenza nei confronti di questa società, ma ogni giorno che passa avvertono che con questi atteggiamenti il loro "male di vivere" non diminuisce ma anzi aumenta. Abituati come sono a prendere le cose per istinto, potrebbero anche illudersi che con la forza e la violenza si possa ottenere più facilmente ciò che si desidera. Il fenomeno dei naziskin non rientra forse in questa logica?
* * *
1) In una società dove il crimine non paga (soprattutto il grande crimine), dove sembra non esserci più alcune differenza tra "bene" e "male", in quanto tutto è diventato opinabile, relativo, per quale motivo un giovane dovrebbe accettare, con un senso di colpa, le pesanti sanzioni che gli vengono comminate per i suoi delitti?
2) In una società dove nessuno fa qualcosa perché l'"ordine" venga rispettato (non solo l'ordine pubblico, ma anche quello delle "cose": giustizia, onestà, verità, ecc.), per quale motivo il giovane non dovrebbe credere che le proprie azioni "trasgressive" vanno comunque premiate, anche se comportano conseguenze tragiche per qualcuno?
3) In una società dove tutto sembra apparentemente "facile" (se si dispone del denaro), o dove tutto appare "lecito" (se lo scopo è quello d'arricchirsi), per quale motivo il giovane dovrebbe comportarsi secondo delle regole etiche? Perché stupirsi se i giovani -istintivi come sono- non si preoccupano di salvare le apparenze nei crimini che commettono, mostrando di credere in una morale del tutto formale?
Tutto ciò non per scaricare ogni responsabilità sulla società, ma per indurre gli adulti a riflettere su loro stessi, su quello che sono, perché nessuno si senta in diritto di affermare che i propri figli assassini sono dei "mostri" venuti fuori dal nulla.
I modelli culturali che offre questa società sono così incentrati sull'affermazione del singolo individuo, che chiunque si ritiene assolutamente libero di non lasciarsi condizionare. Le persone più sprovvedute spesso sono anche quelle più convinte d'essere così forti (moralmente) da potersi sottrarre in ogni momento ai condizionamenti indotti dai media.
Tali individui, in verità, sono così plagiati che non riescono neppure a immaginare che vi possa essere un diverso modo di vivere la vita o di guardare la realtà. Essi infatti danno per scontato che quanto offre la società, attraverso i media, sia l'unica esperienza possibile o comunque rilevante, l'unica veramente dominante.
L'individualismo nei giovani è così forte ch'essi preferiscono addebitare totalmente al singolo individuo le cause del suo insuccesso (disoccupazione, droga, criminalità ecc.), piuttosto che cercare delle concause nel contesto socio-ambientale.
Non conoscendo il modo per poter modificare le cose in positivo, essi accettano, come unico criterio di vita, i rapporti di forza, all'interno dei quali è lecito quasi tutto. I giovani sono lo specchio più fedele di questa società, quello più immediato.
* * *
I giovani sono così abituati all'individualismo borghese che, pur rendendosi conto che la società è invivibile, preferiscono condannare molto severamente chi ne trasgredisce le regole (p.es. uccidendo o rubando), piuttosto che cercare delle attenuanti.
La regola fondamentale è che all'individualismo bisogna rassegnarsi, senza però fare di questo individualismo un modo per emergere sugli altri.
L'unico attenuante tollerata è quella relativa al gruppo, nel senso che un gruppo può far valere legittimamente dei propri diritti o interessi contro altri gruppi o contro le istituzioni. Ma dentro il gruppo deve valere il conformismo, anche rispetto ai valori dominanti dell'individualismo borghese. 

FONTE: Homolaicus

AMARE CONSIDERAZIONI SULL'ESISTENZA, IN UNA DOMENICA DI LUGLIO CON IL MAESTRALE.
I ladri dominano 24 e 25 canto dell'Inferno dantesco

Si sono impadroniti delle nostre vite e  non mentre dormivamo.
Ci hanno addomesticato come si fa con  animali selvaggi.
Tengono le briglia, le tirano fino a farci male, per poi lasciarle libere, stando attenti a tenderle al momento opportuno.
Tutto studiato, programmato anche nei minimi dettagli.
Non gli e' servito neppure mettere la rete, tanto ne erano certi che, era solo questione di tempo.
Ora, siamo come pervasi da effetti allucinogeni, rincorriamo tutto cio' che si muove, nella speranza di trovare serenità e benessere "materiale," fino al punto di ammettere senza tanti complimenti, la nostra stupidità, il nostro cinismo, il nostro servilismo a questo sistema vincente sulle nostre povere  e vuote
vite. A nulla serve il grido isolato di qualche ribelle nell'avamposto delle nostre coscienze, percepito come un febrile e incantato annuncio publicitario annuncio commerciale in cui tutto si fonde forgiando la piu'
aberrante delle materie, ridotta a mangime per polli.
Non sono mancati i riferimenti, come fari accesi in mezzo all'oceano in tempesta, dalle briglia tese.
Vite perdute per sempre, spazzate via e riposte nell'angolo piu' remoto del nostro cervello, tenuto in vita pulsante ma dominato, affinchè in pochi godano delle immense e superflue vie del piacere.
Tutta questa enormità complessa e allo stesso tempo semplice e visibile organizzazione, sono bastati 4 o5 cervelli messi in moto. Noi, miliardi di cervelli, pur pulsanti, travolti dall'istinto animale della sopravvivenza, diamo il meglio di noi stessi nello sfornare l'egoismo, punto debole ben definito nella specie che, per 4 masse cerebrali  è stato naturale e semplice come far defluire un torrente dalla montagna al mare e quando necessario dirottarne il percorso ma, lasciando che scorra nel modo piu' naturale possibile, facilitando e semplificando lo scopo, il raggiungimento del fine.
Messi in marcia, in un viaggio senza ritorno, la filosofia dominante del "goditela finche' sei in tempo,"si e' stratificata a tutti i livelli tanto da accettare senza indugi la "Mors tua, vita mea,"

5 commenti:

theyogi ha detto...

siamo pecore tenute in un recinto, ma la cosa più tragica è che glielo permettiamo....

*Dioniso*777* ha detto...

Siamo talmente abituati al recinto sin da bambini, e qui inizia lo sbaglio, mandare i figli a scuola, che di uscire abbiamo paura, all'inizio, ma una volta usciti a costo di morire non ci rientri più!

Anonimo ha detto...

...IL PROBLEMA E' UN ALTRO....
Ciao Dionisio.
Dimmi quanto saresti ricco se a ogni volta che hai sentito la prima scritta frase idiota ti avessere dato un nichelino.
Io molto.
Non dovrei lavorare (e faccio un lavoro anche piacevole di per sè se non fosse per i colleghi).
Poca AUTOSTIMA O ECCESSO DI AUTOSTIMA LEGATA SOLO ALL'ASPETTO FISICO E INOLTRE MANCANZA DI SPIRITO CRITICO E ASSENZA TOTALE DI SENSO DELLA RESPONSABILITA'....
non andremo lontani...

*Dioniso*777* ha detto...

No cara mia non andremo lontano, un lavoro piacevole se non fosse per i colleghi :-)
Tutti i lavori sarebbero più piacevoli se non fosse per i colleghi,vedi come ci hanno ammaestrato a sbranarci?
A che bassezza arrivano i colleghi per dimostrare che loro sono i migliori? Ci guadagna solo il padrone purtroppo.
Ma ritorno alla frase, non andremo lontano, vorrei vedere il pianeta terra tra 20\30 anni, ma credo che non lo vedrò, ne sono quasi certo :-)
Hai letto il Lupo della steppa di Herman Hesse?
Ciao, stammi bene

*Dioniso*777* ha detto...

PS: Credo che farò quello che fa il personaggio principale del romanzo, che tra l'altro mi assomiglia molto, nei miei viaggi portavo una valigia di libri e una valigetta di vestiti...Bellissimo il libro, letto due volte.

LKWTHIN

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