"THE END"

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martedì 20 marzo 2012

Siamo sempre più numerosi a chiederci: “Chi comanda a questo mondo?”

I CAPITOLO
Nessun interpellato, ad oggi, è stato in grado di darci una risposta soddisfacente. Anche perché quelli che ci premono sono i nomi, e i cognomi, e magari anche gli indirizzi.
Qualcosa, per lo meno, l’abbiamo assodato: il potere non passa di mano in mano a chi assume una carica pubblica. Non funziona così. E’ del tutto fuori strada chi pensa che i vari presidenti di questo o quel Paese decidano qualcosa. Il potere, quello vero, è stato accumulato e trasmesso per secoli, millenni, di generazione in generazione, di padre in figlio, gelosamente, a prezzo di compromessi, intrighi, tradimenti, riti, omicidi, faide e chi più ne ha più ne metta. Una fatica boia, va ammesso. Il potere non è roba che si concede ogni quattro o cinque anni a persone fotogeniche e di lingua sciolta.
Purtroppo ci hanno cresciuto male e quando ci chiediamo: “Chi comanda a questo mondo?” d’istinto tendiamo a guardare verso l’alto, verso le cime delle piramidi di cartone messeci in testa da secoli di pessima istruzione ed affilata propaganda. La lista nera che ne segue è sempre più o meno la stessa:

. Obama, presidente degli Stati Uniti d’Ammerica


. Ban Ki-Moon, segretario generale dell’ONU




. Putin… Vladimir Putin, presidente della Russia




. Hu Jintao, ma solo quello che fa il presidente della Cina




Negli ultimi anni sono salite alla ribalta le nuove stars dell’economia:

. Mario Draghi, presidente della BCE
. Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve
. Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale

Le varianti mistiche sono per un pubblico di nicchia ma non passano mai di moda:

. il Papa
. il Papa Nero
. Satana incarnato (se non coincide con uno dei primi due, o con entrambi)

E via discorrendo. Chi si è fossilizzato su queste liste è proprio fuori strada, specie quelli che si attengono alla prima. Tutti i caratteristi elencati non hanno potere. Hanno una carica. Una carica che rivestono perché sono dei devoti yesmen di qualcun altro.
Facciamo un passo indietro e consideriamo la figura del presidente degli Stati Uniti nella storia recente, F. D. Roosevelt ad esempio. Agli occhi dell’ortolano di Vercelli, il presidente degli USA in piena secondaguerra mondiale appariva di gran lunga l’uomo più potente del mondo ed ogni bomba che pioveva sulla testa ne era una conferma. In generale, i presidenti americani del passato rivestono il ruolo di “uomini più potenti del mondo” nell’immaginario delle ingenue generazioni che ci hanno preceduto. Amati o odiati secondo i punti di vista, si dava per scontato che potessero dire no a chiunque: a mezzo mondo (prologo), ai tedeschi (I° atto), ai russi (II° atto), ai cinesi (III° atto) persino a rischio di provocare, prima che si chiudesse il sipario, una Terza – tanto attesa – Guerra Mondiale (epilogo). Chi, in un’osteria di Casalpusterlengo, avrebbe negato che Roosevelt fosse un uomo dai poteri quasi illimitati? Chi, di tutti i cittadini di Pieve Emanuele, avrebbe avuto l’ardire di rivolgergli la parola? Per l’uomo della strada, soggetto alla paura ed al fascino del male, le cose stavano così. E stettero così anche dopo Roosevelt. Quella che il presidente degli Stati Uniti fosse un carismatico superuomo irraggiungibile, il “padrone” del mondo, era una convinzione quasi universalmente diffusa fino a qualche tempo fa, nonostante la faccia da ragioniere di Truman e la comparsata di Kennedy.
Oggi, dopo un triennio con un nero bighellone alla Casa Bianca, anche la gente comune ci sta arrivando che quello lì non può essere l’uomo più potente del mondo. Se Obama è stato messo lì, ciò è stato fatto anche allo scopo di depotenziare – ed in ultimo delegittimare – la figura del politico come decisore nell’immaginario collettivo, occidentale e non solo. Un pò come Prepuzio Mussoloni da noi.
Ed io, incidentalmente, mi vedo impossibilitato a non contribuire a tale fine corroborando in ciò la tesi che il nostro destino comune è già scritto, alla faccia di tutta la buona volontà che possiamo metterci.
Fuori dai denti… Obama, ad una cert’ora della sera, si siede su una poltroncina accanto a un lume e qualcuno gli passa il copione per il ciak successivo. Lui se lo legge, memorizza e il giorno dopo, ripete.

II CAP
Vien da chiedersi, allora: chi scrive i copioni di Obama? E’ lo stesso che li scrive anche per James Bond-Putin? E per Ban Ki-Moon? E per la Culona-Inchiavabile? Perché se Obama è eterodiretto, allora lo sono per forza anche tutti gli altri. Gente che si presumeva e si presume potente, sì, ma mai quanto il presidente dell’Ammerica.

Tutte casuali queste corna?
Insomma, dopo tanto peregrinare abbiamo almeno inquadrato la domanda da porci (quali siamo). Abbiamo smesso di chiederci “Chi sta in cima alle piramidi?” perché ormai ci è chiaro che sono piramidi di cartone, scenografie di un grande show. Adesso, a ragion veduta, ci chiediamo: “Chi manovra i personaggi in cima alle piramidi?”.
E quindi: “Chi scrive i testi a tutti i politici e attori economici di primo piano del pianeta?” [Ahmadinejad compreso, non fatevi illusioni.]
E’ il concetto di ghostwriter che si applica anche a livelli molto più bassi diaudience. La gran parte dei musicisti, scrittori, pittori, scultori, giornalisti non sono gli autori di ciò che firmano, però a te lo spacciano come fosse un loro parto. Tutti – e sottolineo tutti – i più “prestigiosi” professori universitari, managers, opinion leaders, uomini politici passati e presenti hanno una vita pubblica in cui recitano con parole d’altri ed una privata in cui recitano con le proprie. Non sono quello che sembrano.
Il buon Prepuzio Bunga Bunga Mussoloni – che in origine era uno del popolo – ci ha dato un gigantesco  “aiutino” mettendo in piazza la sua becera sfera privata, ma i più si rifiutano ancora di credere che questi impomatati da salotto televisivo possano essere in realtà degli avidi zozzoni che se un centesimo di quello che fanno lo facesse il mio vicino, ne parlerebbe tutto il quartiere. Zio panino, è palese! E paradossale.


Il lettore mi scuserà se talvolta mi lascio andare, ma la realtà è tanto cristallina che duole, fa rabbia ed infine compassione osservare il vacuo procedere di chi proprio non vuole vederla.
Comunque, la figura del ghostwriter non è un’invenzione recente. Si narra che persino Omero avesse un ghostwriter, per non parlare di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Parrebbe nulla di trascendentale, quindi.

Alla faccia nostra
In effetti è curioso notare come, in quest’epoca in cui tutto è relativo, il rendersi conto che i politici di primo piano, senza eccezioni, sono soltanto attori che recitano un copione non faccia poi un grande effetto. Ci hanno abituato all’idea, come a tutte le altre dissonanze di questa strana società, rincoglionendoci con le omelie, con i serial televisivi, con la neolingua del “girarci attorno” e del “ridefinire le cose come fa più comodo” e con l’assuefazione al meno peggio.
Per rimanere in casa nostra, si pensi al volto di La Russa, si pensi a Gasparri, si pensi a Rutelli, a Formigoni, a Borghezio, a Prepuzio Mussoloni, si pensi a Bersani, a Veltroni, a Vendola, a Scilipoti. Ma davvero si può credere che dei dementi di questo calibro siano qualcosa più che attori la cui miglior dote è d’avere la faccia come il culo? Sono individui spregiudicati e ricattabili, assoldati perché facilmente controllabili e privi di coscienza, disposti a mentire per qualche dollaro in più (o per restare fuori di galera). Sono la parte più becera e ributtante della società e ciascuno di ‘noi che non contiamo un cazzo’ dovrebbe darsi copiose bastonate sulle palle ogni mattina pensando che per un altro giorno quegli inetti staranno seduti su comode poltroncine di velluto a cercar escort con l’iPad alla faccia nostra.


III CAP
Tutto questo mio ribadire quanto fasullo sia lo showè propedeutico alla comprensione di quanto esso sia nocivo ed eterodiretto allo scopo. Lo scoglio più difficile da superare nel processo di risveglio dall’incubo, infatti, non riguarda tanto la comprensione delle storture del sistema, quanto la capacità dei singoli di immaginare quanto migliore potrebbe essere la vita al di fuori di esso. Saper sognare una società ideale – drammaticamente differente dalla nostra – è il primo passo utile a riconoscere le pessime condizioni dell’attuale ed i suoi effetti su ciascuno.
Recuperata la capacità di sognare, diventa palese che il corso degli eventi interni al sistema non segue un flusso naturale, se ne deduce che il sistema è eterodiretto e – visto che le cose vanno di male in peggio – è ovvio che in cabina di regia per ora ci sono i “cattivi”. Finché ci staranno loro, tutto andrà come decidono loro. Quindi, si presume, sempre peggio per chi sta fuori dalla cabina. Le soluzioni per chi sta fuori sono soltanto due: o si impadronisce della cabina, o stacca i cavi che lo tengono collegato ad essa. Sull’intervento di fantomatici “buoni” non conterei troppo e se mai accadesse qualcosa del genere dubito che ci si potrebbe fidare di loro più degli attuali “cattivi”.
Comunque sia, andrà tutto come deve andare. Andrà per il meglio se te lo sei meritato, e se non abiti in centro a Teheran. Tanto, anche se muori, poi ti reincarni. Speriamo non a Teheran.
C’è chi sostiene che la vita non sia altro che un circolo vizioso e che dal circolo si esca uscendo dal vizio, o traslocando. Forse se ne esce soltanto rendendosi conto di non contare nulla ed al contempo di contare tutto. Per ora, comunque, ci siamo dentro fino al collo e quindi torniamo sulla Terra ad interrogarci su chi la comanda.
Se dio vuole possiamo buttare in un unico calderone tutti i politici, i managers e i personaggi ‘famosi’ in genere e chiamarli opinion leaders. Benché siano al soldo dei poteri superiori, essi ne sono sostanzialmente l’antitesi poiché la loro ragion d’essere è direttamente proporzionale alla loro visibilità. Più appaiono, meno decidono. La realtà è questa.
Il successo sociale degli opinion leaders, in qualsiasi settore, è artificiale. Detto in altre parole: tu non puoi diventare visibile (famoso o creduto potente) in nessun settore se non fai convergere il tuo modo d’agire alle aspettative dei gradi più alti della gerarchia. Di questo si occupa la Massoneria in tutte le sue forme. Produttori di visibilità, lo sappiamo, sono i media mainstream. Gestire a menadito la comunicazione mediata di massa è non a caso in cima alla lista delle priorità per chi esercita davvero potere, stando nell’ombra. Per questa ragione è da un pò che ci stiamo chiedendo “Chi mette le parole in bocca a tutti questi opinion leaders?”
Politica, cinema, sport, musica, economia, giornalismo, intrattenimento… c’è di buono che possiamo mirare ad occhi chiusi perché, a questo punto di cottura, nessun personaggio ‘pubblico’ è sincero. La nota dolente è la constatazione che il successo di tutte queste stars di poco talento e gran faccia tosta fonda su due gambe: la loro capacità di prendere per il culo il prossimo e la disponibilità del prossimo a farsi prendere per il culo. L’umanità è per la gran parte composta da una massa di idioti, non c’è altra spiegazione. Idioti indotti, d’accordo, ma pur sempre idioti. Un’alternativa ad ‘idioti’, una definizione soft che non mi alieni la simpatia del 98% dei lettori, potrebbe essere pecorelle smarrite, ma l’hanno già usata ed abusata.
Quello dell’opinion leader è un mestiere per pochi e chi lo intraprende merita d’essere strapagato considerando che fa una vita di merda e che è destinato alla dannazione. Ciascuno soggiogato al proprio vizio – in genere l’avidità e/o la lussuria – gli opinion leaders vengono sempre più scelti tra persone becere e meschine. Privi della dote del pudore, essi recitano nella vita pubblica un ruolo previsto da un copione. Se sgarrano, sono fuori. La loro funzione è d’essere agenti di distrazione, futilità, degrado. Il premio pubblico che ricevono per la loro svergognata mediocrità è in genere monetario; il premio privato è l’impunità di sgarrare, di abusare; la loro soddisfazione ultima consiste nel sentirsi al di sopra delle masse.
Se già non lo sono, gli opinion leaders diventano presto schizofrenici, dipendenti da sostanze stupefacenti e – con ciò – ulteriormente ricattabili e manovrabili da chi ha dato loro l’ebbrezza del successo. La visibilità, l’audience – quella che in politica si chiama consenso elettorale – diventa la loro esclusiva ragion d’esistere, costi quel che costi. Frustrati, psichicamente instabili, essi hanno però ben chiaro qualcosa che sfugge al pollame che li osanna: il loro successo dipende da qualcuno che sta sopra e non sotto di loro.

IV CAP
Resta il fatto che i testi recitati dagliopinion leaders qualcuno li scrive davvero. Assodato che non sono i giullari partoriti da questa farsesca democrazia rappresentativa, allora chi?
Chiunque sia, quest’ultimo è consapevole di quello che fa e di cosa vuole ottenere. Lo sottolineo perché, in casi come Gasparri, Scilipoti – a occhio parrebbe anche Obama – è lecito presumere che gli stessi non si rendano del tutto conto di quello che fanno e delle conseguenze pandemiche della loro immeritata sovra-esposizione. In questo momento storico i veri manovratori, per buon senso e per buon gusto, non si fanno eleggere deputati o presidenti di alcunché. Il loro reale potere manipolatorio è inversamente proporzionale alla loro visibilità pubblica. Per questa ragione è tanto difficile, anche per il miglior indagatore, scovarne i nomi, i cognomi e – figuriamoci – gli indirizzi. Essendoci preclusa l’osservazione diretta, non ci resta che la logica induttiva, che è piena di difetti. Usiamola comunque.
E’ impensabile che una persona sola scriva tutti i testi dei discorsi di tutti i politici, managers e opinion leaders del mondo. Ovviamente la cosa è in mano ad agenzie dotate di adeguati staff composti da sceneggiatori, parolieri, dialoghisti e traduttori. Migliaia di professionisti che si vendono per denaro, come tutti noi d’altronde. Vale molto poco, dunque, puntare il dito verso di loro – come verso i piloti degli aerei che rilasciano scie chimiche nel cielo o gli impiegati di Equitalia – per sentirsi meno colpevoli. Lo siamo tutti, chi più chi meno, al soldo di qualcuno. La maggior parte di noi per otto ore al giorno, altri – più fortunati – soltanto per pochi momenti nella vita.
Anche i ghostwriters sono strutturati per via gerarchica, come i personaggi a cui scrivono i testi. Anch’essi, come chiunque si adatti al sistema, sono proni agli ordini che giungono dall’alto ed assumono come linea guida quella percorsa dal loro diretto superiore. E’ il processo di controllo a cascata che ben conosciamo e che permette alle piramidi di cartone di stare in piedi. Sistema che si può far saltare dall’interno solamente se ne esce rapidamente un numero adeguato di tasselli, ma trovare la forza di uscirne per davvero è estremamente difficile senza la motivazione derivante da uno shock. D’altronde tutti i nostri principali cambiamenti cognitivi derivano da uno shock. I benpensanti che ancora insistono nella politica dei piccoli passi e dell’accontentarsi del meno peggio dovrebbero cercare di visualizzare la dimensione planetaria di questa secolare struttura di controllo, rendersi conto – ammettiamolo – della grandiosità di questo mastodontico baraccone fatto per tentare e distrarre le anime più semplici, curiosamente reso forte dalle debolezze dei singoli. Non si può smontare un pezzo alla volta, dall’interno, con le petizioni, le raccolte firme e i volantini ciclostilati.

Spegnerlo non è sufficiente
L’unica è uscirne finché si è in tempo, finché non si è ancora del tutto assuefatti. I primi passi sono noti: buttare il televisore e gran parte degli elettrodomestici dalla finestra; smettere di spendere denaro e smettere di lavorare, per quanto possibile; ridurre i consumi all’osso; abbandonare le città, coltivarsi un orto, ritornare vegetariani – se non pranici – e meditare su tutti gli errori fatti e da fare; ritirare i figli dalle scuole ed istruirsi da soli, finché non tolgono la spina, utilizzando le mille fonti alternative disponibili sul web; smettere di utilizzare farmaci ed alimenti confezionati; utilizzare l’energia del Sole e del vento; parlare ed ascoltare sé stessi e gli altri. Insomma, le solite cose trite e ritrite che tutti sanno e nessuno fa. Fossi rimasto in Italia, probabilmente non le avrei fatte nemmeno io. Per questo mi sono trasferito in Africa dove questo tipo di condotta non fa notizia e la gente è molto più bella che da noi. Mangiano un cazzo e sono più belli di noi, non c’è niente da fare. Perciò, se posso permettermi un consiglio al lettore volenteroso giunto fin qui, ti dico: “Cambia, prova, lanciati, shockati da solo prima che lo facciano gli altri per te.”
Sempre più osservatori, in effetti, sostengono che l’umanità sia diretta proprio verso uno shock pazzesco che la farà saltare ad un nuovo livello di consapevolezza. Tra di essi, alcuni sentono che questo shock è un destino già scritto a prescindere dagli attori, altri stimano che esso sia evitabile – o posticipabile – ma che in questo momento sia fortemente voluto ed indotto da qualcuno, volontariamente.
Una via per scoprire chi comanda a questo mondo può essere allora quella di prendere in considerazione la direzione in cui quel qualcuno ci sta portando e cercare di interpretarne le intenzioni. Sempre che non abbiano ragione i deterministi. Si può, credo, trovare un accordo tra le due interpretazioni convenendo sull’evidenza che c’è una ristretta elite di individui che dirige tutto il baraccone ma in effetti, se ciò accade, è perché comunque doveva andare così.
Anche accettando che il nostro destino comune sia inevitabile, possiamo comunque sollazzarci ad osservare il tutto cercando di capirci qualcosa per esserne il più possibile immuni. Tanto, come si suol dire, s’ha da morì. Sapere è potere – lo ripeteva anche il nonno – ed attualmente l’uso più sano del potereconsiste nel proteggersi da quello altrui. Ciascuno, individualmente, rendendosi conto di essere soggetto ad un numero sempre più elevato di interferenze nocive al proprio libero esistere e libero pensare, dovrebbe rimboccarsi le maniche e sforzarsi di cercare la consapevolezza nell’umiltà, insieme a chi già ci prova. Ma non succede a molti, purtroppo, perché evidentemente non deve andare così.
Dubito che ci sarà una sincera redenzione collettiva, subitanea e spontanea. Probabilmente non ci sarà nemmeno in caso di shock – o meglio – lo shock necessario dovrebbe essere tanto grande (una riduzione della popolazione mondiale ai bei tempi di Adamo ed Eva) che non ci voglio nemmeno pensare anche perché la probabilità che Adamo sia io e che mia moglie sia Eva è davvero remota.
V CAP


Quindi, nessuna biblica redenzione collettiva. Più probabile che accada ciò che segue: depressione, guerriglia urbana ed epidemie in Occidente, polvere da sparo e veleni in Medio Oriente, espansione dell’Oriente e dell’emisfero australe. Lo so, girano le balle a pensare che i predestinati a scamparla siano proprio i cinesi, ma questa sembra la direzione più coerente all’andamento degli avvenimenti.
D’altronde i cinesi – e gli orientali in genere – sono funzionali al “dopo”. Sono gente fisicamente debole, di indole mite e propensa a chinare la schiena. In un futuro che si presume robotizzato, la necessità di mano d’opera si ridurrà ai programmatori ed ai manutentori delle macchine. E chi meglio di un cinese?

Ma non c’è solo il dovere. C’è anche il piacere. Per loro disgrazia, la maggior parte dei maschi cinesi sono minidotati ed esteticamente raccapriccianti. Qualche ragazza si salva, ma poca roba. Va sottolineato, invece, come i meticci cino-qualcosa vengano molto bene, specie se quel qualcosa è nero. Poiché ai sovrani del mondo interessa di certo continuare a sollazzarsi le parti basse con gente bella, giovane e fresca, l’idea di preservare dall’olocausto un’etnia cino-africana o cino-sudamericana è forse la più azzeccata. Ne uscirebbero sudditi con poco sale in zucca, scarse pretese e con un culo da favola.
[Mi tornano in mente le parole di Domenico Schietti – che in passato pubblicai fin quando il blog TNEPD non fu attaccato da ‘malwares’ (che sparirono allorché cancellai il feed di Schietti dalla Syndication) – il quale sottolineava spesso che in cima alle piramidi si davano tutto questo gran daffare ad accumular potere più che altro per raccattare figa e cocaina gratis. Che spasso leggere Schietti, lo ripubblicherei se solo ricominciasse a scrivere.]
Insomma, se ancora non riusciamo ad aver chiaro ‘chi’ comanda a questo mondo, abbiamo almeno assodato il come (col sistema delle piramidi di menzogne, tentazioni e paura), il dove (in tutto il pianeta, parrebbe persino in Antartide), il quando (da secoli se non millenni, ma si spera ancora per poco) ed il perché (per avere sempre ragione, specie nel torto). Insomma, questi vogliono far girare il mondo al contrario, un pò come Superman quando muore Lois Lane, per tornare indietro nel tempo all’epoca della frusta e dello ius primae noctis.
Dici di no? Allora rispondi sinceramente. Se tu potessi, non allontaneresti da te e dai tuoi cari le persone pericolose o anche solo fastidiose al vostro quieto vivere? Non è anzi quello che già fai con giardini, siepi, cancellate e portoni? Non è quello che già fai confidando di traferirti a breve in un quartiere un pò più caro ma di maggior prestigio? Oppure quando scegli un ristorante più costoso perché certa gente non ci può entrare? Ammettilo, a te non va di stare al bancone del bar – spalla a spalla – con albanesi e marocchini perché puzzano, sbraitano e ti danno fastidio; meglio una bella figa.
Ecco, a qualcun altro non va di condividere questo pianeta con te e – visto che può – agisce allo scopo. Come dargli torto?

VI CAP
Se non sono interessati ad apparire sui rotocalchi, i sovrani del mondo tengono di certo ad entrare nella storia. Ma che storia? Quella che fa comodo a loro, ovviamente, poiché la storia la fa chi la racconta, in assenza di fonti alternative. La storia la fanno i vincitori, come si suol dire. Quella che ci propinano a scuola e attraverso i media è una favola tutta riscritta da loro e non può quindi essere che il prologo degli eventi che essi intendono realizzare nel futuro. E’ una sorta di vaccinazione, l’ennesima supposta.
D’altronde le nozioni storiche che restano nella testa delle masse sono prevalentemente eventi imperiali di soprusi, dolori e vizi. I grandi miti del passato sono tutti madidi di sangue e merda. Un pò come gli attuali.
Se va bene, la prima grande civiltà che l’uomo comune tende a ricordare è quella egizia. I faraoni, la sfinge, le piramidi. La cartolina che rappresenta al meglio l’impero egizio nell’immaginario collettivo ha le tre piramidi di Giza in primo piano e migliaia di schiavi coi capelli a caschetto che tirano pietre nel deserto sullo sfondo. Le parole chiave dell’impero egizio nella cultura popolare sono: schiavi (flessibilità del lavoro), piramidi (grandi opere) e Cleopatra, che è di tutt’altra epoca ma una bella figa ci sta sempre bene. Un’iconografia chiara che vuole collegare la maestosità delle più evidenti imprese umane ad un necessario sfruttamento di masse di servi. “Sì, vabbuò – dirai tu – e chi se li incula gli egizi al giorno d’oggi?” Eppure quella egizia è una simbologia più ricorrente di quanto si creda. Si pensi ad esempio agli obelischi; ce n’è uno in Piazza San Pietro in Vaticano, uno di fronte alla Casa Bianca a Washington e uno in fondo ai Campi Elisi a Parigi e molti altri che ora è lungo elencare. Ce se sono migliaia in giro per il mondo. Non c’è che dire, la promozione dell’iconografia egizia è in mano da millenni ad un ottimo ufficio di pubbliche relazioni.
Il successivo mito imperiale tramandato alle masse dalla storia ufficiale (manualistica, narrativa e – al giorno d’oggi – cinematografica) è quello diAlessandro MagnoBello, giovane, figlio di mammà e culattone. Uno che non voleva fare il re, non voleva comandare sui popoli, voleva solo menare la spada. Un guerriero più che un sovrano. Essendo il primo dei due “magni”, Alessandro il macedone è anche quello su cui esistono meno fonti reali e dunque il personaggio sulle cui spalle è più facile ricamare una storia ad hoc. L’immagine di Alessandro Magno che si è stampata nella memoria collettiva è quella di un guerriero che brandisce una spada (armi) insanguinata (dolore e morte) in groppa ad un cavallo rampante (la forza, il successo corrispondono a quanto dolore sai provocare). A proposito della sua omosessualità, va ammesso che a quell’epoca per i ricchi era uso comune inchiappettarsi anche i ragazzini oltre che le ragazzine. Non saprei dire se il macedone fosse uno dei pochi ricchi che lo prendevano nel popò o uno dei tanti che lo mettevano. Il tema necessiterebbe di maggiore approfondimento ma – visto che i greci si studiano alle medie – i professori tendono a sorvolare. Ci pensa il cinema a far rientrare dalla porta il pruriginoso particolare uscito dalla finestra avvalendosi dei servigi del “sempre presente quando c’è da confondere la gente” Oliver Stone. Stone, ovviamente, fa passare Alessandro Magno per uno che lo prendeva. In linea con l’omosessualizzazione della società operata tramite la propaganda e le vaccinazioni.
Poi è toccato a noi, i romani. Boia chi nega che pensando ai romani viene subito in mente una carovana di legionari alla conquista, che so, della Gallia. Guerre, eserciti, impero. Agli italiani si gonfia il petto quando si parla di romani (quelli antichi), siamo tutti un pò orgoglioni di essere i pronipoti del popolo dei Cesari. Beh… a quei tempi, fossi stato un abitante di un qualsiasi tranquillo villaggio del bacino del Mediterraneo, mi sarei sentito come un moderno libico (o palestinese o egiziano o iraqeno, o afgano, o siriano, o vietnamita o cambogiano, o messicano, o pakistano… o… sotto il fuoco incrociato dei missili ammericani). Fa fico guardare le cartine storiche e commentare: “Guarda come ci eravamo espansi! Avevamo conquistato fino a qui e qui e qui.” Fa fico, sì, se stai dalla parte dei più cattivi.
E dopo i romani? Fu subito Medioevo, che per l’uomo medioccidentale significa Chiesa Cattolica Romana e secoli bui. Del Medioevo la gente comune ricorda l’inquisizione, la peste e i roghi delle streghe. Inutile sottolineare quanto sangue e quanta merda ciò rappresenti procrastinato per otto/nove secoli.
VIII CAP

Dell’epoca dei comuni quasi nessuno ha sentito parlare, manca di quel tenore imperiale che contraddistingue la storia che i vincitori sono interessati a propagandare.
La storia ‘per tutti’ riprende con Cristoforo – nomen omen – Colombo e la sua grande impresa. Insomma, grande impresa… il fischio d’inizio del maggior olocausto che si ricordi: la colonizzazione di quelli che oggi chiamiamo Nord e Sud America. Spagnoli, francesi, inglesi, olandesi, portoghesi, nordici, sudici, tutti andarono, uccisero e sgraffignarono. Qualcuno si decise persino a rimanerci in pianta stabile su quella terra grondante sangue. Non a caso molti, oggi più che mai, li definiscono ‘popolo di Satana’ questi ammericani. Quella iniziata con Colombo è l’epoca dello sfruttamento coloniale ed ancora non si è conclusa. E’ inimmaginabile il valore economico dell’arricchimento che taluni realizzarono nei primi secoli dell’era moderna, il XVI ed il XVII, in termini di proprietà terriere, metalli preziosi e beni reali. Fortune immense concentrate già allora nelle mani di pochi. A possedere tutto questo ben del diavolo erano i sovrani, pesantemente condizionati nel loro procedere da interessi particolari, ma per lo meno esposti in prima persona nei confronti dei sudditi, ossia dei servi, degli sfruttati che ci sono sempre stati e ancora ci sono, numerosi quanto allora benché oggi più creduloni.
L’eccessiva visibilità e la decadenza dei costumi furono fatali agli epuli regnanti europei di quell’epoca. Essi caddero come mosche nell’arco di un secolo. Anche di questa stagione, non a caso, si ricordano in special modo le maggiori carneficine: la rivoluzione americana, quella francese e quella russa.
Rammarica constatare che la storia (vera o presunta che sia) del diciannovesimo secolo è un foglio bianco per la maggior parte del pollame. Troppi eventi, troppi personaggi. Le menti semplici tendono a saltare direttamente alla seconda guerra mondiale perché quella è una vicenda semplice, cinematografica, con un cattivo sanguinario da una parte e i buoni che vanno ad esportare la democrazia coi bombardamenti a tappeto dall’altra. Parliamo della Libia? Dell’Iraq, Pakistan, Vietnam, Corea, Messico, Sudan, Palestina, Cambogia, Kosovo, Afghanistan, etc, etc? No, parliamo dell’Italia del 1945. Comunque sia, della seconda guerra mondiale si ricordano tutti perché c’era Hitler. Senza un personaggio così straordinario, con quei baffetti, la seconda sarebbe caduta nel dimenticatoio come la prima. Alzi la mano chi si ricorda come è andata la prima guerra mondiale! Chi stava di qua? Chi stava di là? Chi è passato di qua? Chi è saltato di là? Chi ha vinto? Chi ha perso? Noi con chi stavamo? Buio completo.
Della seconda guerra mondiale tutti ricordano che i cattivi erano i tedeschi (coi giapponesi, mavalà?) e i buoni erano gli ammericani e gli inglesi. Ce l’abbiamo stampato in testa che è andata così anche se a bombardarci furono proprio loro ed a tagliare le gambe a Hitler e a uscirne meglio di tutti, a conti fatti, furono i russi.
E venne la Democrazia Cristiana. Segnati questa previsione: il governo del nuovo ordine mondiale sarà una specie di pentapartito all’italiana. E siamo stati noi ad inventarlo: il più stabile sistema di governo pseudo-democratico dell’epoca moderna, il più soft ed inattaccabile dei totalitarismi mascherati. Quarantaquattro anni di governo ininterrotto – gente! – nessuno ha saputo fare tanto nel tumultuoso XX secolo. Un nome, una garanzia: DC Democrazia Cristiana. Quarantaquattro anni.
Non c’è dubbio, i più diabolici strateghi della manipolazione di massa, da che mondo è mondo, li ha il Vaticano. Mannaggia a loro!
Insomma, dopo lo shock della Terza Guerra Mondiale probabilmente il mondo entrerà in un nuovo Medioevo. Noi italiani siamo ultra-vaccinati da mezzo secolo di Democrazia Cristiana e questo gioca a nostro favore. Ci adatteremo meglio di altri. Anche in Italia, comunque, la classe media subirà un severo downgrade da BB+ a C-. Non saranno le impietose Parche della finanza ad emettere la sentenza, ma lo sportello del bancomat che si rifiuterà di sputar soldi. A quel punto, dopo tanti tentennamenti, le persone imbracceranno davvero il forcone e cominceranno a scannarsi tra loro.
VIII CAP
Insomma, il mondo è bello perché è vario, ma evidentemente non abbastanza. Infatti i più non riusciranno ad aprire gli occhi prima che sia troppo tardi.
Temo che risulterà vano lo sforzo elargito dai tenaci comunicatori di libero pensiero allo scopo di reindirizzare il corso degli eventi convincendo le persone a riconvertirsi alla ragione, al buon senso ed alla pace. E’ troppo difficile, impossibile – come detto – che la redenzione avvenga senza uno shock. No shock, no redenzione. Convinto di questo, chi auspica per l’umanità un “salto di consapevolezza” sta lavorando alacremente alla produzione di un bel botto globale.
Si provino a visualizzare le “masse” – intese come agglomerati di persone – e ad enumerarle se ci si riesce. Miliardi di individui, di cui buona parte analfabeti e massima parte aggrovigliati nei miasmi del sistema. E’ impossibile, sono troppi ed impreparati. Figuriamoci se li si riesce a riconvertire tutti al buon senso. In effetti non ci si riesce nemmeno con categorie più ristrette e che si presumerebbero più ricettive.
Basti pensare che il 99% degli analisti storico-politici considerati notevoli (quelli “pubblicati”) disquisiscono ancora in termini di Stati e nella contingenza attuale sostengono che l’Iran, la Cina e la Russia sono fuori dal ‘Sistema Occidentale’ o che – quanto meno – rispondono ad un padronedifferente dagli Stati Uniti e dall’Europa. Globalisti per vent’anni, oggi si riscoprono revanscisti dellafavola della destra e della sinistraNon può esistere localismo politico in un contestoeconomicamente globalizzato. Gli Stati nazionali non esistono più da un pezzo.
Nulla esiste più da un pezzo perché nulla è come la gente crede che sia, da generazioni. Tutto è reale ma nulla è vero.
La politica è un teatro di pupi, recitano tutti; l’economia è una barzelletta costruita affinché il pollame accumuli debiti (in ultima analisi inesegibili); la finanza è un casinò coi tavoli truccati; l’arte è decaduta ad intrattenimento e/o propaganda; i preti celebrano matrimoni e si fanno spompinare dai chierichetti tanto un vescovo tedesco insegna loro come farla franca; l’aria, le acque e le terre sono inquinate da sostanze tossiche che siamo noi i primi a far finta di non vedere; il sole è perennemente oscurato da scie di veleni spruzzati appositamente per noi. Ma che ci frega! Tanto le vaccinazioni ci hanno condannato ad essere handicappati per tutta la vita. La mia generazione e quelle successive sono spacciate dalla nascita. Quei babbei dei nostri genitori ci hanno fottuto l’esistenza al terzo mese. Siamo tutti sulla stessa barca. Bianchi, neri, gialli, giovani, vecchi, alti, bassi, belli, brutti, polli e somari. Siamo tutti sulla stessa fottutissima barca. Rendersene conto aiuta a sollevare un poco le palpebre.
Aprire gli occhi oggi, per come la vedo io, non significa soltanto rendersi conto delle evidenti storture del sistema e non significa nemmeno scoprirne qualcuna in più degli altri. Coloro i quali hanno compreso la futilità del discorrere di politica ‘nazionale’ in un mondo privo di poteri nazionali non sono affatto fuori dal coma. Coloro i quali hanno imparato ad osservare l’evolversi degli eventi umani, oltrepassando almeno in parte la coltre di menzogne e luoghi comuni di cui siamo quotidianamente sommersi dalla nascita alla morte, godono di un punto di vista favorevole ma ciò non è ancora sufficiente.
Aprire davvero gli occhi sulle dinamiche del potere, per chi ha già assolto i due punti precedenti, significa rendersi conto che non c’è modo di arrestare il processo, significa accorgersi ed ammettere che le forze in gioco sono così sproporzionate che né un singolo, né un gruppo più o meno organizzato, né uno Stato (se mai ne esiste ancora qualcuno) possono opporsi al programma stabilito. ‘Quelli a cui non frega un cazzo’ sono e saranno sempre la maggioranza preponderante della comunità. Cercare di spiegargliela ad uno ad uno, o cento per volta, non è la via.
Se siamo davvero consapevoli della longevità della gestione del potere mondiale e della diffusione virulenta del male dentro ed intorno a noi, se davvero riusciamo ad ammettere a noi stessi quanto siamo a tutt’oggi condizionati fino alla più banale delle azioni e alla più indubitabile delle convinzioni, se rigettiamo l’orgoglio ed accettiamo l’umiltà, se davvero ci lasciamo folgorare dal dubbio, allora – caro mio – benvenuto nelclub di chi ha capito che non c’è verso di ‘sconfiggere i cattivi’.
E non sono di certo quattro blogger del terzo millennio i primi ad essersi resi conto di come gira la fiera, che i padroni vincono sempre. Se ne sarà ben accorto qualcun altro nel corso dei secoli che da Babilonia ci hanno condotto all’oggi. Qualcuno si sarà ben reso conto dell’inevitabilità della faccenda, che il banco vince sempre, che i lieto fine li hanno inventati loro perché tutta la letteratura scolastica (ossia la sola letteratura a cui accede il 90% dei non analfabeti italiani e del mondo) è roba loro. E sono loro le canzonette, il cinema, i media di massa, le banche, le multinazionali, gli eserciti, le religioni, i governi, i servizi segreti, le proprietà immobiliari, le riserve auree ed alimentari, i brevetti, le sementi, le terre e le foreste e dai! E’ tutta roba loro. E’ tutta roba loro!
Possiamo cliccare tutti i “Mi Piace” che vogliamo. A questi non gli torciamo un capello.
E se mai riesci ad aprire uno spiraglio in uno qualsiasi degli ambiti del potere, se la tuaaudience supera il limite permesso, se fai un passo oltre, se caghi fuori dalla tazza questi ti fanno sparire e nessuno si ricorderà mai di te, i tuoi parenti penseranno ad un incidente e ciao. La lista dei suicidati è lunga.
Dal canto mio considero l’attività di ricerca della blogosfera, con tutti i suoiinconvenienti, un’attività assolutamente meritoria ed utile, uno splendidoescamotage per riempire il tempo. Cosa buona, insomma. A livello individuale può essere considerata una via per dare un senso al proprio vivere sociale, un fare la propria parte. Di certo è l’ultima spiaggia di buon senso che resta al mondo della comunicazione. Ma non sarà mai “la” soluzione o parte della soluzione perché non c’è una soluzione, perché non c’è una verità. La blogosfera non impedirà l’avvento dello shock. Lo shock è inevitabile.
Farsene una ragione e cominciare a discutere partendo da questa premessa può aiutarci ad interpretare meglio la domanda che ormai ci perseguita da otto puntate: “Chi comanda a questo mondo?
Chi è il capitano della tinozza da crociera su cui siamo tutti, volenti o nolenti, imbarcati?
Perché la prua punta dritta su quel grosso iceberg?
Scusi, mi può indicare la toilette?



 IX CAP


Nicole
Se sei arrivato a questa pagina ancora sveglio, converrai con me che non serve a una mazza discutere dell’atteggiamento dei sindacati sulla questione dell’articolo 18, oppure analizzare le correnti del PD o le orge di Prepuzio Mussoloni. Può divertire, ma non serve ad altro. La discussione ‘politica’ attuale è tuttoentertainment buono per riempire i palinsesti televisivi tra un serialammericano e un telequiz. La politica era un potere, oggi è una branca deimedia. Decidono altri.
Purtroppo è evidente che non serve a nulla nemmeno sviscerare proposte alternative, tutte di gran lunga migliori di qualsiasi cosa i reggenti del globo hanno in serbo per noi ma tutte costrette nell’imbuto otturato della politica locale che, come detto, non esercita più alcun potere decisionale. Di proposte notevoli ed intuitivamente condivisibili ce ne sono parecchie, tipo riappropriarsi della sovranità monetaria, uscire dall’ONU, secedere dalla Comunità Europea, bombardare la Svizzera, trombare la Minetti e via discorrendo. Hanno tutti ragione, son cose che andrebbero fatte, ma non accadrà.
Io non sono in grado. Nessuno, da solo o in allegra comitiva, è in grado di realizzare tutti i punti segnalati. Nemmeno ricorrendo alla violenza. Si potrebbe, con spirito positivo, cominciare dall’ultimo – di gran lunga il più accessibile – ma subito dopo bisognerebbe bombardare la Svizzera, proposito non semplice da realizzare. Figuriamoci riappropriarsi della sovranità monetaria!
Quella progettata dai reggenti è una prigione con le porte aperte e – in definitiva – un posto di merda. Eppure piace. Forse in un lontano passato era differente, ma adesso è proprio una fottuta prigione di merda. Di sangue e merda, per l’esattezza. Eppure piace.
Il problema è che piace. Il vecchio Benito si chiedeva: Come si fa a non diventare padroni in un paese di servitori?” e il vecchio Indro rispondeva: “La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni ma una tentazione dei servi.” Uscirne si può, ma piace. Così ne escono in pochi.
A tal proposito, parecchi lettori a cui piace si sono lamentati del fatto che, giunti ormai al nono capitolo della saga “Chi comanda a questo mondo?”, non siano ancora usciti i nomi. Dimmi il nome! Fuori i nomi!
Eccoli qua, i vostri cazzo di nomi. Ecco i ricconi che dovete convincere a fare i bravi:

La famiglia REYNOLDS, la famiglia DUPONT, la famiglia ONASSIS, la famiglia LI, la famigliaROCKEFELLER, la famiglia ROTHSCHILD, la famiglia FREEMAN, la famiglia KENNEDY, la famigliaCOLLINS, la famiglia ASTOR, la famiglia BUNDY, la famiglia VAN DUYN, la famiglia RUSSEL.
Altri cattivoni sono diponibili a questo link.

Esclusa l’ipotesi aliena, ci sono altissime probabilità che quelli testé elencati stiano in cima alla catena alimentare del pianeta Terra. Chi li conosce? Chi li ha mai visti in faccia?
A questo punto, lasciamelo dire, sapere chi comanda a questo mondo mi interessa relativamente. Non è viltà. E’ buon senso. I nomi ed i cognomi – e gli indirizzi – non sono poi così importanti. E’ una battaglia persa in partenza. Cosa vorresti fare?
Li vai a prendere a casa per dirgliene quattro? Scordatelo. Sono introvabili e – non sia mai che li trovi – inavvicinabili.
Oppure fai una bella denuncia? A chi? Alla magistratura italiana che è metà al soldo loro e metà al soldo delle mafie regionali? Ah! Ah!
Oppure ti butti in politica? Ah! Ah! Ah! Magari ce la fai e a furia di volantini diventi presidente del consiglio. Bravo, poi fai un bel decreto legge che ristabilisce tutte le sovranità che l’ex-StatoItalia non ha più da tempo, spedisci almeno un milione di burocrati agli arresti domiciliari e aspetti. Cosa? I droni della NATO, ovviamente. Ma magari sono occupati in Siria o in Iran e hai qualche giorno per sfogarti. Che fai? Instauri una dittatura benevola? Sei in ritardo. La dittatura benevola l’han già presa, molti la chiamano Nuovo Ordine Mondiale e per noi italiche genti in menù ci sono manganelli e salassi fino ad esaurimento scorte. Ah Ah! Sì, buttati in politica. Comunque ne riparleremmo tra vent’anni, se va bene.
Lotta armata? Ci hanno già provato. Non funziona. Loro hanno i carri armati e i droni e a te hanno tolto la mutua.
Fondi una nuova religione? Potrebbe funzionare, ma ci vogliono secoli e qui il tempo stringe.
Allora, col duro e onesto lavoro, accumuli un piccolo capitale che poi reinvesti in un’attività tutta tua e poi, piano piano, metti via i soldini sotto il materasso e poi… e poi fammi il piacere, questi qua fanno girare i fantastiliardi, a paccate. Un mese fa Mario Draghi ha timbrato un foglio che elargiva mille miliardi di Euro alle banche dei signori elencati poc’anzi. Mille miliardi di euro. Hai voglia il gruzzoletto.
Fai carriera e risali le piramidi della paura? [Cara, hai stirato il grembiulino? Non ancora? Cazzo! Ci vuole una tiratina. Sniff. Stronza, ma non lo sai che l’occhio ti vede? Dov’è il Ritalin? Tutto vede quell’occhio! Stronza. Passami il compasso che ho fretta stasera c’ho il rito. Tiratina.Sniff. Ciao.] Vuoi vivere così?
Ed eccoci a noi. Resta il mondo dellacomunicazione. Al popolo è impedito l’accesso a tutti gli altri poteri, monopolizzati dall’establishment, ma per qualche ragione i reggenti ci lascianouno spiraglio mediatico in cui soffiare liberamente, per adesso. Questo spiraglio io lo chiamoblogosfera. E’ piccola cosa, un brufolo in ombra sul grande culo luccicante della comunicazione. Meglio di un calcio nelle palle, comunque.
Di primo acchito vien da pensare che sia una trappola, un pò come Google, Facebook e tutto il resto. Ci esponiamo, praticamente ci selezioniamo e schediamo da soli e poi, una notte, il blitz. Può darsi. Speriamo di no.
Forse i reggenti non sono poi spietati come li si dipinge e ci lasciano un pò d’ossigeno per non spegnere del tutto il cervello, il nostro ed il loro. Non possiamo fare un gran male, dopo tutto. Forse, come gli altri, ci permettono di esistere perché siamo utili ai loro scopi o forse perchésenza la blogosfera questo web, per non dire questo mondo, sarebbe davvero di una noia mortale.
Per quanto mi riguarda, se non esistesse la blogosfera, non saprei che farmene di internet. Me ne andrei definitivamente fuori dal sistema, in un qualche luogo non raggiunto dai tentacoli della telefonia mobile, in spiaggia magari, a fottere e fottermene.
a magnare pasta al pomodoro.


 X CAP



Se i reggenti non sono poi tanto spietati con la blogosfera, di certo lo sono con la gente in carne ed ossa. Il restyling in corso dell’architettura sociale italiana è una prova che la mano del padrone si fa sempre più pesante.
Le linee guida relative al mondo del lavoro, per esempio, sono più delineate di altre. Va premesso, per chi non lo sapesse, che il lavoro è il cappio che tiene gli individui legati al sistema. Non il lavoro inteso come operosità, o “fare cose”, ma il lavoro inteso come propria fonte di sussistenza. Mi spiego: un milionario che intaglia statuine di legno e le vende al mercato delle pulci travestito da barbone non è uno che lavora e nemmeno un comunista; è soltanto un operoso stravagante. Invece, un individuo anche elegante che col suo salario, qualsiasi esso sia, arriva più o meno a fine mese e se perde l’impiego si trasforma in unhomeless appiedato con tutta la sua famiglia, quello è uno che lavora, uno che non può decidere di smettere, uno schiavo del sistema, uno col cappio al collo, per l’appunto. Non acaso, il motto sul cancello all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz recitava: il lavoro rende liberi. Il danno e la beffa, come si suol dire.
Ecco, a proposito delle ‘politiche’ intraprese su suolo italico in merito al ‘mercato del lavoro’, ovvero la ‘tensione’ della ‘corda’ decisa dal padronato, le linee guida dei reggenti possono dirsi ben delineate:
  1. Precarizzazione di massa nel settore privato, che provocherà il definitivo crollo dei consumi, che spazzolerà via buona parte della piccola e media impresa borghese lascito del secolo scorso e farà sprofondare la classe media al rango di proletariato. Con la media e piccola borghesia spariranno anche quei movimenti culturali e politici che la rappresentano a livello sociale e mediatico. La televisione, l’extasy dei popoli, contribuisce da anni allo scopo, burinizzando le masse. Chi pensasse che c’è tempo per reagire, che questo è solo l’inizio, si renda conto che quella che ha raggiunto la maggiore età negli ultimi anni è già la terza generazione di lobotomizzati dal piccolo schermo. La tivvù e la pubblica (d)istruzione hanno da tempo proletarizzato i cervelli dei giovani d’oggi, anche di quelli borghesi. Non si torna indietro.
  2. Oltre che nelle masse, sta già avvenendo una certa selezione anche ai piani alti, specie nella borghesia industrialotta e trafficona, quella che si è sempre riconosciuta in Prepuzio Mussoloni, per intenderci. Ai piani medio-alti delle piramidi l’abdicazione di solito si consuma negli uffici degli avvocati. Chi si avvede in tempo di essere fuori dai programmi dei monopolisti dominanti può trattare una buonuscita e ritirarsi a vita privata. Agli altri ci pensa la magistratura, tanto nessuno ha l’armadio vuoto. Chi ha vissuto Tangentopoli sa di cosa parlo.
  3. I reggenti, al contempo, stanno fidelizzando l’apparato burocratico, preservandolo de factodalle ‘riforme’ in corso, sia fiscali che contrattuali. Vedendone la convenienza, una parte dell’alta borghesia che conta ancora su certe sovranità dello Stato confluirà in questo apparato in un maldestro ritorno al medioevo dei notabili. Aumento della pressione legislativa (scartoffie) e aumento della pressione giuridica (strabismo nella lotta all’evasione fiscale) faranno il resto.
Insomma, sembra di stare nella Russia del 1916. Gli stravolgimenti sociali e la selezione delle gerarchie in piena attuazione provocano attriti a tutti i livelli delle piramidi della paura. C’è chi dice che l’equilibrio precario potrebbe spezzarsi alla base (rivoluzione popolare) oppure più sù (colpo di Stato). Propendo per la prima ipotesi e porto due ragioni a sostegno: la prima è che l’alta borghesia italiana è tutta, in un modo o nell’altro, aggrappata ai mutandoni ben oliati dell’apparato statale, la seconda è che anche solo un abbozzo di rivoluzione popolare provocherebbe il caos e consentirebbe una sanguinosa repressione.
E’ una prigione di sangue e merda, non scordiamocelo.
E in fondo sono soltanto detenuti che si accoppano tra loro.
Basta chiudere un occhio e lasciarli fare, per un pò.

 XI CAP

“Un potere è innocuo soltanto quando
chi è consapevole di possederlo
è già persuaso a non farne uso.”

Dunque, fino a questo punto abbiamo accertato alcune evidenze: a prescindere dalla forma pubblica che assume, la gestione del potere si esprime dall’alto verso il basso. Esercita potere un padre che educa un figlio, un vigile che alza la paletta dal bordo della strada, uno Stato che esige l’IMU dai suoi cittadini e via discorrendo. In generale, ogni interazione sociale in cui vi sia condizionamento dell’agire altrui è una manifestazione di potere.
Tralasciando i minuscoli ambiti in cui la gente comune si sollazza ad esercitare le briciole di potere che le sono concesse, risalendo le piramidi della paura incontriamo forme più organizzate di amministrazione del condizionamento. Nel recente passato, nell’immaginario collettivo, esse venivano attribuite alle gerarchie e burocrazie degli Stati nazionali (parlamento, magistratura, esercito e via discorrendo), in una parola: le istituzioni. Ci si attendeva, in contropartita, che tali istituzioni impersonali esercitassero il potere loro ‘concesso’ con equità, a beneficio del popolo, che assumessero le leggi a metro del proprio agire ed il senso dello Stato a faro.
Come abbiamo ampiamente osservato nella realtà quotidiana e nei capitoli precedenti, non funziona così e ad oggi è ormai chiaro che la gestione dei ‘poteri superiori’ è slegata dai contesti statali di cui dall’alto ci si serve come copertura e braccio operativo. Sempre più osservatori parlano di ‘poteri forti’, di ‘élites al potere’, di ‘monopolio del potere’, di ‘dinastie millenarie’, ‘oligarchie’, ‘lobbies’ e via discorrendo.
Ma se comandare significa esercitare potere, in cosa consiste in effetti il potere?
Il potere esiste quando c’è almeno un individuo che lo esercita ed almeno uno che lo sopporta. In assenza di uno dei due attori, il potere non è esercitabile.
Ora, se sei arrivato fin qui, presumo che tu stia nel gruppo di quelli che lo sopportano, come me, ma non con gusto. Se è così, il primo punto da chiarire è: “Ti vuoi liberare del condizionamento altrui?”, “Vuoi davvero smettere di sopportare?”.
Non è detto, infatti, che al tuo sentirti oppresso e sottomesso si accompagni anche la volontà di uscire dalla situazione in cui ti trovi.
Per esempio, se tu fossi assolutamente certo che la maggior parte dei tuoi pensieri, delle tue inclinazioni e delle tue scelte sono condizionate da quello che guardi in tivvù, se lo sapessi per certo, saresti capace di staccare la spina e di portare l’intruso elettrico dal primo rigattiere?
Per esempio, se tu fossi assolutamente certo che qualsiasi alimento confezionato (qualsiasi cibo soggetto ad una forma di packaging) è più nocivo che utile alla tua salute, se tu lo sapessi oltre ogni ragionevole dubbio, saresti pronto a rimboccarti le maniche e cercare un accesso ad alimenti privi di conservanti, coloranti, emulsionanti, resti di questo e quello, etc. etc.?
Per esempio, se tu fossi assolutamente consapevole che le scie chimichepersistenti rilasciate da certi aerei nel cielo sopra la tua testa sono dei veleni che, per via respiratoria o alimentare, sono destinati al tuo corpo, se la cosa ti fosse lampante, saresti pronto a trasferirti in un contesto in cui quei veleni non vengono spruzzati?
Pensa a chi vive a ridosso di centrali nucleari, raffinerie, antenne di Radio Maria, miniere. Ci sono cittadine col 40% di malati di tumore eppure quelli mica si muovono da lì. Crepano a quarant’anni e costringono i figli al medesimo destino piuttosto che fare i bagagli. La decimazione continua, eppure è sotto gli occhi di tutti.
Quindi, non è sufficiente rendersi conto di essere servi per smettere di esserlo.
E’ un buon inizio, ma non basta.
XII CAP
Questo è il dodicesimo ed ultimo capitolo. Il primo è qui.

“Agli stolti non si può insegnare;
ai pavidi ed agli increduli si può
provare ad essere d’esempio.”

Dopo tanto peregrinare siamo arrivati ad inquadrare con sufficiente nitidezza il rapporto servo-padrone su cui si basa il gioco in cui siamo immersi. L’atteggiamento del servo nei confronti del sistema in cui è inserito può essere fondamentalmente di tre tipi:collaborazionesopportazione,rifiuto.
Ormai conosciamo a menadito i collaboratori del sistema, i servi ricchi, lepecore scaltre, gli alpinisti delle piramididella paura, gli iniziati in cappuccio e grembiulino, i banksters senza scrupoli, gli elegantoni con gli armadi pieni di scheletri, le facce di tolla, i marchettari. Vanno incontro al loro destino a lunghe falcate.
Al contempo possiamo dolerci ma non adirarci della condotta della maggioranza, ossia di chi pensa di risolvere la propria vita sopportando. Lo abbiamo fatto anche noi per anni, fino al momento in cui abbiamo avuto il privilegio di trovare la forza di mettere in dubbio la realtà come ci veniva descritta, la realtà di tutti gli altri. Guardandoci indietro non possiamo che ammettere di essere stati buoni servi per una parte della vita.
Proprio qui sorge il problema. Lo siamo ancora. Consapevoli di esserlo – e per questo meno buoni – ma pur sempre servi. Se dopo aver analizzato la situazione e ponderato le opzioni, scopriamo che il sistema non fa per noi, che non ci va di essere né servi né padroni, allora non possiamo incrociare le braccia ed aspettare che le cose cambino da sé. Si tratta di passare dalle parole ai fatti, altrimenti dopo un pò ci si scopre a grufolare nella greppia di quelli che sopportano il meno peggio e a pigolare in un corteo del PD.
L’anelito alla libertà che pervade i pensieri dei servi che non amano la propria condizione merita di essere tradotto in fatti tridimensionali, palpabili. Studiare, analizzare, criticare, comprendere van bene. Comunicare, informare e stimolare gli altri vanno benissimo. Ma, come detto, non bastano.
Abbiamo visto come il sistema sia infrangibile se si adottano strategie tradizionali, al che nasce spontanea la domanda: “Come si può combattere chi detiene il monopolio dei sei poteri su cui si basa la struttura della società?”
Il sistema non è rivoluzionabile dall’interno, non lo si può affrontare e vincere, ma almeno si può evitare di perdere e quindi di alimentarlo. A tal proposito, oltre un anno fa scrissi un post ‘Se volessi diventare famoso’ che chiudeva così:
“Questa società gioca una strana partita. L’unico modo di vincere una mano pare essere d’astenersi dal giocare.”
Ebbene, il rifiuto del sistema – per non restare mera teoria – può essere tradotto nella pratica nei termini di unaastensione dal sistema. Qualcosa di diverso da una fuga e diverso da una resistenza passiva. Uscire dal sistema, a ben vedere, non è vietato, è soltanto caldamente osteggiato.
Qual è il torto più grande che un servo può fare al suo padrone? Rubargli in casa? Riempirlo di botte? Mettergli il lassativo nella minestra? Trombargli la figlia? No. Smettere di servirlo.
Il bello è che, nel nostro caso, dipende solo dal servo. Chiunque può sciogliere i propri legami, tutelarsi dal sistema senza correre alcun rischio e con buone probabilità di successo. L’obiettivo individuale che ogni servo può porsi per vincere la battaglia per la propria libertà è quindi l’uscita volontaria, senza compromessi, dal rapporto servo-padrone. Sembra difficile soltanto perché gli altri, intorno a te, non lo fanno.
Concludo dunque questo breve pamphlet con una manciata di consigli pratici che mi auguro possano stimolare all’azione gli spiriti più virtuosi. Consigli, tra l’altro, utili a risparmiarsi imbarazzi nel rispondere alla domanda: “E tu, cosa stai facendo per cambiare le cose?”
Ecco cosa fare:

  1. Smetti di lavorare. Come? Semplice. Non vai a lavorare. Hai bisogno di tutto il tuo tempo, non puoi sprecare energie ed ore preziose. Molla il lavoro, anche se ti piace (poi scoprirai che non ti piaceva affatto). Tanto ti licenzierebbero comunque a breve.
  2. Vendi tutto il vendibile. Elettrodomestici inutili (praticamente tutti tranne il computer, il rasapeli e i vibratori), veicoli, abbigliamento, etc. Insomma, vendi tutta la roba accumulata in scellerati anni di consumismo. Alla fine dovresti restare con un buon gruzzoletto e al massimo tre valigie. Scoprirai così che gran parte dei mobili che hai comperato non servono a una mazza e venderai pure quelli.
  3. Riduci le spese all’osso. Come? Sii parsimonioso. Spendi soltanto per cibi e vizi sani, anche se sei ricco. Anzi, soprattutto se sei ricco. Comperare cose è l’attività più idiota che esista, soprattutto se parliamo di servi che comperano cose inutili destinate ad essere accumulate ed infine abbandonate. Meno roba hai, più sei libero.
  4. Se stai con l’acqua alla gola non darti fuoco, ma smetti di pagare. Tasse, multe, cedole, rate, abbonamenti, etc. Smetti di pagarle tutte. Ovviamente prima svuota il conto in banca e nascondi i contanti in un luogo sicuro. Poi dimenticati dei debiti, rimuovili dai tuoi pensieri. Non ritirare più le raccomandate e se citofona gente che non conosci, non rispondere. Se ti convocano in tribunale non ci andare. Passeranno gli anni ed è probabile che archivino. Se non archiviano, alla peggio ti giudicheranno in contumacia e poi citofoneranno. Tu non rispondere. Torneranno. Tu non rispondere. Dopo un po’ smetteranno di romperti i coglioni, fidati. Non possono farti più di tanto. Se ti prendono prima della prescrizione, dichiarati instabile politico e perseguitato psichico. Ci cascano sempre. Se non ci cascano, manda una mail a Paolo Franceschetti. (Puoi ridurre drasticamente lo stress trasferendoti in Sud America o in Africa dopo aver completato i primi tre punti, anche se non hai l’acqua alla gola.)
  5. Impara la gratuità nel chiedere e nell’offrire. Se chiedi qualcosa in prestito, rendilo meglio di come l’hai ricevuto. Se presti qualcosa, non aspettarti di riceverlo indietro.
  6. Leggi, pensa e tromba, leggi, pensa e tromba. Finché ce n’è. Poi fatti uno zabaione e ricomincia.

Tra l’altro, una volta vaporizzati – o almeno ridotti al torsolo – i legami col sistema servo-padrone, una volta liberi insomma, risulta molto più intuitivo trovare una propria risposta responsabile alla domanda che titola questo saggio e decidere, infine, chi comanda a questo mondo.
Agli stolti non si può insegnare; ai pavidi ed agli increduli si può provare ad essere d’esempio.
E, talvolta, si deve.




Fonte http://www.tnepd.com/2012/chi-comanda-a-questo-mondo-i




In Italia, storia del paese



Tratto dal blog http://www.tnepd.com/2012/in-italia-1-le-origini-della-repubblica-2

Pubblico a puntate un breve saggio sulla storia italiana dal 1946 a Mani Pulite che scrissi un paio di anni or sono, quando ancora prendevo qualcosa sul serio. Purtroppo non è né sfacciato né sboccato quanto i post più recenti e le allegorie sessuali sono davvero rare, pertanto ne sconsiglio la lettura.

Premessa sulle premesse

Mi sono accorto, discutendo di politica italiana con un amico, che molte premesse all’analisi che io davo per scontate non lo erano affatto per lui. Ne deduco che probabilmente esse possono non essere nitide anche per molti altri. Mi prodigherò perciò a chiarire i concetti indispensabili mano a mano che se ne presenterà l’occasione, per evitare fraintendimenti.

Non possiamo esimerci, prima di parlare della politica italiana attuale, dalla redazione di un resoconto stringato delle sue origini. Sia chiaro fin d’ora un assunto metodologico: la ricostruzione che intraprendiamo non ha alcuna velleità di completezza nè d’indubitabilità. Ben inteso, da questa parte dello schermo siamo convinti che un fondo di verità sia celato in quasi ogni sillaba del testo ma anche che gli stessi concetti possano esser tradotti ed interpretati in modi diversi.

Saremo letti da chi già si occupa di analisi politica e di storia ma anche da chi, per esempio, non si è mai posto il problema del perché in un Paese che si presume repubblicano, democratico e sovrano, le leve del potere non siano mai state concesse alle mani del popolo. Invitiamo pertanto tutte le categorie umane che ne avranno occasione, ad approciarsi a questo breve saggio con spirito critico nei confronti della realtà prima che dei suoi interpreti. Le invitiamo a rimuovere temporaneamente ogni disegno precostituito nella memoria ed a colmare quel vuoto coi frutti dell’esercizio intellettuale. Ogni spunto di questo breve saggio sarà così propizio all’elaborazione curiosa di nuovi concetti, alla loro discussione e – nel migliore dei casi – alla loro condivisione.


Le origini

La Repubblica Italiana nacque nel 1946 e lo fece su fondamenta molto fragili. Colonna portante del neonato spirito nazionale fu da subito una favola, la favola della destra e della sinistra. Diffusa in Italia – al pari di tutta l’Europa – al termine della seconda guerra mondiale, essa riscosse in men che non si dica un successostrepitoso. Ben presto tutti si convinsero che essa non fosse altro che la pura verità e trasmisero questa convinzione ai propri figli e questi ai loro, tant’è che molti ancora oggi – alla terza generazione – sono convinti che non si tratti affatto di una favola.

L’Italia uscì dal secondo conflitto mondiale (1939-1945) con le ossa rotte ma soprattutto con gli americani, le mafie e la chiesa cattolica non solo a piede libero, ma padroni del territorio. Le tre forze in campo non si equivalevano ma si completavano reciprocamente: gli Stati Uniti col loro esercito di soldati, le mafie col loro esercito di picciotti, il Vaticano col suo esercito di preti.

Alla caduta del regime fascista, piaccia o meno, la penisola si presentava come un veliero appena scampato alla tempesta. Il capitano era affogato tra i flutti, l’equipaggio stremato osservava il timone privo di governo. l’Italia visse in quel frangente un drammatico vuoto di potere che necessitava d’essere colmato in fretta. Un’occasione che si sarebbe potuta sfruttare meglio? Probabile, ma in tutta evidenza i tempi non erano ancora maturi. Fu così che lo stivale si immerse a piè pari in una contraddizione di fondo da cui non sarebbe più stato capace di uscire. La Repubblica nacque serva di tre padroni.

I tre armatori recuperarono il relitto e fecero quello che qualsiasi socio di buon senso avrebbe fatto nella stessa situazione: si misero d’accordo e si spartirono ciò che restava del battello e dell’equipaggio. Il loro obiettivo era quello di qualsiasi imprenditore: realizzare un utile maggiore dell’investimento. Il capitale materiale a disposizione era una lingua di terra nel mar Mediterraneo, il capitale umano erano i milioni di superstiti che la abitavano.

Ci piace pensare che la Trimurti si riunì in una saletta riservata di un palazzo vaticano, davanti ad uno scotch e ad un vassoio di tartine al salmone norvegese. Porporati, picciotti e generali… dovette essere una riunione decisamente movimentata. Che cosa decisero?

Grazie al cielo optarono per la repubblica democratica, una soluzione moderna che accontentava tutti. Vedremo poi perché. Gli Stati Uniti, che a sentir loro erano venuti generosamente ad esportare la democrazia, fecero del nord una zona cuscinetto a livello politico-militare ed una loro colonia economica. Le mafie si tennero il sud. Il Vaticano prese in carico il ruolo di collante di tutta la nazione e di moderatore nelle relazioni fra i soci, in altre parole, la direzione generale. A quel punto fu annunciato agli italiani che erano diventati tutti cittadini elettori di una libera repubblica.

I novelli elettori in buona parte erano analfabeti. Gli italiani uscivano dal ventennio fascista e soprattutto da cinque anni di guerra, pochi avevano esperienza di democrazia partecipativa. Non per questo erano dei fessi. Di sicuro non si poteva raccontar loro la verità altrimenti nessuno sarebbe andato a votare. Ma qual era la verità, se mai ce n’è una?

Bisogna farsene una ragione, la verità era – ed è – che da che mondo è mondo ci sono dei padroni. In origine, forse, ciascuno era padrone di sè stesso e madre natura di tutti, ma durò poco. Presto vennero i capi-villaggio, poi i signori delle cittaà e i sacerdoti. Poi vennero i re, gli imperatori, i monarchi ed i dominii si fecero Stati. Insomma, di padroni se ne erano sempre avuti, gente che usava sedere su troni tempestati di pietre preziose, che s’agghindava d’ermellino, che montava a cavallo alla testa del suo esercito, gente che sfilava in carrozza nel tripudio delle folle. Il popolo, fino alla metà del diciassettesimo secolo, trovava la cosa del tutto normale.

“Loro erano loro e tutti gli altri non erano un cazzo.” parafrasando la definizione di questa faccenda data dal magistrale marchese del Grillo. Era stato così da sempre, si badi, da sempre.

Vennero poi le rivoluzioni ‘popolari’ ed i padroni reagirono ciascuno a modo suo. Due esempi opposti: in Inghilterra avvenne una fusione quasi indolore delle esigenze di tutti. Ci volle oltre un secolo di tira e molla ma poi monarchi, grandi possidenti terrieri e popolo finirono per intendersi e trassero in seguito enormi benefici da questa chiarezza di rapporti. Aleksandr Sergeevic Puskin, sul tema, lasciò ai posteri questo motto: ’Giovanotto, se questi miei scritti dovessero cadere nelle tue mani, ricorda che i cambiamenti migliori e più solidi sono quelli che provengono dal miglioramento dei costumi senza nessuno sconvolgimento violento.’ In Francia le cose non andarono altrettanto bene, padroni e popolo non trovarono un accordo pacifico e la misero in rissa.

Tutto quanto detto per chiarire che, prima delle “rivoluzioni democratiche” intervenute nel diciottesimo secolo, i padroni ed il popolo si erano sempre accettati reciprocamente per quello che erano. Ed era stato così da sempre.

Saltiamo al 1943. L’Italia sta vivendo un momento storico simile alla Francia pre-rivoluzionaria. Dopo due decenni di convivenza, il proprietario (il Re), l’amministratore delegato (Mussolini) e la forza lavoro (il popolo) non vanno più d’accordo. L’amministratore delegato ha accentrato su di sè troppo potere e ne ha abusato. La guerra fa la sua parte nel rendere ancor più critica la congiuntura. Mentre gli operai appendono la dirigenza al ramo più alto, il proprietario (il Re) si scopre solo di fronte a vecchi e nuovi potentati. Preti, soldati e picciotti compongono un esercito che nemmeno Garibaldi… che dio lo fulmini.

La Trimurti, riprendiamo il filo del discorso, ebbe dunque carta bianca. Avrebbe potuto adottare una soluzione conservativa, mantenendo in vita una monarchia di facciata. In questo caso la proprietà sarebbe di fatto passata alla Trimurti ed il Re ne sarebbe divenuto il portavoce. Il Vaticano, interessato ad assumere quel ruolo, si oppose strenuamente all’ipotesi conservativa. Per questa ed altre ragioni prevalse infine l’opzione repubblicana coi suoi pregi ed i suoi difetti. Vediamone i principali.

Anzitutto la forma repubblicana era la nemesi pubblica di quella che in ambito privato si definisce ‘Società per Azioni’. A tal uopo prevedeva la costituzione di un’assemblea, il parlamento, rappresentativa delle ‘quote azionarie’. Nella teoria accademica e nell’immaginario collettivo la proprietà era distribuita all’azionariato diffuso (i cittadini) in quota di una azione a cranio ed il parlamento ne riassumeva gli umori. Nella pratica delle cose, come abbiamo visto, tre soci si dividevano gran parte della torta. La forma repubblicana era decisamente utile anche al fine di preservare la pace sociale. Era popolare, moderna, ‘alla moda’ tra gli intellettuali, un deterrente enorme alle rivoluzioni dal basso. Unico neo del meccanismo: i padroni dovevano lasciare il palcoscenico, bisognava evitare che la gente si accorgesse che “loro erano sempre loro e tutti gli altri, come sempre, non erano un cazzo.”

All’inesperto elettorato italiano del secondo dopoguerra fu fornita una versione alternativa alla realtà, ingenua se vista a posteriori, ma straordinariamente efficace nella pratica: la favola della destra e della sinistra.

La favola inizialmente era poco più che un canovaccio, naif ma ben congegnato. Raccontava che il mondo, dopo la guerra, si era diviso in due. Da una parte c’erano gli americani, quelli che erano venuti da lontano per liberare (a suon di bombe) l’Italia da Mussolini, dall’altra parte c’erano i comunisti. Gli americani stavano a sinistra sulla cartina ma a destra politicamente. Non una destra cattiva come quella fascista, ma comunque abbastanza a destra. Gli americani erano gente allegra e se uno voleva cercar fortuna l’America era a detta di tutti il posto giusto in cui trovarla. I comunisti mangiavano i bambini e sulla cartina stavano in alto a destra ma politicamente stavano in basso a sinistra. Sulle cartine americane invece i comunisti stavano proprio a sinistra. Gli operai più poveri votavano comunista. I comunisti erano associati al colore rosso ed erano amici dei russi. L’assonanza dei termini facilitò l’associazione d’idee. I russi erano acerrimi nemici degli Stati Uniti.

Da una parte gli azzurri, dall’altra i rossi. Bastava scegliere da che parte stare e votare da quella parte. Questa era la favola. Gli italiani se ne appassionarono.

La Trimurti era tranquilla sull’esito della scelta elettorale. I filo-americani erano numerosi in tutto lo stivale, gli indecisi – che erano la maggior parte – chiedevano consiglio al parroco, al sud la collaborazione delle mafie garantiva un controllo assoluto. Nonostante ciò, nello stupore generale, l’opzione ‘di sinistra’ piacque agli italiani ben oltre le previsioni ed il Partito Comunista Italiano divenne rapidamente il più forte tra i suoi omologhi dei Paesi sotto la sfera americana. Alcuni leaders comunisti di quell’epoca erano davvero convinti che un’economia collettivizzata fosse auspicabile. Che avessero ragione o torto, la Trimurti non l’avrebbe mai permesso. E non lo permise.



Spronato dai commenti e dalle critiche di alcuni lettori, aggiungo gli approfondimenti relativi al capitolo sotto forma di domande e risposte.

1. Nella trattazione, a mio parere, il ruolo del Partito Comunista Italiano viene sminuito. Come la mettiamo col ruolo enorme che svolse il PCI nel Comitato di Liberazione Nazionale?

Il CLN fu un governo assembleare straordinario costituito dagli antifascisti nel 1943. Non parteciparono al CLN alcuni gruppi di sinistra che non accettavano il compromesso dell’unità nazionale su cui si basava e che prevedeva la “precedenza alla lotta contro il nemico esterno a fianco dell’alleato angloamericano, spostando a dopo la vittoria il problema dell’assetto Istituzionale dello Stato”. Il primo atto politico del CLN dopo il 25 aprile 1945 fu l’abrogazione delle leggi economiche sulla socializzazione delle imprese. Ora… con tutta la buona volontà, quelle del CLN non mi paiono davvero istanze comuniste. E non dovettero sembrar tali nemmeno ad altri, visto che non aderirono al CLN formazioni politico militari antifasciste di rilevante importanza come Bandiera Rossa Roma e formazioni anarchiche di pesante valenza. La stessa adesione al CLN di Stella Rossa fu complessa e problematica.

In ultimo va sottolineato come l’esperienza dei Comitati di Liberazione Nazionale fu un’esperienza breve (1943 – 1946 meno di tre anni di cui due bellici), contestualizzata in un momento critico e congenitamente disordinato. I reali equilibri del potere vennero alla luce in seguito, a bocce ferme come si suol dire. Con questo non s’intende sminuire il sacrificio dei tanti uomini coraggiosi che parteciparono alla resistenza, ma sottolineare come di quel sacrificio si fecero beffa coloro che assunsero le redini del potere in seguito.

2. La sinistra e la destra non possono essere una favola, il Fronte Popolare aveva milioni di iscritti in Italia. Non è che gli italiani scoprirono la sinistra. La sinistra c’era già ed era molto potente. Se dietro alla DC c’erano gli americani, dietro al PCI non c’era forse Stalin?

Urge un riassunto stringato delle origini del PCI. Il Partito Comunista Italiano (PCI) fu partorito il 21 gennaio 1921 a Livorno come Partito Comunista d’Italia (sezione italiana della III Internazionale). I suoi dirigenti vissero in clandestinità o in esilio nel corso di tutto il ventennio fascista. Assunse il suo nome definitivo (si fa per dire) il 15 maggio 1943, in seguito allo scioglimento della III Internazionale e mentre ancora operava in clandestinità tra Mosca, Parigi e l’Italia per la sua netta opposizione al regime fascista vigente in patria. Caduto il regime nel 1943, il PCI ricominciò a operare legalmente partecipando immediatamente alla costituzione di formazioni partigiane. I comunisti divennero presto la parte preponderante dei gruppi clandestini della resistenza italiana, organizzati nelle Brigate Garibaldi sulle montagne e nei GAP e nelle SAP nelle città. Oltre alla lotta armata, il PCI continuò il suo lavoro politico continuando nell’organizzazione degli operai e promuovendo scioperi ed agitazioni soprattutto nei primi mesi del 1944. La dichiarazione di guerra del Governo Badoglio ai danni della Germania pose il PCI dinnanzi ad un bivio: continuare nella linea, richiesta dalla base, di contrapposizione frontale a Badoglio e alla Monarchia o l’assunzione di responsabilità di governo. Nel marzo del 1944 Togliatti, dopo aver avuto un incontro con Stalin, tornò in Italia e praticò quella che rimase famosa come la svolta di Salerno con la quale il PCI, anteponendo la lotta antifascista alla deposizione della Monarchia, sancì il proprio ingresso nel Governo. Infatti il PCI partecipò agli esecutivi antifascisti successivi al governo Badoglio I. Nel mezzo secolo successivo non gli sarebbe più capitato.

In Italia, nel 1943 la “sinistra” non c’era. Se chiedevi alla gente se era di sinistra, rispondevano di sì solo i mancini. Non esisteva proprio la “sinistra”. Esistevano i comunisti italiani, ma fino al 1943 erano un manipolo di intellettuali sparsi per le capitali europee.
L’URSS sostenne in qualche modo la resistenza partigiana comunista? Probabile. Ciò avrebbe permesso in tempi brevi una grande diffusione del movimento comunista in Italia? Altrettanto probabile. Ma anche se fosse, la “sinistra” non c’era. Nel 1943, nel 1944, nel 1945 c’era l’URSS comunista, questo sì, nemica dei fascisti e dei nazisti. In un batter di ciglia tutto fu stravolto. Nel 1946 c’era sempre l’URSS comunista, la stessa, ma improvvisamente era diventata nemica degli americani, dei preti e dei bambini. E adesso, finalmente, stava a sinistra.

3. Secondo me il problema, anche allora (parlo degli anni cinquanta e sessanta) era che il sistema politico-elettorale in Italia non permetteva alternative, pur non avendo assolutamente nulla a che vedere con il maggioritario. La favola, come la chiami, ebbe il “merito” di dare una visione nitida, anche se intimamente distorta (è questo il paradosso, uno dei tanti paradossi di cui la storia dell’uomo è gravida), delle cose ad una massa enorme di gente atavicamente abituata a delegare ad altri il compito di pensare. Però mi chiedo – e ti chiedo – che alternative c’erano in un mondo diviso fra i due blocchi?

Nella fase finale della seconda guerra mondiale il quadro italiano era decisamente complicato. Sul territorio ci ritrovammo contemporaneamente le forze alleate angloamericane che risalivano lo stivale, i fascisti arroccati in settentrione che non mollavano ed altri che si erano redenti, i tedeschi che adesso ci sparavano addosso, la chiesa cattolica che predicava, assolveva e seppelliva, le mafie che tramacciavano nell’ombra, i comunisti che tornavano dall’esilio con tutta l’intenzione di fomentare i movimenti operai. Sappiamo chi prevalse, quella che abbiamo chiamato Trimurti. Perchè? Perchè erano i tre soggetti più forti del momento? In parte è così, ma non solo.

Abbiamo visto che il Partito Comunista Italiano, dal 1944 in poi, aveva preso rapidamente piede tra le masse più povere ma al suo interno le discussioni erano cominciate ben prima. Sebbene esiliati o clandestini, sebbene ancora privi di un seguito significativo, sebbene tutti vittime dello stesso sistema, Bordiga, Gramsci, Togliatti, Tasca e gli altri precursori del comunismo italiano non fecero che litigare per un decennio. Solo l’entrata in guerra del 1940 seppe coagulare le correnti interne in un unico fronte antifascista. Morto il fascismo, svanì anche la momentanea coesione.

Nel frattempo, come prevedibile, gli altri si misero d’accordo per spartirsi la torta e relegarono i rossi al ruolo di eterni secondi, di opposizione permanente, di antagonista inoffensivo in un dualismo artificioso. Nel 1944 Togliatti dovette scegliere se assumere il ruolo di opposizione al sistema o di opposizione nel sistema. Si fece un giro a Mosca e là gli dissero di accettare il gioco proposto dalla Trimurti.

Sarebbe stata preferibile una posizione moralmente intransigente? Era quello il momento di lottare? Probabilmente sì, ma le idee non erano chiare, mancavano le energie, mancava la volontà. Il PCI sarebbe dovuto nascere come alternativa al sistema della Trimurti ed invece accettò da subito il ruolo di comprimario all’interno del sistema. Avrebbe potuto essere un movimento popolare dal basso ed invece finì per essere un movimento di sinistra e questo, lo sappiamo, non significava nulla. Avrebbe potuto lottare per rendere l’Italia agli italiani ed invece finì per consegnare gli italiani alla Trimurti. Ne conseguì che il PCI non sedette mai in consiglio d’amministrazione, fu talvolta invitato ‘a latere’, divenne il sindacato degli operai nell’azienda dei padroni, il cuscinetto tra i tre potenti usurpatori e la massa di proprietari legittimi.

L’Italia divenne il set di un film in cui la DC faceva l’MI6 ed il PCI faceva la Spectre. Uno qualsiasi di quei film dall’esito scontato prima ancora dei titoli di testa. Nel 1944 Togliatti dovette scegliere se assumere il ruolo di antagonista perdente in un colossal già in piena produzione o quello di protagonista in un film a budget limitato che forse non sarebbe mai stato girato. Si fece un giro a Mosca e là gli dissero di accettare la parte. La favola della destra e della sinistra faceva comodo anche a loro.


Siamo al secondo capitolo della nostra breve storia della politica repubblicana. Il consiglio per chi non ne abbia ancora avuta occasione è quello di smettere subito di leggere e andarsene a spasso sotto le scie chimiche oppure a farsi una bella trombata nel terrore di prendere l’AIDS; per chi fosse capitato su questo testo senza aver cominciato la lettura dal primo capitolo, il consiglio è il medesimo.

Nel primo capitolo abbiamo visto come nel secondo dopoguerra si diffuse in Italia la favola della destra e della sinistra. Vedremo ora come evolse negli anni successivi. Furono i decenni del boom economico alimentato dal Piano Marshall. L’odierna consuetudine americana di esportare democrazia, distruggendo per poi ricostruire, era allora ai primi vagiti. In attesa di proseguire è d’obbligo spendere due parole sull’elettorato italiano di allora e di oggi.
Segue sino al capitolo 9

lunedì 19 marzo 2012

Go back to sleep. Contando le pecore al ritmo dei tamburi da guerra


"Oggi l'economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose perlopiù inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che da soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente."
Tiziano Terzani 
Fonte http://websulblog.blogspot.it/2012/03/oggi-leconomia.html


Sono stufo. Sinceramente stufo per non dire che ne ho le palle piene.Non dei politici, dei ministri, dei presidenti e dei direttori, non dei collusi, dei corrotti e dei corruttori. Tutta gente che si fa gli interessi suoi. Tutta gente che si crede più furba degli altri? No, tutta gente che è più furba degli altri. Gli altri sono i cosiddetti cittadini. Pecore con uno spiccato orgoglio da pecora, servi vilipesi che lo prendono nel popò ma a schiena dritta, senza chinare la testa, onorabilmente. Continua qui: Pecore by http://www.tnepd.com/2012/pecore



Che droga gira?


                                             Video visto sul blog www.stopcensura.com


Stamani si legge sul Fatto un titolone a caratteri cubitali: Sotto il governo Monti debito pubblico record “32mila euro a cittadino, neonati compresi”
Poi proseguendo nella lettura si ha la grande notizia, Adusbef e Federconsumatori, che assegnano al governo Monti il record dell’esecutivo che, negli ultimi 15 anni, ha registrato la più consistente crescita mensile del debito pubblico, pari a 15,4 miliardi. Dal 1996 in poi, sottolineano ancora Adusbef e Federconsumatori, gli incrementi del debito pubblico sono andati crescendo di volume: il primo governo di centro sinistra (1996-2001) ha proceduto a colpi di 2,7 miliardi di euro al mese. Col successivo governo Berlusconi (2001-2006) siamo arrivati ad oltre 3,8 miliardi al mese. Il nuovo governo Prodi (2006-2008) ha ritoccato le emissioni portandole a 3,9 miliardi al mese. Con l’ultimo governo Berlusconi (2008-2011) l’incremento si impenna fino a superare i 6 miliardi al mese. Ma sotto il governo Monti la cifra è addirittura raddoppiata arrivando a quasi 15,5 miliardi di euro al mese e “raggiungendo un record difficilmente superabile”. Fonte Il Fattoquotidiano

Ma questo non era il governo dei sacrifici? La “Frignero” che versava le lacrime, lei che naturalmente è precaria con contratto co.co.pro., e che si preoccupa per le lacrime che gli italiani verseranno non si preoccupa minimamente che il governo da lei gestito, quello delle banche, raddoppia addirittura il debito? E poi ci si lamentava del “nano”. Ecco il nuovo che avanza! Nello stato di “rincoglionimento” in cui versano le masse, non sono più attivi di zombie, perpetrano le loro azioni quotidiane e non c’è il minimo segno di cambiamento. Negli anni addietro in America si diffondeva il viaggio con l’LSD e in questo sia la CIA che l’FBI hanno collaborato e gestito la diffusione della sostanza psicotropa, perché in fondo una massa ipnotizzata è gestibile facilmente a differenza di una che pensa e si pone delle domande. Di questo passo non siamo molto lontani dalla Grecia o dall’Argentina, la quale ha già detto che si stupisce della stupidità dei nostri governi e delle misure di austerity applicate, poiché sono le stesse che hanno fatto si di vedere l’esercito davanti alle banche e le persone senza più un centesimo che nemmeno avevano da mangiare, con il presidente che prendeva il volo in elicottero. Lo dico sempre, la storia non serve a nulla, si ripete in moto perpetuo. Bellissimo questo filmato, “La Banca della Magliana”, una chiara visione della realtà. E poi sono tutti pronti a criticare se uno rubo nei supermercati magari, i ben pensanti, governati da delinquenti che mantengono ogni giorno e ascoltano a bacchetta, fanno tutto quello che questi signori, signori non è proprio la parola adatta, chiedono e pretendono. E tutto questo viene considerato “normale”, va bene, ma cosa possiamo farci, tanto non ci si può fare niente … è il sistema, comandano loro … peccato che il sistema siamo noi, noi con le nostre piccole azioni quotidiane ...

Ok, negli anni 60/70 veniva diffusa l’LSD, MA OGGI che cazzo di droga stanno assumendo??? Ditemelo, qua sta girando una nuova droga che non conosco!

Dioniso777

PERVERSIONE


Perché la castità è considerata una virtù e non una perversione sessuale contro natura?
Perché così, in questo modo, l'uomo può essere "educato" a crescere come un bonsai: un albero in miniatura non più in grado di svilupparsi e crescere liberamente secondo la propria natura e in accordo con la propria dignità...
Per fare un bonsai occorre tagliare le radici all'albero, e il sesso è la "radice" delle energie dell'essere umano: controlla la sessualità di un essere umano e ... avrai un potere immenso su di lui.
Poichè inizierà a sentirsi insicuro circa tutto quanto naturalmente sorge in lui: inizierà a sentirsi profondamente, intrinsecamente sbagliato.
Chi si sente "sbagliato" prima o poi avrà bisogno di una "guida"... e così il gioco è fatto... si è creato il presupposto per diventare un bonsai a crescita "pilotata"... in modo che non disturbi troppo con una crescita esuberante e incontrollabile...
La castità E' una perversione poichè reprime ciò che di spontaneo sorge all'interno dell'essere umano, è la perversione peggiore poichè le energie che sorgono sono quelle che porteranno a Fioritura l'essere umano: così come delle radici forti che scendono in profondità nel terreno daranno energia all'albero adulto cresciuto in Libertà e in armonia con la propria Natura.
Non si deve confondere la condizione del Brahmachari con la castità: il Brahamchari ha trasceso la sessualità; non l'ha repressa. La differenza è enorme: puoi trascendere solo ciò di cui hai fatto PROFONDA ESPERIENZA... non puoi trascendere ciò che ti è ignoto: come potresti trascendere ciò che non conosci?
Nel Brahmachari la sessualità, l'energia sessuale si Verticalizza e diventa Pura Creatività. La "creatività" sale di livello, compie un Balzo Quantico: non agisce più soltanto sul piano "orizzontale" (procreazione biologica)... si sposta in altre Dimensioni, come quella Artistica ad esempio.
Ma è la medesima Energia... che sale di livello, che compie un salto di Qualità.
Se si reprime l'energia sessuale si ottiene invece un perfetto IDIOTA manipolabile, inconsapevole e timoroso delle proprie energie, un CASTRATO in tutte le dimensioni.
Gli resta solo funzionante un testicolo biologico... utile per dare figli a un Dio che non esiste e a una Patria che lo vuole schiavo.


fonte http://oshoblog.over-blog.it/

l'energia sessuale può essere repressa per diversi motivi,
non si accetta la propria animalità,si vede la sessualità come qualcosa di sporco di sbagliato
questo grazie agli insegnamenti della chiesa cattolica infatti i preti sono per la maggioranza perversi e pedofili,reprimendo il sesso naturale, la sessualità prende altre vie,innaturali.

Ai giorni d'oggi c'è un 'altro tipo di repressione, dovuta alla paura della malattie, c'è chi teme di essere contagiato facendo sesso e preferisce non farlo per questo dobbiamo ringraziare OMS e tutto il sistema della medicina ufficiale che preferisce impaurire piuttosto che curare,i vantaggi sono enormi per chi tira le fila, gente terrorizzata pronta a prendere ogni tipo di farmaco ( compresi i vaccini come per il papilloma virus vedi link) per far sparire ogni traccia di virus (interferone) oppure a fare ogni tipo di test (molti Inutili e falsi per es "Il test per il cancro alla prostata è inutile. Parola di chi lo ha inventato"L’affidabilità del test del Psa nella diagnosi del cancro alla prostata? «Poco più che tirare una monetina in aria». È clamorosa la dichiarazione del professor Richard Ablin, docente di Immunologia alla University of Arizona College of Medicine.) per poi farsi operare inutilmente.
per non parlare della frode scientifica del secolo;aids vedi 
link
Alla fine di questi trattamenti fisici e psicologici regalati dalla chiesa e dalla medicina
ci ritroviamo persone che sono solo un lontano ricordo di un essere umano.

Ci ritroviamo in un mondo di schiavi pronti a subire ogni tipo di ingiustizia solo perchè si sentono timorosi e impuri.
Bloccare lo sviluppo sessuale delle persone per avere il controllo di un popolo.
Questa è una delle strategie dei manipolatori al potere

Ivano Antar Raja
Pubblicato da Ivano , fonte

Brave New World


Qualche giorno fa ho recensito un recente film, “In time”, dove in un futuro distopico, la popolazione viene geneticamente modificata affinché diventi immortale. Le élites sono, infatti, riuscite ad implementare una modifica genetica permanente in questa popolazione del futuro, costringendola a guadagnare tempo per sopravvivere. Tutto ciò viene eseguito per ridurre la popolazione, in quanto, secondo la classe dirigente, “per un gruppo di pochi immortali, la maggioranza deve morire”. Ovviamente non siamo ancora arrivati a tanto, ma il meccanismo è simile. Abbiamo un finto problema, creato ad hoc dal sistema, come il riscaldamento globale e, per risolverlo, vengono proposte risoluzioni che porteranno inevitabilmente alla riduzione della popolazione, con svariate implicazioni eugenetiche. Nel seguente articolo vengono proposte una droga emozionale di modo che sviluppiamo “empatia” nei confronti dell’ambiente (come se fossimo noi cittadini a non rispettare l’ambiente) ed una modifica genetica, sì da procreare a scelta un figlio robusto, due medi o tre piccoli. Creando le giuste condizioni, cioè un mondo materialista, dove l’apparenza è tutto ed una crisi globale (con globale intendo mondiale, ma anche di tutti i valori dell’uomo) i satanisti stanno adempiendo velocemente la loro agenda volto allo sfoltimento della popolazione. Ci stiamo avvicinando ad un futuro simile a “Brave New World” o ad “In time”? La sensazione è questa. In ogni caso, giudicate voi.

Un nuovo studio che verrà pubblicato su "Ethics, Policy and Environment" sostiene che dovrebbe essere presa in seria considerazione la possibilità di drogare le masse con sostanze che le rendano più rispettose dell’ambiente, propone anche la modifica genetica dei bambini al fine di renderli più piccoli e diminuire quindi il loro impatto sull’ambiente.

In un’intervista rilasciata a "The Atlantic" il principale autore dello studio, Matthew S. Liao, professore di Bioetica alla New York University, sostiene che gli esseri umani dovrebbero essere sottoposti a modifiche “biomediche” al fine di contribuire a combattere il cambiamento climatico.

Riflettendo sulle logiche conclusioni, le proposte di Liao superano di gran lunga qualsiasi cosa Aldous Huxley abbia scritto in "Brave New World", un romanzo distopico del 1932 su una futura dittatura scientifica che cerca, attraverso le droghe e la manipolazione genetica, di ridurre l’umanità stato di completa e servile sottomissione.

Esprimendo rammarico sul fatto che le carbon taxes non serviranno a nulla contro le emissioni di carbonio, Liao suggerisce altri metodi, tra cui “l’intolleranza alla carne indotta farmacologicamente” per cui la gente prenderebbe dei farmaci o indosserebbe degli adesivi (come quelli che indossano quelli che vogliono smettere di fumare) che “stimolerebbero il sistema immunitario a respingere le comuni proteine bovine".

Al fine di ridurre i consumi e l’impatto ambientale di un essere umano, Liao suggerisce che potrebbe essere applicata una politica simile, ma più flessibile, di quella della Cina , imponendo ai genitori di scegliere tra l’avere un figlio grande, due medi o tre piccoli.

Questo potrebbe essere realizzato tramite una “diagnosi genetica preimpianto”, in cui gli embrioni verrebbero impiantati in base all’altezza, oppure usando“farmaci che riducono o aumentano l’espressione dei geni paterni o materni, al fine di influenzare l’altezza alla nascita.”

Alla domanda se la manipolazione genetica dei bambini sia etica o giusta, Liao risponde citando la necessità di affrontare il “cambiamento climatico”, come la preoccupazione morale più pressante.

Liao suggerisce successivamente che drogare l’opinione pubblica potrebbe influenzare positivamente la loro “volontà” di donare soldi in beneficenza ad organizzazioni come la Oxfam, che sostengono l’agenda sul riscaldamento globale, grazie al “miglioramento farmacologico di empatia e altruismo”.

“Per esempio, vorrei mandare un assegno a Oxfam, ma a causa della mia pigrizia forse potrei non farlo mai. Ma se accresciamo le mie capacità empatiche con i farmaci, allora forse supererò questa mia pigrizia e invierò l’assegno", afferma Liao.

Naturalmente, gli stessi farmaci possono essere impiegati per rendere qualcuno più incline a compiere qualsiasi azione. A seconda di chi comandi, questa rappresenta in fondo, l’opportunità di castrare chimicamente il libero arbitrio.

Liao chiarisce, alla fine del colloquio, che l’industria farmaceutica si è detta entusiasta del potenziale economico delle “modifiche biomediche”.

“Di recente ho tenuto una conferenza su questo mia ricerca a Yale e c’era un uomo nel pubblico che lavorava per una società farmaceutica: sembrava convinto del fatto che esiste un grande mercato per questo genere di modifiche”.

Tesi sul miglioramento farmacologico della popolazione sono comparse ben prima di quelle di Liao. Già nel 1977, l’attuale scienziato della Casa Bianca, John P. Holdren scrisse nel suo libro "Ecoscience" che la popolazione dovrebbe essere sterilizzata farmacologicamente in modo da salvare il pianeta.

L’utilità della narcotizzazione di massa come mezzo per creare una popolazione docile è stata diffusa anche attraverso i media, con l’idea di aggiungere il litio alle forniture dell’acqua come “stabilizzatore dell’umore”. Altri eminenti professori e psichiatri hanno chiesto di aggiungere sostanze psicotrope all’acqua potabile.

Questa è la seconda volta in poche settimane in cui vengono rilasciate dichiarazioni scandalose dal mondo della scienza. La questione precedente riguardava un articolo pubblicato sul "Journal of Medical Ethics", secondo cui la pratica dell’aborto dovrebbe essere estesa, comprendendo anche la possibilità dell’omicidio neonatale.

domenica 18 marzo 2012

OGM

Stamani, dopo aver messo l'articolo sulle sostanze "mortali" presenti nei vaccini, mi voglio occupare della nostra frutta e verdura, OGM appunto.
Quella dei vaccini non è proprio una novità, già qualche anno fa il benevolo Bill Gates che si occupa dell'Africa e dei bambini poveri, si occupa, diciamo li cancella, visto che in una conferenza di un paio di anni fa disse:" ... siamo in sette miliardi oramai e così arriveremo a nove in poco tempo, il pianeta non ce la farà, ma se operiamo bene sulla medicina e sui vaccini possiamo ridurre la popolazione del 15%". Lo trovate su youtube, ascoltare per credere! E poi siamo complottisti se scriviamo queste cose, qui si parla di uccidere un miliardo di bambini o adulti senza batter ciglio, come fossero erbacce da estirpare, facendo un buon lavoro ... avete capito che lavoro fa Bill con sua moglie in Africa? E di che gruppo fa parte il nostro Bill Gates? Ecco i puntini che si uniscono ... e tutto torna, ha un senso così, anche vedere quegli aerei che viaggiano a "S" e probabilmente usano un carburante differente, si, come NO? Questo mio articolo dimostra che vi sono due tipi di scie. Complottisti!!!


Giorni fa ho letto il pensiero di Clini sugli OGM, il nostro paese si deve aprire, va bene che ci riforniamo dal Brasile come molti altri paesi, quello stato lo stanno devastando ed esportano veleno, (vedere il documentario sotto), così ho fatto una piccola ricerca che metto a disposizione, vediamo cosa importiamo e mettiamo in tavola e poi nello stomaco ... non c'è da meravigliarsi se poi ci trovano un tumore, vi pare?
Ok, ringrazio anticipatamente tutte le fonti da cui ho potuto apprendere. Nota: come mai il documentario sotto è stato visto da poche migliaia di utenti? Censura youtube o menefreghismo di massa?  


Clini apre agli OGM, la replica delle associazioni
da: Il Cambiamento
“In Italia bisogna aprire una seria riflessione che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola sul ruolo dell'ingegneria genetica e di alcune possibili applicazioni degli Ogm”. In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro dell'Ambiente Corrado Clini si dichiara favorevole ad un'apertura nei confronti degli organismi geneticamente modificati.

Secondo le dichiarazioni del ministro, senza l'ingegneria genetical'Italia non avrebbe oggi alcuni dei suoi prodotti più tipici (tra cui il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D'Avola, la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco), “ottenuti grazie agli incroci e con la mutagenesi sui semi”. La chiusura bipartisan dell'Italia in tema di OGM avrebbe ostacolato, a detta del ministro, la ricerca sull'ingegneria genetica applicata all'agricoltura, alla farmaceutica e al settore energetico., continua qui

Allora, vediamo chi è l'industria che gestisce e diffonde gli OGM in tutto il mondo, non c'è molto da star tranquilli!
Io consiglio anche questo documentario, 
Il mondo secondo Monsanto, doppiato in italiano. Lo trovate anche intero.


Monsanto: 50 anni di scandali





Monsanto: 50 anni di scandaliLe Monde trovato su Effedieffe. Traduzione di Massimo Frulla

Lunedì 13 febbraio, la condanna del gigante agroalimentare americano Monsanto – chiamato in causa da un piccolo agricoltore della Charente intossicato da un erbicida – è, per la Francia, una prima volta. Nella storia della multinazionale – centenaria – invece, questa condanna non è che un singolo caso giudiziario in più su una fedina penale già lunga.
PCB, Agente Arancio, diossina, OGM, aspartame, ormone della crescita, erbicidi (Lasso e Roundup)… nomi di prodotti che hanno fatto la fortuna della Monsanto e che sono tutti collegati a scandali sanitari e a dei processi che hanno portato spesso alla loro proibizione. Ma fino ad oggi niente era riuscito a fermare l’irresistibile ascesa di questo antico gigante della chimica riconvertitosi alla biogenetica e diventato maestro nell’arte del lobbismo. Quello che segue è il quadro di una multinazionale plurirecidiva.


Un gigante della chimica… esplosiva
A partire dalla sua fondazione a Saint-Louis nel 1901, questo piccolo produttore di saccarina diventato uno dei principali produttori di sementi del pianeta non ha mai smesso negli ultimi sessant’anni di riempire le cronache. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’esplosione accidentale di una fabbrica di plastica della Monsanto causata da un cargo francese carico di nitrato – e che fece 500 morti in quel 1947 a Texas City – entrò negli annali come uno dei primi disastri dell’industria chimica.



Due anni dopo, fu la volta di un secondo stabilimento dello stesso marchio – a Nitro in Virginia – ad andare in fumo. Questa volta ne fu coinvolta la direzione della fabbrica: più di 200 dipendenti svilupparono la cloracne – una malattia della pelle tanto rara quanto grave – della quale tratta Marie-Monique Robin, destinataria del premio Albert-Londres, nel suo documentario Il mondo secondo la Monsanto.
L’incidente rivelò che il prodotto capofila del marchio – l’erbicida 2,4,5-T – contiene dei livelli molto alti di diossine, sostanze molto tossiche e cancerogene la cui composizione è paragonabile a quella dei policlorobifenili (PCB). La Monsanto era informata fin dal primo primo studio del 1938, che la diossina era potenzialmente pericolosa: ma la commercializzazione dell’erbicida proseguirà per 40 anni prima chevenga proibito negli anni ‘70.
La Monsanto, che dal 1934 al 2000 aveva diretto la fabbrica in quel di Nitro, è stata d’altra parte oggetto di una azione penale nel 2007 depositata da 77 abitanti della Virginia ammalati di cancro, che hanno accusato l’azienda di averlo diffusoillegalmente nell’ambiente circostante alla fabbrica.

PCB: il processo della vergogna


(Foto La fabbrica della Monsanto ad Anniston, Alabama)
Nel 2001, 3.600 abitanti della città di Anniston – Alabama – hanno citato la Monsanto per una contaminazione di PCB. Stando ad un rapporto reso pubblico, e redatto dalla EPA (Agenzia della Protezione USA), la Monsanto aveva riversato, durante 40 anni, migliaia di tonnellate di rifiuti contaminati in un ruscello ed in una discarica a cielo aperto nel centro del quartiere negro della città.
Il modo con il quale il The Washington Post riferisce la storia, è indicativo:
«Migliaia di pagine di documenti della Monsanto – su molti dei quali è stampatoconfidenziale: leggere e distruggere – mostrano che nell’arco di decenni la multinazionale ha camuffato le sue attività e soprattutto ha mentito su quanto già non sapesse. Nel 1966, alcuni responsabili dell’azienda avevano scoperto che pesci immersi nelle acque di quel ruscello si ribaltavano sul dorso dopo meno di dieci secondi, pisciavano sangue e perdevano la pelle come se fossero stati bolliti vivi, ma– prosegue il quotidiano americano – non ne hanno fatto parola con nessuno».
Nel 1975, uno studio commissionato dalla Monsanto rivelava che il PCB provocava tumori nel ratto, La multinazionale allora decise di modificarne le conclusioni daleggermente cancerogeno a «non sembra assolutamente cancerogeno». «Non possiamo permetterci di perdere un solo dollaro», questa la conclusione di una delle note documentate dal The Washington Post.
Alla fine, nel 2002, la Monsanto è stata giudicata colpevole di aver inquinato «con il PCB sia il territorio di Anniston che il sangue dei suoi cittadini». L’azienda è stata condannata a pagare 700 milioni di dollari di danni ed interessi ed a garantire la bonifica della città, ma ai responsabili dell’azienda non è stata comminata una sola giornata di carcere.
Nel febbraio 2007, il The Guardian ha rivelato che il gigante agrochimico fra gli anni 1965 e 1972 si è comportato nello stesso modo in molti siti della Gran Bretagna. Il quotidiano ha avuto accesso ad un rapporto governativo secondo il quale 67 prodotti della Monsanto – fra i quali l’Agente Arancio, la diossina ed il PCB – erano stati riscontrati in una cava nel Galles. In Francia, la fabbricazione ed utilizzazione dei PCB è proibita dal 1987.

L’Agente Arancio: una condanna per avvelenamento


Un vietnamita di 14 anni, presunta vittima dell’Agente ArancioIn quegli stessi anni, fra il 1961 ed il 1971, la Monsanto ha prodotto l’Agente Aranciorealizzato partendo dall’erbicida 2,4,5-T la cui pericolosità è ampiamente nota a seguito dell’esplosione della fabbrica di Nitro. Durante la guerra del Vietnam, questo defoliante verrà sparso in modo massiccio dall’aviazione americana sopra le foreste vietnamite; le conseguenze si fanno sentire ancora oggi con numerosi tumori e malformazioni neonatali nella popolazione vietnamita e con diverse conseguenze fra i numerosi veterani americani.
Negli anni ‘70, veterani della guerra del Vietnam hanno agito una Class Action contro i produttori dell’Agente Arancio. La Monsanto – insieme ad altre 6 aziende – si ritrovò così ad essere la principale accusata di avvelenamento. Nel 1987, i 7 produttori dell’Agente Arancio furono condannati a pagare 180 milioni di dollari ad un fondo di compensazione destinato ai soldati americani.
Durante il processo, la Monsanto – per respingere l’azione legale – presentò degli studi scientifici che dimostravano l’assenza di collegamento fra l’esposizione alla diossina ed i numerosi casi di tumore dei quali soffrivano i veterani. Nei primi anni ‘90, verrà dimostrato che quegli studi si basavano sulle conseguenze dell’esplosione della fabbrica nella città di Nitro nel 1949, ed erano stati manipolati.
Che ci fosse stata una frode scientifica verrà poi confermato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che certificherà come gli studi della Monsanto «soffrono di errori nella classificazione delle persone esposte o non esposte alla diossina e che (le classificazioni delle) le persone sono state manipolate con lo scopo di ottenere i risultati voluti». Su tutta la vicenda, nel 1990, ci sarà una relazione intitolata Scienza in vendita, redatta da Greenpeace e dal ricercatore Joe Thornton.

L’erbicida Roundup è tossico?
Vi ricordate di questa pubblicità e del buon cane Rex: «Roundup non inquina nè la terra nè l’osso di Rex»? Bene, ha garantito alla Monsanto una duplice condanna: una negli USA ed una in Francia, per affermazioni menzognere stampate sull’imballaggio di questo erbicida totale (cioè che elimina tutte le piante).
Nel 1975, la Monsanto lancia sul mercato il Roundup, un erbicida molto potente descritto come «biodegradabile» e «buono per l’ambiente». Nel 1960, il procuratore di New York condanna la Monsanto ad una multa di 50.000 dollari ed all’astenersi da tali false affermazioni. Nel gennaio 2007, per lo stesso motivo l’azienda è condannata in Francia (estratto della sentenza) ad una multa da 15.000 euro. Il Roundup è oggi l’erbicida più venduto al mondo.
Eppure, numerosi studi scientifici sono tutti concordi nell’affermare che il pesticida per eccellenza della Monsanto – ed il suo principio attivo, il glifosato – sia potenzialmente teratogeno, cioè responsabile di malformazioni fetali. In uno di tali studi, pubblicato alla fine del 2010 su Chemical Research in Toxicology, si dimostra che l’esposizione diretta di embrioni di girini a dosi molto deboli dell’erbicida a base di glifosato, genera delle malformazioni.
La Monsanto rifiuta tali conclusioni ed afferma sul suo sito: «Il glifosato non ha degli effetti nocivi sulla riproduzione degli animali adulti e non causa malformazioni nelle linee discendenti degli animali esposti al glifosato, anche a suoi alti dosaggi».
Lunedì 13 febbraio, il consulente del Consiglio di Stato ha però assestato un nuovo duro colpo al prodotto leader della Monsanto: ha infatti ingiunto al ministero dell’Agricoltura di analizzarne la tossicità su di un periodo di 6 mesi e di decidere nuovamente nel merito dell’autorizzazione alla commercializzazione del pesticida.
>> Reportage: In Argentina, gli abitanti esposti all’erbicida manifestano svariati disturbi
Erbicida Lasso: proibita la vendita


Il 13 febbraio 2012 la Monsanto è stata colpita da una condanna ancora più importante e relativa al secondo – per importanza – dei suoi erbicidi. I giudici francesi hanno infatti stabilito che il produttore di questo fitosanitario dovrà indennizzare integralmente il ricorrente, Paul François. François, un produttore di cereali, che non riesce che a lavorare mezza giornata a causa della stanchezza cronica e di mal di testa persistenti. I medici ritengono che il suo sistema nervoso centrale sia stato colpito a seguito dell’inalazione dell’erbicida Lasso.
La Monsanto è ricorsa in appello ed ha diffuso questo comunicato: «I prodotti della Monsanto sono conformi alle esigenze di sicurezza valide al momento della loro commercializzazione. L’azienda ha una politica molto rigorosa per quello che concerne la valutazione scientifica della sicurezza dei prodotti per la protezione delle piante».
A fronte di tali dichiarazioni, l’erbicida è stato giudicato pericoloso e quindi proibito in Canada fin dal 1985, in Belgio e nel Regno Unito dal 1992 ed in Francia dal 2007 (dove era stato autorizzato nel dicembre del 1968).

Ormoni della crescita: scandalo alla Fox News

All’inizio degli anni ‘90, la Monsanto commercializza il suo primo prodotto frutto delle biotecnologie: il Prosilac, un ormone della crescita bovina ricombinante (rBGH), un ormone transgenico destinato ad aumentare del 20% la produzione di latte delle mucche. L’ormone causa delle mastiti e delle infiammazioni alle mammelle, da ciò gli allevatori sono costretti a somministrare degli antibiotici di cui si ritrovano tracce nel latte. Questo prodotto miracoloso, oggi, è proibito in tutto il mondo tranne negli Stati Uniti.
Un documentario della canadese The Corporation, racconta come la Monsanto abbia fatto pressione sulla Fox News (gruppo Murdoch) per impedirgli di diffondere nel 1997 una inchiesta che svelava i pericoli del Prosilac. Quanto segue è indicativo dell’azione aggressiva di lobbismo esercitata dall’azienda: non solo l’inchiesta non è mai stata trasmessa, ma i suoi autori sono stati licenziati dal gruppo di Murdoch.

OGM: una baraonda di processi

Fra il 1995 ed il 1997, furono autorizzati alla commercializzazione tre prodotti Monsanto resistenti all’erbicida – sempre Monsanto – Roundup; si trattava della soia geneticamente modificata Roundup Ready, della colza Roundup Ready e del cotone Roundup Ready.
L’azienda, detentrice di un brevetto – quello sul glifosato, commercializzato con il nome di Roundup – che è ormai scaduto, decide (per questo motivo) di cambiare strategia ed inizia a brevettare viventi. Ed infatti, attualmente produce il 90% degli OGM del pianeta; con un quasi monopolio che l’azienda difende strenuamente. Nel corso degli anni 2000, la Monsanto porterà davanti ai tribunali centinaia di contadini accusati di aver utilizzato fraudolentemente le sue sementi transgeniche brevettate, cioè di averle piantate nuovamente.
La Monsanto rivendica sulle sementi dei diritti di proprietà intellettuale, cosa che però non la mette al riparo dall’essere accusata di atti di biopirateria. Nell’agosto del 2011 infatti, l’Autorità Nazionale per la Biodiversità dell’India ha annunciato che muoverà una denuncia contro l’azienda, accusata di aver messo a punto una melanzana geneticamente modificata (BT-Brinjal) partendo da delle varietà locali senza averne chiesto l’autorizzazione.
Nel 2010, questa volta negli Stati Unti, la Monsanto ha accettato di pagare 2,5 milioni di dollari di multa per aver venduto del cotone OGM senza autorizzazione. L’EPAaccusa l’azienda di aver violato la legislazione che le proibiva di vendere cotone geneticamente modificato in alcune regioni del Texas dove queste varietà erano proibite a causa della resistenza ai pesticidi.

Aspartame: verso un nuovo scandalo sanitario?

La Monsanto lo dichiara apertamente sul suo sito internet: dopo che fra gli anni 1980 e 1990 era stata uno dei principali produttori di Aspartame, a partire dal 2000, l’azienda non produce più Aspartame e ci tiene a sottolineare che questo dolcificante – che è il più diffuso al mondo – «non provoca nessuna malattia».
Ma degli studi recenti hanno nel frattempo messo in evidenza dei rischi accresciuti dinascite premature fra le donne che assumono Aspartame. L’Autorità europea sulla sicurezza degli alimenti è stata invitata ad anticipare al 2012 una sua nuova valutazione sulla sicurezza dell’Aspartame.
Yann Fichet, direttore degli affari istituzionali della filiale francese dell’azienda, ha deplorato sulle colonne del Monde (abbonati), che la Monsanto sia diventata «un nome che attrae quelli che vogliono fare ascolto», una reputazione immeritata che l’azienda cerca di cancellare mostrando sul proprio sito i principi della sua carta etica: «Integrità, Dialogo, Trasparenza, Condivisione, Utilità e Rispetto».
Contattata da Le Monde.fr, prima della pubblicazione del presente articolo, la Monsanto non aveva ancora risposto.

Soren Seelow

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla

Fonte > Le Monde

fonte: stampalibera

Letto sul blog di Zak questo ultimo articolo

Sostanze tossiche all'interno dei vaccini parla un medico!


Sostanze tossiche all'interno dei vaccini  parla un medico!

- Dott. Marcello Caselli
Medico chirurgo
Spec. in Farmacologia applicata -



Un’ interessante scoperta è stata fatta dallo studioso di storia medica, Edward Shorter: in un’intervista la Divisione Vaccini della farmaceutica Merck ha ammesso di avere inoculato per anni il virus del cancro ( il virus SV40) per mezzo dei vaccini. Il virus SV40, presente nelle cellule di rene di scimmia (cellule renali di scimmia impiegate per far crescere i virus della poliomielite da usare a scopo vaccinale), ha contaminato i vaccini antipolio (orale di Sabin e parenterale di Salk) e si è trasferito nella popolazione umana, rivelandosi un virus potenzialmente oncogeno. E’ stato proprio il liquido di coltura di queste cellule di rene di scimmia (contenenti il virus) che, inoculato, ha consentito al virus oncogeno suddetto di infettare i vaccinati.
Negli USA, dal 1955 al 1961, circa 98 milioni di americani ( sic!) sono stati vaccinati con il vaccino antipolio contenente il virus cancerogeno SV40. Questo virus SV40 è stato individuato agli inizi degli anni ‘60 ma l’azienda ha continuato a commercializzare ceppi vaccinali (che sapeva essere realmente infetti ) anche dopo il 1961, per altri due anni ( in seguito il virus è stato evidenziato in bambini troppo giovani per aver ricevuto il vaccino contaminato, e alcuni studiosi -per questo motivo- ora sostengono che il virus SV40 potrebbe essere stato nel vaccino antipolio addirittura fino al 1999). All’inizio degli anni ’90, Michele Carbone, della Loyola University di Chicago, ha evidenziato il virus SV40 in tumori ossei e mesoteliomi ( associato o meno all’amianto ). In Italia un team di ricercatori dell’Università di Ferrara ha trovato il virus SV40 in altri tumori: tumori cerebrali ( nel 83% dei papillomi dei plessi corioidei, nel 73% degli ependinomi, nel 47% degli astrocitomi, nel 50% dei glioblastomi e nel 14% dei meningiomi). Studi successivi hanno associato questo virus all’insorgenza di alcuni linfomi e leucemie. Scoperta la contaminazione, si è visto che il virus SV40 causa il cancro nei criceti. Solo dopo diversi anni si è giunti ad attribuire un ruolo causale (o di concausa) del virus SV40 per il cancro negli esseri umani. Ovviamente “ufficialmente” tale ruolo viene negato con il solito ritornello: “ non è sufficientemente dimostrato che il virus SV40 provochi…”. Intanto le prove di un suo probabile ruolo aumentano. Il SV40 Cancer Foundation riferisce che: “There are over 3.400 scientific articles with SV40 in the title and over 15.000 articles that mention or discuss SV40” [traduzione: Vi sono oltre 3.400 articoli scientifici che riportano "SV40" nel titolo ed oltre 15.000 articoli che trattano o menzionano l' "SV40"].
Nel 2002, tre studiosi (Gazdar, Butel e Carbone) che per un certo numero di anni si erano occupati del virus SV40 hanno scritto: E’ nostra opinione che il virus SV40 debba essere incluso nell’elenco delle sostanze cancerogene di gruppo 2A- cioè delle sostanze che sono probabilmente cancerogene per l’uomo. Conclusione: milioni di persone hanno contratto negli scorsi decenni il virus SV40 e - per questo- sono “a rischio“. Alcuni ricercatori hanno rinvenuto il virus anche nel sangue e nello sperma: ciò renderebbe possibile la sua trasmissione attraverso trasfusioni di sangue e i rapporti sessuali. Non solo. Altri ricercatori hanno scoperto che i tumori con SV40 avrebbero meno probabilità di essere sensibili alla chemioterapia e alla terapia radiante . I governi di mezzo mondo -astutamente - negli ultimi decenni- si sono ben guardati dal finanziare degli studi (studi che - non dimentichiamolo- li avrebbero senz’altro fatti apparire colpevoli) per informare gli ignari vaccinati sulle conseguenze della somministrazione del vaccino contaminato. Che tristezza! A distanza di anni la replica di una storia che ha già avuto luogo. Fra i protagonisti c’è sempre la Merck e c’è anche la Glaxo (poteva mancare?). I fatti.

A metà marzo (marzo 2010, storia recente!*), i giornali e le televisioni americane informano il grande pubblico (in seguito alla segnalazione di alcuni ricercatori) che tre vaccini per uso pediatrico sono contaminati da alcuni virus . Per gli addetti ai lavori, niente di nuovo sotto il sole purtroppo, ma per gli altri…è panico! In un vaccino per il morbillo si scoprono piccole quantità di virus della leucosi aviaria e negli altri due per la gastroenterite infantile da rotavirus , Rotarix (Glaxo) e RotaTeq (Merck), si trovano frammenti di DNA di virus suino.

I due vaccini (che contengono DNA di virus suino) vengono somministrati per via orale a bambini di pochi mesi per prevenire la gastroenterite infantile. Trattandosi di DNA animale è sempre possibile che venga danneggiato il DNA umano. Ciò che è grave è il fatto che il DNA suino (PCV2) contenuto nel RotaTeq (a differenza di quello- PCV1- del Rotarix) sembra essere nocivo per il sistema immunitario dei maialini a tal punto che può condurli alla morte ( lcuni ricercatori hanno notato - infatti - che il PCV2 provoca malattie respiratorie e anche decessi nei suini). Una segnalazione (della FDA del 2008) farebbe pensare - però- che anche il PCV1 virus ( ritenuto innocuo rispetto al PCV2 ) sia in realtà pericoloso perché associato ad un aumento significativo di casi di polmoniti, anche letali. Il Rotarix, da quando è stato approvato dalla FDA nel 2008, è stato già somministrato a 1 milione di bambini americani e a 30 milioni di bambini di tutto il mondo! Dopo la scoperta dei virus, la FDA ha sospeso il Rotarix (ma perché non ha sospeso anche il RotaTeq della Merck?) e ,dopo un “ripensamento”, a maggio, lo ha riammesso in commercio dopo che la Glaxo (e la Merck?) ha preso l’impegno di rimuovere il PCV1 virus dal Rotarix. Solite domande inquietanti. Come mai questo DNA di virus suini è finito nei due vaccini? Come mai le aziende farmaceutiche non si sono accorte della presenza di DNA estraneo nei loro vaccini? Se i ricercatori non avessero scoperto e segnalato la contaminazione, per quanto tempo avrebbero continuato a tenere del DNA animale nei vaccini? Sarà vero -poi- che questo DNA verrà rimosso dalle preparazioni vaccinali? Che fine faranno i vaccini contaminati? Verranno inviati ai bambini del Terzo Mondo (come hanno fatto per i vaccini per l’influenza A/H1N1 inutilizzati)? Quali effetti ci saranno in futuro per i bambini a cui è stato somministrato il vaccino contaminato?
Saranno seguiti negli anni a venire o saranno abbandonati al loro destino? Come mai in Italia i mass media non ci hanno ampiamente informato? Che tristezza! Che tristezza!



* NB: L'articolo è stato scritto nel Giugno 2010.

LKWTHIN

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