"THE END"

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martedì 5 marzo 2013

La “Generazione Perduta” sente la stretta fiscale dell’Italia



DI CHRISTOPHER EMSDEN – 5 MARZO 2013

PUBBLICATO IN: USA
TRADUZIONE DI ITALIADALLESTERO.INFO


Roma – Sui quarantenni italiani incombe l’austerità per il resto della loro vita lavorativa, come del resto da quando sono diventati adulti.

“Siamo la generazione perduta”, dice Andrea Bolla, 46enne amministratore delegato dell’azienda fornitrice di gas metano Vivigas e dell’enoteca Valdo Prosecco, presso la città settentrionale di Verona. Dichiara di pagare più tasse e di ricevere meno servizi e allo stesso tempo di aver a che fare con molta più burocrazia mentre gestisce più vini di quanto faceva suo padre quando si occupava dell’impresa di famiglia.

“Secondo lui le difficoltà potevano essere sempre superate”, dice il Sig. Bolla, che ha tre figlie. “Ora spesso viviamo semplicemente con una mentalità di sopravvivenza”.

I due giorni di elezioni in Italia sono giunti al termine lunedì, aprendo la strada ad una probabile coalizione governativa che dovrà farsi carico dei problemi economici più urgenti del Paese. Quello che sicuramente non sarà in cima all’agenda è considerare un alleggerimento del peso delle tasse, di cui una fetta di popolazione italiana si è fatto carico negli ultimi due decenni. Rafforzare l’austerità sarà il principale compito di qualunque governo emergerà dal voto.

Dal 1992, ovvero da quando Bolla e la sua generazione hanno iniziato a lavorare, il debito pubblico si è innalzato al 127% del Pil nel 2012, partendo dal 102% del 1992, nonostante due decenni di budget ristretto, che hanno limitato gli investimenti e portato ad un abbassamento dei salari.


Gli italiani nati nel 1970, che adesso hanno circa 43 anni, pagheranno il 50% in più di tasse come percentuale del loro reddito annuale rispetto a quelli nati nel 1952, in base alle ricerche della Banca d’Italia e dell’Università di Verona. La ricerca ha anche scoperto che questi riceveranno metà della pensione rispetto a quello che gli italiani che ora hanno più di 60 anni stanno ricevendo o sono pronti a ricevere.

Trovatisi in mezzo a due momenti critici della storia italiana, i 40enni stanno mangiando le briciole. Durante gli ultimi anni, la crisi del debito sovrano europeo ha spinto Roma ad introdurre misure d’emergenza, inclusa un’impopolare nuova tassa sulla proprietà, un congelamento dei salari nel settore pubblico e un innalzamento dell’età pensionabile dai 65 ai 68 anni.

Nel 1992, quando i 40enni di oggi stavano facendo il loro ingresso nel mondo del lavoro, una crisi del bilancio e della valuta, accompagnata da vari processi per corruzione che hanno decimato la classe politica del dopoguerra, ha portato l’Italia ad effettuare drastici tagli al budget – la maggior parte destinati a educazione e infrastrutture – e una revisione della pensione che ha spostato il grosso dei tagli su coloro che sarebbero andati in pensione intorno al 2030.

Oggi, la tassa sul reddito marginale su un tipico salario annuale di 30.000€ è del 38%, rispetto al 25% di due decenni fa. Gli assegni di pensione per chi ha meno di 50 anni saranno tuttavia basati sui contributi totali al sistema, piuttosto che sul salario finale dei lavoratori.

Un risultato è che i quarantenni italiani, in confronto a tutti gli altri gruppi, hanno visto il maggiore calo nella loro relativa ricchezza dal 1987, mentre quelli che hanno più di 50 anni hanno visto significativi guadagni, secondo la Banca d’Italia. I redditi hanno seguito la stessa tendenza.

“Le persone della mia generazione che vivono dei propri stipendi non hanno uno stile di vita così buono”, dice Federica Magro, un’editrice 44enne di Milano.

I quarantenni d’Italia sono la principale forza che sta dietro al candidato ribelle Beppe Grillo, che accusa i politici di aver fallito nel proprio lavoro. I sondaggi dell’inizio del mese mostravano che un 26% di quella generazione supportava il comico del Movimento Cinque-Stelle.

I partiti tradizionali – rispondendo ad elettori più espliciti inclusi i giovani ed i pensionati – stanno promettendo di combattere la disoccupazione giovanile e di alleggerire l’impatto delle nuove leggi sul pensionamento.

“Le persone che dovrebbero lamentarsi non lo stanno facendo e quelle che si lamentano non dovrebbero farlo”, dice Emanuele Di Bartolo, avvocato della città meridionale di Crotone. Le nuove leggi di liberalizzazione delle tariffe degli studi legali hanno colpito le entrate del suo ufficio, provocando licenziamenti, ma i dettagli su come verrà tagliata la spesa pubblica restano elusivi, dichiara.

Ci si aspetta che l’Italia consegua un avanzo primario di bilancio, cioè che lo stato prenda più tasse di quanto dia indietro in beni e servizi ai cittadini, del 5% del Pil di quest’anno – ha dichiarato la Commissione Europea questo venerdì – e dovrebbe mantenerlo intorno a quel livello per andare incontro alle nuove richieste fiscali dell’Euro zona.

Durante gli ultimi vent’anni, l’Italia ha gestito 1.3 trilioni di Euro in questi surplus, una media del 4% del Pil annuale, dice Giuseppe Alvaro, economista di Roma ed esperto dei conti nazionali dell’Italia. Il debito pubblico è tuttavia cresciuto – è ora di € 2 trilioni – e l’austerità deve continuare. Poiché la maggior parte della popolazione di lavoratori di oggi non ha mai beneficiato dell’eccesso della spesa pubblica, “sono piuttosto riluttanti a dare indietro qualcosa che non hanno mai ricevuto”, dice il Sig. Alvaro.

“E’ come se stessimo correndo nella ruota del criceto”, dice il Sig. Di Bartolo, che ha una figlia di 3 anni. La sua generazione deve ora risparmiare i soldi per il proprio futuro. Anche se il sistema pensionistico italiano si ritiene altamente sostenibile nel lungo termine, questo avviene solo perché i tagli alle pensioni sono stati spinti in avanti e andranno a colpire coloro che andranno in pensione intorno al 2030.

Per essere sicuri, gli anziani di oggi stanno aiutando i loro parenti più giovani, spesso con regali sostanziali in beni immobili. Per questo motivo, nonostante solo la metà degli italiani – rispetto al Nord Europa – riesca a formare una famiglia prima dei 35 anni, un quarto di quelli che lo fanno possiede una casa propria, secondo uno studio del centro Carlo F. Dondena dell’Università Bocconi.

Questo aiuto parentale gonfia gli standard di vita di alcuni, dice la Sig.ra Magro, editrice di Milano, che non ha ricevuto certi regali. Lei e suo marito sono entrambi cresciuti comodamente in famiglie a reddito unico con genitori di modesti traguardi scolastici – dichiara – ma oggi entrambi lavorano e hanno un mutuo di 30 anni, una rarità in un Paese in cui sei case su sette sono di diretta proprietà. Essendosi trasferiti lontano dalle loro città di nascita al confine con la Slovenia per perseguire studi avanzati e lavoro, riescono a farcela senza l’aiuto dei genitori nel crescere le loro due giovani figlie.

“In effetti è inevitabile che una generazione che ha guadagnato così tanto facendo così poco aiuti i più giovani all’interno della propria famiglia”, dice la Sig.ra Magro. “Ma non vedo perché si debba considerare inevitabile che uno stato fallisca nel fare lo stesso e in modo più equo”.

[Articolo originale "'Lost Generation' Feels Italy's Fiscal Squeeze " di Christopher Emsden]

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