"THE END"

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sabato 26 gennaio 2013

Wikipedia Italia: un grande bluff?


L’hanno definita “la dittatura dell’anonimato”, si dice che “al suo confronto l'Inquisizione medievale è stata gestita da pivelli: ci troviamo di fronte alla più rapida ed efficace struttura di censura mai progettata, monitorata costantemente da controllori che a tempo pieno alterano e bloccano la libertà di opinione tanto rimarcata”. Ma cosa c’è realmente dietro questa grande macchina che sta fagocitando il web?

di Rosalba Nattero

Anch’io, come milioni di italiani, sono caduta nell’equivoco di pensare che Wikipedia fosse un servizio a disposizione di tutti. Sono una fervente sostenitrice del ruolo sociale di internet, convinta che sia uno strumento formidabile che il mondo globalizzato ci ha messo a disposizione, pur con tutti i pro e i contro. Per questo ho sempre guardato a Wikipedia come ad una enciclopedia virtuale, costruita e gestita da persone che essendo protette dall’anonimato potevano benissimo non avere nessun titolo né criterio per giudicare la validità dei dati immessi. Ma comunque riconoscevo l’utilità di poter reperire una mole massiccia di dati, cercando di discernere quelli validi da quelli dubbi, senza prenderli per oro colato e confrontandoli con altre fonti. Fin qui tutto bene.

Fino a quando un mio amico non mi ha raccontato i problemi che si è trovato ad affrontare quando ha cercato di pubblicare una sua “voce”. La persona in questione, avendo la mia stessa visione di Wikipedia, e curiosa di provare a partecipare e dare un contributo all’enciclopedia virtuale, si è voluta cimentare nel redigere e pubblicare una biografia di un gruppo musicale e di uno scrittore.
Ha pubblicato nomi, dati e fonti. Cose verificabili e innegabili. Ebbene, dopo poco entrambe le sue “voci” sono state presa di mira dagli amministratori, non si sa bene per quale motivo, addirittura chiedendone la cancellazione. I pretesti erano: la voce “non è abbastanza neutrale” (ma in entrambe le biografia c’era un elenco di fatti realmente accaduti); “non si citano fonti terze autorevoli” (venivano citate fonti dell’ONU: forse non abbastanza autorevoli?…) troppo “localismo” (in entrambe le biografie si citavano articoli di giornali australiani, africani, e attività fatte a New York, Londra… eh sì, realtà troppo locali: erano tutte attività condotte sul pianeta Terra!)

A questo punto mi sono incuriosita e ho provato a capirne qualcosa di più. Quello che ho scoperto rivela una Wikipedia totalmente diversa da come appare. Preciso che mi riferisco a Wikipedia Italia. In pratica chi gestisce Wikipedia in Italia è un gruppo di persone che, rigorosamente protette dall’anonimato, possono fare il bello e il cattivo tempo, censurando a piacimento tutto ciò che per qualche ragione non è a loro gradito, con i pretesti più assurdi, ma sempre con l’aura dei volontari che si sacrificano per la comunità.
Approfondendo un po’ il discorso, si viene a scoprire che sono moltissimi i personaggi, anche noti, che sono incappati in questa trappola.



Ad esempio lo scrittore Massimiliano Parente, che la definisce “la dittatura dell’anonimato”. Dice Parente: «Wikipedia è in sintesi dare la possibilità di disegnare il vostro ritratto pubblico al vostro peggior nemico. Il principio base è la deresponsabilizzazione assoluta. Chiunque, per esempio, può modificare la voce Massimiliano Parente senza firmarsi, mentre io posso modificarla solo a condizione di mettermi, rispetto a Wikipedia, sullo stesso piano della fonte anonima che su di me vuole saperne più di me.»
Lo scrittore e ricercatore Piergiorgio Odifreddi dice: «Dopo aver sopportato per anni di vedere la pagina a me dedicata (da altri) riportare soltanto la mia attività di “polemista anticristiano”, criticata soltanto dai fondamentalisti religiosi, ho provato ad aggiungere (da me) altre notizie sul resto della mia biografia. Niente da fare: venivano sistematicamente cancellate, con l’intimazione di provare che “io ero io” e, in ogni caso, di corroborare i miei ricordi con la citazione di fonti secondarie, appunto. Cosa che ho fatto, fino a dove ho potuto: salvo vedere, a volte, le notizie corrette sulla base di altre fonti che, evidentemente, su di me ne sapevano più di me.»


Dalle molte denunce di persone incappate in questo strano meccanismo autoritario, emerge una iniziativa gestita da un gruppo di persone, per lo più studenti e impiegati nei vari enti accademici, che non avendo evidentemente altro nella vita si divertono a sentirsi importanti prendendo di volta in volta di mira qualcuno, e se decidono che la “voce” va eliminata, niente di più facile: basta che uno di loro proponga di cancellarla e la cancellazione avviene automaticamente dopo 7 giorni. Certo, danno l’impressione che la cancellazione si possa discutere democraticamente. Tranne che, per discuterla ed arrivare ad una decisione, bisogna far parte del gruppo degli amministratori. E quindi siamo daccapo. Non ci sono santi né madonne: se uno di loro decide di cancellare una voce, potete stare certi che la voce verrà cancellata.
Ma allora lo dicano chiaro: “ci siamo fatti un nostro sito, un’enciclopedia in cui solo noi possiamo dire la nostra”. Non ci sarebbe nulla da eccepire. Sarebbe più onesto, anziché propagandarla come una azione meritevole, un’enciclopedia “libera”, addirittura un servizio utile alla società.
Eppure Wikipedia viene generalmente presa a riferimento come una fonte attendibile e obiettiva. Come se fosse l’Enciclopedia Britannica. Nell’era di Facebook, dove tutti si sentono dei personaggi solo perché hanno imparato il “copia e incolla”, Wikipedia è uno strumento fondamentale per dare autorevolezza ai milioni di citazioni che vengono pubblicate quotidianamente sul social network.
Ma se incappiamo in chi da Wikipedia è perseguitato, come ci rivela la testimonianza dello scrittore Bonaventura Di Bello, allora scopriamo una realtà ben diversa.

Il blog www.dragas.net cita questo caso:

«Lo scrittore e giornalista Bonaventura Di Bello ha deciso di creare una pagina con le proprie informazioni su Wikipedia inglese e su Wikipedia italiana. Nel primo caso la pagina è rimasta attiva, pur con qualche modifica. Nel secondo caso, invece, sembra che gli sia stata cancellata senza neanche discuterne. Di Bello ha chiesto un chiarimento ad un responsabile di Wikipedia Italia. La risposta è stata ferma ma garbata, ricordando le regole alla base del progetto it.Wikipedia, e precisando che en.Wikipedia è un’altra gestione, dunque non va presa come modello.

È sorto un vespaio di polemiche e moltissimi utenti hanno espresso i propri giudizi in merito alla vicenda. Ne sono venute fuori esperienze interessanti, gente che ha collaborato e collabora con en.Wikipedia senza problemi e si ritrova puntualmente a discutere su it.Wikipedia sul fatto che il proprio contenuto sia “enciclopedico” o meno. Andando a vedere la pagina di Bonaventura su en.Wikipedia, si nota che c’è un avviso che indica che l’articolo potrebbe non essere di carattere enciclopedico. Caso strano, questa “nota” è stata inserita proprio lo stesso giorno che Di Bello ha chiesto chiarimenti all’admin italiano. E la nota è stata inserita da un IP italiano. La questione, quindi, mi sembra abbastanza semplice: qualcosa di fondo non sembra andare per il verso giusto.»
Su un altro blog leggiamo: «Wikipedia-ITALIA è un fallimento. Questo è dovuto al fatto che gli amministratori di tale sito sono degli egocentrici, violenti, saccenti e paranoici.» E su un altro ancora leggiamo un post intitolato “L’autoritarismo degli amministratori di Wikipedia” che denuncia: «Queste persone che presidiano il sito di Wikipedia sono amministratori e aspiranti tali che, sostanzialmente, possono bloccare utenti e pagine. Fin qui non c’è nulla di particolarmente anormale, eccetto una certa ruvidezza nel loro modo di comunicare. I problemi sono, però, evidenziati in una pagina che raccoglie tutte le segnalazioni degli abusi compiuti dagli amministratori. Siamo franchi: in tutte le comunità accadono piccoli soprusi, è inevitabile. Episodi spesso marginali, che vanno però criticati per il bene della comunità.
Invece la comunità di Wikipedia deve essere talmente perfetta al punto che da quando esiste nessun amministratore sia stato né punito, né richiamato per le proprie azioni. Una infallibilità quasi papale, che sconcerta. Come sconcerta che una significativa percentuale delle segnalazioni di problematicità si chiudono con pesanti sanzioni nei confronti del segnalante. Della serie: non usate quella pagina o tutto si ritorcerà contro di voi.»
Ma forse l’analisi più inquietante è quella che si legge sul blog www.arcadiaclub.com:

«Tutti conoscono Wikipedia, la famosa enciclopedia online "libera", strumento di diffusione del sapere. Quello che pochi sanno (o su cui pochi hanno riflettuto) è il fatto che non tutto ciò che si sa su questo colosso del sapere è vero. Primo, non sussiste la base su cui si fonda la filosofia stessa di Wikipedia: non è vero che si tratta di un'enciclopedia libera. Non è vero che tutto può essere modificato o arricchito. Inserire determinati contenuti è praticamente impossibile, i testi considerati scorretti (sotto i più vari profili) vengono censurati nel giro di pochi attimi. Esistono inoltre parecchie voci, molte delle quali (casualmente) politiche/ideologiche, che appaiono come bloccate (non modificabili): può questo essere sinonimo di libertà?
Guardando la cosa sotto un certo punto di vista si potrebbe addirittura asserire (non senza ironia) che ci troviamo di fronte alla più rapida ed efficace struttura di censura mai progettata, monitorata costantemente da controllori che a tempo pieno alterano e bloccano la libertà di opinione tanto rimarcata. Sempre ridendo (un sorriso amaro) viene voglia di pensare che a suo confronto l'Inquisizione medievale sia stata gestita da pivelli.»
L’analisi del blog continua dipingendo scenari ancora più scuri, su cui vale la pena di soffermarsi attentamente:
«Non è un segreto che molti siti rinunciano a parlare di argomenti che già Wikipedia tratta (e non sono pochi). Il gigante schiaccia l'iniziativa del piccolo, pensiamo a quanto materiale creativo o di altro genere non è stato pubblicato a causa di questo peso. In sostanza Wikipedia non ha rivali, o sei a favore o non sei nulla. Questa situazione che va peggiorando potrebbe essere in un futuro non lontano l'abbattimento totale della più importante peculiarità di internet: l'essere mezzo di informazione libera (questa volta nel senso pieno del termine); rischiamo di cadere in una totale mancanza di alternative, in una "dittatura" della conoscenza. Dove si informano le nuove generazioni? Quale miglior modo per controllare fiumi di persone se non una "golosa" sorgente gratuita e completa per ogni esigenza? Piace a tutti, soprattutto agli studenti che in pochi secondi vedono molti dei loro studi e compiti fatti e pronti senza fatica. È molto trendy dire "cerco su wiki", anzi è decisamente alternativo (peccato che tutti facciano così, sottile ironia).


Sappiamo veramente a chi è in mano e soprattutto, sappiamo davvero chi ne gestisce i contenuti più importanti? Possibile che sia arrivata ad avere accordi ed agevolazioni con i più importanti "centri di potere" informatici? Non ci sono risposte per ora, solo domande.
In conclusione ri-citiamo l'inquietante frase "Tu puoi aiutare Wikimedia a cambiare il mondo" posizionata vicino alle donazioni (e a quegli ometti stilizzati tutti uguali che salutano). Questo mucchietto di parole non invita nessuno a riflettere? Wikipedia estende in tutte le direzioni i suoi capillari tentacoli, unificando, surrogando e distruggendo.»
All’interno della struttura di Wikipedia però non sono proprio tutti d’accordo con questa gestione autoritaria e censoria. Timidamente si affacciano delle lamentele, stanno nascendo dei malumori, e cominciano ad esserci delle voci fuori dal coro. Questa è una lamentela pubblica di un admin:

«Se me l'avessero detto qualche mese fa, non ci avrei creduto, e c'avrei magari anche sorriso su.
E invece pare che gli "insabbiamenti" tanto paventati da alcuni utenti, esistano veramente.
Come si è potuto vedere, si stava svolgendo una grossa discussione nella pagina degli Amministratori problematici, discussione che aveva sollevato un sacco di problemi e scoperchiato il vaso di pandora sul comportamento di vari utenti di Wikipedia. La discussione si stava rivelando molto articolata, anche calda, spesso è deragliata. Ciò nonostante, continuava. Una mattina, però, ho scoperto che il tutto era stato arbitrariamente tagliato dalla pagina in questione, e messo in una sottopagina, inserito fra le Segnalazioni chiuse.»
A questo punto, mi chiedo, che credibilità può avere Wikipedia? Che valore possiamo dare a tutte quelle voci, scritte da persone rigorosamente anonime, che imperversano sul nostro computer non appena apriamo un motore di ricerca? Chiunque può scrivere qualunque cosa, e di certo i gestori di Wikipedia hanno tutto il tempo del mondo, non avendo altro da fare, per cambiare i dati a loro piacimento.
È proprio di questi giorni l’ennesima “bufala” di Wikipedia, denunciata dal Corriere della Sera: nientemeno che una guerra in India inventata di sana pianta da un utente (vedi Corriere della Sera dell’8 gennaio 2013). Per fare un ulteriore esempio, un mio amico ha corretto un dato inesatto che riguardava un film, mettendo il dato esatto. Ebbene, il giorno dopo si è ritrovato sulla voce del film il dato sbagliato: evidentemente la sua correzione non è stata gradita dagli amministratori.
Ma come riesce Wikipedia ad infilarsi così abilmente nelle nostre vite, nelle nostre ricerche, nella nostra conoscenza del mondo? E, domanda ancora più inquietante, visto che l’enciclopedia “libera” si regge sull’anonimato, chi c’è realmente dietro Wikipedia (e preciso: Wikipedia italiana)? Ma allora, le domande si allargano: la cultura in Italia da chi è realmente gestita? Chi la indirizza, quali sono le lobbies che ce la propinano? E secondo quale mentalità o quali pregiudizi?
Proviamo a consultare Wikipedia: sicuramente troveremo la risposta.

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