"THE END"

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venerdì 9 marzo 2012

Il senso della vita . . . e se fossero due enormi stronzi!??!!



Questa frase la prenderei come motto:L’Arte sta nell’andare fino in fondo. Se cominci con i tamburi devi finire con la dinamite, o col tritolo.” Henry Miller

Oggi copio una pagina, scarsa, del libro “Il tropico del cancro”, che assieme al “Tropico del capricorno” son due opere eccezionali, oltre che farti sganasciare dalle risate, ne puoi cogliere tra le righe una filosofia di vita che scrittori come T.S. Elliot, Aldous Huxley, John Dos Passos ed Ezra Pound hanno elogiato e amato, e non erano personaggi qualsiasi questi! Non erano plebaglia. Naturalmente le opere di Henry Miller furono proibite nei paesi anglosassoni per diverso tempo, loro, i principi del proibizionismo, i rompi coglioni per eccellenza, la stirpe maledetta che già Miller nel 1934 definiva “il virus che infetterà il mondo intero”, America. Profetico, no?!?!? Il vaso di scarico dei galeotti inglesi e degli affamati di terra, quelli che non volevano più nel Regno Unito li spedivano in America a sterminare gli indiani che tanto avrebbero avuto da insegnarci, e che vivevano meglio di noi sicuramente, il paese che oggi con le bombe ed i massacri vuole imporre il suo delirante NUOVO ORDINE MONDIALE. E le pecore belanti tutte a testa bassa. Non è strano che la polvere da sparo sia stata inventata in Cina ed i cinesi, che tra l’altro sono in molti più di noi, non abbiamo voluto sterminare e sottomettere altre nazioni? Forse sbaglio o faccio confusione, ma noi europei, inglesi e francesi in primis, ne abbiamo fatti di danni nel nome del signore …
Henry Miller, fuggito a Parigi dopo l’esperienza di amministratore delegato alla Western Union Telegraph Society a New York, esperienza trattata a fondo nel suo secondo capolavoro, il tropico del capricorno, preferì fare il clochard nel vecchio continente, nei quartieri poveri della Parigi anni ‘30, per fortuna nostra scrisse un diario di bordo e nacque questa splendida opera. Sotto copio una parte che ieri in treno mentre leggevo mi ha fatto scoppiare in una risata pazzesca, i due stronzi in questione sono quelli che un discepolo di Ghandi finito a Parigi fa nel bidet di una casa d’appuntamento perché fraintende delle parole e lo prende per bagno, potrei intitolarlo “Il senso della vita”, oppure “Il miracolo della vita”. Non sono nemmeno due pagine, ma la visione del mondo è chiarissima.

Buona lettura
Dioniso777

Sul meridiano del tempo non c’è ingiustizia; c’è soltanto la poesia del movimento, che crea l’illusione della verità e del dramma. Se in un momento qualsiasi in un posto qualsiasi, uno si trova faccia a faccia con l’assoluto, allora si gela quella grande simpatia che fa sembrare divini uomini come Gesù e Gotamo; la cosa mostruosa non è che gli uomini hanno tratto rose da questo mucchio di sterco, ma è invece che essi per una qualche ragione, debbano volere le rose. Per una qualche ragione l’uomo cerca il miracolo, e per ottenere questo egli è pronto a guadare un fiume di sangue. Si corromperà con le idee, si ridurrà un ombra, purché per un secondo soltanto della sua vita possa chiudere gli occhi all’orrore della realtà. Ogni cosa si sopporta: sfacelo, umiliazione, miseria, guerra, delitto, ennui nella fiducia che dalla sera alla mattina, accada qualcosa, un miracolo che ci renda sopportabile la vita. E intanto dentro di noi gira un contatore e non c’è mano che possa raggiungerlo o fermarlo. Intanto qualcuno mangia il pane della vita e ne beve il vino, un grasso sudicio bacherozzo di prete che si nasconde in cantina a gozzovigliare, mentre sopra nella luce della strada una moltitudine di fantasmi si sfiora con le labbra, e il sangue è pallido come l’acqua. E dal tormento interminabile e dalla sciagura non può venir miracolo, nemmeno il più microscopico vestigio di conforto. Soltanto idee, idee pallide, estenuate, che bisogna ingrassare con la strage; idee che vengono su come la bile, che affiorano come le budella di un maiale quando si sventra la carcassa. E così io penso che miracolo sarebbe se questo miracolo che l’uomo aspetta in eterno si dimostrasse non essere altro che quei due stronzi enormi che il fedele discepolo molla nel bidet. E che se all’ultimo momento, quando il tavolo del banchetto è imbandito, e strepitano i cembali, comparisse all’improvviso, del tutto senza preavviso, un vassoio d’argento su cui persino un cieco vedesse che non c’è niente più, e niente meno, di enormi pezzi di merda. Questo, io credo, sarebbe più miracoloso di ogni e qualsiasi cosa l’uomo abbia mai desiderato. Sarebbe miracoloso proprio perché nessuno mai avrebbe potuto sognarselo. 
[…] Non so come, ma la constatazione che non c’era più nulla da sperare ebbe su di me un effetto salutare. 
[…] … decisi di lasciarmi andare alla corrente, di non fare la minima resistenza al destino, in qualsiasi forma si presentasse. Niente che m’era successo finora era bastato a distruggermi, nulla era andato distrutto se non le mie illusioni. Io ero intatto.
[…] L’Arte sta nell’andare fino in fondo. Se cominci con i tamburi devi finire con la dinamite, o col tritolo.

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