"THE END"

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mercoledì 1 giugno 2011

Il diritto e la Politica, riflessioni di un grande pensatore

Il diritto: Ognuno ha il diritto di fare tutto quello che non causa offesa ad alcuno. Ma che un uomo che non ha più voglia di vivere per se stesso debba invece continuare a vivere come una macchina, per l’utilità degli altri è una pretesa eccessiva. Lo stato è essenzialmente un puto istituto contro gli attacchi esterni alla collettività e quelli interni tra di loro. Lo stato viene creato in base alla legge del più forte, la legge della giungla. Lo stato si fonda quindi sull’iniquità: senza di questa non si sarebbe pensato allo stato, ma i nostri filosofastri presentano lo stato come scopo supremo. E che si vergognino di ciò risulta dal fatto che ogni governo grida a gran voce di voler usare le armi come autodifesa, ma se non vuoi essere soggiogato affrettati a soggiogare il vicino, ogni stato considera il suo vicino come un orda di predoni, pronti ad attaccarlo appena se ne presenterà l’occasione. La differenza tra il fittavolo, il servo della gleba, il mezzadro, l’ipotecario e cosi via, la differenza sta più nella forma che non nella cosa in se. Che mi appartenga il contadino o la terra di cui si deve nutrire in sostanza fa poca differenza. <Tu prendi la mia vita poiché prendi i mezzi con cui vivo>.

La povertà e la schiavitù sono soltanto due forme, due nomi, di una stessa cosa, la cui essenza consiste nel fatto che le forze, ed il tempo di un uomo, vengono adoperate non per lui stesso, ma per altri: di qui deriva per lui un sovraccarico di lavoro e una scarsa soddisfazione dei suoi bisogni. Così nasce dunque quel male che in ogni tempo, sotto il nome di schiavitù, o sotto il nome di proletariato, grava sulla maggior parte del genere umano. Ma la causa remota di ciò è il lusso. Affinché ciò di cui si può fare a meno, il superfluo, le raffinatezze possano creare bisogni creati artificialmente, bisogna che venga impiegata una buona parte delle forze umane esistenti, e quindi che venga tolta alla produzione di ciò che è necessario, per metterla alla produzione di ciò che indispensabile non è. Invece di costruire capanne per se, migliaia di persone costruiscono splendide abitazioni per pochi. Una gran parte delle città è costituita da questi opera i del lusso, per costoro dunque, viene dato molto più lavoro di quello che originariamente la natura gli aveva imposto. La produzione di queste cose imposte, diventa in un secondo tempo la causa della miseria di quei milioni che vivono da schiavi. Finché da un alito avremo il lusso, si avrà dall’altra parte lavoro eccessivo e vita disagiata. Il lusso, che poi non rende nemmeno felici coloro che ne godono, ma piuttosto li mette in uno stato malsano e di cattivo umore, perciò a mitigare la miseria umana, il mezzo più efficace sarebbe la diminuzione, anzi l’abolizione del lusso. Un popolo di soli contadini scoprirebbe ed inventerebbe ben poco, ma mani oziose danno cervelli attivi, arti e le scienze sono in se stesse figlie del lusso e ne pagano il loro debito, e quel perfezionamento della tecnologia di cui tutti possono godere. Nel medioevo un paio di calze di seta erano un lusso anche per un Re, oggi qualsiasi garzone le può avere. Il gregge umano ha sempre avuto bisogno di capi, guide o consiglieri, che ritroviamo nelle figure di giudici, governanti, preti, medici, i dotti e cosi via, i quali hanno essenzialmente il compito ci condurre nel labirinto della vita questo genere umano, per la maggior parte incapace e stolto.  Ma questi capi considerano il popolo come il mezzo per nutrire se stessi ed i loro soldati, come un gregge che fornisca latte, lana e carne, qui si dimostra che in terra non comanda il diritto, bensì la violenza. Il sovrano dice, Io governo su di voi con la violenza, in compenso la mia violenza ne esclude ogni altra.

Il diritto in se stesso è impotente, in natura domina la violenza . Il problema dell’arte politica è di far passare la violenza dalla parte del diritto, di modo che per mezzo di essa il diritto possa dominare. Ed è un problema assai difficile se pensiamo all’egoismo che si annida in ogni petto umano, cui perlopiù si accompagna un cumulo di odio e di malvagità, a ciò si aggiunga che sono milioni gli individui siffatti che devono essere mantenuti nei limiti dell’ordine, della pace, della tranquillità e della legalità. Sempre e soltanto con la violenza fisica si può operare, soltanto per essa mostrano sensibilità e rispetto. Se soltanto la violenza sa farsi rispettare va considerato che questa violenza si trova originariamente presso la massa, ed essa sta in compagnia dell’ignoranza, dell’imbecillità e dell’ingiustizia. Sottomettere l’intelligenza alla violenza fisica, quando la cosa riesce avremo ottenuto uno stato così edificato, da imbroglioni e imbrogliati. Ma ciò per i progressi dell’intelligenza delle masse, per quanto si tenti di ostacolarli, viene gradualmente alla luce e provoca una rivoluzione.  Ma se l’ingiustizia è cacciata da una parte, essa poi si insinua dall’altra, proprio perché è insita profondamente nell’essenza dell’uomo. Il materiale più difficile di tutti da trattare, e cioè l’essere umano. La libertà si stampa è per la macchina statale ciò per la macchina a vapore è la valvola di sicurezza, si sfoga immediatamente con le parole per poi esaurirsi in esse, la libertà di stampa si può considerare come il permesso di vendere veleno, veleno per l’intelletto e per i sentimenti. Infatti cosa non si può mettere in testa alla grande massa priva di conoscenze e  di giudizio? Specialmente se poi essa viene illusa con ipotetici guadagni e vantaggi. E di quale malefatta non sarà capace l’uomo , cui si è fisso in testa qualcosa? Io temo molto.  Una costituzione statale nella quale si incarni perfettamente il diritto astratto sarebbe una cosa eccellente per esseri diversi dagli uomini; poiché infatti la grande maggioranza di essi è estremamente egoista, iniqua, brutale, bugiarda e talvolta perfino malvagia, e oltre tutto dotata di assai scarsa intelligenza, ne deriva un potere al di sopra della legge e del diritto e non tenuto a rispondere a nessuno e che sia considerato un essere di specie superiore.


Questi sono vari paragrafi, estratti e da me sottolineati e considerati i più significativi, quindi non c’è una continuità ed è solo una piccola parte di quel che si trova nel Capitolo IX, Sulla Teoria del diritto e della Politica, Volume II dei Parerga e Paralipomena, usciti nel 1851, scritti dal grande Arthur Schopenhauer, un uomo, il quale tutto ciò che ha scritto non riesco a contraddirlo. E dal 1851 cos’è cambiato nella sostanza? Il male parte da noi, il male siamo noi per eccellenza. Anche se venissero aboliti i governi e regnasse l’Anarchia, non vi sarebbe sempre il più furbo, forte o imbecille come volete chiamarlo, il quale andrebbe a rubare i frutti o le galline agli altri? Sino a quando l’uomo non cambierà personalmente il proprio essere, ci sarà sempre bisogno di qualcuno che punisca, e naturale poi che chi può farlo sarà anche il primo ad approfittarsi del suo potere per i propri interessi. Ma l’uomo è stato un giorno, anche assai lontano nel tempo, un essere giusto,pacifico,intelligente, ecc?
Io vedo tutto questa voglia di cambiare e di rivoltare il sistema solo come una valvola di sfogo, per i soprusi subiti,  far credere che un utopia possa davvero verificarsi, ma sempre e solo un sogno rimarrà finché l’uomo non cambia il proprio modo di trascorrere l’esistenza.

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