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Anticorpi.info
A cavallo tra il 19° e il 20° secolo la rampante psichiatria coniò un termine destinato a scolpirsi nell'immaginario di parecchie generazioni a seguire: la parola è paranoia.
Eppure la patologia era già stata riconosciuta e classificata molto tempo prima che il termine 'paranoia' erompesse nel gergo popolare; era la Mania di Persecuzione, una sindrome codificata fin dalla nascita della psichiatria, durante il secolo illuminista.
La mania di persecuzione si differenzia dalla normale diffidenza in quanto ha luogo in assenza di fatti oggettivi che la motivino. Consiste in una degenerazione patologica del pregiudizio. E' necessario che la degenerazione sia patologica. Quindi se ad esempio ricevo continue minacce di morte, la mia diffidenza cronica non può dirsi patologica, in quanto fondata su presupposti oggettivi.
E allora perché in ambito scientifico si volle cambiare denominazione ad una patologia mentale già classificata quasi tre secoli prima? Proviamo a ipotizzare.
Quando fu chiaro il potenziale repressivo garantito dalla moderna scienza psichiatrica nell'ambito di una finta democrazia in cui è basilare preservare la comune percezione della libertà, fu allestita una campagna su vasta scala per inculcare nell'immaginario collettivo l'idea che un atteggiamento di diffidenza persistente, ancorché fondato su ragioni oggettive, fosse sintomo di una patologia mentale. Un naturale meccanismo psichico di auto-tutela fu trasformato in una malattia. Si assimilò il concetto di diffidenza a quello di mania di persecuzione e da tale commistione si fabbricò una sindrome psichica nuova di zecca,denominandola con un vocabolo greco che significava genericamente: 'follia' - fonte). Malgrado la debole attinenza terminologica la parola fu approvata, forse perché soddisfaceva i requisiti per radicare nell'immaginario collettivo: derivazione classica gradita in ambito accademico e forma accattivante e facile da ricordare per attecchire nella cultura pop. Il dizionario neo-linguistico si era ampliato di un nuovo lemma.
Con l'invenzione della sindrome paranoide, che la storiografia attribuisce allo psichiatra tedesco Emil Kraepelin, si realizzò una delle prime operazioni di 'psico-polizia' su vasta scala. Si posero le fondamenta per la costruzione del 'mondo a due dimensioni', il mondo in cui tutto è palese, in cui ogni nozione enunciata dai flemmatici signori ben vestiti mandati in onda dai canali nazionali è un distillato di verità, il mondo filtrato dalle miopi lenti dei 'teorici delle casualità che si rivelano sempre casualmente organiche a precisi disegni politici'; le anime candide convinte che giornalisti e giudici operino tutti in perfetta buona fede in quanto tutti incorruttibili e invulnerabili come Batman.
Ma soprattutto fu utilizzato lo spauracchio del trattamento sanitario obbligatorio (TSO - v. correlati) per indurre alla moderazione (intimidire) una specifica categoria di persone; coloro i quali nutrissero diffidenza verso l'autorità costituita, e in particolare chi criticava la pericolosità del nascente impero apolide controllato dalla finanza privata. Correvano i tempi dei manicomi, dell'elettroshock e delle lobotomie. Si trasformò un normale ed oggettivamente fondato stato di diffidenza persistente in una sindrome psichiatrica. Tra gli esempi più eclatanti di diagnosi psichiatriche applicate alla repressione politica vi fu il caso dell'intellettuale Ezra Pound, voce autorevole e dissidente che un tribunale USA rinchiuse in manicomio per 12 anni, dal 1945 al 1957.
Con l'introduzione della sindrome paranoide si creò un luogo comune finalizzato ad inibire la plausibile diffidenza del governato nei confronti del governante.
Dopo circa un secolo dalla introduzione della sindrome paranoide, e un gran numero di individui condannati ai manicomi e ai trattamenti sanitari obbligatori per aver pestato i piedi sbagliati, il vocabolario neo-linguistico si arricchì di un nuovo lemma. L'avvento della televisione quale suprema fonte di verità sottrasse credibilità alle singole voci antagonistiche, le quali smisero di rappresentare un rischio per il potere (v. correlati). Chiusi i manicomi, si provvide ad aggiornare la denominazione del vecchio concetto, che fu declassato da sindrome psichiatrica ad innocua stramberia sottoculturale.
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A cavallo tra il 19° e il 20° secolo la rampante psichiatria coniò un termine destinato a scolpirsi nell'immaginario di parecchie generazioni a seguire: la parola è paranoia.
Eppure la patologia era già stata riconosciuta e classificata molto tempo prima che il termine 'paranoia' erompesse nel gergo popolare; era la Mania di Persecuzione, una sindrome codificata fin dalla nascita della psichiatria, durante il secolo illuminista.
La mania di persecuzione si differenzia dalla normale diffidenza in quanto ha luogo in assenza di fatti oggettivi che la motivino. Consiste in una degenerazione patologica del pregiudizio. E' necessario che la degenerazione sia patologica. Quindi se ad esempio ricevo continue minacce di morte, la mia diffidenza cronica non può dirsi patologica, in quanto fondata su presupposti oggettivi.
E allora perché in ambito scientifico si volle cambiare denominazione ad una patologia mentale già classificata quasi tre secoli prima? Proviamo a ipotizzare.
Quando fu chiaro il potenziale repressivo garantito dalla moderna scienza psichiatrica nell'ambito di una finta democrazia in cui è basilare preservare la comune percezione della libertà, fu allestita una campagna su vasta scala per inculcare nell'immaginario collettivo l'idea che un atteggiamento di diffidenza persistente, ancorché fondato su ragioni oggettive, fosse sintomo di una patologia mentale. Un naturale meccanismo psichico di auto-tutela fu trasformato in una malattia. Si assimilò il concetto di diffidenza a quello di mania di persecuzione e da tale commistione si fabbricò una sindrome psichica nuova di zecca,denominandola con un vocabolo greco che significava genericamente: 'follia' - fonte). Malgrado la debole attinenza terminologica la parola fu approvata, forse perché soddisfaceva i requisiti per radicare nell'immaginario collettivo: derivazione classica gradita in ambito accademico e forma accattivante e facile da ricordare per attecchire nella cultura pop. Il dizionario neo-linguistico si era ampliato di un nuovo lemma.
Con l'invenzione della sindrome paranoide, che la storiografia attribuisce allo psichiatra tedesco Emil Kraepelin, si realizzò una delle prime operazioni di 'psico-polizia' su vasta scala. Si posero le fondamenta per la costruzione del 'mondo a due dimensioni', il mondo in cui tutto è palese, in cui ogni nozione enunciata dai flemmatici signori ben vestiti mandati in onda dai canali nazionali è un distillato di verità, il mondo filtrato dalle miopi lenti dei 'teorici delle casualità che si rivelano sempre casualmente organiche a precisi disegni politici'; le anime candide convinte che giornalisti e giudici operino tutti in perfetta buona fede in quanto tutti incorruttibili e invulnerabili come Batman.
Ma soprattutto fu utilizzato lo spauracchio del trattamento sanitario obbligatorio (TSO - v. correlati) per indurre alla moderazione (intimidire) una specifica categoria di persone; coloro i quali nutrissero diffidenza verso l'autorità costituita, e in particolare chi criticava la pericolosità del nascente impero apolide controllato dalla finanza privata. Correvano i tempi dei manicomi, dell'elettroshock e delle lobotomie. Si trasformò un normale ed oggettivamente fondato stato di diffidenza persistente in una sindrome psichiatrica. Tra gli esempi più eclatanti di diagnosi psichiatriche applicate alla repressione politica vi fu il caso dell'intellettuale Ezra Pound, voce autorevole e dissidente che un tribunale USA rinchiuse in manicomio per 12 anni, dal 1945 al 1957.
Con l'introduzione della sindrome paranoide si creò un luogo comune finalizzato ad inibire la plausibile diffidenza del governato nei confronti del governante.
Dopo circa un secolo dalla introduzione della sindrome paranoide, e un gran numero di individui condannati ai manicomi e ai trattamenti sanitari obbligatori per aver pestato i piedi sbagliati, il vocabolario neo-linguistico si arricchì di un nuovo lemma. L'avvento della televisione quale suprema fonte di verità sottrasse credibilità alle singole voci antagonistiche, le quali smisero di rappresentare un rischio per il potere (v. correlati). Chiusi i manicomi, si provvide ad aggiornare la denominazione del vecchio concetto, che fu declassato da sindrome psichiatrica ad innocua stramberia sottoculturale.
Canale YT Rosario Marcianò
In una neo-lingua finalizzata all'omologazione - imbottita di dispregiativi che attraverso ilmagico suffisso 'ismo' affibbiano un'accezione negativa a qualsiasi presa di posizione eccentrica ed inflessibile - il nuovo vocabolo non poteva che aderire al trend: vide così la luce il cospirazionismo (o complottismo) (v. correlati).
La cosa più paradossale e forse meno evidente, in tutta questa storia, è che mentre la diffidenza nutrita dai cittadini più svegli verso l'autorità costituita (ed i poteri retrostanti) è motivata dalla evidenza oggettiva - cioè dai preoccupanti connotati autoritari e vessatori assunti nel corso dei decenni dagli Stati e dalle lobby finanziarie - quella denotata dal potere verso la gente comune è del tutto ingiustificata. Data la posizione distante e dominante che occupano, e alla luce della evidenza storica, politica e sociale, in realtà i signori potenti oggi non avrebbero alcun bisogno di ficcare il naso all'interno della scatola, nei fatti privati della gente comune monitorando conti correnti, email, telefonate, sms, cloud e social network. Per inciso: stiamo parlando di attività spionistiche reali, e non 'deliri complottistici'; attività comprovate dai sussurri di Snowden (Datagate), dalle ammissioni di Obama e ultimamente da un eloquente rapporto diffuso dalla Vodafone (link). Con buona pace degli amici debunker e della loro credibilità.
I casi sono due: o l'intera faccenda del controllo globale è un espediente che soddisfa esigenze differenti da ciò che a prima vista vuol sembrare, oppure i Nuovi Caligola si sono lasciati sopraffare dall'egregora del Controllo Fine a Se Stesso.
Nel secondo caso avremmo a che fare con una serie di patologie psichiatriche sofferte da questi strani signori che confondono l'illuminazione con un portafoglio gonfio, e che passano la vita ad architettare utopistici progetti di controllo globale. Patologie reali, e non inventate a tavolino. Megalomania. Sadismo. Delirio di controllo e di persecuzione, anzi, pardon: paranoia, per non dire complottismo.
I cosiddetti 'padroni del mondo', non paghi di aver fatto del male a tutto e tutti, sopraffatti dai loro demoni ora temono una fantomatica 'minaccia dal basso' che esiste solo nei loro film, nelle loro messe in scena, nei loro notiziari e nelle loro menti corrotte dal Potere Assoluto. L'unica categoria di paranoici allo sbando, di veri 'complottisti', dati alla mano, è proprio quella dei detentori del potere. Individui molto malati che un bel giorno finiranno per annientarsi a vicenda in una inedita e spumeggiante rappresentazione in chiave corporativa, super-paranoica del film Le Iene.
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