domenica 6 maggio 2012

Allora, perché lo faccio?

"Qual è il tuo scopo? Per quale secondo fine fai quello che fai? Cosa speri di ottenere? Cosa ci guadagni? Vuoi vendere qualcosa?"
Domande. Lecite, dirette, brutali se volete, ma pur sempre domande. Perché allora, mi è stato chiesto, io e tanti altri come me facciamo ciò che facciamo, ovvero diffondiamo informazioni e conoscenza scomode, di cui non c'è traccia sui media di regime, anche a costo di trascurare le nostre abituali attività di vita quotidiana? Cosa ci spinge?
Bella domanda. Ho esitato non poco a dare una risposta, e badate non sto parlando della risposta da dare alla persona che mi ha rivolto la domanda, ma a me stesso.
Già, perché lo facciamo? Intanto mi pare chiaro che posso rispondere solo per me, visto che leggere nella testa degli altri che, come me e più di me, diffondono informazioni è una capacità che ancora non ho acquisito (ma non demordo). Lo ammetto: trovo una difficoltà tremenda a spiegare perché lo faccio. Al solo pensiero mi si affollano e accavallano nella mente tante immagini, e ciascuna spinge per portarsi più avanti delle altre.
Ecco la prima, provo a tradurla in parole: per amore della verità. Tradotta male, lo so, scioccamente banalizzata, non rende per quanto vedo e sento dentro di me. Meglio rinunciare a spiegarla, altrimenti mi sembra di scimmiottare qualche passo del libro Cuore scritto da quel massone di De Amicis. Eppure questa esigenza dentro di me è forte, è una spinta vigorosa, e silenziosa; è dolce, è color pastello e leggera, mai pesante, armoniosa come il suono vibrante di un violino.
E poi perché, ecco un'altra immagine, sogno un mondo migliore. Migliore come? Difficile anche questo da spiegare, perché rischio di tradurre una visione in programma, un sogno in punti da elencare, la mia umanità in merce da vendere.
Ed ecco una terza immagine, tradotta si riassume più o meno così: perché un essere umano è un essere umano e finché se ne ricorda nessuno può cancellare o ridurre o schiacciare la sua dignità e la sua libertà.
Allora, perché lo faccio? Perché SO CHE E' GIUSTO FARLO E NON MI INTERESSA SE CONDURRA' O MENO AD UN RISULTATO. PERCHE' L'UNICO RISULTATO CONSISTE SEMPLICEMENTE NEL FARE CIO' CHE SENTO GIUSTO FARE. E POI PER LA SOVRANITA'. MA ANCHE QUESTA PAROLA MI EVOCA IMMAGINI CHE NEMMENO PROVO A TRADURRE IN PAROLE.
Non ho risposto alla domanda? Si, non ho risposto secondo le aspettative della persona che la domanda mi ha rivolto.
Ma è stata un'ottima occasione per rispondere a me stesso.
E ne sono spudoratamente fiero.

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Elia Menta, link originale

5 commenti:

  1. Sono uscito stamattina a mezzogiorno
    per disfarmi dai centesimi di torno
    ho comprato cinque scatole di tonno
    in offerta relativa ma senz'olio
    risparmiando un intero e un mezzo euro
    c'era il sole risplendente a tutto tondo
    nonostante la cassiera avesse il broncio
    per un attimo ho pensato ad un film porno
    poi l'erbaccia e l'immondizia tutt'intorno
    mi hanno preso per un corno
    riportandomi disadorno al mio dovere
    sono solo con un asse ed un tagliere
    ed in mano un temibile coltello
    mentre muto se ne sta il televisore
    ho sentito un fruscio freddo e sinistro
    un bagliore turpe scintillare
    era la Morte anzi la sua lama
    ma è fuggita rovesciando l'insalata.
    forse è meglio che mi specchi solo a sera.


    Riempiti d'infinito figlio mio
    sfondatene le tasche
    fallo con ogni attrezzo
    come se camminassi in mezzo
    alle foglie del noce accartocciate
    nell'aria mesta d'umide molecole
    lì nei gusci corrugati attendono
    nuova vita anonimi gherigli
    tutti tranne qualcuno
    verranno disfatti e divorati
    quando il tempo sarà compiuto
    tronchi maestosi saranno divenuti
    quei qualcuno a caso scelti
    per il rinnovo del prodigio
    ti tramando le mie dieci dita
    sono fatte per quello scopo
    riempiti d'infinito
    nessun vuoto buio
    sarà per te tremendo.


    Beato sii
    Muschio delle infradicite gronde
    Perché di squame di tegole obsolete
    Liquame d’alati ed intemperie
    Ne fai velluto invitante le carezze
    Beati siate voi tutti
    Camole moscerini e ragni
    Pulci vespe e scarafaggi
    Perché sgusciando imperterriti da crepe ed orifizi
    Ci ricordate l’ineluttabile impotenza dei tiranni
    Beati siete
    Pipistrelli gatti passeri e randagi
    E pure voi gabbiani piccioni e ratti
    Perché siete vivi e sinceri testimoni
    Che la nostra sapienza
    Sovente abortisce spazzatura
    La vostra astuzia invece si rigenera perenne
    Beata sarai
    Emarginata pietra d’ogni razza
    Perché la brezza che un tempo t’imperlava di rugiada
    Ed ora di croste e bulloni ti ricopre
    Ti permette d’espiare la condanna
    Per quando ti rendesti
    Complice di delitti millenari
    Beati saremmo
    Anche noi umani
    Se nei conflitti creduti inevitabili
    Cercassimo l’ago smarrito del consenso
    Se raccogliessimo l'opinione perspicace
    Tra le follie della ragione
    Sfilassimo fibre e trame
    Dall' evidente orrore universale
    Per ordire più vaste estasi
    Diventeremmo come demiurghi
    Perché nomi e sembianze sassi piante bestie
    E noi compresi tutti
    Originammo insieme esclusivamente
    Da una quiete irremovibile e una sfrenata fantasia
    Che infine si misero d’accordo.

    Sospetto non sia altro
    il nostro mondo vario
    che sèguito di taglio
    nell’assoluto denso
    se produsse ferita in carne viva
    od orizzonti su vuoti non visibili
    non sappiamo come sapere prima
    bastò un fendente unico
    quello fu il miracolo
    il secondo l’ennesimo dei colpi
    non furono che apparente
    suddivisione d’infrangibile
    oppure per noi che amiamo
    contare l’inesauribile
    moltiplicazione di ente singolare
    mistero è che lama e mano
    sfuggono dalla flagrante azione
    siamo genìa di quell’intaglio
    mosso da un intento primo
    in bilico tra un desiderio
    d’onnipotenza e annientamento
    umano che si ritrae
    dopo estenuante indagine
    e quieto contempla il varco
    è essere che sa farsi lieto.

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  2. l'infinito ... è dentro di noi, Leopardi lo sapeva benissimo nei suoi apici di gioia e tristezza. anche tu sembra che lo conosci:

    non furono che apparente
    suddivisione d’infrangibile
    oppure per noi che amiamo
    contare l’inesauribile

    Beati saremmo
    Anche noi umani
    Se nei conflitti creduti inevitabili
    Cercassimo l’ago smarrito del consenso
    Se raccogliessimo l'opinione perspicace
    Tra le follie della ragione

    Compliemnti, mi piace e me la copio!

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  3. Mi rallegra constatare che la poesia serve ancora a qualcosa.
    Non che mi fossi rassegnato alla sua definitiva inutilità,
    ma la laidezza e lo squallore imperante ai vertici e giù fino
    alle suburre mi faceva pensare a quanto lunga poteva essere ancora 'a nuttata.
    un saluto,Marco Sclarandis.

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  4. Molto bella, vero Marco?
    Mi piace molto, il mondo dovrebbe essere in mano agli artisti :-))))

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  5. Grazie! Ma io devo ringraziare la musa che me le ha ispirate.
    Questa compresa:

    Bestia canina che non fai le fusa
    ma mi fai con zampa e coda
    da ispiratrice musa e mi ritrovi sia
    la calzatura fetida che il perduto umore
    in mezzo a scadenze e vari intrusi
    non inseguirmi il gatto tanto
    non l'acchiapperesti mai
    ricorda che sei un principe
    seppure nel rango degli odoratori
    tra noi che inseguiamo onori
    adoriamo concatenare nomi
    sguinzagliamo segugi incappottati
    a seguire subodorati ardori
    pure dentro sordidi rifugi
    si dice ci spiavi in branco fino
    dai tempi di caverne e clave
    quanta pelliccia stesa e rosa
    quante frattaglie divorate e ossa
    abbiamo lavorato insieme
    eppure abbaio da cane ancora
    e tu di parlare neanche se ne parla.

    Un saluto
    Marco Sclarandis

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